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Fondazione Giuseppe Bonaviri Mineo e Bonaviri

Fondazione Giuseppe Bonaviri Mineo e Bonaviri. Mineo - Panorama. a cura di Agrippino Perrotta note tecniche,cenni storici e traduzioni a cura di Simona Raneri. Tratta dal Documentario Bonaviri ritratto – regia di Massimiliano Perrotta.

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Fondazione Giuseppe Bonaviri Mineo e Bonaviri

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Presentation Transcript


  1. Fondazione Giuseppe BonaviriMineo e Bonaviri Mineo - Panorama a cura di Agrippino Perrotta note tecniche,cenni storici e traduzioni a cura di Simona Raneri Tratta dal Documentario Bonaviri ritratto – regia di Massimiliano Perrotta …Come altre volte ho detto, Mineo, il mio paese, in provincia di Catania, ha sempre favorito la nascita di poeti e pensatori tra contadini e artigiani: per tradizione, per clima, aure, venti, fasce elettromagnetiche terrestri, lunari, solari, metabolizzati per fantasiose spirali di acidi desossiribonucleici. Mio padre, che fece il sarto sino a trentasei anni, scriveva, con un segreto pudore tutto suo, poesie da me raccolte nel volumetto L'arcano. Quindi, attorno a me avevo i modelli d'un assoluto immaginario, gli specchi simbolici trasfiguranti parole e sensi vitali. Scrivere in proprio, ossia al di fuori d’una lingua corrente e tecnicamente terminologica, forse è un gioco mutevole per pervertire il reale, per farcene una versione fittizia ma alternativa per finzioni d’immagini e aeree trame di suoni. Finito l’imbastimento delle nostre catene significanti, non ci dovrebbe nulla preoccupare, ma un po’ tutti vorremmo che lo smontaggio si inveri in insemenzamenti, in alvei mobili e che il tutto si territorializzi in altri uomini in un diverso topos fantastico. … Tratto da Follia, Società di Storia Patria per la Sicilia orientale, Catania 1976, pp. 19 – 20

  2. Porta Adinolfo / Adonolfo Door [1] Insieme a Giovanni da Procida, Adinolfo e lo zio Alàimo furono l’anima della rivolta contro i francesi nel 1282, durante i Vespri Siciliani. Ma traditisi col Re di Spagna, terra nella quale erano stati condotti, furono condannati ad essere buttati a mare. Vi si lanciarono coraggiosamente, avvolti nei loro mantelli, sotto gli occhi dei soldati. Ma le onde che battono lungo le coste della Spagna, dove perirono, a chi le sa ascoltare, dicono che non bastano le quindici lune, contornate di laminette d’oro, emergenti dal mare nel grande anno lunisolàre, a spegnere il forte desiderio di vita dei predetti eroi. Largo S. Agostino - Tomba Gallica /S. Agostino square – French buried ... Dallo stesso Ibn Zafer sappiamo che le porte del castello servirono ai religiosi per la riedificazione dei quattro ingressi di Zebulonia: l’Odigitria, la Udientiam, la Iacò detta di Bacco e quella intestata all’eroe Adinolfo1… Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1978 p.10 Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta

  3. Piazza dei Vespri - Casa nonno paterno / Vespri Square – Granfather’s house [...]Dolcissimo non superava un metro e sessantacinque, era magro, pronto alla meditazione e alla tristezza come pure alla ilarità. […] Da giovane aveva frequentato la casa di mia nonna paterna. donna Cecè, che aveva sette figli, mio padre Settimo Emanuele, Pino, Ignazina, Peppino, Totò, Carmelo chiamato Tutù, Gino. Abitavano in Piazza dei Vespri e sotto la loro casa c’era un fondaco, appartenente a mio nonno Papè, che faceva il macellaio... Tratto da Dolcissimo,Rizzoli, Milano 1978, pp. 50-51 Foto Vincenzo Perrotta

