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PERICOLO Circostanza o situazione da cui si teme derivi un danno grave. Possono essere i crepacci, le valanghe, il temporale ecc.
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PERICOLO Circostanza o situazione da cui si teme derivi un danno grave Possono essere i crepacci, le valanghe, il temporale ecc. I PERICOLI Si possono dividere in oggettivi, ossia che non dipendono dal nostro agire e soggettivi che invece dipendono dal nostro agire o reagire a situazioni di pericolo.
RISCHIO Esposizione ad un pericolo nel quale ci si può imbattere, eventualità di conseguenze negative (incidente), A causa di cattiva visibilità ci troviamo in una zona crepacciata, coperta da neve fresca, il rischio di finire sopra un ponte di neve che cede sotto il peso dell’alpinista e che cada nel crepaccio è elevato. Diventa quasi irrisorio invece se si ha ottima visibilità ed il ghiacciaio non è coperto da neve.
INCIDENTE E’ il concretizzarsi del fatto negativo. Si è passati su un ponte di neve, questo ha ceduto e si è caduti nel crepaccio
" L'audacia e bella! L'incosciente temerarietà è sciocca! È bene quindi conoscere e volgere a proprio vantaggio le esperienze di chi ci ha preceduti, cosi da combinare l'audacia con la riflessione, l' intelligenza con l'abilità. Mostra vero coraggio colui che è veramente cosciente, in ogni momento, delle conseguenze delle proprie azioni...... Wilhelm Paulche
I nostri simpatici abruzzesi, a voler continuare con quella visibilità e in quel modo dimostrano certo un bel coraggio ma anche una altrettanta incoscienza .
PERICOLI OGGETTIVI, ossia legati alla natura. • Vento • Temporali, fulmini • Scarsa visibilità • Pioggia, grandine, nevischio • Tormenta • Sole • Quota • Vetrato • Caduta pietre • Caduta cornici • Neve e valanghe • Ghiacciai • Caduta seracchi e ghiaccio • Vipere
GLI AGENTI ATMOSFERICI INFLUISCONO SUI PERICOLI IN MONTAGNA NEBBIA VENTO
Il cattivo tempo comporta normalmente un abbassamento della temperatura che causa la sensazione di FREDDO. Agisce negativamente sull'organismo e, in particolare, sulle parti più esposte e periferiche. Effetti dell'esposizione prolungata alle basse temperature sono i congelamenti, che possono comportare la perdita delle parti periferiche del corpo, o l'assideramento, che può essere mortale. Per difendersi dal freddo ci si può avvalere di: • vestiario ed equipaggiamento adeguati • ripari naturali ed artificiali
La nebbia annulla le forme e limita oltremodo la visibilità. Stabilire la propria posizione prima di perdere ogni riferimento. L’umidità della nebbia rende scivolosi i terreni erbosi e le rocce.
La nebbia è ritenuta la causa maggiore della limitazione della visibilità ed è per definizione il fenomeno meteorologico per il quale una nube si forma a contatto con il suolo. Altri fenomeni che limitano la visibilità sono il vento, la pioggia e la neve a seconda della loro intensità ed effetti.
Scala della visibilitá nella nebbia Caligine: visibilitá superiore ai 10 chilometri. Foschia: visibilitá compresa fra 1 e 10 chilometri. Nebbia spessa: visibilitá fino a 200 metri. Nebbia fitta: visibilitá compresa fra 30 se 50 metri. Nebbia densa:visibilitá inferiore a 30 metri.
Un peggiorativo della nebbia è il terreno innevato. Con questa visibilità è difficile anche orientarsi. Con queste condizioni è meglio tornare a casa
La pressione esercitata dal vento può rendere difficile la progressione: con vento a 70 km/h è necessario piegarsi controvento, a 100 km/h è difficile mantenere la posizione eretta e si fa fatica a mantenere l’equilibrio.
IL VENTO HA LA CAPACITÀ DI DISPERDERE IL CALORE DEL CORPO, INDIPENDENTEMENTE DALLE CONDIZIONI DEL TEMPO. IN CONDIZIONI DI BASSE TEMPERATURE, SE LA QUANTITÀ DI CALORE ASPORTATO È MAGGIORE DI QUELLO PRODOTTO DAL CORPO SI PUÒ ARRIVARE ALLA IPOTERMIA.
