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Prussia. Principali fattori costituzionali. La tradizione assolutistica; Organizzazione sociale feudal-cetuale; La fallita rivoluzione del 1848; Centralità del re nella vita politica; Il Cancellierato (1867) come soluzione governativa antiparlamentare. 1815 – “prima ondata costituzionale”.
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Principali fattori costituzionali La tradizione assolutistica; Organizzazione sociale feudal-cetuale; La fallita rivoluzione del 1848; Centralità del re nella vita politica; Il Cancellierato (1867) come soluzione governativa antiparlamentare.
1815 – “prima ondata costituzionale” • 1820 – “Articoli conclusivi” • Austria (Metternich) • Prussia (Hardenberg) • § 14: “Ogni Stato della Confederazione deve avere una costituzione rappresentativa (Landstandische Verfassung)”. • Württemberg - 1817 • Baviera– 1818 (Montgelas – 1808) • Baden – 1818
Prussia: principio monarchico • 1845 – Friedrich Julius Stahl: “Per il principio monarchico, il re deve rimanere di fatto il perno della costituzione, il potere positivo nello Stato, la guida del progresso. Il principio monarchico è qualche cosa di diverso e di più rispetto alla sovranità monarchica: questa è un concetto giuridico puro, quello, al contrario, indica una posizione effettivamente assunta”. • “La sicurezza per la monarchia non sta solo nella costituzione, ma anche nel modo di governo. Se questo non è forte, energico, il potere passerà di fatto al Parlamento, per quanto ciò possa essere in contrasto con la costituzione”.
Contro l'esempio inglese Stahl: inconciliabilità tra re e Parlamento, poiché il principio parlamentare comporta l'inesorabile affermazione del repubblicanesimo, come in Inghilterra, dove “la nazione si governa da sola tramite i suoi rappresentanti e il re esiste solo per sanzionare formalmente il governo”. “una finzione: king can do no wrong suona come un principio profondamente monarchico, ma egli non può compiere alcunché. Il monarca non solo non dovrebbe avere alcun potere, egli non dovrebbe possedere alcuna volontà, alcuna convinzione nelle questioni politiche”.
Inghilterra per i liberali tedeschi Carl Rotteck, Constitution, 1836: critica la supremazia parlamentare poiché “il Parlamento di Londra si è totalmente alienato dalla vera idea di rappresentanza del popolo e si è trasformato in un secondo governo, nel quale gli interessi del paese sono sacrificati agli interessi dei parlamentari”. Friedrich von Bülau, scritti 1841-43: “in Inghilterra non esiste in pratica alcuna divisione dei poteri; se il loro sistema funziona, lo si deve solo al fatto poco apprezzabile che l'aristocrazia inglese ha conquistato una posizione politica esclusiva nella società”.
Parlamentarismo per Hegel Hegel, Sul Reform Bill, 1831: Il sistema parlamentare è la causa del divario fra le proclamazioni di principio e la realtà di fatto (la miseria diffusa nella società inglese e irlandese) e questo vizio di fondo non può essere eliminato con l'allargamento del diritto di voto. “L'Inghilterra è rimasta così indietro rispetto agli altri Stati civili d'Europa per la semplice ragione che il potere e il governo sono nelle mani di chi è in possesso di tanti privilegi incompatibili con un diritto pubblico razionale”.
Diritto razionale/elezioni Hegel, Sul Reform bill: “La faccenda principale in un'elezione si riduce a rintracciare gli elettori, portarli alle urne e indurli a votare, sopratutto con i mezzi di corruzione, per i loro padroni. È evidente la sensazione che il singolo voto sia, fra le molte migliaia necessarie per eleggere qualcuno, davvero senza alcun peso. E anche quest'influenza così irrilevante è limitata soltanto alle persone, e diventa ancora infinitamente più irrilevante per il fatto che essa non si riferisca alla cosa; questa è, anzi, espressamente esclusa”.