  4. Piazza Buglio Palazzo Comunale – ex collegio dei Gesuiti Comunal Palace – ex Jesuits College Chiesa S. Tommaso Apostolo Church of S. Tomas Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta ... Il regio milite aurato Giantommaso de Guerriero dopo una vita di turpitudini si era rivolto alla religione cattolica a seguito della perdita prematura della giovane figlia Angela, principessa del Biscaro. Per questo nel 1588 fece costruire il grande caseggiato che servì come dimora ai Gesuiti venuti da ogni parte dell’isola. Distrutto l’edificio dallo spaventoso terremoto del 1693, i proseliti di Gesù lo ricostruirono per mezzo dei duemilasettecento contadini sopravvissuti, che divisero in due schiere. Una ebbe il compito di utilizzare i frontoni, i pilastri, le arcate e i massi del castello normanno di Zebulonia, ridotto dal sisma in macerie; l’altra schiera fu costretta a trasportare con brocche, bòmboli e secchie l’acqua dai torrenti prossimi scorrenti nei vallivi terreni. Coloro che non possedevano bestie da soma, in file concatenate, di mano in mano, per lunghissimi tratti, si passavano i recipienti. Quei zabulonesi si nutrivano di erbe mangerecce, di fave e crusca impastata.... Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Mlano 1978 pp. 9-10

  5. Atrio Palazzo Comunale - Ex collegio dei gesuiti / Cloister – ex Jesuits monastery ...[…]Le dirute dodici torri del castello servirono ai Gesuiti per la costruzione d’un ampio terrazzo dove fu creato un insolito giardino pensile. Vennero importate da mercanti marinari, trafficanti con le terre del sol levante, molte piante esotiche come alberi di spezia nera, palme di cocco, i primi loti, nespoli, fiori pavonazzi che inturgidivano sul mattino, melograni, fichi frigi, quelli borgiotti dolcissimi, piante sensitive ritraenti nel fusto le foglie allorché arrivano le calure estive... trattoda Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1978 p. 10 Foto Vincenzo Perrotta

  6. ANTONIO ALBERTINI • BENEDETTO CIRMENI • DUCEZIO • STEMMA CITTA’ DI MINEO • SALVATORE GRECO • “LA ROTTA DEL CONTE” • LUIGI CAPUANA • LUDOVICO BUGLIO Palazzo Comunale - Aula Consiliare / Comunal Palace – Conciliar Hall • CLICCARE SUL NOMINATIVO DEL PERSONAGGIO PER VISUALIZZARE BIOGRAFIA • CLIC HERE Caratteristiche tecniche pannelli Foto Simona Raneri

  7. Festa di Pasqua – Inchinata / Easter ... Forse per una modalità ciclica del pensare, in primavera scoppiava l’estro sentenzioso fra i villani e artigiani a Mineo. Riuscivano a racchiudere ogni frammento di realtà in un motto, in un proverbio, in un giro epigrammatico, in un sonetto. E contemporaneamente si accentuavano certi riti agresti di antica origine pagana. Come per Pasqua. Nel cui giorno, il simulacro di Gesù, in fulgore di giovinezza, scende in piazza, dove già si trova, tutta chiusa nel suo velo nero, la Madonna. E prima di fare la cosiddetta inchinata (che in fondo è un ossequio di amore) consistente in tre corse in avanti e indietro di Cristo e della Madre per poi fermarsi e abbracciarsi, le due statue sono state già ornate di fave novelle, di frumento ancora non granito, di rami di mandorlo, o di pero comune pallido... Tratto da L’incominciamento, - Primavera - Sellerio, Palermo 1983 p. 81 Foto Vincenzo Perrotta

  8. Casa Natale Luigi Capuana / Birth house of Luigi Capuana Piazza Buglio - Monumento a Luigi Capuana / Buglio Square – Monumet dedicated to Luigi Capuana Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta ... Con la guerra del 1940/1945 il fascismo era caduto, e a Mineo non si vedevano più, in Piazza Buglio, attorno al monumento di Luigi Capuana, le adunanze dei ragazzi chiamati balilla, in camicia nera, e col berretto a fez, comandati dal federale che pettoruto stendeva le braccia come aquila in volo... Tratto da Il treno blu, La Nuova Italia, Firenze 1978, p. 49

  9. Circolo di Cultura “Luigi Capuana” / Circle of Culture “Luigi Capuana Foto Vincenzo Perrotta ... Di fronte al caffè c’è il Casino dei Nobili o Cavallacci come noi qui, a Mineo, lo chiamiamo. E’ un vecchio edificio in cui non sono mai entrato, con le porte chiuse in alto dai vetri gialli e rossi e una terrazza all’entrata, protetta da una inferriata che si consuma e si fa rossastra di ruggine. I cavallacci una volta erano baroni o ricchi feudatari, ma oggi sono gli impiegati del municipio, qualche prete e dei contadinotti che posseggono, un paio di salme di terra e hanno i figli, a Catania, agli studi... Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981 pp. 42-43