TABELLA DEL CONGELAMENTO In presenza di vento è importante perciò la temperatura percepita (windchill) e non quella reale
Il föhn è un fenomeno per cui nel versante sottovento di una catena montuosa si veri-fica un rinforzo del vento accompagnato da dissoluzione delle nubi, brusco aumen-to di temperatura e diminuzione della umidità. Nel versante sopravento invece le nubi si addensano con forti piogge o nevicate (stau) PERICOLI: Vento forte, aumento del rischio di valanghe, falsa sensazione di “bel tempo” dalla pianura, forte variazione di tem-peratura con la quota
Il vento forte rende più difficile udire i propri compagni, creando così situazioni ad elevato rischio (in cordata, nelle operazioni di orien-tamento, negli avvertimenti, nel caso di ri-cerca in valanga). Le raffiche possono coglierci impreparati e portarci ad una caduta, che può essere fatale nelle zone esposte.
Pioggia - scivolosità Pioggia (anche con grandine), nevischio Roccia ed erba divengono molto scivolose. Anche quei tratti scoscesi di terra diventano pericolosi scivoli di fango
Pioggia (anche con grandine), nevischio Piogge intense provocano la formazio-ne di forti venute d'acqua, docce inca-nalate lungo i canali, colatoi, diedri, fessure che solcano le pareti di roccia. Possibili frane e smottamenti.
Il temporale con i fenomeni ad esso associati (soprattutto i fulmini) costituiscono un elemento di rischio marcato per chiunque svolga sport in quota (escursionismo, ferratismo o alpinismo che sia).
Il temporale è una breve ma intensa perturbazione a carattere per lo più localizzato generata da nubi di tipo torreggiante (cumulonembi) tipiche per la loro forma a “cavolfiore”. Associati ai temporali si hanno forti rovesci di pioggia, grandinate, colpi di vento e soprattutto scariche elettriche (fulmini, lampi). In montagna, anche in estate, non sono rare oltre una certa quota le nevicate, forti quanto improvvise per il repentino abbassamento della temperatura determinato dal temporale stesso.
I fulmini sono delle violente scariche elettriche che si manifestano con l'emissione di luce (lampo) e suono (tuono). La formazione del diverso tipo di fulmine dipende dalla ripartizione delle cariche elettriche di segno opposto dentro e attorno al cumulonembo. 1) I fulmini nube-terra sono solo il 20% di quelli che si sviluppano in un temporale 2) I fulmini nube-nube o lampi 3) I fulmini nube-nube
1) Scarica leader (o scarica guida):inizialmente dalla nube scende verso il suolo una scarica pilota debole ed invisibile composta da particelle cariche negativamente che avanza verso il basso ad una velocità di circa 100 chilometri al secondo con percorsi successivi di breve lunghezza, procedendo a zig-zag e creando un'intensa ionizzazione. Questo processo richiede un centesimo di secondo e riesce a formare un canale ionizzato lungo anche 8 chilometri. 2) Quando la scarica guida (scarica leader) si avvicina al suolo, da quest'ultimo parte una scarica di ritorno diretta verso l'alto composta da un flusso di cariche positive presenti a terra. 3)Quando le due si incontrano(ad un altezza media di 30-50 metri), si instaura una forte corrente elettrica nel canale (largo poco più di una matita). 4) Quando le due scariche si incontrano, segnano nell'aria una scia di congiunzione tra cielo e terra lungo la quale risale verso la nube una fortissima corrente elettrica ad una velocità stimata in circa un terzo di quella della luce (130 milioni di metri al secondo). Una volta creato il canale ionizzato altri fulmini possono utilizzarlo (producendo una caratteristica luce intermittente)
Il pericolo si preannuncia solitamente nei seguenti modi: • le aree di epidermide scoperte comunicano una sensazione di solletico; • prurito al cuoio capelluto, con la sensazione che i capelli si rizzino; • vibrazione sonora degli oggetti metallici (ronzio); • fiammelle azzurrognole (fuochi di Sant’Elmo) in corrispondenza di oggetti metallici particolarmente esposti (es.: croci di vetta). Tutti questi segnali sono evidenti segnali di forte potenziale elettrico ed in totale mancanza di nubi, possono preannunciare il raro “fulmine a ciel sereno”.
Il forte boato provocato dal riscaldamento improvviso dell'aria quando innescato dal passaggio di un fulmine viene definito tuono. Le onde d'urto sono udibili fino ad una distanza massima compresa fra 17 e 20 chilometri.
Il tuono non è normalmente percepibile ad una distanza di 24 km. Si può stabilire la distanza del temporale e se si sta avvicinando o allontanando calcolando il tempo tra lampo e tuono. Per la differente velocità tra luce e suono possiamo empiricamente stabilire che il tempo rilevato in secondi tra questi due fenomeni e diviso per 3 dà la distanza in km del temporale dal luogo in cui siamo.