Rivoluzione del 1848 • 1847: Assemblea generale delle diete provinciali • David Hansemann: “Quando si tratta di soldi, non c’è spazio per sentimentalismi!” • 14 marzo 1848: “Concedere una costituzione fondata sulle più larghe basi rappresentative”. • 28 marzo 1848: governo Camphausen-Hansemann • Aprile 1848: elezioni a suffragio universale maschile per l’”Assemblea per la concertazione della costituzione prussiana”
Maggio – novembre 1848: processo costituente • 20 maggio: progetto costituzionale di Hansemann (modello belga) • 15 giugno: rifiuto dell’Assemblea; formazione della commissione parlamentare per la redazione del progetto (Charte Waldeck) • 20 giugno: caduta del governo sulla questione del “riconoscimento della rivoluzione” • 26 giugno – 2 novembre: governi Auerswald-Hansemann e Pfuel
Costituzione “ottriata” • 2 novembre: governo Brandenburg • 5 dicembre: colpo di Stato – scioglimento dell’Assemblea costituente e decreto che introduce la carta costituzionale • Maggio 1849: legge elettorale delle tre classi • 1 gennaio 1850: promulgazione della costituzione
Compromesso costituzionale Bismarck sul diritto della Camera elettiva di decidere nelle questioni finanziarie (1849): “A noi manca quell'intero ceto di benestanti e perciò conservatori che si occupa di politica in Inghilterra, i Gentlemen disinteressati ai profitti materiali, dedicati solo al comune destino dell'Inghilterra. Temo, perciò, di vedere nella Seconda Camera una moltitudine di quelli che non hanno a casa loro niente da perdere e che arriveranno con lo solo scopo di migliorare la loro posizione. L'autentico popolo prussiano con la sua vita pratica e i suoi interessi si trova qui solo scarsamente rappresentato”.
“Realpolitik” August Ludwig von Rochau, 1853: Il mondo della politica è “dominato dalla legge del più forte allo stesso modo in cui il mondo dei corpi è dominato dalla legge della gravità”. “Il diritto è dipendente e fortemente limitato dalla misura del potere che gli è a disposizione”. “Di fronte alla ricchezza sta la povertà, di fronte all'intelligenza sta l'ignoranza, il pregiudizio e in particolare la stupidità”.
Il “vero” popolo Rochau: “Ciascun partito trova il vero popolo laddove individua le proprie opinioni o almeno dei mezzi disponibili per la realizzazione dei suoi fini. L’assolutismo militaristico chiama l’esercito “l’élite” del popolo, il regime patriarcale tende a definire il ceto retrograde contadino delle tradizionalistiche province come il nucleo del popolo, la burocrazia vede il vero popolo nella parte piccoloborghese degli abitanti delle città, il partito costituzionale concede il ruolo del vero popolo solo al benestante ed istruito ceto medio e la democrazia tende ad escludere dal popolo tutti coloro che quantomeno non si associano ai proletari”
Autogoverno del popolo Rochau: “Per l'autogoverno ambito dagli oppositori del governo monarchico occorre un costante sforzo spirituale ed una persistente volontà, che sono estranei alle grandi masse”, Per cui: “una simile teoria non potrà sostenere la prova della realtà nel futuro così come non l'ha superata nel passato”.
Bonapartismo tedesco Constantin Frantz, La nostra costituzione, 1851: “L'introduzione della costituzione deve condurre alla caduta del trono, perché questo finirà per identificarsi con la corruzione e la demagogia del Parlamento, che produrrà la dissoluzione dello spirito nazionale e l'anarchia sociale. Nel momento in cui viene eletto un deputato, egli sta di fronte ai propri elettori come un dio e quelli non devono aprir bocca. Tutto il sistema rappresentativo non è altro che una grande mistificazione”.
Bonapartismo Constantin Frantz, Louis Napoleon, 1852: “Secondo il sistema parlamentare, il popolo elegge per farsi rappresentare, qui invece esso elegge per farsi governare; lì, il cosiddetto potere esecutivo è sottomesso al Parlamento, qui è sovraordinato e dominante; lì, il potere dello Stato poggia sul Parlamento, qui poggia sullo Chef. Così si esce dal sistema mendace che declama al popolo dolci parole sull'autogoverno per poi instaurare il dominio del Parlamento. Qui si dice al popolo la verità: che esso non è capace di governarsi da sé e che deve pertanto eleggersi un capo, al quale deve obbedire.