  10. LA STRADALUNGA [...] La stradalunga è la strada più lunga di Mineo e incomincia dalla piazza proprio accanto al Casino dei Nobili e via via che sale si fa stretta, con varie gominature, sinché si apre e finisce sul Piano di Santa Aria Maggiore: uno spiazzo giallo dove si accumulano la polvere, il sole e i ragazzi che gridano. Le case che vi sorgono, sono tutte uguali nel loro biancore di calcina che sbiadisce e si sgretola, a un solo piano, coi tetti pendenti che s’affacciano sulla strada con le loro tegole d’argilla cotta, e le porte quasi tutte chiuse mattina e sera, inverno ed estate.... Tratto dai Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, pp. 16-17 Continua... Primo tratto – Via Carlo Alberto Foto Vincenzo Perrotta

  11. Secondo tratto – Via Ducezio Foto Vincenzo Perrotta Via Ducezio inizio da Piazza dei Vespri Foto Vincenzo Perrotta Continua...

  12. [...] La mia bottega si trova nella stradalunga e in passato serviva a mio nonno Peppi per abitazione..[...] Nei mesi di freddo quando mi siedo dietro i vetri della bottega con le mani penzoloni, mi piace vedere la pioggia fare dei torrentelli per la stradalunga e bollire e brontolare e farsi gialla per la polvere e l’immondizia che si scioglie. La mia bottega è a pianterreno, con una porta robusta e un catenaccio che si annerano e una finestra rettangolare che trema e tinnisce quando passano i carretti, carichi di paglia o di legna fino ai tetti... Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, pp. 16-17 BOTTEGA DEL SARTO DELLA STRADALUNGA

  13. Terzo tratto – Via Ducezio VICOLO BLU Foto Vincenzo Perrotta Continua...

  14. Cortile Baudanza (il Vicolo Blu) – Casa Natale / Birth-house Foto Vincenzo Perrotta …Abitavamo in vicolo Baudanza a cui si accedeva, sulla destra, a metà della salita della stradalunga. Dopo una trentina di passi, il vicolo svoltava ad angolo retto per internarsi, stretto, e finire contro la casa del vecchio Incatasciato su un fondo di terra indurita da sassi, di colori diversi. Sulle crepe dei muri perenne cresceva la parietaria in ciuffi solitari. Allora vi stavano nove famiglie. … Tratto da Il vicolo blu, Sellerio, Palermo 2003 p. 113 …Dopo il catoio di massaro Giuseppe, c’era la nostra casa. Alla quale in passato si accedeva attraverso la scala di un piccolo ballatoio, ormai abbattuto per dare maggior spazio al vicolo. Era appartenuta ai nostri nonni, Salvatore Casaccio, panettiere, e Maria Palermo. Dopo una scala interna, si sboccava in quattro stanze che l’una all’altra si susseguivano finchè si aprivano, attraverso un’altra porta, verso il colle delle Mura, ricco di parietaria e di bianca erba artemisia. Fra i giovani eucalipti, la mattina – collocati sui rami – cantavano i galli. Avevano creste zigzagate di bottoni carnei, penne scintillanti, e, qualche gallo, forse per devianza genetica, eradi colore azzurro. … Ivi, p. 147 Continua... Foto Pippo Bellino

  15. Ultimo tratto - Via Ducezio Foto Pippo Bellino

  16. Chiesa S. Maria Maggiore / S. Greater Virgin Mary Church Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta […]Sul rione più alto, che noi vedevamo alla nostra destra, detto di Santa Maria, la famiglia normanna degli Altavilla, di cui bisogna ricordare il Gran Conte Ruggero, dal 1081 al 1099 circa, come mi fa sapere Gino, costruì nel pianoro dove c’era il tempio del Sole, una cattedrale gotica che, per i forti basamenti, non fu distrutta dal terremoto del 1693 che apportò rovine, pianti e lutti a tutta la Sicilia. E’ una costruzione di stile gotico, tuttora ammirabile nelle tre guglie che si impennano altissime nel cielo che sopra vi si stende purpureo. E’ fornita di novantadue (quanti furono gli ani di mia madre da poco scomparsa) merli di fattura marmorea, sulle cui vetrate tinte in minio, con orlature auree, era stata incisa, con fine tecnica vetraria, la storia del paese sin dal re siculo Ducezio... Tratto da Il Dormiveglia, Mondadori, Milano 1988, p. 26

