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Il gruppo nel servizio sociale. Annamaria Campanini Università degli studi di Milano Bicocca. Breve storia.
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Il gruppo nel servizio sociale Annamaria Campanini Università degli studi di Milano Bicocca
Breve storia • Inizialmente inteso come metodo professionale specifico degli AS, nasce degli Stati Uniti con principi ed obiettivi differenziati dalle altre metodologie (case work, group work, community work) • 1934 National conference of social work • 1936 - creazione dell’American Association of group workers • Ora il servizio sociale ha un processo metodologico unitario, che supera la distinzione dei tre metodi. 2
Fasi di sviluppo del servizio sociale di gruppo: • I Fase - dal dopoguerra agli anni 60 - il gruppo come mezzo di risocializzazione e strumento del servizio sociale di comunità. • Ha lo scopo di sostenere partecipazione a istanze collettive, sviluppo rapporti democratici e di collaborazione (riforma agraria,nuclei edilizia pubblica ) focus: micro • AS unico operatore, con funzione di organizzazione e promozione e guida dei gruppi, • fase di assimilazione metodologica USA e inizio di un’elaborazione autonoma • II Fase - Anni '60 - '70 - gruppo per azione macro collettiva, • luogo di ‘coagulo di energie attorno ai problemi sociali’ (conferenza di servizio sociale di Fregene, 1961) • AS passa da tecnico esperto nella conduzione a componente del gruppo in una posizione di corresponsabilità (soggetto politicizzato con capacità di mobilitazione) 3
III fase seconda metà anni 70 Istituzione dei servizi territoriali – gruppo di lavoro come ‘emblema dell’epoca’. • équipe come strumento di realizzazione del processo di deistituzionalizzazione e promozione della partecipazione servizi territoriali • L’AS non è piùl’unico professionista a gestire il gruppo IV fase – da metà anni ’80 l’attenzione agli aspetti relazionali e all’ambiente • L’emblema del periodo èil lavoro con i gruppi • lavoro per progetti (coinvolgimento di gruppi di attori in progetti) e dell’approccio di rete. Tratto dal Dizionario “servizio sociale di gruppo” F. Ferrario, 2013 4
È una proposta culturale e professionale • Mira alla ricerca di soluzioni in modo partecipato • Si fonda sui concetti di parità e socializzazione delle difficoltà • È un luogo di confronto e di sviluppo delle conoscenze 5
Quattro filoni culturali: • Principi professionali - (principi umanistici, riconoscimento delle diversità, partecipazione) • Attenzione al positivo e alle risorse • Auto/mutuo aiuto - aiuto reciproco • Empowerment 6
Diverse teorie di riferimento : • Modello medico (Pratt, Lazell, Marsh) • Psicanalisi (Burrow - analisi di gruppo; Wolf, Bion- analisi in gruppo; Moreno- psicodramma) • Teoria di campo (Lewin) • Gestalt (Perls) • Psicologia umanistica (Rogers) • Analisi transazionale (Berne) • Approccio sistemico 7
Esistono due diversi livelli di lavoro con i gruppi : • Gruppi di terapia- mirano a cambiare i comportamenti che generano sofferenza in persone che chiedono aiuto a uno specialista per essere alleviate da disagi e difficoltà nei rapporti interpersonali 8
Esistono due diversi livelli di lavoro con i gruppi : • Gruppi di addestramento- mirano a far apprendere in maniera partecipativa, attraverso l'esperienza ciò che avviene in una situazione non strutturata acquisendo maggior consapevolezza di certe dinamiche delle relazioni interpersonali 9
IL GRUPPO • “INSIEME DI INDIVIDUI CHE INTERAGISCONO FRA LORO INFLUENZANDOSI RECIPROCAMENTE E CHE CONDIVIDONO PIÙ O MENO CONSAPEVOLMENTE, INTERESSI, SCOPI, CARATTERISTICHE E NORME COMPORTAMENTALI.