“Terza via” Frantz, Louis Napoleon, 1852: “A sinistra si va nel parlamentarismo, a destra nella restaurazione, dritto avanti nel napoleonismo. Se scegliete la sinistra, troverete all'inizio una via liscia come un marciapiede, presto però arriveranno molte vie laterali, scompaiono le indicazioni e vi sarete persi nel deserto del comunismo. A destra la via conduce in un romantico bosco, che diventerà sempre più cupo; vi aprirete la strada con forza e vi troverete davanti al precipizio della rivoluzione. Se scegliete dritto avanti, sarà un sentiero aspro, ma gradualmente diverrà livellato e vi troverete nella civiltà”.
Antiparlamentarismo Lothar Bucher, Il parlamentarismo così com’è, 1855: • Il concetto di “parlamentarismo” dovrebbe fondere insieme due elementi: “il governo dei partiti” e Selfgovernment. • I liberali tedeschi credono che il parlamentarismo inglese “non è racchiuso nel palazzo del Parlamento, bensì significa un’organizzata e garantita libertà generale di opinione e di azione”. • Ma “per via di quali istituzioni è organizzata e garantita la libertà di opinione e di azione?”
Opinione pubblica Bucher: La standardizzazione dell’opinione: “Lo scambio di opinioni da individuo a individuo, usualmente immediato, è ora delegato, guidato dai giornali. Questi cambiamenti condizionano l’evoluzione del sistema rappresentativo; migliaia di cittadini si dedicano ad un unico giornale e volontà, pensieri e osservazioni scompaiono… Ogni mattina, la “opinione” viene servita pronta. Leggendo, una si abitua soltanto ad assorbire. La corsa al guadagno non lascerà neanche un minuto libero per riflettere su quanto si è letto”.
La stampa Bucher: • Il monopolio del “Times”: “è chiaro quale potere esercita un foglio in forza di ciò che pubblica e ciò che sottace, in forza delle concezioni che diffonde e dei modi di vedere che genera”. • “Il Parlamento si pone come nemico di quella stampa che rappresenta le classi e gli interessi che non sono rappresentati in esso… il delitto di “istigazione all’odio e all’ostilità” nasce in Inghilterra. Contro un pericoloso movimento politico, ma in particolare se di natura sociale, c’è un intero arsenale di mezzi indiretti contro la stampa”.
Il culto del leader Bucher sul legame di fiducia tra l’opinione pubblica e i capi parlamentari: “non è una vittoria della ragione sulla forza, bensì il contrario: il culto dell’opinione pubblica scaturisce dal bisogno di autorità, dalla sottomissione volontaria cui la massa degli uomini tende sempre. Un capo che ha ottenuto la fiducia – forse in modo alquanto immeritevole – può condurre le masse ad atti di obbedienza, di rinuncia, di sacrificio, ai quali lo Stato, con tutto il suo apparato mondano e spirituale, non è in grado di portarle”.
Principi per la costituzione imperiale Bucher e Bismarck (1866): • una costituzione deve tenere conto dell’effettivo distribuirsi del potere organizzato nello Stato e di quello non organizzato economico-sociale nella società; • Il potere è un oggetto di calcolo; principi come la divisione dei poteri sono: o un mascheramento per le implicite rivendicazioni di sovranità (come nel caso del Parlamento inglese), oppure segno di un atteggiamento imperdonabilmente impolitico (come quello dei liberali prussiani). La borghesia, pertanto, non si merita nemmeno un segmento del potere politico.
