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LA SCULTURA ARCAICA. L’evoluzione della scultura arcaica dallo stile geometrico allo stile orientalizzante. cronologia. Dama di Auxerre. Triade delfica. Moscoforo. Cavaliere Rampini. VIII sec. a.C. V sec. a.C. VII sec. a.C. VI sec. a.C. Dioscuri. Era di Samo. Kouros di Milo.
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L’evoluzione della scultura arcaicadallo stile geometrico allo stile orientalizzante
cronologia Dama di Auxerre Triade delfica Moscoforo Cavaliere Rampini VIII sec. a.C. V sec. a.C. VII sec. a.C. VI sec. a.C. Dioscuri Era di Samo Kouros di Milo
Il periodo della scultura dedalica La triade di Delfica di Drero, vicino Creta. Il primo gruppo di scultoreo greco mai ritrovato . Realizzata nel periodo di passaggio tra lo stile geometrico e quello orientalizzante. Sorella Artemide Mamma Latona Fine VIII sec. a.C. Dio Apollo La tecnica è a sbalzo, sphyrelaton: lavorazione a martello di lamine bronzee poi inchiodate su supporto ligneo, imparata dagli artisti orientali. Lo stile è greco, si capisce questo dalla attenzione ai particolari anatomici del corpo
Il periodo della scultura dedalica La triade di Drero, vicino Creta. Il primo gruppo di scultoreo greco mai ritrovato . Realizzata nel periodo di passaggio tra lo stile geometrico e quello orientalizzante. La tecnica è a sbalzo. Imparata dagli artisti orientali. Una lastra di bronzo martellata fino a raggiungimento della forma. E presente una anima di legno Lo stile è greco, si capisce questo dalla attenzione ai particolari anatomici del corpo
Il periodo della scultura dedalica Questa è la più antica testimonianza di scultura arcaica in stile dedalico: Statua votiva, originariamente policroma, alta solamente 65 cm è comunque grande rispetto alle testimonianze precedenti. La realizzazione e la fattura degli abiti, il peplo, è dorica. Lo schema corporeo è rigido, geometrico e frontale ma un braccio appoggiato al petto illude ad un minimo di movimento . lo stile dedalico è evidente nella forma ovale del volto e nella grande massa di capelli disposti a treccine appoggiate al busto davanti alle spalle. Dama di Auxerre 630 a.C.
Il periodo della scultura dedalica Dama di Auxerre 630 a.C. Questa è la più antica testimonianza di scultura arcaica in stile dedalico: Statua votiva, originariamente policroma, alta solamente 65 cm è comunque grande rispetto alle testimonianze precedenti. La realizzazione e la fattura degli abiti, il peplo, è dorica. Lo schema corporeo è rigido, geometrico e frontale ma un braccio appoggiato al petto illude ad un minimo di movimento . lo stile dedalico è evidente nella forma ovale del volto e nella grande massa di capelli disposti a treccine appoggiate al busto davanti alle spalle.
Il modello egizio arte greca arcaica arte egizia La scultura greca arcaica si ispira, almeno nelle fasi iniziali, a quella egizia e ciò è dovuto ai frequenti scambi commerciali nel Mediterraneo che avevano messo in contatto gli artisti greci con statuette di provenienza egizia. Si riscontra nel kouros una notevole somiglianza con le statue egizie a fianco soprattutto nella gamba sinistra avanzata e nella rigida posizione delle braccia con i pugni serrati attorno a due corti cilindri, simbolo di potere. kouros Micerino con la moglie Khamerer-Nebti, 2520 a.C., Boston, museum of fine arts
Età arcaica (VII-VI secolo a. C.) I soggetti rappresentati nelle sculture arcaiche sono riconducibili alle due tipologie principali: il kouros (plurale kouroi) e la kore (plurale korai). kouros kore
il kouros (plurale kouroi) E’ un giovane uomo nudo, in posizione stante (statica), raffigurato con la testa eretta, le braccia stese lungo i fianchi, i pugni serrati e la gambasinistra leggermente avanzata, ad accennare un passo. Il termine kouros identifica un giovane nel pieno e vigoroso splendore del suo sviluppo fisico e morale (per i Greci alla bellezza esteriore corrisponde quella interiore
I DIOSCURI area del Peloponneso - 580 a.C. Due kouroi gemelli dedicati al dio Apollo nel santuario di Delpi. I dioscuri, due fratelli gemelli, Castore e Polluce (figli di Zeus), sono l’opera capolavoro dello scultore Polimene di Argo. Rappresentano l’ideale di forza e potenza caratteristico della scultura dell’area dell’Argo nel Peloponneso. Rispetto ai kouroi ionici e dorici lo stile dei kouroi dell’argo appaiono massicci e colossali.