  17. Via Castello – Ruderi del Castello Ducezio / Castle Strett – Ducezio Castle Torre maestra Castello Ducezio Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta ... Non si dimentichi il terremoto ad altissima magnitudine che l’11 gennaio 1693 rase al suolo Zebulonia: Le dirute dodici torri del castello servirono ai Gesuiti per.... Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1878

  18. ... Sotto la balconata che aggira la casa ci sono un fico selvatico e un mandorlo da cui mia madre in estate coglie frutti minimi ma dolci. Le mura pare siano state costruite con massi del castello distrutto dal terremoto del 1693. Se qualcuno vi guarda attentamente, o vi gratta il calcare, sia da Via Roma che dalla parte opposta dove una finestrella, una porta finta e una d’accesso ad uno stanzone pianoterra caratterizzano la facciata vi intravede pomelli di spade, resti di raffigurate chimere, frammenti di pergamena in una delle quali si può leggere: «Ciò che è quì, è là, ciò che è là, è quì», ossia il tramonto è l’alba e l’anima del singolo, per coglitura di sicomori e per bontà, diventa Assoluto.... Ivi p. 34 Largo S. Maria Maggiore/Via Roma - casa della madre / the mother’s house …La casa di mia madre, là sul sagrato, era abbandonata. Il portone, di noce color bruno, era chiuso. Non potevo aprirlo non avendo più la chiave lunga, di ferro, con anello terminale. Da fuori guardai l’architrave che con tre solette sporgeva sulla porta, delimitato da un arco rotondo distinto in bordi semiovali. Sotto questi in un semicerchio di ferro battuto, in dentro intramato a raggiera, c’era la sigla P.S. del primo proprietario, Patrizio Simili, poichè la casa materna si trovava in Cortile Baudanza, in un vicolo dove il sole in primavera arrivava soltanto a mezzogiorno Devi sapere, o Sinus, che dipinta in chiaro, con bande marrone, di là dal portone c’è una scala in due rampe. Nella prima ai lati ci sono due vasi in terracotta, in cima una porticina di noce già crepata.[…] Tratto da Dolcisimo Rizzoli, Milano 1978, p. 33 Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta Interni Casa della madre

  19. CLIC HERE Interni Casa della madre / Indoor of the mother’s house Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta

  20. Monastero S. Maria degli Angeli / Convent of S. Virgin Mary of Angels …Appunto gli spilli e gli aghi sul petto del manichino posto accanto alla porticina della cisterna, e vado a trovare Antonio, il mio amico fabbroferraio. La sua bottega è a San Francesco, in un isolato che in passato nascondeva le monache e i loro canti pieni di noia e di buio. Antonio se ne affittò uno stanzone quando aveva vent’anni e l’arredò con l’incudine, la forgia e varie spranghe di ferro crudo che bisognava lavorare nel fuoco… Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, pp. 24-25

  21. Statua Immacolata Largo S. Francesco / Statue of Virgin Mary … Dinanzi la bottega per fortuna c’è uno spiazzo che dà sulla salita San Francesco dove, nascosta dalle case, s’alza una vecchia statua della Regina degli Angeli con una corona di ferro arrugginito attorno al capo e una testa del Diavolo che si sgretola sotto i piedi… Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, p 25

  22. Via Luigi Capuana – Casa dello zio Michele Rizzo / Uncle Michele Rizzo’s house …Mio zio Michele e mia zia Pippi abitavano in Via Luigi Capuana, 13, al limite basso del quartiere di Santa Maria là dove questo quartiere si interseca con quello di San Pietro presso l’ampia piazza Buglio. Il loro appartamento si trovava al secondo e ultimo piano, d’un fabbricato rettangolare dall’ intonaco bianco. Girando il sole, dai tre balconi, dopo mezzogiorno, si proiettavano sul basolato della strada le ombre delle persiane verdi che raggiungevano le due acacie cresciute accanto alla casa di don Nello Maglione, venditore di stoffe. Il portoncino sull’architrave era ornato d’un semicerchio arricciolato di ferro. Al piano sotto abitava don Beniamino L. ... Tratto da Ghigò , Arnoldo Monadadori Editore, Milano 1990, p. 90 Foto Vincenzo Perrotta