IL GRUPPO L’INFLUENZA RECIPROCA TRA I VARI MEMBRI DEL GRUPPO È TANTO PIÙ INTENSA QUANTO PIÙ IL GRUPPO È RISTRETTO E DIMINUISCE VIA VIA CHE QUESTO SI ALLARGA, PER CUI IL GRUPPO SI DIFFERENZIA DA ALTRE FORME DI AGGREGAZIONE SOCIALE COME LE FOLLE O LE COMUNITÀ IN CUI NON ESISTE INTERAZIONE DIRETTA FRA TUTTI GLI INDIVIDUI.” U. GALIMBERTI, DIZIONARIO DI PSICOLOGIA
IL GRUPPO MINIMO È COSTITUITO DA TRE PERSONE • DUE PERSONE HANNO RAPPORTI DIRETTI, PERSONALI, ‘FACCIA A FACCIA’ • CON TRE O PIÙ PERSONE LE RELAZIONI DIVENTANO PIÙ COMPLESSE, SONO DI TIPO TRIADICO, CON FEEDBACK DIRETTO E INDIRETTO
Si identifica il gruppo come pluralità in interazione, con un valore di legame, che ne determina l’emergenza psicologica. • Pluralità, interazione e legame producono a loro volta la sua emergenza sistemica.
Pluralità – insieme numericamente ridotto di persone, che si identifica nel soggetto sociale “piccolo gruppo”. • Interazione – è l’azione reciproca tra gli individui del gruppo e si articola a tre livelli : l’influenzamento reciproco, il fare insieme, l’agire contingente (vincoli di tempo, spazio).
Legame – è il vincolo che si instaura tra gli individui e ne definisce i sentimenti di appartenenza. Il legame determina l’emergenza psicologica del soggetto gruppo conducendo il gruppo ad assumere quella particolare configurazione relazionale e affettiva che ne segna l’interazione. • Emergenza sistemica – esprime l’ esistenza del gruppo come sistema complesso
ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA DINAMICA DEI GRUPPI • LA CONDIVISIONE DI UN OBIETTIVO; • LA CONSAPEVOLEZZA DELLA PRESENZA DI UN LEGAME TRA I COMPONENTI DEL GRUPPO; • LA PRESENZA DI SOTTO-GRUPPI ‘FLESSIBILI’; • LA VALORIZZAZIONE DI CIASCUN COMPONENTE DEL GRUPPO; • LA DISPONIBILITÀ/CAPACITÀ DI AFFRONTARE E GESTIRE IL CONFLITTO; • LA CREAZIONE DI IPOTESI DI CAMBIAMENTO PER L’AMBIENTE E PER SITUAZIONI DELLE PERSONE.
GRUPPO DI BASE • OBIETTIVI : sociali ; psicologici • RUOLI EFFETTIVI • NORME IMPLICITE, RITI • OMOGENEITA‘ • COLLABORAZIONE/ COLLUSIONE SODDISFAZIONE
GRUPPO DI LAVOROOBIETTIVO ISTITUZIONALERUOLI DICHIARATINORME ESPLICITEETEROGENEITA' DEI CONTRIBUTICOLLABORAZIONE / CONFLITTOGRUPPO DI LAVORO • OBIETTIVO ISTITUZIONALE • RUOLI DICHIARATI • NORME ESPLICITE • ETEROGENEITA' DEI CONTRIBUTI • COLLABORAZIONE / CONFLITTO RISULTATI
IL FATTO CENTRALE NELLA RELAZIONE SOGGETTO/GRUPPO E’ IL BISOGNO
IL BISOGNO SI MANIFESTA IN DUE FORME IDENTITA’(essere autonomi,differenziarsi, creare…) DIPENDENZA (adattarsi, dipendere, essere parte…)
IL BISOGNO DIVENTA L’UNITA’ DI MISURA INDIVIDUALE CON LA QUALE SI VALUTA LA PROPRIA SODDISFAZIONE MA ANCHE I RISULTATI DEL GRUPPO E LE RELAZIONI CON GLI ALTRI
I bisogni individuali che il gruppo può ragionevolmente soddisfare sono quelli di: • stima e autostima • identità e sicurezza • contribuzioni
classificazione • Gruppi primari : piccoli, fondati su contenuti affettivi e molto personalizzati, centrati sulla soddisfazione dei bisogni sociali dei membri Gruppi secondari: più grandi in cui i membri contano per il loro ruolo, non tanto per la loro persona. Centrati su obiettivi specifici • Gruppi formali : basati su norme esplicite, in vista di determinati scopi Gruppi informali : spontanei, senza regole precise per il funzionamento 24
Una differenziazione: diverse funzioni • Gruppi di lavoro • Finalizzazione al compito, produttiva, • Assunzione di decisioni funzionali, • Realizzazione di obietttivi esterni al gruppo • Sviluppa processi relazionali di lavoro • Gruppi di aiuto • Processi relazionali di crescita • La dimensione di ‘compito’ è legata alla funzione terapeutica in senso lato (sviluppo di processi di crescita) 25
Le buone ragioni del gruppo • Il gruppo può essere un buon luogo di interazione se ciascun partecipante • Capacità di relazione interpersonale sono/non sono adeguate • Le difficoltà appartengono anche ad altri • Il gruppo consente un sentimento di ‘compassione’ • Si possono mettere disposizione affetti e conoscenze • Si può collaborare senza competere (cooperative learning - Atzei, 2003) 26
