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La strana storia di Stria tonio rollo. C’era una volta.
E N D
C’era una volta... • C’eraunavolta, in un portodiunapiccolacittadinaschiacciatadalcieloinfuocatoda un bollente sole diagosto, unapiccolabarchetta a remi. La barchettasichiamavaStria e apparteneva a due pescatoriche, a costoditantisacrifici, eranoriusciti a costruirla con le propriemani per quando, unavoltaanziani, l’avrebberoutilizzata come bastonedellalorovecchiaia, cioè per andare a pesca in quel mare cheil tempo rendevasemprepiùavaro e affollato. • Stria molto spessorimaneva sola a vedereipanfili, gli yacht, catamarani e barche a vela con altissimialberientrare e usciredalportocarichidiprogettidarealizzare e disemprenuoveesperienzeedavventuredaraccontarenellemagichenottiinvernali. Come liinvidiava! Lorograndi, belli e grossiandavano in giro per ifamosisettemari ad incontrare le grandinavichepassavanocontinuamentedall’orizzontelontano, solcavano le grandiondedeglioceani e raggiungevanoquelleisolecheavevasentitodescriveredaivecchilupidi mare. Lei, invece, era semprefermalì, in quelportodimenticatadatutti e assalitadal peso dellasuaarrembante fantasia. L’unicacosachepotevapermettersi era viaggiare… nelmondodeisogni. Anche i vecchi pescherecci che stavano accanto a lei la rassicuravano dicendole che sarebbe giunto anche il suo momento, il giorno in cui avrebbe avuto l’opportunità di uscire dalle stagnanti acque del porto. Ma lei non voleva dar retta ai quei vecchi gusci di noce che ormai a mala pena si reggevano oltre il livello di galleggiamento.
Stria voleva viaggiare subito. Voleva uscire fuori dal porto e dimostrare la sua forza e il suo coraggio contro le armate di Nettuno. Ma c’era quella cordicella che la legava al molo e non gli permetteva di andare da nessuna parte. La considerava la sua dannazione. “Se non ci fossi tu, brutta corda spelacchiata, andrei fino in capo al mondo ad incontrare quei galeoni che portavano coraggiosamente, con tutte le vele spiegate, i pirati della Tortuga all’arrembaggio di grandi tesori. Oppure andrei ad incrociare Pequod, la baleniera del capitano Achab, e saltare sul dorso di Moby Dick come se fosse un toro scatenato. Potrei accompagnare Peter Pan alla ricerca dell’Isola che non c’è ed guidarlo alla vittoria contro il Capitano Uncino.
Oppure potrei raggiungere il Nautilus… o essere il veliero del Corsaro Nero… Oppure potrei essere il veliero sempre in viaggio raccontato nelle Cronache di Narnia. E perché… non potrei essere io ad assicurare la libertà ad Edmond Dantes, il famoso conte di Montecristo? Eh, se ci fossi stata io al posto del Titanic avrei trasformato l’iceberg in granita in un colpo solo. Ah, se non ci fossi tu, vecchia corda fradicia!” Ed invece era sempre ferma lì, in quel porto… banale. Con il passare dei giorni Stria si disperava. Le piccole onde che la facevamo fluttuare la rendevano più triste e sconsolata come in balia di una dondolante nenia notturna. Le stesse gocce d’acqua che le rigavano le fiancate sembravano tante sottili catene che la legavano a quell’immobile cieco mare del porto. “Non ti preoccupare, le dicevano i vecchi pescherecci, verrà il giorno in cui anche tu potrai uscire da questo piccolo carcere marino e seguire la naturale scia per la quale sei stata voluta! Abbi pazienza… verrà il giorno!” “Zitti voi! - rispondeva Stria, sempre più nervosa e insofferente. Che cosa ne puoi sapere tu Scilla, o tu Cariddi, vecchi tappi di sughero, che vi mantenete a galla solo perché neanche questo puzzolente fondale vi vuole. Ma statevene zitti e consolatevi con i vostri falsi ricordi! Io, sì, che non diventerò mai come voi!”