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Due maestri del teatro. Dario Fo (1926). Eduardo de Filippo (1900-1984).
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Due maestri del teatro Dario Fo (1926) Eduardo de Filippo (1900-1984)
Riassumere una vita artistica tanto lunga e tanto piena di avvenimenti (mi sono occupato di cinema, televisione, radio, regie liriche; ho costruito un teatro a Napoli, ho formato la Compagnia La Scarpettiana, che ho diretto per molti anni; ho scritto poesie, saggi, articoli, eccetera) non è cosa facile: • tutto sembra importante eppure niente pare indispensabile, nel proprio passato, tanto che a un certo punto non si riesce a capire se si è detto troppo o troppo poco. Forse è perché l'unica cosa che conta veramente nella vita di un artista è il futuro, e il passato, a insistervi a lungo, limita la creatività e la voglia di essere creativi.
Figlio d’arte...naturale Nasce nel 1900 a Napoli il 24 maggio, da Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo. Dalla coppia nel 1898 era già nata Titina mentre nel 1903 nascerà Peppino. 1904 Debutta come comparsa 1904- 1910 Lavora sporadicamente nella Compagnia del padre. 1911-12 Frequenta il collegio ma nel periodo estivo continua a recitare. 1913-16 Entra stabilmente nella Compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta e vi rimane fino al 1920, uscendone soltanto per pochi mesi nel 1918, quando la sua classe viene chiamata in guerra.
Sono nato a Napoli il 24 maggio 1900, dall'unione del più grande attore-autore-regista e capocomico napoletano di quell'epoca, Eduardo Scarpetta con Luisa De Filippo nubile. Mi ci volle del tempo per capire le circostanze della mia nascita perché a quei tempi i bambini non avevano la sveltezza e la strafottenza di quelli di oggi e quando a undici anni seppi che ero "figlio di padre ignoto" per me fu un grosso choc. La curiosità morbosa della gente intorno a me non mi aiutò certo a raggiungere un equilibrio emotivo e mentale. Così, se da una parte ero orgoglioso di mio padre, della cui Compagnia ero entrato a far parte, sia pur saltuariamente, come comparsa e poi come attore, fin dall'età di quattro anni quando debuttai nei panni di un giapponesino nella parodia dell'operetta Geisha, d'altra parte la fitta rete di pettegolezzi, chiacchiere e malignità mi opprimeva dolorosamente. Mi sentivo respinto, oppure tollerato, e messo in ridicolo solo perché "diverso”
Avevo sei o sette anni e passavo giornate e serate intere a teatro. Essendo figlio d'arte, mi riusciva facile farlo. Una commedia, o dalle quinte, o da un angolo di platea, o con la testa infilata tra le sbarre della ringhiera del loggione o da un palco, me la vedevo chissà quante volte. Ricordo con chiarezza che perfino gli attori che più ammiravo e che più mi entusiasmavano, come mio padre Eduardo Scarpetta, suscitavano in me pensieri critici: "Quando farò l'attore, io non parlerò così in fretta." pensavo. Oppure "Qui si dovrebbe abbassare la voce. Prima di quello strillo ci farei una pausa lunga almeno tre fiati." e restavo là inchiodato ad ascoltare, dimenticando ogni altra cosa.
E' evidente il programma di riforme che Scarpetta intendeva apportare, ed apportò, al teatro napoletano: fedeltà al copione scritto, abolizione delle improvvisazioni divenute ormai insopportabilmente lunghe e tediose; disciplina in compagnia e, nello scrivere, maggiore aderenza alla realtà e ai gusti del pubblico... La recitazione diventò più agile e moderna, la mimica più attinente alla realtà, il trucco meno caricato, minore la preoccupazione di non voltare le spalle al pubblico. Conservò invece la grazia di movimenti anche nelle scene violente, l'accentuazione dei caratteri fino alla macchietta e restò fedele a Felice Sciosciammocca.
