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IL RINASCIMENTO. Arte, Letteratura e Storia del periodo rinascimentale nel Salento. STORIA. LETTERATURA. ARTE. IL RINASCIMENTO.
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IL RINASCIMENTO Arte, Letteratura e Storia del periodo rinascimentale nel Salento
STORIA • LETTERATURA • ARTE IL RINASCIMENTO
Nel 1384 il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo - in seguito al matrimonio con la contessa di Lecce Maria d'Enghien - diventò uno dei più ricchi e potenti feudatari del Regno. Alla sua morte, nel 1406, il Re di Napoli Ladislao giunse in armi sotto le mura di Taranto per rivendicarne il possesso, ma Maria d'Enghien lo respinse per due volte. Alla fine Ladislao propose di sposare la contessa, ottenendo per via diplomatica ciò che non era riuscito a conquistare con la forza. Morto Ladislao, Maria d'Enghien tornò in possesso della Contea di Lecce e riottenne il Principato di Taranto per il figlio Giovanni Antonio Orsini. Morto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo nel 1463, con Ferrante d'Aragona, Lecce diviene centro tra i più importanti con uffici pubblici e giudiziari. A seguito della congiura dei Baroni nel 1486-1487 vengono eliminati tutti i grandi feudatari del Regno e le varie contee assegnate ad alleati degli Aragonesi con esclusione di Lecce, Brindisi, Taranto, Otranto e Gallipoli che dipendono direttamente dalla corona tramite un governatore. STORIA DEL RINASCIMENTO
Contea di Soleto (poi ducato di Galatina) a Giovanni CastriotaScanderbeg • Contea di Nardò (poi ducato) a Belisario Acquaviva • Contea di Conversano (con Noci, Castellana, Bitetto e Gioia del Colle) ad Andrea Matteo Acquaviva • Contea di Castro e Ugento a Francesco Del Balzo • Contea di Copertino (con Veglie, Leverano e Galatone) a Bernardo CastriotaGranai • Contea di Alessano e Tricase (con Specchia, Patù, Castrignano, Montesano Salentino, Neviano, Melissano) a Giovan Francesco Del Balzo. STORIA DEL RINASCIMENTO
La Contea di Soleto ed il Principato di Taranto vennero assorbiti dal regno di Napoli dopo la congiura dei Baroni contro il re e la morte di Giovanni Antonio Orisini Del Balzo, ultimo principe di Taranto. Tra il 1459 e il 1463, Galatina aveva circa 2.900 abitanti contro i circa 1.100 di Soleto e da questo momento in poi continuò ad espandersi culturalmente ed economicamente fin quando nel 1484 venne scorporata dalla contea di Soleto e dagli Aragonesi elevata a ducato. Nello stesso anno anche Cutrofiano fu ceduta alla famiglia Del Croce-Capece. Nel 1479 viene sottomessa a Lodovico di Campo. La famiglia CastriotaScanderbeg ottenne dalla corona aragonese il ducato di San Pietro in Galatina e la contea di Soleto nel 1485. Giovanni, figlio di Scanderbeg, e suo figlio Ferrante furono il primo e secondo duca di Galatina. L'unica figlia legittima del Duca Ferrante, Irene, nata da Andreana Acquaviva d'Aragona dei Duchi di Nardò, portò il ducato di Galatina e la contea di Soleto nella famiglia Sanseverino dopo il suo matrimonio con il principe Pietro Antonio Sanseverino (1539) appartenente ad una nobile famiglia napoletana. A questo periodo risalgono le attuali porte e mura di Galatina. LA CONTEA DI SOLETO
Nel 1413 l'antipapa Giovanni XXIII elevò l'abbazia Neretina a sede episcopale. Nel 1414, alla morte di re Ladislao, il regno passò alla sorella Giovanna II, ma un anno dopo Nardò fu assaltata da Luigi Sanseverino che, però, governò con giustizia e benevolenza. Nel 1420 Giovanna II conferma con privilegio la contea di Nardò al principe Luigi Sanseverino, conte di Copertino ma, nel 1422 in seguito alla rivolta contro la regina ad opera dello stesso Sanseverino, la contea fu infeudata ai domini degli Orsini Del Balzo. Alla morte di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463, Nardò tornò al principato tarantino di Ferdinando