“Un solo ministro” La costituzione prussiana costringeva il ministro presidente ad assicurarsi il consenso delle volontà del monarca e del collegio ministeriale sulla linea politica; per Bismarck: “Un ministro può solo dimettersi, quando non può ottenere la firma reale per ciò che ritiene necessario; inoltre la forma collegiale del ministero di Stato, colle sue votazioni per maggioranza, lo costringe ogni giorno a compromessi verso i suoi colleghi. Una responsabilità effettiva nella grande politica può solo aversi da un solo Ministro dirigente e mai da un collegio anonimo con votazione per maggioranza”.
Elezioni per l'Assemblea costituente per il futuro Impero tedesco 1867: Bismarck sin dal 1850 a favore del suffragio universale perché “il vero popolo è conservatore”; elezioni come plebisciti promossi dalla stampa progovernativa a favore delle vittorie militari; Ma contro lo strumento bonapartista delle “candidature ufficiali” perché conduce all'idea di un “partito del governo”; piuttosto il governo “sovrapartitico” che decide di volta in volta quale partito interpreta “in modo giusto l'interesse generale”. Suffragio universale diretto
Liberali contro il suffragio universale: Twesten: “eliminazione degli elettori di secondo grado causerà una crescita preoccupante di dilettantismo e ciarlataneria nella politica”. Inoltre mancano i presupposti per un voto non manipolato: residui di dominio locale della nobiltà terriera, legge restrittiva sulla stampa e sulle associazioni pubbliche imposta da Bismarck nel 1862, impossibilità pratica di muovere causa all'amministrazione statale, scarsa istruzione e nessuna indipendenza economica dei contadini. Treitschke: “a repentaglio gli interessi nazionali perché per i nostri operai delle fabbriche e per il resto del proletariato questi non rappresentano che un fumoso luogo comune”. Suffragio universale e liberalismo
Cancellierato Responsabile solo al Imperatore/re di Prussia Cancelliere Ministro degli esteri prussiano al Consiglio federale Dirige la Cancelleria federale come superiore gerarchico
Articolo 17 della costituzione imperiale: il Cancelliere si assume la responsabilità degli atti imperiali – conduce ad una interpretazione complessiva dell'operato dello Stato e non all'esamina degli singoli atti. Il controllo sull'operato si trasforma in una conferma dell'opinione dominante nella sfera pubblica sulle qualità dell'uomo che guida gli “interessi nazionali” - che non vanno giudicati in base alla legge, bensì in base all'opportunità (Realpolitik). Fiducia plebiscitaria
Carl Friedrich von Gerber, Linee generali del diritto pubblico tedesco, 1865: lo Stato “organico” è il mezzo per la realizzazione dell’interesse generale del popolo: nello Stato «il popolo si innalza alla coscienza giuridica unitaria e edifica la propria volontà» che poi si esprime nella volontà di potenza dello Stato. Lo Stato pianifica e organizza permanentemente la vita della comunità popolare; questa, a sua volta, riconosce allo Stato non solo l'idoneità giuridica, ma anche una competenza ritenuta universalmente valida nel far fronte agli «interessi generali». “Stato organico popolare”
Gerber: Per “popolo” non si deve intendere la cittadinanza effettivamente presente ed agente - la cui volontà sarebbe empiricamente verificabile -, bensì «il tutto spiritualmente unito nella comunità storica, di cui la generazione attualmente vivente esprime solo il momento presente». La volontà dello Stato coincide con la volontà del popolo. Ma, quest'ultima è intesa però solo come volontà unitaria, come «base obiettiva», senza riguardi e, anzi, contrapposta alla concreta partecipazione del singolo ai processi decisionali. La volontà del singolo è ravvisata come “soggettiva” e relegata al diritto privato. “Popolo”
Gerber: il popolo è sì dotato di volontà, ma solo in virtù del fatto di essere ricondotto all'unità nello Stato; di conseguenza la volontà popolare si esprime come volontà dello Stato. Questa, a sua volta, è espressa dal monarca che incarna la personalità astratta del potere statuale; sicché, nonostante lo Stato patrimoniale fosse sostituito da quello popolare, chi di fatto domina è il monarca. la sovranità è identificata con il potere dello Stato, e questo – a sua volta – con l’autorità del potere governativo. Sovranità popolare/volontà popolare