  23. … Quando fummo alle prime case di Zebulonia, Mario Sinus disse: -Quanto silenzio! Fu incuriosito dagli abituri del quartiere della Varanna dove una donna si tirava dietro una capra, un contadino tornava con un carico di frasche, molte galline starnazzavano. Fenditure segnavano i muri, il legno delle porte era crepato, con strisce di stoffa scura inchiodatevi per lutto. […] Il tipo di edilizia era quello di sempre, un misto arabo-normanno con richiami alla Andalusia e alla Catalogna. Per l’impasto venivano usati rena e calce anche per le pareti interne dove gli unici sfiatatoi erano le finestre abbastanza piccole. Le fondamenta sorgevano su roccia intrusiva di natura ghiaiosa. Le case per lo più erano ad un piano, qualcuna a due piani, fatte con pietre trasportate dai massicci cacuminali dei monti. Via Palica (Varanna) Il legno usato era l’ulivo, o quercia o carrubo, alberi insomma che rarefacendo l’umidità rendono blando il filtraggio solare. Qualche volta si ricorreva al corniolo o al freddo salice. Erano sconosciuti il larice, il frassino e le piante della valle profonda. Le abitazioni frequentemente avevano una stortura di direzione dovuta a precedenti microsismi, ma per Sinus si trattava di un vero autoorientamento in senso sud perché le stesse case potessero godere sin nei comignoli della profumata flora che la mite temperatura primaverile apportava negli svalanghi. […] Per la rapida salita le case si addossavano l’una all’altra e noi notammo che i vasi di ruta e di basilico alle finestre erano trattenuti da cordicelle di rame che in altri punti, annodate in opportune trame, puntellavano primitive architravi, gradini e muri sbilenchi. […] Lungo le cinte perimetrali di ovili vedemmo delle ammoniti ritorte miste a fossili fogliosi. Sui muri di una casa abbandonata distinguemmo due monete incuneate, di origine greca, da cui ci guardava in effigie la civetta. […] Nei cantoni, sotto le grondaie, nei retrocortili tinnivano bronzi e monete forse perché il vento precipitandosi dai tetti veniva ingrandito dal fogliame dei piccoli alberi. … Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1978, pp. 22-23-24-25 Foto Pippo Bellino

  24. Chiesa di S. Vito / Church of S. Vito Convento Padri Cappuccini con annesso cimitero / Capuchins Monastery and grave yard Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta […] Con le pietre delle case, i frati cappuccini risistemarono con adatti lavori il loro convento che tuttora sorge su un monticello in cui, attorno al 1850, fu fatto il cimitero. Questi monaci sfruttarono i sentimenti delle donne le quali di buon grado, aiutati dai bambini, portarono, in cesti e cofani, rena, piriti, ocre, fanghi, radici, sassi, vaiolai, agate, opali e terricci vergini […] Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1878 p. 10

  25. Rabbato […] pasta chiamata «metti e rimescola» (metti-e-rìmina). Si impastava – aggiungendovi gradualmente con un mestolo dell’acqua in minuscolo granelli. […] […]Questa pietanza era consumata dall’intera famiglia nello stesso grande piatto d’argilla che per lo più erano fabbricati a Caltagirone., la nota cittadina della ceramica. Le brocche, i bòmboli, le giare, o fiaschi per vino, e mozzòni, erano fatti a Mineo, al Ràbbato: un cocuzzolo pieno di mucchi di paglia che servivano ai broccai per temperare, e adattamente cuocere nei forni, quegli oggetti di argilla. Sotto il Ràbbato (anche questa è una parola di origine araba), oltre la ripida discesa dove crescevano rari alberi di ailanti o i primi ulivi dei boschi limitrofi, si vedeva il cimitero su un terrapieno che ai lati si affossava in terrazzoni di terra. I cipressi vi svettavano; bianche, o rosate erano, per lo più, le tombe. O poveri rettangoli coperti da pietre nude che il sole faceva scintillare. … Tratto da Il vicolo blu, Sellerio, Palermo 2003, p. 134

  26. Viale delle Rimembranze – Fuoriporta / Outdoor Foto Vincenzo Perrotta Eravamo nell’anno 1944. La guerra era al colmo del suo gonfio mareggiare in ogni dove. Sullo Zufoletto paesano oltre a trattare – eravamo in pochi a scrivere, tra cui l’amico Turi Passante e poi Pippino Tamburino, segretario del partito comunista di Mineo, - di temi unitari e separatisti, o di bozzetti di personaggi locali fatti da me, via via cominciammo anche a svolgere un’azione marxista con fortissime sfumature anticlericali, il che portò alla fuga di diversi collaboratori. Si era nel frattempo costituita la Camera del Lavoro dove la sera mi incontravo con tanti contadini, che presto, dietro la guida di Tamburino e Pino Di Carlo e del pronipote di Luigi Capuana, dottor Sidoti (che poi si allontanò), occuparono in un’alba rosata le terre del principe Grimaldi, a Castelluccio, tornando la sera come un vero mare di muli asini zappe bisacce e bandiere. … Tratto da Follia, Società di Storia Patria per la Sicilia orientale, Catania 1976, pp. 36 - 37