I DIOSCURI area del Peloponneso - 580 a.C. Analisi: i kouroi camminano di pari passo avanzando, come tradizione, il piede sinistro con le braccia distese ai fianchi. La muscolatura è massiccia e ben evidenziata del chiaroscurro, gli addominali però sono solamente disegnati da una sottile incisione. Spiccano le proporzioni possenti del torace e delle spalle.
I DIOSCURI area del Peloponneso - 580 a.C. I visi fortemente geometrici, quasi quadrati, sono incorniciati da lunghi capelli raccolti in treccine raffinate che ricadono sulle spalle simmetricamente . Gli occhi sono grandi e globulari
KOUROS DI MILOseconda metà del VI sec. a.C. Uno dei primi kouros colossali ( h. 214) delle regioni ioniche. Lo stile risente delle influenze dell’arte orientale. I kouros ionici hanno visi più morbidi di quelli attici, corporatura slanciata, muscolature appena accennate e forme fluide. Sulla superficie la luce determina un morbido chiaroscuro. La statua è caratterizzata da una completa simmetria
IL MOSCOFORO560-550 a.C. Ad Atene il canone tradizionale del kouros viene profondamente rinnovato. Rispetto ai kouroi il moscoforo ( portatore di vitello) non è un ragazzo ma un uomo maturo con la barba. Rappresenta un offerente. La corporatura poderosa emerge dalla trasparenza del sottile abito. Gli occhi, realizzati con materiali colorati, conferivano allo sguardo intensità e vivacità.
IL MOSCOFORO560-550 a.C. Viene rinnovato lo schema generale , solitamente simmetrico, ricorrendo ad una insolita struttura a croce dove l’elemento verticale dell’uomo si contrappone all’elemento vivacizzante , orizzontale del vitello sacrificale.
IL MOSCOFORO560-550 a.C. Ancora uno schema a croce emerge dalle linee di forza delle braccia e delle zampe. In questo modo lo scultore ha contrapposto l’immobilità passiva del vitello sacrificale con il portamento sicuro e deciso dell’uomo offerente (dedicante Phombos)
IL CAVALIERE RAMPIN560-550 A.c. Statua equestre di un gruppo scultoreo offerta sull’acropoli di Atene. Appartiene allo stesso filone decorativo del moscoforo. La corporatura possente del torace contrasta con la morbida definizione dei muscoli e con la raffinatezza dei dettagli del volto e dei capelli
la kore (plurale korai) E’ una giovane donna vestita con il chitone (tunica) e himation (mantello), anch’essa in posizione stante (statica), con la testa eretta, i piedi uniti, un braccio steso lungo un fianco a reggere la veste e l’altro (solitamente il destro) ripiegato in atto di recare un vaso o un piatto delle offerte.
La Kore con il peplo Tipico esempio di kore, statua greca del periodo arcaico (600 ca. - 475 ca. a.C.), raffigurante una fanciulla avvolta in un peplo. Le korai, così come i kouroi (analoghe statue di soggetto maschile), sono rappresentazioni di carattere statico, concepite per una visione frontale. La statua qui riprodotta, realizzata intorno al 530 a.C., è conservata al Museo dell'Acropoli di Atene.
Si tratta di una statua di piccole dimensioni, con ancora evidenti tracce di decorazione policroma sul volto (occhi e labbra), sui capelli e sulle vesti. L’andamento della statua è tutto verticale ed è sottolineato dalla semplicità del panneggio (disposizione delle pieghe di un tessuto) privo di increspature. Perdura il sorriso arcaico sul volto incorniciato dall’acconciatura a trecce che le ricadono sinuosamente sulle spalle.