Stato: organismo vivente – la vitalità si dimostra nel momento del “volere” governativo, vale a dire nell’atto del governare. La funzione di legiferare si riduce a solo una delle modalità di espressione di tale agire: il legislatore – che non è più un soggetto autonomo dal governo, che lo possa controllare - non fa che “rendere noto” il contenuto della volontà dello Stato sotto forma di norme astratte. Venuto meno il parlamento capace di imporre dei limiti alla volontà del monarca, Gerber trasferisce la funzione di controllo sul contenuto materiale del comando governativo nella sfera della “coscienza nazionale” del re. “vita statale”
I diritti fondamentali dei cittadini non sono inseriti nel testo della costituzione, poiché sussistono solo in base alle necessità dell'unione organica della comunità popolare. Il singolo suddito partecipa quale minuscola particella del nuovo organismo alla “vita” della comunità, ma in cambio rinuncia al diritto di rivendicare la propria volontà autonoma nei confronti dello Stato: «disponendo del proprio diritto di dominio, lo Stato esige che il cittadino si sottometta ai suoi legittimi enunciati di ogni forma e che dimostri obbedienza» Individuo/Stato
Il diritto pubblico sancisce in via accessoria la natura pregiuridica di un dominio regio radicato nel «suolo» (inteso come sostrato naturalistico della comunità popolare), con il solo fine di definire, organizzare meglio e così facendo rafforzare la “base” politica preesistente. La costituzione stessa, allora, non può essere un «recinto per il potere dello Stato», «un apparato costrittivo che frena il potere dall'esterno»: la costituzione, come il diritto, è un prodotto del potere statale, il quale, «nel suddividersi, modificarsi e completarsi, agisce su sé stesso». Costituzione
Otto von Gierke, La natura delle unioni umane, 1902: La “natura” impone «il significato etico che attiene all’idea di una concreta unità comunitaria» e che implica necessariamente il «supremo valore del Tutto». Lo status del cittadino “individuo” e la sua libertà risultano derivanti dallo status del membro, soggetto alla volontà sovraordinata «dell'unità, dell'indivisibile persona comunitaria». Stato nazionale – forma giuridica per la comunità, luogo della «vita reale e organica» in cui le parti si uniscono nel tutto. Comunità nazionale
Gierke: “Dal punto di vista religioso, il comandamento dell’amore del prossimo si completa nell’altro comandamento di amare Dio sopra ogni cosa. […] per la comunità terrena ciò vuol dire: ama il Tutto più di te stesso! E ciò ha un senso solo se il Tutto è un qualcosa di più alto e di maggior valore rispetto alla somma degli individui, se l’essere comunitario significa qualcosa di più che un mezzo per il soddisfacimento degli scopi individuali, e se non per un vuoto nome vive e muore colui che agisce e combatte per l’onore e per il bene, per la libertà e per il diritto del suo popolo e del suo Stato”. Individuo/comunità
Gierke: «Il libero atto di volontà che dà vita ad una unione-persona giuridica non è un contratto, bensì un atto creatore collettivo. Ciò vale per la fondazione della Lega tedesca del Nord e del Reich tedesco». «Qui non si tratta della rappresentanza di una persona in sé conchiusa tramite un’altra persona in sé conchiusa. […] quando l’organo opera nel modo dovuto all’interno della sua sfera di competenza, è in realtà l’unità vivente del Tutto che agisce. […] Qui viene meno il concetto del contratto, per mezzo del quale soggetti fra loro estranei si accordano su un comune contenuto di volontà, che pongono come norma vincolante della loro condotta». Costituzione
Gierke: «dovunque noi poniamo la vita, là troveremo un suo rappresentante – o “esponente”, o letteralmente “portatore” o anche “titolare” (Träger), che presenta dei caratteri propri. Possiamo certo notare che singoli eminenti individui intervengono in modo creativo e, attraverso la loro più personale azione, che proviene da loro soltanto, trasformano la società. Ma questo risultato si verifica solo quando la comunità coopera almeno in modo ricettivo, facendo proprio il dono individuale». Capo