Da molto tempo, ormai, ho capito che il talento si fa strada comunque e niente lo può fermare, ma è anche vero che esso cresce e si sviluppa più rigoglioso quando la persona che lo possiede viene considerata "diversa" dalla società. Infatti la persona finisce col desiderare di esserlo davvero, diverso, e le sue forze si moltiplicano, il suo pensiero è in continua ebollizione, il fisico non conosce più stanchezza pur di raggiungere la meta che s'è prefissa. Tutto questo però allora non lo sapevo e la mia "diversità" mi pesava a tal punto che finii per lasciare la casa materna e la scuola e me ne andai in giro per il mondo da solo con pochissimi soldi in tasca ma col fermo proposito di trovare la mia strada. Dovrei dire: di trovare la mia strada nella strada che avevo già percorso da sempre, il teatro, che è stato ed è tutto per me.
1920-21: Presta servizio nei Bersaglieri, durante il quale organizza piccoli spettacoli in caserma. Nel 1920 scrive per la Compagnia di Vincenzo Scarpetta il suo primo atto unico, Farmacia di turno. 1928 Si sposa con Dorothy Pennington: il matrimonio però fallirà presto e sarà annullato 1929-30 Assieme ai fratelli, entra nella Compagnia di Riviste Molinari: debuttano nel giugno 1930 al Teatro Nuovo di Napoli.
Inutile parlare delle difficoltà, degli stenti, della fame: chi, da indipendente, vuole perseguire un ideale va sempre incontro a periodi travagliati, ma se l'ideale ce l'hai e sai di poterlo servire degnamente, sopporti ogni cosa. Per anni e anni feci di tutto: comparsa anche in cinema, attrezzista, direttore di scena, caratterista. Poco a poco mi feci un nome come attore e scrittore e regista. La prima commedia vera e propria, un atto unico intitolato Farmacia di turno, la scrissi nel 1920, la prima regia ufficiale fu la messa in scena di una commedia musicale nel 1922; ma quante scene avevo scritto e quante regie avevo già fatto senza poterle firmare.
Ieri e oggi • Pur di realizzare il mio sogno ho fatto di tutto: il servo di scena, l’attrezzista, il suggeritore, l’amministratore, l’attore nei teatri di terz’ordine. Oggi invece non nascono più dei grandi attori, nascono degli attori che potrebbero essere grandissimi ma sono svogliati, perché essi stessi non amano il lavoro che fanno, lo fanno così, per routine, per un fatto abitudinario, ma non sono contenti. Noi eravamo contenti quando battevamo la montagna, la campagna, quando recitavamo nelle strade. Io ho recitato nei piccoli centri, abbiamo fatto a cambio una volta con un circo equestre.
1930-1935 Nasce la Compagnia "Teatro Umoristico I De Filippo" Natale in casa Cupiello Primo incontro di Eduardo con Luigi Pirandello. La Compagnia comincia ad andare in tournée in tutta Italia. Liolà di Pirandello, nella traduzione in napoletano di Peppino
Quando un attore ha recitato per anni e anni in un genere, mettendosi addosso tutti i lenocinii, tutte le maniere di una recitazione artificiosa e preveduta, combinata, architettata, se vuole veramente ritrovare se stesso sotto i vestiti degli altri, senza offesa per la decenza, sapite che ha da fà? S'ha da mettere nudo come Dio l'ha fatto. E così noi abbiamo fatto: io, sorema e frateme. Nudi tutti e tre. E così ricominciare a rivestirsi, a poco a poco, coi panni nostri ma non panni belli e fatti, buoni per tutti i casi e per tutti gli usi, ma abiti tagliati sulla carne viva del personaggio, messi insieme a seconda della nostra diversa sensibilità. Dopo anni e anni in cui abbiamo dovuto essere com'erano gli altri, ora grazie a Dio, si respira. Mo' simme nuie!
Natale in casa Cupiello • Lucariello e il suo “prezioso” presepe • Tommasino sfaccendato ladruncolo • Concetta la “chioccia” pacificatrice • Pasqualino, il fratello “scroccone” • Ninuccia l’insoddisfatta • Nicola il “cornuto” • Vittorio l’amante
La mia vera casa è il palcoscenico, là so esattamente come muovermi, cosa fare:nella vita, sono uno sfollato. Volete riconoscere un vero uomo di teatro da un dilettante? Fatelo camminare dietro la scena durante una recita: se inciampa, cade, fa rumore, cacciatelo, non diventerà mai un vero attore.