L'Hera di Samo di Antonio De Leo 2005 Scultura ionica arcaica, l'Hera di Samo, che fa parte di un gruppo marmoreo, nella sua estrema semplicità ha qualcosa di straordinario. Com'è evidente la geometria è alla base di quest'opera, geometria come comunione con la natura, geometria eterna e immutabile, sommatoria di concetti universalmente condivisi, universalità di pensiero, correttezza morale e formale, quindi intelleto, ordine e ragione quali chiavi di lettura delle forze generatrici del mondo e della forma. La parte inferiore del corpo ricalca la struttura canonica della scultura ionica di questo periodo ed è meraviglioso come gli equilibri si stabiliscano su elementi minuti e varianti delicate, la rastrematura verso il basso mette in risalto la matrice tronco conica che si allarga alla base come la radice di un albero per ancorarsi alla terra generatrice. Ma la geometria lega ancora la scultura alla terra con un richiamo immediato e forte servendosi della porzione ellittica che taglia la veste per far emergere, proprio come un potente apparato radicale, i piedi, al tempo stesso svelando la struttura interna articolata e mortale . La veste che cela il corpo, nella parte sinistra, è striata da sottili e perfette scanalature che fermano la luce e la fanno indugiare in un alternarsi ritmico di chiari e scuri, amplificando il senso di eternità. A un livello appena superiore, nella parte destra, un velo ricopre la tunica rigata e rende la superficie liscia e riflettente, è l'asse centrale del corpo la linea di confine tra le due sintonie diverse col mondo, quella dell'armonia a sinistra e quella della presenza a destra. Cinque i livelli di sovrapposizione: il corpo femminile, la tunica pieghettata, il velo, la cintura che ferma le vesti e nella parte alta il peplo, che scopre il braccio nudo e che si sovrappone, adagiandovisi morbidamente, sia alle forme libere e sinuose superiori che a quelle formalmente rigide della parte inferiore della composizione. Ed è qui che avviene la magia, una decisa sinusoide, come una frattura, una faglia, una fenditura, crea la separazione profonda tra la libertà formale superiore e l'armonia geometrica inferiore, generando un evento straordinario, l'abbandono della regola, del canone. Si delinea la demarcazione tra consueto e inconsueto ed è poesia. Le linee morbide, che si distendono in diagonale come onde, non prendono parte al gioco geometrico che genera la figura, se ne distaccano per tracciare una strada differente, non più quella della ragione ma quella del sentimento, dell'emozione, la via poetica che porta l'uomo a scavare dentro se stesso per ricercare l'armonia con l'universo, non più come analisi degli elementi comuni legati alle regole costituenti la materia e la forma, ma come espressione libera delle passioni. Il processo è irreversibile e non può più fermarsi unicamente al piano formale, oramai la strada è tracciata verso una direzione molto più profonda, la coscienza di se. ERA DI SAMO570-560 a.C. Kore offerta al tempio della dea Era nella città di Samo. Rappresenta l’ideale della bellezza femminile ionica. Vestita con un lungo chitone, caratterizzato da lunghe pieghe parallele , che lascia intravedere appena accennata una fluida anatomia. In segno di devozione alla dea Era, la kore indossa un mantello che ricade asimmetricamente dalla spalla al fianco e prosegue parallelamente al braccio disteso lungo il fianco
L'Hera di Samo di Antonio De Leo 2005 Scultura ionica arcaica, l'Hera di Samo, che fa parte di un gruppo marmoreo, nella sua estrema semplicità ha qualcosa di straordinario. Com'è evidente la geometria è alla base di quest'opera, geometria come comunione con la natura, geometria eterna e immutabile, sommatoria di concetti universalmente condivisi, universalità di pensiero, correttezza morale e formale, quindi intelleto, ordine e ragione quali chiavi di lettura delle forze generatrici del mondo e della forma. La parte inferiore del corpo ricalca la struttura canonica della scultura ionica di questo periodo ed è meraviglioso come gli equilibri si stabiliscano su elementi minuti e varianti delicate, la rastrematura verso il basso mette in risalto la matrice tronco conica che si allarga alla base come la radice di un albero per ancorarsi alla terra generatrice. Ma la geometria lega ancora la scultura alla terra con un richiamo immediato e forte servendosi della porzione ellittica che taglia la veste per far emergere, proprio come un potente apparato radicale, i piedi, al tempo stesso svelando la struttura interna articolata e mortale . La veste che cela il corpo, nella parte sinistra, è striata da sottili e perfette scanalature che fermano la luce e la fanno indugiare in un alternarsi ritmico di chiari e scuri, amplificando il senso di eternità. A un livello appena superiore, nella parte destra, un velo ricopre la tunica rigata e rende la superficie liscia e riflettente, è l'asse centrale del corpo la linea di confine tra le due sintonie diverse col mondo, quella dell'armonia a sinistra e quella della presenza a destra. Cinque i livelli di sovrapposizione: il corpo femminile, la tunica pieghettata, il velo, la cintura che ferma le vesti e nella parte alta il peplo, che scopre il braccio nudo e che si sovrappone, adagiandovisi morbidamente, sia alle forme libere e sinuose superiori che a quelle formalmente rigide della parte inferiore della composizione. Ed è qui che avviene la magia, una decisa sinusoide, come una frattura, una faglia, una fenditura, crea la separazione profonda tra la libertà formale superiore e l'armonia geometrica inferiore, generando un evento straordinario, l'abbandono della regola, del canone. Si delinea la demarcazione tra consueto e inconsueto ed è poesia. Le linee morbide, che si distendono in diagonale come onde, non prendono parte al gioco geometrico che genera la figura, se ne distaccano per tracciare una strada differente, non più quella della ragione ma quella del sentimento, dell'emozione, la via poetica che porta l'uomo a scavare dentro se stesso per ricercare l'armonia con l'universo, non più come analisi degli elementi comuni legati alle regole costituenti la materia e la forma, ma come espressione libera delle passioni. Il processo è irreversibile e non può più fermarsi unicamente al piano formale, oramai la strada è tracciata verso una direzione molto più profonda, la coscienza di se. ERA DI SAMO570-560 a.C. La perfezione dell’ideale ionico di bellezza femminile emerge delicatamente dalle lunghe vesti malgrado la costruzione fortemente geometrica e cilindrica. L’ideale della perfezione formale Emerge dall’equilibrio tra i lineamenti morbidi e le linee di forza verticali diagonali.