I d'Aragona. Nel 1480 l'armata ottomana, dopo aver saccheggiato e occupato Taranto, assalì Gallipoli e Nardò. Nel 1483, a causa della pressante situazione economica del regno, Ferdinando I fu costretto a vendere il feudo di Nardò ad Anghilberto del Balzo Orsini, conte di Ugento e Presicce per la cifra di undicimila ducati. Il 19 maggio 1484 la flotta veneziana, occupata Gallipoli, cinse le mura Neretine. Nardò fu considerata colpevole di lesa maestà, declassata a casale e passata alle dipendenze di Lecce, dopo l'abbattimento delle mura. La città rimase alla giurisdizione di Lecce da marzo a novembre del 1485, quando fu temporaneamente restituita ad Anghilberto del Balzo. Nel 1497 Federico I d'Aragona assegnò il feudo di Nardò al conte Belisario Acquaviva. A lui rimase la città quando, nel 1510, fu elevata a ducato. Nel 1528 le truppe francesi assediarono e occuparono Nardò. Subito dopo però, i francesi fuggirono a causa della peste e la città tornò a essere di proprietà demaniale grazie all'intervento dell'imperatore Carlo V che aveva riscontrato nei neretini un'avversione nei confronti degli Acquaviva. Nel 1532, tuttavia, la città tornò alle dipendenze della casata, nella persona di Giovan Bernardino Acquaviva, figlio di Belisario, e rimase sotto il dominio fino al 1806, quando il feudalesimo fu abolito. LA CONTEA DI NARDÒ
Con l'avvento degli Aragonesi al potere, i quali lo conquistarono con l'aiuto dell'esercito spagnolo e alcuni cavalieri albanesi, nel 1498 la contea di Copertino fu concessa ai Castriota Granai, albanesi appunto, in segno di gratitudine per l'aiuto prestato. Con la loro presenza, durata quasi tutta la prima metà del Cinquecento, Copertino visse il periodo più aureo della sua storia. Con la scomparsa di Antonio, ultimo discendente maschio di Alfonso Castriota, la contea di Copertino passò alle dipendenze del Viceregno spagnolo che nel frattempo aveva scalzato la dinastia aragonese. Fu questa l'epoca del baronaggio forestiero che si infiltrò e trasformò la popolazione al punto tale da farla sentire spagnola per tendenza, per lezioso cerimoniale e per umiliante soggezione al Consiglio madrileno. La contea di Copertino fu, quindi, messa all'asta e, nel 1557, venne acquistata da Vittoria D'Oria. Da questi passò a Giulio Cesare che, morto senza eredi maschi, nel 1582 la trasferì a sua sorella Livia che, sposando Galeazzo Pinelli, la possedette col titolo di marchesato. LA CONTEA DI COPERTINO
Alessano in questi secoli visse la sua stagione di massimo splendore. Durante la signoria di importanti famiglie nobiliari, quali i Della Ratta, i Del Balzo, i De Capua, i Gonzaga, i Guarini, i Trani, i Brayda, gli Ayerbo d'Aragona e gli Zunica-Sforza, che si succedettero nel corso dei secoli, la città divenne un importante centro commerciale, attraendo anche alcune famiglie di ricchi commercianti veneziani ed una piccola comunità ebraica, che possedeva una propria Sinagoga. In seguito, il centro decadde e con la soppressione della Diocesi perse gradualmente la posizione di preminenza. LA CONTEA DI ALESSANO
Nel corso del 400 si verifica una vera e propria svolta della civiltà europea con dei decisivi mutamenti nelle varie visioni del mondo e di conseguenza nelle varie espressioni letterarie ed artistiche, come anche negli studi scientifici. Ha inizio una nuova età che, nella tradizionale periodizzazione , è indicata con il termine di Rinascimento. Per quanto riguarda la produzione letteraria italiana di questi due secoli va fatto un discorso particolare. LETTERATURA DEL RINASCIMENTO