  27. CLIC HERE • Via Millicucco Terrazzo Casa Bonaviri Via Millicucco – Viottolo delle mura – Contrada Acquanuova (parte Ciccio Incarbone) Foto Vincenzo Perrotta [...]Quell’estate m’accorsi che restavo sola e vidi partire Ciccio Incarbone a cercare fortuna in America, col sacco sulle spalle e senza speranza di rimpatrio. Poveretto, voleva venire a casa nostra per salutarci e dirmi l’ultima parola, ma mio padre lo trattò male e non volle che si presentasse nemmeno a mia madre. … Continua... Foto Vincenzo Perrotta

  28. Viottolo delle Mura Foto Vincenzo Perrotta Contrada Acquanuova [...]Il treno passava nel pomeriggio alla stazione, lontana due ore di strada da Mineo sita a Callari su un piano in cui si incurvano le ristoppie e in cui seccano i cardi spinosi. Non seppi piangere quando Ciccio scomparve oltre il poggio di S. Giuseppe e s’era fatto piccolo piccolo per la distanza come una rondine che naviga su un terreno basso pieno d’arsura. Rammento che nei primi giorni non volevo sedermi sul ballatoio a chiacchierare con le vicine e a veder scendere i tramonti foschi e torridi dalle montagne di Militello... […] Lo vidi scendere per il viottolo delle Mura e per il dirupo pieno di cocci di quartare rotte e di porcherie che ognuno vi faceva, senza nessuno che lo accompagnasse, con la camicia rattoppata e il sole forte sulla testa... Foto Vincenzo Perrotta Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, p. 90

  29. Mineo visto dalla calata di S. Giuseppe / Mineo seen from S. Giuseppe district Foto Vincenzo Perrotta ... Ritornavamo a Mineo per le trazzere in cui si arrampicavano gli asini e la nebbia che infittiva. Io avevo un sonno infinito e mio nonno, ogni tanto, voltandosi, mi tirava per la giacca: - Peppi! Proprio ora devi dormire? Attento se ruzzoli a terra dall’asino! – Mi sentivo invadere di gioia quando dalla calata di San Giuseppe, vedevo, sul colle, Mineo con qualche rara lampada nebbiosa che or si or no luceva... Tratto da Il sarto della stradalunga, Einaudi, Torino 1981, p. 126

  30. Contrada Nunziata – Proprietà dello zio Michele Rizzo / Nunziata district – Ownership of Michele Rizzo Foto Vincenzo Perrotta …. Spesso passavo le vacanze estive alla Nunziata con zia Pippi e zio Michele. Di giorno, sotto il pergolato, facevo lunghe partite a scopa col vecchio massaro Filippo Mammana che, negli intervalli, mi parlava dei tanti modi per catturare le lepri, o mi spiegava il pensiero politico di don Luigi Sturzo che per lui «era un siciliano dall’ingegno sottile che avrebbe sommerso a lungo, per decenni di decenni, Mussolini, superandolo». Oppure, nel pomeriggio, con mio compare andavo nella contrada San Giuseppuzzo, davanti la casa del nostro parente Mario Privitera (il cui figlio, Elio, oggi è un grande grecista)… Tratto da Ghigò, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990, p. 133