Proprietà • Relative alla dimensione (qualità dell’interazione e comunicazione) - la stella • Strutturali (ruoli aspettative reciprocità) • Confini: l’appartenenza 27
dinamiche • Relative alla formazione del gruppo • Alla sua coesione • Ai ruoli e alla leadership 28
Il gruppo, nell’esperienza dell’as, • Versante programmatorio • Dimensione organizzativa • Favorisce lo sviluppo di comunità • Accompagna partenariati e reti di progettazine partecipata • Veicolo di formazione e informazione • Strumento di prevenzione e promozione sociale • Contestualizza la collaborazione interprofessionale • È il presupposto metodologico del lavoro di rete • È una forma di sostegno nella relazione di aiuto 29
Fasi di realizzazione del gruppo (Heap) • Formazione e progettazione • Chi?, verso dove (gli obiettivi)?, Perché agire così (le risorse)?, quanti?, cosa si offre?, come apparirà? • La fase operativa: • La prima riunione e la ‘diagnosi’ • La comunicazione • La cultura del gruppo, • L’evoluzione del gruppo • Uso di attività e conduzione collettiva • La conclusione del lavoro di gruppo 31
Le 5 W del giornalismo applicate al gruppo (Heap) • Why - le ragioni di un gruppo • Who - la composizione del gruppo e l’assegnazione dei ruoli previsti • What - i contenuti affettivi e di lavoro del gruppo • Where - gli obiettivi del gruppo e la sua dimensione spaziale • When - i diversi aspetti della dimensione temporale 32
Fasi e metodologia (Zini, Miodini) • La rilevazione del bisogno • Definizione obiettivi e scelta dei destinatari • Individuazione delle risorse e elaborazione del progetto • Selezione dei partecipanti • Osservazione e ascolto • Guida e gestione • Conclusione 33
Il gruppo ha un ciclo di vita • Nasce - nel momento in cui viene pensato - chi lo pensa ne è parte • Ha un’esistenza - il movimento di individualità e insiemi a cui diamo il nostro contributo professionale • Ha una fine - quando le interazioni organizzate e finalizzate tra i suoi membri vengono meno, in modo previsto o imprevisto Responsabilità del conduttore 35
Fasi di evoluzione di un gruppo • INTERAZIONE è una fase di orientamento le persone cominciano ad interagire tra loro, sono in gioco sia forza centrifuga che centripeta. E’ la fase dell’indifferenziazione Chi sono io? Chi è il gruppo? Il problema di questa fase è la dipendenza. Se appartengo dipendo e non mi diversifico. • INTERDIPENDENZA Comincia la differenziazione, si comincia a pensare che ci posso essere io e anche gli altri. C’è complementarietà ci si può dare il permesso di essere diversi. Inizia a nascere un gruppo di lavoro, nascono ruoli specifici.. • INTEGRAZIONE Il processo di differenziazione è completato si riconoscono le risorse dei singoli per un obiettivo di gruppo. Avviene la negoziazione. Esiste un legame di base. 36
Gruppo di base e gruppo di lavoro (1) • L’elaborazione di Bion rispetto agli assunti di base permette di mettere in luce una distinzione utile nella pratica. • Il gruppo di base • è attento agli aspetti affettivi e relazionali, • si occupa di ciò che accade, non di ciò che viene fatto • Si occupa dei processi e di ciò che ognuno ‘è’ 37
Gruppo di base e gruppo di lavoro (2) • Il gruppo di base è il luogo in cui vengono giocate le rappresentazioni reciproche e le mappe relazionali che ognuno si è costruito • Il gruppo di lavoro ha un obiettivo esplicito, il gruppo di base no. O, meglio, il suo obiettivo è il benessere dei membri • Il gruppo di lavoro presidia l’obiettivo: produrre, raggiungere un obiettivo abbassa l’ansia 38