Nella figura si osserva l’effetto di concentrazione delle scariche sulle cime (fenomeno noto come potere delle punte). Questo deforma il campo elettrico creando delle forti differenze di potenziale tra le nubi e le cime delle montagne. Le scariche tra nube e cime avvengono lungo percorsi tortuosi che sono scelti come canali preferenziali. La corrente della scarica principale si disperde attraverso le pericolosa correnti di terra.
Comportamento dell’alpinista in caso di temporale: evitare le cime e le creste delle montagne, tenendosi almeno 10 m al di sotto, per evitare la scarica diretta. Se ci si ripara in un anfratto o in una caverna della roccia, stare verso l’interno, ad una debita distanza dalle pareti e dal soffitto. Evitare vie ferrate, croci di vetta, tralicci e allonta-narsi da tutto ciò che è di metallo.
Evitare di ripararsi sotto alberi isolati standone lontano 200-300 m. Non ammassarsi in gruppo poiché la colonna d'aria calda generata, agisce da conduttore per il fulmine. Se non ci sono ripari sicuri è preferibile prendere più acqua possibile perché i vestiti bagnati sono buoni conduttori rispetto al corpo umano e favoriscono la dissipazione della scarica. Non ripararsi in anfratti o stare sull’entrata delle grotte scavate nella roccia perchè sono attraversate dalle correnti di terra.
Stare debitamente lontani (almeno 50 m) da qualunque conduttore metallico, anche in caso che il fulmine cada a 500 m di distanza, il rischio è enorme. Spegnere completamente i cellulari (questo vale anche e soprattutto all’esterno di un eventuale rifugio), se possibile staccando le batterie. Allontanarsi dall’acqua sia torrente, lago, fiume o mare Distese di neve o ghiacciai sono più sicuri del terreno roccioso. Durante un’ascensione o in discesa a corda doppia, provvedere a raddoppiare le soste con spezzoni di cordino o di corda. Si sarà più sicuri dentro un rifugio a rivestimento metallico piuttosto che di legno o pietra.
1) Una persona colpita da fulmine deve essere pronta-mente soccorsa. Non si corre alcun rischio nel toccarla in quanto un fulminato non è carico elettricamente. 2) Se necessario occorre praticare il massaggio car-diaco e la respirazione artifi-ciale; frequente è infatti il blocco respiratorio mentre più raro risulta l’arresto cardiaco. 3) E’ sempre consigliabile, Conoscendo Le Necessarie Nozioni, porre il colpito in posizione laterale di sicurezza coprendo eventuali ustioni con garze sterili (un soccorritore può solamente tamponare ferite ed immobilizzare fratture). 4) Attenzione in caso di ipotermia del colpito a non proteggere la persona con teli termici alluminizzati (rischio d’ulteriore folgorazione!).
Regola dei 30 secondi – 30 minuti Un concetto generalmente accettato dagli alpini-sti è che un temporale si considera concluso 30 minuti dopo aver percepito l’ultimo tuono. Su una via ferrata si può procedere ad arrampicare o a scendere dopo questo periodo di tempo tra-scorso nel rispetto delle norme sopraelencate. Al contrario, se l’intervallo tra fulmine e tuono si mantiene inferiore ai 30 secondi il pericolo di essere colpiti da un fulmine è presente ed è bene adottare le necessarie misure.
La nevicata rende il terreno più scivoloso della pioggia, si ha un abbassamento della temperatura maggiore, rende più difficile e faticosa la progressione.
La forte intensità della precipitazione nevosa senza vento (tormenta) può limitare decisamente la visibilità. Su pendii con inclinazione superiore ai 30° sussiste il pericolo di valanghe.
La tormenta o bufera di neve è costituita dalla presenza contemporanea di freddo, vento, turbinio di neve e, talvolta, nebbia. La visibilità è scarsissima, la respirazione è difficoltosa, i minuscoli aghi di ghiaccio percuotono il viso paralizzando i muscoli facciali ed impediscono di tenere gli occhi aperti. Cercare un riparo o crearselo, forte pericolo di assideramento probabile bivacco.
Il sole, in alcuni casi, può costituire un pericolo da non sottovalutare: esso infatti, oltre a modificare lo stato della neve, provocando caduta di cornici o di valanghe, può causare la caduta di sassi, per effetto del disgelo e può causare direttamente danni all'organismo, menomandone l'efficienza con oftalmie, insolazioni, eritemi, ecc. Particolare attenzione sui terreni ghiacciati o coperti di neve che ne amplificano gli effetti ed anche all’azione del vento che ne attenua le sensazioni. Un buon equipaggiamento, completo di copricapo, occhiali, creme per il viso e le labbra, consente di far fronte alle conseguenze che possono derivare da una lunga esposizione ai raggi del sole.