L'Hera di Samo di Antonio De Leo 2005 Scultura ionica arcaica, l'Hera di Samo, che fa parte di un gruppo marmoreo, nella sua estrema semplicità ha qualcosa di straordinario. Com'è evidente la geometria è alla base di quest'opera, geometria come comunione con la natura, geometria eterna e immutabile, sommatoria di concetti universalmente condivisi, universalità di pensiero, correttezza morale e formale, quindi intelleto, ordine e ragione quali chiavi di lettura delle forze generatrici del mondo e della forma. La parte inferiore del corpo ricalca la struttura canonica della scultura ionica di questo periodo ed è meraviglioso come gli equilibri si stabiliscano su elementi minuti e varianti delicate, la rastrematura verso il basso mette in risalto la matrice tronco conica che si allarga alla base come la radice di un albero per ancorarsi alla terra generatrice. Ma la geometria lega ancora la scultura alla terra con un richiamo immediato e forte servendosi della porzione ellittica che taglia la veste per far emergere, proprio come un potente apparato radicale, i piedi, al tempo stesso svelando la struttura interna articolata e mortale . La veste che cela il corpo, nella parte sinistra, è striata da sottili e perfette scanalature che fermano la luce e la fanno indugiare in un alternarsi ritmico di chiari e scuri, amplificando il senso di eternità. A un livello appena superiore, nella parte destra, un velo ricopre la tunica rigata e rende la superficie liscia e riflettente, è l'asse centrale del corpo la linea di confine tra le due sintonie diverse col mondo, quella dell'armonia a sinistra e quella della presenza a destra. Cinque i livelli di sovrapposizione: il corpo femminile, la tunica pieghettata, il velo, la cintura che ferma le vesti e nella parte alta il peplo, che scopre il braccio nudo e che si sovrappone, adagiandovisi morbidamente, sia alle forme libere e sinuose superiori che a quelle formalmente rigide della parte inferiore della composizione. Ed è qui che avviene la magia, una decisa sinusoide, come una frattura, una faglia, una fenditura, crea la separazione profonda tra la libertà formale superiore e l'armonia geometrica inferiore, generando un evento straordinario, l'abbandono della regola, del canone. Si delinea la demarcazione tra consueto e inconsueto ed è poesia. Le linee morbide, che si distendono in diagonale come onde, non prendono parte al gioco geometrico che genera la figura, se ne distaccano per tracciare una strada differente, non più quella della ragione ma quella del sentimento, dell'emozione, la via poetica che porta l'uomo a scavare dentro se stesso per ricercare l'armonia con l'universo, non più come analisi degli elementi comuni legati alle regole costituenti la materia e la forma, ma come espressione libera delle passioni. Il processo è irreversibile e non può più fermarsi unicamente al piano formale, oramai la strada è tracciata verso una direzione molto più profonda, la coscienza di se. ERA DI SAMO570-560 a.C.
Gli stili: in sintesi Scuola dorica Corporatura massiccia e muscolatura accentuata e possente Scuola attica Corporatura longilinea con dettagli anatomici marcati ma con addominali resi graficamente Scuola ionica Corporatura longilinea, volto e muscolatura fluida e appena accennata
Gli stili: in sintesi Scuola dorica Corporatura massiccia. Forme geometriche. Spalle larghe, capigliatura pesante . Emerge comunque un senso dell’equilibrio tra le forme Scuola ionica Corporatura longilinea lineamenti fluidi e appena accennati sotto gli abiti velati e aderenti