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1861/2011: per un bilancio di 150 anni di storia italiana. Maurizio Gusso (Cologno Monzese, 16 marzo 2011). Indice della relazione. 1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico 2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano
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1861/2011: per un bilancio di 150 anni di storia italiana Maurizio Gusso (Cologno Monzese, 16 marzo 2011)
Indice della relazione 1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico 2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano 3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stra- nieri alla sovranità nazionale 4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico 5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conqui- ste e regressioni 6. Problemi aperti: quali priorità? Un esempio di elenco per- sonale 7. Riferimenti bibliografici
Premessa: un bilancio utile, ma complesso e problematico 1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.2 Processi di unificazione nazionale e di democratizzazione
1.1 Utilità, complessità e problematicità di un bilancio 1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.2 Complessità e problematicità del bilan- cio
1.1.1 Utilità del bilancio 1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi non la dimentica e sa interpretarla 1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di punti fermi e problemi aperti 1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto e non irreversibile
1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per chi sa interpretarla Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel presen- te, non si può progettare bene il futuro. La storia è maestra di vita solo per chi non la rimuove/di- mentica, ma ha la pazienza di studiarla e la competenza di interpretarla. Si possono imparare tante cose dai nostri predecessori, sia dagli errori (per non ripeterli), sia dalle conquiste (per sal- vaguardarle, perfezionarle e trasmetterle alle future gene- razioni), sia dai loro progetti (per attuarli), sia dai loro ideali, se validi (per incarnarli in processi effettivamente sostenibi- li).
1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione critica di eredità e problemi Un bilancio storico sensato è una selezione critica di - punti fermi da cui ripartire, eredità da as- sumere e trasmettere, patrimoni da salva- guardare, valorizzare, ampliare e diffondere; • problemi aperti, da affrontare lucidamente, cercando di evitare gli errori del passato.
1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (I) Nessun processo storico (tanto meno un processo di democratizzazione) è ineluttabile e irreversibile. Le conquiste democratiche sono il risultato del- l’impegno e delle lotte di uomini e donne del pas- sato, a cui dobbiamo riconoscenza e di cui dobbia- mo assumere e trasmettere l’eredità. La democrazia è una pianta giovane e delicata, che va coltivata attentamente.
1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (II) “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: per- ché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costitu- zione è l’indifferenza alla politica. […] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le stra- de di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila morti”. Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26 gennaio 1955 (Società Umanitaria di Milano); la sua registrazione è scaricabile da www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22 +%22Università+di+Milano+1955+parte+*%22
1.1.1.3 La democrazia è un patri-monio e un processo aperto (III) “Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […] può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli di- venti realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. […] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a lo- ro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale”. Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Asso- ciazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950), “Scuola democratica”, suppl. al n.2 del 20 marzo 1950, pp.1-5
1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio Tale bilancio è complesso e problematico per vari motivi. 1.1.2.1 Complessità del periodo storico e rischi di una sua lettura strumentale o troppo dipendente dalle mode del momento 1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminar- mente alcuni concetti chiave
1.1.2.1 Complessità del periodo storico e rischi di una sua lettura strumentale Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo e tormentato, che risente di eredità storiche di lunghissima durata e in cui siamo ancora immersi. La bibliografia scientifica è amplis- sima; il dibattito storiografico è molto vivace e variegato, ma assai meno noto di quello mediatico e politico, in cui a volte prevalgo- no le mode e/o gli approcci strumentali.
1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave 1.1.2.2.1 Identità personale e sociale 1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale 1.1.2.2.3 Democrazia e processi di demo- cratizzazione 1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità 1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire
1.1.2.2.1 Identità personale e sociale • Identità personale/sociale come combinatoria globale di differenti tratti di identità individuali/so- ciali (di specie, età/generazione, genere, ruolo, geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…). B) L’identità personale/sociale non è un’essenza pura, statica, astorica, decontestualizzata e asso- luta, ma un processo storico complesso, contrad- dittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo, contestuale, inevitabilmente ‘meticcio’.