QUOTA In montagna, soprattutto in quota, si riceve una dose supplementare di raggi U.V., pos-sono esserci venti estremi e freddo (ogni 150 metri -1°), rarefazione ossigeno. Rischio di congiuntiviti e ipotermia, accele-razione frequenza cardiaca e respiratoria. Necessario un buon allenamento, acclima-tazione ed adeguato abbigliamento.
Verglass: a causa di un brusco abbassamento della temperatura l’acqua di scorrimento oppure l’acqua di fusione si trasforma in un insidioso velo di ghiaccio invisibile e assai scivoloso che ricopre la roccia o il terreno. La progressione diventa più lenta e delicata, rischio di scivolate. Necessario l’uso dei ramponi anche su roccia
L’innalzamento della temperatura può causare lo scioglimento del ghiaccio che tiene coesi i sassi favorendone la caduta, ciò può a provocare delle pericolose scariche di sassi.
La caduta sassi può avvenire, oltre al crioclastismo dovuto all’alternanza di gelo e disgelo, anche in seguito a forti piogge, raffiche di vento, alpinisti od animali sovrastanti
La neve livella il terreno, nasconde punti di riferimento e sentieri; per il sua caratteristica di rifrazione basta una nuvola per peggiorare la visione.
Sulla linea di cresta che separa i due versanti a diversa esposizione rispetto al vento, è frequente la formazione di cornici, ossia depositi di neve speso instabili che sporgono sul versante sotto vento.
Quando si percorrono le creste inne-vate è opportuno passare ad una certa distanza dal bordo delle even-tuali cornici perché potrebbero cede-re sotto il vostro peso . Il pendio sot-to la cornice (sottovento) è altamente valanghivo perché c’e neve di riporto compattata per metamorfismo.
La neve che si accumula sui pendii subisce delle metamor-fosi che ne variano la struttu-ra. Questi accumuli possono precipitare a valle sia per cause naturali che provocate da fattori esterni e si chiama-no valanghe o slavine. A differenza della loro forma o composizione possono esse-re: a lastroni, polverose, a debole consistenza o di neve umida.
Anche se gli alpinisti sono meno soggetti (il 20% del totale non è però trascurabile) degli sci alpinisti ad essere travolti e/o provocare una valanga è bene adottare gli stessi accorgimenti di prudenza e preven-zione. È importantissimo perciò informarsi sul grado di “pericolo valanghe” ed anche quando questo è debole, fare comunque attenzione su alcuni pendii a rischio, perché parliamo sempre di “pericolo”.
Curva della sopravvivenza: dopo 15 minuti le possibilità di essere ancora in vita dimi-nuiscono drasticamente. Diventa essenziale trovare e riportare in superficie il sepolto da valanga nel più breve tempo possibile È oltremodo sbagliato pensare di poter utilizzare mezzi di fortuna per scavare
Fin dall’inizio della escursione su terreno innevato con pericolo di valanghe (in qualsiasi stagione) allacciare il cordino rosso da valanga e/o, disponendo di apparecchio ARTVA fissarlo saldamente al corpo sotto il maglione o la giacca a vento, onde evitare che venga strappato via nell'eventuale impatto con la valanga, dovrà essere controllata l’efficienza dell'apparecchio, la perfetta carica delle batterie, messo e lasciato in funzione di trasmissione. Controllare di avere anche la sonda e la pala.
Dovendo attraversare una zona sospetta, riconosciuta pericolosa, adottare le seguenti misure di sicurezza: · coprire le vie respiratorie, abbassando il passamon-tagna e chiudendo il cappuccio della giacca a vento onde impedire, in caso di valanga, che la neve penetri nei polmoni; · se si è con gli sci, slacciare le cinghiette di sicurezza degli attacchi e regolare gli attacchi in modo che si stacchino facilmente; · tenere i bastoncini senza passare le mani nei laccio-li; · tenere lo zaino su una sola spalla;
· procedere in fila indiana, tenendo tra una persona e l'altra una distanza tale che, nell'eventualità di distacco di valanga, solo una persona venga travolta; · nelle zone più insidiose, procedere uno alla volta: mentre il compagno attraversa gli altri, stazionando in posizione sicura, osservano attentamente la manovra per avvertirlo tempestivamente o, se travolto, individuare la posizione di scomparsa e segnarla; chi attraversa tenga costantemente sott'occhio eventuali punti sicuri: alberi, rocce, costoni da raggiungere in una eventuale fuga diagonale.