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MARX (critica dell’economia borghese: alienazione). prof. Michele de Pasquale. nei Manoscritti economico-filosofici (1844) Marx opera una critica dell’economia politica:
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MARX(critica dell’economia borghese: alienazione) prof. Michele de Pasquale
nei Manoscritti economico-filosofici (1844)Marx opera una critica dell’economia politica: intende partire dai presupposti (linguaggio, leggi) dell’economia politica per mostrare come questi conducano a contraddizioni, nel senso che l’economia viene a “supporre ciò che deve spiegare” in questo modo inficia il suo valore di scienza e la sua capacità di comprendere la realtà ad esempio l’economia politica parte dall’esistenza della proprietà privata come se fosse un dato naturale e ne fa valere le leggi come se fossero leggi naturali: il compito di una scienza, invece, dovrebbe essere quello di mostrare come queste leggi risultino dall’essenza della proprietà privata
un’applicazione di questa dinamica dialettica (in luogo di quella statica ed acritica dell’economia tradizionale) è l’analisi del lavoro alienato la prima alienazione: dall’oggetto del lavoro “Questo fatto non esprime altro che questo: che l'oggetto prodotto dal lavoro, prodotto suo, sorge di fronte al lavoro come un ente estraneo, come una potenza indipendente dal producente…. La realizzazione del lavoro si palesa tale privazione, che l'operaio è spogliato fino alla morte per fame. L'oggettivazione si palesa tale perdita dell'oggetto, che l'operaio è derubato non solo degli oggetti piú necessari alla vita, ma anche degli oggetti piú necessari al lavoro... L'operaio mette nell'oggetto la sua vita e questa non appartiene piú a lui, bensí all'oggetto. L'alienazione dell'operaio nel suo oggetto si esprime... in modo che, quanto piú l'operaio produce, tanto meno ha da consumare; e quanto piú crea dei valori, tanto piú egli è senza valore e senza dignità; e quanto piú il suo prodotto ha forma, tanto piú l'operaio è deforme; e quanto piú è potente il lavoro, tanto piú impotente diventa l'operaio, e quanto piú è spiritualmente ricco il lavoro, tanto piú l'operaio è divenuto senza spirito e schiavo della natura.”(Marx, Manoscritti economico-filosofici)
la seconda alienazione : dall’attività lavorativa “In che cosa consiste ora l'espropriazione del lavoro? Primieramente in questo: che il lavoro resta esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l'operaio quindi non si afferma nel suo lavoro, bensí si nega, non si sente appagato ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale, bensí mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito. L'operaio si sente quindi con se stesso soltanto fuori del lavoro, e fuori di sé nel lavoro... Il suo lavoro non è volontario, bensí forzato, è lavoro costrittivo. Il lavoro non è quindi la soddisfazione di un bisogno, bensí è soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni esterni ad esso... Il lavoro esterno, il lavoro in cui l'uomo si espropria, è un lavoro-sacrificio, un lavoro-mortificazione. Finalmente l'esteriorità del lavoro al lavoratore si palesa in questo: che il lavoro non è cosa sua ma di un altro; che non gli appartiene, e che in esso egli non appartiene a sé, bensí ad un altro... Il risultato è che l'uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel generare, tutt'al piú nell'avere una casa, nella sua cura corporale ecc., e che nelle funzioni umane si sente solo piú una bestia. Il bestiale diventa l'umano e l'umano il bestiale.”(Marx, Manoscritti economico-filosofici)
la terza alienazione : dal genere umano “ Invero anche l'animale produce: esso si costruisce un nido, delle abitazioni, come le api, i castori, le formiche ecc. Ma esso produce soltanto ciò di cui abbisogna immediatamente per sé e per i suoi nati; produce parzialmente, mentre l'uomo produce universalmente; produce solo sotto il dominio del bisogno fisico immediato, mentre l'uomo produce anche libero dal bisogno fisico e produce veramente soltanto nella libertà dal medesimo. L'animale produce solo se stesso, mentre l'uomo riproduce l'intera natura; il prodotto dell'animale appartiene immediatamente al suo corpo fisico, mentre l'uomo conforma libero il prodotto. L'animale forma cose solo secondo la misura e il bisogno della specie cui appartiene, mentre l'uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e dappertutto sa conferire all'oggetto la misura inerente, quindi l'uomo forma anche secondo le leggi della bellezza.”(Marx, Manoscritti economico-filosofici)