Nella letteratura italiana, nell’età che va dalla fine del Trecento al Concilio di Trento, si possono distinguere in tutto tre momenti: 1)Il primo si estende dall’ultimo scorcio del Trecento all’ascesa di Lorenzo a signore di Firenze (1469). Ne fanno parte gli scrittori nati fra gli anni Sessanta del Trecento (come Niccolò Niccoli, nato nel 1364) e gli anni Venti del Quattrocento (come Cristoforo Landino del 1425 e Giovanni Pontano del 1429). In esso prevalgono gli interessi umanistici nel senso stretto della parola: il latino diventa la lingua letteraria dominante rispetto al volgare e la trattatistica, lo studio delle letterature antiche e la filologia hanno il sopravvento sulla creatività; 2) Il secondo momento corrisponde all’età di Lorenzo de’ Medici (1449-1492) ed è caratterizzato dalla rinascita della letteratura in volgare, seppure in presenza di una forte produzione di “letteratura umanistica” in latino: è il periodo del cosiddetto Umanesimo volgare. Ne fanno parte i coetanei di Lorenzo (nato nel 1449), e cioè gli scrittori nati fra gli anni Trenta (come Pulci del 1432) e gli anni Cinquanta (come Poliziano del 1454 e Sannazaro del 1455); 3) Nel terzo momento, dalla morte di Lorenzo al Concilio di Trento, l’attività creativa e artistica è posta al centro della nuova civiltà, ritorna il predominio del volgare come lingua letteraria e si giunge a una complessiva riformulazione dei canoni e dei generi letterari. I primi due momenti corrispondono alla prima fase della civiltà umanistico-rinascimentale. Si può prendere come data di discrimine fra il primo e il secondo momento l’anno in cui Lorenzo de’ Medici va al potere, il 1469, perché tutte le maggiori opere letterarie in volgare del Quattrocento si collocano al di là di questa data, nell’ultimo trentennio del secolo. Infatti la prima elaborazione del Morgante di Pulci è terminata nel 1470, mentre l’edizione completa e definitiva è del 1483; l’attività artistica dello stesso Lorenzo si pone fra il 1470 e il 1492; le Stanze per la giostra di Poliziano risalgono agli anni 1475-1478; nel 1476 Boiardo chiude Amorumlibri e dà inizio all’Orlando innamorato; l’Arcadia di Sannazaro è elaborata nel periodo 1483-1485 e conclusa nel 1504. Si tratta, in ogni caso, di scrittori che, pur scegliendo il volgare, spesso lo fanno convivere con il latino e con una sensibilità letteraria squisitamente umanistica: per certi versi, essi rappresentano dunque un momento di transizione e di trapasso che si concluderà solo con la generazione successiva, quella di Machiavelli (nato nel 1469), di Bembo(nato nel 1470) e Ariosto (nato nel 1474), che esprimono la maturità letteraria del Rinascimento italiano. LETTERATURA DEL RINASCIMENTO
La città rinascimentale trovò la sua più compiuta espressione in Italia, in Francia e in Germania. La riscoperta dell'opera di Vitruvio Pollione (I secolo a.C.) introdusse elementi di pianificazione e di regolamentazione tendenti a valorizzare principi di ordine, armonia e simmetria nello spazio urbano. Edifici pubblici, laici e religiosi, di nuovo impianto e di nuova concezione definirono il panorama di queste città; a essi si accompagnarono palazzi nobili, strade larghe, infrastrutture, parchi e giardini che mutarono profondamente il volto delle realtà urbane. Abbattute le vecchie e ormai scarsamente utili cinte murarie, le città furono protette con bastioni dalla forma poligonale o stellare in grado di far fronte alle nuove tecniche d'assedio (l'esempio più noto e illustre è Palmanova nel Friuli); ma, contemporaneamente, assunsero sempre più un aspetto "civile" presentando una regolarità di costruzioni che dava conto di una visione razionale e aristocratica della vita. Città ideali vennero disegnate da Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Martini, Vasari, Leonardo, Palladio: quasi tutte erano ispirate a principi radiocentrici che ben si prestavano a caratterizzare lo spazio urbano secondo assi viari che convogliavano l'attenzione dell'osservatore su un "polo monumentale" (piazze con obelischi, statue equestri, fontane, scalinate) che sembrava chiudere la scena. Le Chiese e le facciate dei palazzi rappresentavano una quinta che doveva impressionare il visitatore e, nello stesso tempo, infondere in lui un senso di ordine e di armonia che contrastava con il disordine tipico del dedalo di viuzze delle città medievali. ARTE DEL RINASCIMENTO