Ciclo di vita del gruppo • all'interno della vita del gruppo esiste un “ciclo”, che delinea la crescita del gruppo, dalla nascita, alla maturità fino alla sua morte, cioè fino al momento in cui il gruppo, avrà riconosciuto il raggiungimento dei propri obiettivi o l’evidente impossibilità di realizzarli. • Essere consapevoli delle fasi e dei momenti di crisi connessi a questo ciclo vitale offre la possibilità di fronteggiare le difficoltà, di mettere in atto modalità facilitanti e soprattutto di non rimanere prigionieri della sensazione di confusione, inconcludenza e sterilità che spesso prevale di fronte alla fatica di lavorare in gruppo o di far lavorare un gruppo. 39
fasi di lavoro di un gruppo • Prima fase: avvio del gruppo • Seconda fase: insoddisfazione • Terza fase: produzione operativa • Quarta fase: separazione chiusura 40
Prima fase: avvio del gruppo (orientamento) • Alla sua nascita e nella sua prima fase di vita il gruppo dovrà affrontare una fase di caos determinata dallo stato di incertezza rispetto al da farsi, ma anche dal clima di scarsa conoscenza e fiducia che naturalmente regnerà tra persone che non si conoscono. • Si tratta di una fase caratterizzata da sentimenti di ansia e di incertezza, dove si prendono le distanze, ci si misura reciprocamente rispetto ad un compito probabilmente ancora piuttosto vago e confuso. • Da questa fase il gruppo evolve instaurando una rete di interazioni e meccanismi di comunicazione che portano gradualmente alla conoscenza reciproca e al chiarimento del compito da realizzare 41
Seconda fase: insoddisfazione (attacco e fuga) • Superata la fase del caos, il gruppo entra in una fase più complessa nella quale si attiva per creare e definire una cultura comune, vale a dire un insieme di conoscenze, valori, comportamenti accettati, che definiscono i confini del gruppo e ne organizzano la vita. • Fa parte di questa fase, il confronto sulle regole e sui valori che queste si propongono di tutelare. • in genere rappresenta un terreno di potenziale conflittualità e di vissuti di tensione all’interno del gruppo stesso. • Il gruppo non risponde a tutte le aspettative delle persone che vi fanno parte • Fase in cui si esprimono gli attacchi al leader, ma anche ai partecipanti 42
Terza fase: produzione operativa • Nasce una cultura del gruppo condivisa e il gruppo può essere operativo. Si tratta di concentrarsi sugli obiettivi che ci si è dati per poterli realizzare. • Il prodotto diventa il centro dell’interesse e dell’azione del gruppo. Le risorse di cui i singoli membri del gruppo sono portatori, riconosciute e integrate attraverso le fasi vissute fino a quel momento, vengono organizzate e messe a disposizione per la realizzazione degli obiettivi prefissati. Da questo momento diventa importante “fare” e potersi riconoscere via via nei risultati ottenuti. • Nel momento in cui si concretizzano gli obiettivi prefissati, il gruppo ha raggiunto il suo scopo. In genere si tratta di una tappa sulla strada del compimento di una finalità più ampia ma è importante riconoscere il raggiungimento di un traguardo. 43
Quarta fase: separazione chiusura • Fase difficile, come quella iniziale. • Il rischio è che le persone se ne vadano e svalutino il gruppo. la paura di perdere l’esperienza può spingere a svalutarla. • Ciascuno ha il suo stile per separarsi • Importante chiudere, altrimenti non si vede il percorso fatto. • Importante la restituzione, i risultati vanno restituiti, non solo osservati 44
Riferimenti bibliografici sul gruppo • Del Rio G., Luppi M., (2010) Gruppo e relazione di aiuto. Franco Angeli, Milano • Fabbri V. (2006), Il gruppo e l’intervento sociale. Progettare, condurre, valutare. Carocci 2006 • Heap K., 1985; la pratica del lavoro sociale con i gruppi, Astrolabio, Roma (testo per esame) • Voce del Nuovo Dizionario di servizio sociale, Servizio sociale di gruppo (F. Ferrario) • Zini, Miodini; (1999), il gruppo; uno strumento di intervento nel sociale, Carocci, Roma 45
Esperienze conosciute di gruppi di utenti • Mettere a fuoco osservazioni sulla metodologia utilizzate in queste esperienze: le 5 w, altri aspetti? • Interrogativi? 47