  31. Contrada Nunziata - Monte Carratabia / Nunziata district - Mount Carratabia Foto Vincenzo Perrotta

  32. […] la mia matrice la cerco la trovo a Mineo, nel suo ampio ambito di terre rupestri, e vallate, nella sua tradizione, sebbene elettivamente contadina, di proliferante mitopoiesi. Quale migliore amico del vento, onnipotente e multiforme a seconda le ore e le stagioni dolci per suoni e trasportati profumi campestri? quale migliore amico di un padre – tanto timido da sfuggire per non impacciarlo il cliente contadino che non gli poteva pagare il vestito – che in segreto scriveva poesie? Quale migliore amica d’una madre che nelle sere d’inverno, raccontava a noi cinque figli (io il più vecchio) delle fiabe con un aedica attitudine di parole sentimenti gesti sorrisi? o quando ci raccontava come raggiungere New York per ragioni di lavoro con la sorella Agrippina, il cognato Michele e la nipote Maria? L’ultima parte della traversata dell’oceano fu tempestosa se dei due vapori, il Madonna e il Patria, si salvò, tra grida pianti e onde altissime, il primo, ossia quello dove lei viaggiava in terza classe. E per pagarsi il biglietto era stata costretta, attorno ai venti anni, a lavorare per mesi e mesi delle calze ad uncino. E come dimenticare la minuta documentante descrizione del suo lavoro in una camiceria di New York, le tante espressioni d’americano da lei imparato, e i rari straordinari film visti tra cui in lei predomina il ricordo del Monello di Charlot? Tratto da Follia, Società di Storia Patria per la Sicilia orientale, Catania 1976, pp. 38-39 Vallata di Fiumecaldo Foto Vincenzo Perrotta

  33. Camuti - Casa rurale Casaccio-Bonaviri / Camuti Casaccio-Bonaviri’s Farm-house Altopiano pietroso di Camuti/Camuti plateau Foto Vincenzo Perrotta Foto Vincenzo Perrotta … Ritornavamo a Camuti in settembre; sia per la temperatura mite che nasceva, in molli onde corte, dai monti, o dal mare che indifferente scintillava in leggeri movimenti attorno alla nostra isola; sia per i fichidindia che, già maturi, mangiavamo il mattino col pane, sbucciati, con coltello e forchetta, da nostro padre che ce li faceva trovare bell’e pronti in un grande piatto di ceramica di Caltagirone. […] Altre siepi di fichidindia, più fitte e più basse, sorgevano accanto alla casa di là dal viottolo che conduceva alla casa dei Manduca nelle cui terre, a quelle nostre limitrofe, come mezzadro lavorava massar’Angelo. […] Dopo la colazione, andavamo a giocare; Pippuzzo era spesso presente. La campagna era mutata perché settembre la rendeva d’un giallo intenso a causa del mare di stoppie, sia nei pianori che negli acrocori, o negli infossati e perfino nei burroni sulle terre rocciose. … Tratto da il vicolo blu, Sellerio, Palermo 2003, pp. 93-94

  34. Altopiano di Camuti – Pietra della poesia / Camuti plateau – Stone of poetry Foto Vincenzo Perrotta …Comunque, in agosto, secondo un calendario ben preciso, da ogni parte della Sicilia, vuoi dai vicinissimi monti Erei, o dagli Iblei, o dalle Madonie, o da paesi immersi in canaloni e crepacci, o, ancora, da borgate lungo il mare, venivano a Mineo tanti poeti dialettali per riunirsi sull’altopiano pietroso di Camuti, attorno al masso della poesia: lì vicino si dice, il poeta Paolo Maura, morto a Mineo nel 1711, si costruì una casetta. Pareva si rinnovellasse il mito delle religioni del sottosuolo, come in Grecia, a Delfi o a Dodona mormorante di querce. Tratto da L’incominciamento - I poeti - Sellerio, Palermo 1983 pp. 28-29

  35. Mineo vista dall’altopiano di Camuti / Mineo seen from Camuti’s plateau Foto Vincenzo Perrotta …Quando noi guardavamo dall’altopiano di Camuti, su cui brillava il vento misto al grano, lui, indicandomi difronte, oltre la vallata di Fiumecaldo, il nostro paese che si arrotondava sul monte in splendore, mi diceva: «Senti, Pippino, dinanzi a noi due c’è Mineo con i suoi artigiani che lavorano, con le donne che senza interrompimento accudiscono alle faccende ordinarie; e, sotto, nelle valli, nelle giunture dei picchi abbinati, e sulle alture, lavorano i villani; o vanno, per cercare nutrimenti, le capre tra macchie e cocuzzoli senza alberi. Se tu con la mente unisci tutto questo per fili, per esempio di seta, e lo cuci come faccio io con un vestito, nella stessa gugliata imbrigli artigiani, contadini, donne, bestie e albereti. Cioè, hai un tempo tondo, perfetto, che in ogni suo punto circolarmente vibra d’armonia»…. Tratto da L’incominciamento – Armonia – Sellerio, Palermo 1983, p. 54