Bella gente i critici.. • quando Pirandello non era famoso, mi dicevano che ero pirandelliano (=noioso, pedante) • poi Pirandello divenne Accademico d’Italia e mi dissero che ero uno scrittore dialettale • poi il mio teatro andò in America e allora dissero che i miei personaggi erano macchiette • io ho sempre risposto, calmo sereno e muto, con una commedia all’anno • sono sempre andato avanti per i fatti miei e il pubblico mi ha ricompensato
1936Il berretto a sonagli Questa sera si recita a soggetto 1937 L'abito nuovo 1938-42 Non ti pago! (Milano, Roma, Firenze) 1943-44I rapporti tra Eduardo e Peppino si incrinano: alla fine il fratello minore lascia la Compagnia.
La mia “amara”commedia • Nelle mie commedie c’è sempre un risvolto drammatico. E questo era il punto che poi portò allo scioglimento della Compagnia dei tre De Filippo perché Peppino era eminentemente comico e io non avevo questa natura; io avevo una natura di attore che portava in teatro, in scena, la realtà e volevo approfondirla, ma con Peppino e con Titina io come autore dovevo ubbidire, tanto più che la compagnia aveva avuto successo, perché dovevo disgregarla dopo poco tempo? Andai avanti scrivendo i ruoli per Peppino, per Titina e per me e andammo avanti fino al punto in cui non mi fu possibile, per tante ragioni.
Nel 1944 Peppino lasciò la Compagnia. Intanto stava per finire la guerra, e con essa il ventennio fascista. Finalmente avrei potuto cambiare il mio modo di scrivere; mentre durante il fascismo avevo dovuto nascondere le verità sociali sotto il grottesco e l'assurdo per non essere censurato, adesso potevo parlar chiaro e cimentarmi nella forma teatrale alla quale da sempre avevo aspirato, ed è poi la più antica: corrispondenza ideale tra vita e spettacolo, fusione ora armoniosa ora stridente tra riso e pianto, grottesco e sublime, dramma e commedia, abbandonando quell'artificio scenico che è la netta divisione fra farsa e tragedia. Mi domandavo: "Ma perché per oltre due ore il pubblico deve o solo ridere o solo piangere? E perché gli spettatori, mettiamo, di Molière, accettavano le sue commedie tragiche - o tragedie comiche - e quelli di oggi non ci riescono?" La risposta che mi diedi fu una sola: "Non c'è ragione valida, c'è solo l'uso, divenuto tradizione, di tale artificiale divisione". Scrissi allora Napoli milionaria, fondai una nuova Compagnia, Il Teatro di Eduardo, e, confortato dal grande successo ottenuto dal nuovo genere teatrale, ho continuato per trent'anni a scrivere e recitare una ventina di commedie, oggi conosciute e recitate in tutto il mondo.
1945 Napoli milionaria! 1946 Questi fantasmi! (Roma, Teatro Eliseo, 7 gennaio) e Filumena Marturano (Napoli, Politeama, 7 novembre), entrambe in tre atti. 1948 al Teatro Eliseo di Roma Le bugie con le gambe lunghe. al Teatro Verdi di Trieste si rappresentaLa grande magia al Teatro Nuovo di MilanoLe voci di dentro
Napoli milionaria • 1942-1945 • la perdita della rotta di una famiglia povera ma dignitosa • Gennaro e Amalia • Amedeo, Maria Rosaria, Rita • la perdita della rotta • macerie e malattia • dignità e speranza • come moderni Malavoglia
FILUMENA MARTURANO(scritta in 12 giorni per Titina) • Filumena, ex prostituta, si finge moribonda per farsi sposare dal suo amante, Domenico Soriano. • Scoperta la beffa l’uomo vuole l’annullamento del matrimonio. • così lei rivela d’avere tre figli e che uno dei tre è figlio proprio di Domenico Soriano. • l’uomo furioso insiste nella richiesta d’annullamento e nel voler sapere quale sia suo figlio, ma Filumena, testarda, non glielo dice e se ne va • Infine il conflitto si scioglierà e la donna riuscirà a farsi sposare con una cerimonia ufficiale e ad ottenere il riconoscimento dei tre figli.