la quarta alienazione: dagli altri uomini con cui convive “ Se il prodotto del lavoro mi è estraneo, e mi sta di fronte come una potenza straniera, a chi esso appartiene allora? Se la mia propria attività non mi appartiene, ma è estranea e coartata attività, a chi appartiene allora? Ad un ente altro da me. Chi è questo ente? la Divinità? ... L'ente estraneo, al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, al servizio del quale sta il lavoro e per il godimento del quale sta il prodotto del lavoro, può essere soltanto l'uomo stesso. Quando il prodotto del lavoro non appartiene all'operaio e gli sta di fronte come una potenza estranea, ciò è solo possibile in quanto esso appartiene ad un altro uomo estraneo all'operaio. Quando la sua attività gli è penosa, essa dev'essere godimento per un altro, gioia di vivere di un altro. Non gli Dei, non la natura, soltanto l'uomo stesso può essere questa potenza estranea sopra all'uomo.”(Marx, Manoscritti economico-filosofici)
perché il lavoro è alienante? perché è in funzione del profitto “ L'impiego piú utile del capitale è per il capitalista quello che a pari sicurezza rende maggior profitto... Le operazioni più importanti del lavoro sono regolate e condotte secondo i piani e le speculazioni di coloro che impiegano i capitali, e lo scopo ch'essi si propongono... è il profitto.” (Marx, Manoscritti economico-filosofici) la logica del profitto fa sí che il capitalista solleciti nell'uomo nuovi bisogni: lo costringe a nuovi sacrifici, lo riduce in nuova dipendenza “ E un eunuco non lusinga piú bassamente il suo despota, e non cerca con dei mezzi piú infami di eccitarne la ottusa facoltà di godimento, per carpirgli un favore, di come l'eunuco dell'industria, il produttore, per carpire la moneta d'argento o cavar fuori l'uccellino d'oro dalle tasche del prossimo cristianamente amato, si piega ai capricci piú bassi dell'altro, fa da mezzano fra questi e il suo bisogno, eccita in lui desideri morbosi, spia ogni sua debolezza, per poi chiedere il compenso per questo affettuoso servizio.” (Marx, Manoscritti economico-filosofici)
tutto ciò il capitalista fa per conquistare denaro, che nella società borghese dà nuova essenza al suo possessore “Ciò che è mio mediante il denaro, ciò che io posso, cioè può il denaro comprare, ciò sono io, il possessore del denaro stesso. Tanto grande la mia forza quanto grande la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me suo possessore... Ciò che io sono e posso, dunque, non è affatto determinato dalla mia individualità... Io sono, come individuo, storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono dunque storpio” (Marx, Manoscritti economico-filosofici) la proprietà privata è la vera fonte dell'alienazione del lavoro e di ogni altra alienazione; per realizzare la disalienazione dell'uomo bisogna sopprimere la proprietà privata: ciò è possibile solo con l'instaurazione del comunismo “Il comunismo come soppressione positiva della proprietà privata... e quindi come reale appropriazione dell'essenza dell'uomo mediante l'uomo e per l'uomo; perciò come ritorno dell'uomo per sé, dell'uomo come essere sociale, cioè umano, ritorno completo, fatto cosciente, maturato entro tutta la ricchezza dello svolgimento storico sino ad oggi. Questo comunismo... è la vera risoluzione dell'antagonismo tra la natura e l'uomo e tra l'uomo e l'uomo... È la soluzione dell'enigma della storia, ed è consapevole di essere questa soluzione... L'intero movimento della storia è quindi l'atto reale di generazione del comunismo.”(Marx, Manoscritti economico-filosofici)
conseguenza di questa analisi è che la proprietà privata solo in apparenza è un presupposto, in realtà essa è il risultato del lavoro espropriato: il capitale non è altro che l’espropriazione del lavoro fornito dall’operaio
l’emancipazione è la riappropriazione di quanto andato perduto per effetto dell’alienazione Marx prende le distanze dal comunismo rozzo che al posto di negare la proprietà privata, la generalizza, ed in sostanza nega la personalità dell’uomo (la proprietà privata, per Marx, è negazione della personalità del’uomo) il vero comunismo è negazione della negazione, soppressione dell’alienazione in vista della riappropriazione di se stesso da parte dell’uomo recupero di un rapporto pieno tra uomo e uomo, tra uomo e natura; recupero di tutti “i suoi sensi fisici e spirituali” che non si esaurisce nel possedere: il vero comunismo è un umanismo che va oltre l’ateismo (non c’è più bisogno, per affermare l’autonomia dell’uomo, di negare l’alienazione nella trascendenza)
questa analisi marxiana dipende dagli strumenti teorici rintracciabili nel pensiero di Feuerbach ed Hegel in particolare Marx riconosce ad Hegel il merito di aver individuato “la dialettica della negatività come principio motore e generatore”, ma questo movimento è inficiato dal fatto che il soggetto è l’autocoscienza al cui interno avviene l’intero processo l’alienazione e la sua negazione rimangono al livello del pensiero: viene attuata una soppressione intellettuale che lascia sussistere il suo oggetto nella realtà pur credendo di averlo superato per Marx, al contrario, il movimento di alienazione/riappropriazione deve avvenire sul terreno della storia reale