  36. Foto Vincenzo Perrotta • CLIC HERE CHIESA S. MARIA MAGGIORE • CLIC HERE CHIESA S. AGRIPPINA • CLIC HERE CHIESA S. PIETRO Mineo – Panorama / Mineo - Landscape ... Il paese è tutto dentro il nostro occhio, -sorrise lo psichiatra. - Lo possiamo delimitare con tre linee che fanno come un triangolo equilatero. Il primo nucleo è nato attorno a quest’altura che per origine era una roccaforte[...]una linea passa per la Chiesa di Santa Maria che una volta era il tempio del Sole di cui restano due spuntoni leoniformi davanti all’ingresso principale. L’altro vertice lo troviamo nel campanile di San Pietro alla nostra sinistra. L’ultimo vertice si ingrana perfettamente nella torre mozza della Chiesa di Santa Agrippina... Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1978 pp. 45-46

  37. Città di Mineo Foto Vincenzo Perrotta

  38. Tramonto a Mineo / Sunset by Mineo Foto Vincenzo Perrotta La Jaluna ci disse che l’uomo per la memoria della figlia seguiva i tramonti: […] Lui diceva alla figlia: «Vedrai che lo raggiungeremo. Quello segue il corso di Fiumecaldo, dov’è l’asse del mondo, e noi di sotto lo vedremo farsi sempre più grande. Via corri!». Rimasto solo per la malattia della figlia, inseguiva per felci e rovi il sole tramontante. E tu sai, o fratello Timor, che da noi i tramonti sono lunghissimi a causa delle diffuse rifrazioni solari nascenti dai deserti e specchiati dagli abissi marini... Tratto da Dolcissimo, Rizzoli, Milano 1978, pp. 68-69

  39. Bibliografia Can Giuseppe Gambuzza, Mineo nella storia, nell’arte e negli uomini illustri, Edizione a cura dell’Autore, Mineo 1995 Comune di Mineo, Conoscere Mineo Storia Arte Cultura Folklore, ED INSIEME, 1998 AA.VV., Kalòs – Luoghi di Sicilia, Mineo, Edizioni Ariete, maggio-giugno 1996 Bibliografia telematica http://www.apt.catania.it/aptctnew/Scopri_Provincia/58comuni/comuni/mineo.htm http://www.comunedimineo.it

  40. Caratteristiche tecnico-architettoniche/ Architectural and architectonic characteristics PORTA ADINOLFO / ADINOLFO DOOR

  41. Cenni storico-artistici/ Historic and artistic notices LARGO S. AGOSTINO – TOMBA GALLICA / S. AGUSTINE SQUARE – FRENCH BURIED Caratteristiche tecnico-architettoniche/ Architectural and architectonic characteristics LARGO S.AGOSTINO – TOMBA GALLICA

  42. Cenni storico-artistici / Historic and artistic notices PORTA ADINOLFO / ADINOLFO DOOR

  43. Caratteristiche tecnico-architettoniche/ Architectural and architectonic characteristics PIAZZA DEI VESPRI / VESPRI SQUARE CASA DI ABITAZIONE DEL NONNO PATERNO GIUSEPPE BONAVIRI/ GRANFATHER’S HOUSE

  44. Caratteristiche tecnico-architettoniche/ Architectural and architectonic characteristics PIAZZA BUGLIO / BUGLIO SQUARE - PALAZZO COMUNALE – EX CONVENTO DEI GESUITI / COMUNAL PALACE – EX JESUITS COLLEGE - ATRIO COMUNALE / CLOISTER - CHIESA DI S. TOMMASO / CHURCH OF S. TOMAS Continua..

  45. Cenni storici / Historic notices PIAZZA BUGLIO / BUGLIO SQUARE - PALAZZO COMUNALE – EX CONVENTO DEI GESUITI / COMUNAL PALACE – EX JESUITS COLLEGE - ATRIO COMUNALE / CLOISTER - CHIESA DI S. TOMMASO / CHURCH OF S. TOMAS [1] Vedi scheda tecnica Chiesa di S. Agrippina (altare del braccio sinistro della pianta a croce greca – sarcofago di Angela del Guerriero)

  46. Caratteristiche tecnico-architettoniche/ Architectural and architectonic characteristics PIAZZA BUGLIO / BUGLIO SQUARE - PALAZZO COMUNALE – EX CONVENTO DEI GESUITI / COMUNAL PALACE – EX JESUITS COLLEGE - ATRIO COMUNALE / CLOISTER - CHIESA DI S. TOMMASO / CHURCH OF S. TOMAS Continua..

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