I Castelli Non meno di venti castelli fanno del Salento una poderosa unica fortezza, La configurazione attuale di quasi tutti i castelli del Salento risale al periodo rinascimentale (secc. XV e XVI), anche se molto spesso i vari complessi inglobano precedenti costruzioni, come ad esempio nel caso del castello di Copertino, di Gallipoli, di Otranto, di Acquarica del Capo, di Presicce, di Morciano di Leuca e di Roca Vecchia. Emblematici il Castello di Carlo V, a Lecce (eretto tra il 1539 e il 1549), e la città fortificata, con baluardi e fossato, di Acaja (nel comprensorio di Vernole), Un cenno a parte spetta al Castello di Corigliano d’Otranto, sintesi superba di funzionalità militare e di bellezza artistica. E’ sicuramente il più ricco di decorazioni scultoree dell’intera provincia e tra i più visitati e ammirati del Sud Italia. ARTE DEL RINASCIMENTO
Le Torri Speculare al destino dei castelli è la vicenda propria delle torri costiere e delle numerose masserie fortificate in Terra d’Otranto. Le torri di avvistamento e di segnalazione, innalzate nel tardo Cinquecento (più antica, a Leverano, la torre federiciana del XIII secolo, mentre a Lecce sono visibili le torri cilindriche di Belloluogo e del Parco, rispettivamente del XIV e del XV secolo), sono, nella loro severa essenzialità, dei veri e propri gioielli di edilizia militare che connotano fortemente le coste salentine. Maestose quelle che spiccano sulla costa bassa dell’alto Adriatico, da Torre Specchiolla a Torre Rinalda, da Torre Chianca ai ruderi di Torre Veneri, da Torre Specchia Ruggeri (Vernole) a San Foca e a Torre dell’Orso, da Torre Santo Stefano alla Torre del Serpe, entrambe nel territorio di Otranto, da Torre Sant’Emiliano alla Torre di Minervino (che domina l’insenatura di Porto Badisco), dalle torri di Diso, di Andrano, di Tricase, di Tiggiano e di Alessano alla torre dell’Omo Morto, che resiste impavida a Leuca, per passare alle torri ioniche, partendo da Torre Vado, incombente sul porto, Torre Pali quasi naufraga in mezzo al mare, Torre Mozza e San Giovanni (Ugento), Torre Suda (Racale), la gallipolina Torre Sabea, la spettacolare Torre delle Quattro Colonne e la solenne Torre dell’Alto a Nardò, arroccata su di un incantevole promontorio dal quale domina lo spettacolo di una costa che si perde a vista d’occhio, per finire, ancora in territorio neretino, con Torre Sant’Isidoro e Torre Squillace, in contatto visivo, più a nord, con le torri di Porto Cesareo. ARTE DEL RINASCIMENTO
Le città del Barocco La Basilica di Santa Croce vale da sola un viaggio nel Salento, anche dai punti più sperduti del pianeta. Lecce è il tripudio del barocco e della pietra leccese, dalle magnifiche facciate delle chiese, dei conventi e degli edifici pubblici e privati fino al più umile dei suoi balconi e dei suoi portali. Il barocco a Lecce e negli altri centri della provincia interessati da questo fenomeno plateresco, come la greca Galatina (ricca di testimonianze settecentesche, tra cui spicca la Cattedrale dedicata ai SS. Pietro e Paolo), l’altrettanto greca Galatone (con il ricchissimoOSantuario del Crocifisso della Pietà, la chiesa dei Domenicani e la chiesa Maggiore), Nardò (con la barocca Piazza Salandra e la notevolissima chiesa di San Domenico), Gallipoli, Alessano, è l’elegia dell’arte religiosa nel Salento, l’ultima sua grande espressione. Su questi scenari di religiosità diffusa, domina incontrastato il campanile, da quelli a vela delle piccole chiese alle prestigiose guglie di Lecce, Soleto, Sternatia, Maglie, Copertino, che si lasciano sorprendere come impietrite eccezioni nella piana salentina. ARTE DEL RINASCIMENTO