Filumena...e figl so’ figl • L’unica protagonista femminile del teatro edoardiano • Come una novella don Chisciotte combatte contro tutto e tutti per affermare un sogno che da lungo tempo insegue: la famiglia. • Una Medea rovesciata • La forza del sentimento contro i cavilli della legge e l’opportunismo di un uomo che non vuole complicazioni • La forza delle lacrime
Il video è uno strumento meraviglioso e noi dobbiamo adoperarlo per portare il teatro a tutti, anche nei paesi lontani dalle grandi città. Noi non facciamo televisione né cinema: facciamo lo spettacolo che è nato prima di tutti gli altri, il teatro;, utilizzando tutte le risorse della perfezione tecnica della televisione. C'è un detto napoletano che dice "'o giovane pò murì, 'o viecchio ha da murì". Io ho settantasette anni: giudicate voi a quale delle due ipotesi del proverbio appartengo. Il mio teatro finirebbe con me, allora. Invece io l'affido alla televisione e da qui a dieci o cinquanta anni sarà un documento, una testimonianza del nostro tempo.
1960-1975 Va in onda lo sceneggiato televisivo in sei puntate Peppino Girella. Collabora con Domenico Modugno:Muore Titina. Al San Ferdinando di Napoli Larte della commedia. Al Teatro Quirino di Roma, va in scena Il cilindro. Al Teatro La Fenice di Venezia debutta Il contratto, con le scene e i costumi di Renato Guttuso e la musica di Nino Rota. Riceve l'Ambrogio doro e viene dichiarato cittadino onorario di Milano Gli esami non finiscono mai Gli viene impiantato un pace-maker Premio Pirandello per il Teatro
Da un punto di vista egoistico, la TV mi ha giovato. E' già, perché qui, con le telecamere puntate, i passi segnati sul pavimento, i miei attori sono come imprigionati, non mi possono sfuggire. Non è come a teatro, dove di solito, dopo le prime rappresentazioni, il regista deve rimettere a posto il lavoro perché gli attori gli hanno preso la mano e ognuno fa di testa sua. Qui no, qui non possono. Ci pensa la televisione a tenerli a bada.
1975-1984 Sposa Isabella Quarantotti. A Birmingham, riceve la laurea honoris causa dalla locale Università "per i suoi meriti di drammaturgo, di attore e di regista". Apre la Scuola di Drammaturgia di Firenze, che ha sede presso il Teatro La Pergola. l'Università di Roma "La Sapienza" gli conferisce la laurea honoris causa. Cura la regia delle rappresentazioni della Compagnia Teatrale del figlio Luca. Corso di Drammaturgia presso il Teatro Ateneo dell'Università di Roma "La Sapienza". E’ eletto Senatore a vita dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per "altissimi meriti nel campo artistico e letterario". Durante l'estate traduce in napoletano secentesco La tempesta di W. Shakespeare. Il 31 ottobre muore a Roma.
Diceva ai giovani... • non sono bravo a parlare in pubblico • qualcuno ha detto di me che sono un rospo, un orso, che ho un carattere spinoso, che sono sfuggente • è che non sopporto quelli che si mettono a tavola e discutono dicendo fesserie • il teatro si fa, non si discute e, se io non fossi stato sfuggente, non avrei potuto scrivere 55 commedie
Prova ad entrare in scena ed interessare il pubblico al personaggio che devi interpretare senza parlare, se dopo un minuto, un mezzo minuto dalla sala parte una voce che ti chiede: "beh"? paga la penale al capocomico e cambia mestiere.
Facciamo il punto... • ha unito la Commedia dell’Arte e la commedia borghese di Pirandello • ha conciliato aspetti schiettamente popolari e chiare istanze sociali con le forme tradizionali del dramma borghese • ha scavalcato i limiti del teatro dialettale • ha inventato una nuova lingua vicina al parlato fatta anche di gesti, di pause, di dosaggi, di sospensioni • i suoi eroi quotidiani vivono in bilico tra tragedia e commedia • i temi prediletti : la famiglia, la solitudine e la sconfitta dell’uomo buono, la volontà di reagire al male e all’indifferenza, il sarcasmo verso il consumismo, la perdita di valori, la corruzione politica, il mito del denaro.
ATTENTI A ME!!! Gli autori negano che io sia un autore. Gli attori negano che io sia un attore. Gli autori dicono: tu sei un attore che fa l'autore. Gli attori dicono: tu sei un autore che fa l'attore. Nessuno mi vuole nella sua categoria. Mi tollerano solo gli scenografi.
tra un tu!-tu! e un “buonasera signori!” • 1926: A SANGIANO (VARESE) • MIO PADRE CAPOSTAZIONE E ATTORE AMATORIALE • MIA MADRE SCRITTRICE • MIO NONNO FRUTTIVENDOLO AFFABULATORE • 1940: ACCADEMIA DI BRERA • PADRE E MADRE AL FIANCO DEI PARTIGIANI • 1945: POLITECNICO DI MILANO (SCENOGRAFIA E DECORAZIONI TEATRALI)
LA MIA SCUOLA è IL PALCOSCENICO • INGORDO SPETTATORE AL TEATRO PICCOLO DI MILANO • RIVISTE SATIRICHE CON FRANCO PARENTI • CONOSCo LA mia INDIVISIBILE COMPAGNA, FRANCA RAME • 1954: MATRIMONIO • 1955: NASCE JACOPO • L’USO DELLA PANTOMIMA PER EVITARE DIALOGHI CENSURABILI • FONDAZIONE “COMPAGNIA DARIO FO-FRANCA RAME” (DIFFICOLTà A TROVARE TEATRI)
In tutta la mia vita non ho mai scritto niente per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po' le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa.
TRA COMMEDIE E TV • AMPIO SUCCESSO DI COMMEDIE CHE DENUNCIANO MALCOSTUME SOCIALE E POLITICO ITALIANO • PARTECIPAZIONI TELEVISIVE (MORTI BIANCHE, SCIOPERO, MAFIA,ORFANI DI GUERRA) • INTERROGAZIONI PARLAMENTARI, CENSURA, MINACCE DI MORTE • 1962-1977: BANDITI DALLA RAI • 1966: CI RAGIONO E CI CANTO (COMMISTIONE RITMO, MUSICA E TEMI POPOLARI)
qualche titolo.. Non tutti i ladri vengono per nuocere (1958) Gli arcangeli non giocano a flipper (1959) Chi ruba un piedeè fortunato in amore(1961) Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963) La signora è da buttare(1967) Grande pantomima con pupazzi grandi, piccoli e medi (1968) L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone(1969) Mistero buffo (1969) Morte accidentale di un anarchico (1970) Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa quello non è il padrone? (1971) Il papa e la strega(1989) Johan Padan a la descoverta de le Americhe (1991) Il diavolo con le zinne(1997) Lu Santo Jullare Françesco (1997) L'anomalo Bicefalo(2003). Sotto paga! Non si paga! (2007), rielaborazione in chiave contemporanea del testo "Non si paga, non si paga!" del 1974
GLI ANNI DELLA CONTESTAZIONE NELLE PIAZZE E SUL PALCO • 1968: “COMPAGNIA NUOVA SCENA” • TEATRO DICHIARATAMENTE DI LOTTA, NELLE PIAZZE, NELLE FABBRICHE, nei palazzetti, nei cinema • 1970: COLLETTIVO TEATRALE LA COMUNE (SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE) • 1973: arrestato per reato d’opinione • 1977: MISTERO BUFFO • 1982: FABULAZZO OSCENO • TOURNéES E PREMI • LAUREA HONORIS CAUSA DAlL’università la SORBONA E DAll’università LA SAPIENZA
mistero buffo • dal 1969, 5000 repliche • non ne esiste un’unica versione • mistero= rappresentazione sacra • buffo= chiave grottesco-satirica • prologhi e monologhi (spesso in grammelot) su drammi religiosi (la strage degli innocenti, la resurrezione di lazzaro, maria alla croce, bonifacio viii, san benedetto, le nozze di cana) • non è un’opera blasfema, ma......
IL PREMIO NOBEL (1997) • NELLA TRADIZIONE DEI GIULLARI, HA DILEGGIATO IL POTERE E HA RESTITUITO DIGNITà AGLI OPPRESSI • HA RIELABORATO LA RIVISTA E IL VARIETà UNENDOLI AL LAZZO DELLA COMMEDIA DELL’ARTE E ALLA VELOCITà DEL CINEMA COMICO DI CHAPLIN • SENZA IGNORARE LA TRADIZIONE, HA SEMPRE MOSTRATO VIVA ATTENZIONE PER LA POLITICA E LA SOCIETà CONTEMPORANEA • ALTO E BASSO, COMICO E TRAGICO SI FONDONO • GRANDE CAPACITà DI ADATTAMENTO E DI IMPROVVISAZIONE