1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’, ‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazio- nale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più in modo non scientifico, ma ideologico, as- soluto/decontestualizzato e astorico. Occorre, quindi, o sostituirli con categorie più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i significati in modo critico e trasparente.
1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione 1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia 1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’?
1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia Nella storiografia e nelle scienze sociali si incontrano diver- se definizioni e concettualizzazioni di “democrazia”. Cfr. Giovanni Sartori, Democrazia e definizioni, Il Mulino, Bolo- gna, 1987 (I ed.: ivi, 1957); Id., Democrazia: cosa è, Rizzo- li, Milano, 2007 (nuova ed. aggiornata; I ed.: ivi, 1993); Leonardo Morlino, Democrazie e democratizzazioni, Il Muli- no, Bologna, 2003. Per indicare le forme più avanzate di democrazia, Robert A.Dahl usa il termine “poliarchia” (cfr. R.A.Dahl, Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Angeli, Milano, 1997, VII ed.; I ed.: ivi, 1981; ed.or.: 1971).
1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di democratizzazione’? Si tratta di un concetto usato in modo consa- pevolmente convenzionale per indicare per- corsi non irreversibili di costruzione di una società più giusta, inclusiva e solidale, ri- spettosa dei beni comuni, delle regole de- mocratiche, delle differenze, delle responsa- sabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli esseri viventi. Cfr. Leonardo Morlino, op.cit..
1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità A) Diritti e responsabilità: due facce della stessa medaglia B) Diverse ‘generazioni di diritti’ C) I diritti umani e la loro ridefinizione D) Diritti dei minori e pari opportunità E) Diritti civili e politici F) Diritti socio-economici G) Diritti culturali H) Diritti bioetici ecc.
1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da ridefinire A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/ multiculturalismo, dialogo interculturale B) Popolo e classi sociali C) Politica D) Legalità democratica E) Laicità dello Stato e pluralismo F) Sistema delle autonomie, federalismo ecc.
1.2 Processi di unificazione nazio-nale e di democratizzazione Per evitare interpretazioni ideologiche (es.: nazionaliste) dei processi di unificazione na- zionale, occorre verificarne il grado di effet- tiva democraticità. Si tratterà, quindi, di esaminare in che misu- ra i processi di unificazione nazionale produ- cano società più democratiche sul piano lo- cale, nazionale e internazionale.
2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani 2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani 2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costru- zione di una comunità italiana
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(I) “I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani. E perché? Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro ri- manere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie mora- li che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino lo- ro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”. Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torinio, 1971, pp.8 e 9 (Origine e scopi dell’opera): cfr. www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani(II) “’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi a- mate l’Italia?’ Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono, la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise. ‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’. ‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”. Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p. 196 (I ed.: Einaudi,Torino, 1949).
2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e spinte centrifughe 2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italia- no 2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana (1859- 1919) 2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale (1861-1914) 2.2.4 L’Italia fuori d’Italia: emigrazione e colonie 2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943- 1945) 2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana
2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano 2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 2.2.1.2 Situazione anteriore alla prima guer- ra d’indipendenza italiana (1859)
2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861 L’invasione longobarda (568) sostituisce l’I- talia bizantina unitaria con una specie di ‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale terri- torio italiano resta diviso fra due o più Stati. Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno reso difficile e complicato il successivo pro- cesso di unificazione nazionale.
2.2.1.2 Situazione anteriore alla pri-ma guerra d’indipendenza (1859) Alla vigilia di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in 7 Stati principali (non considerando microstati come il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino): A) Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna), sotto la dinastia sabauda; B) Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto la dina- stia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche i territori degli attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia; C) Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza), sotto un ramo della dinastia borbonica; D) Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio Emilia), sotto la dinastia degli Austria-Este; E) Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena; F) Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna, Marche, Umbria e Lazio), sotto il papa; G) Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e Sicilia), sotto la dinastia borbonica.
2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana (1859-1919) 2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820- 1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) 2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione dei Mille (1860-1861), discesa dell’esercito sabau- do, plebisciti (1860) e proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) 2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)
2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (1820-1849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849) • Repressione dei moti liberali (1820-1821 e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857). B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: con- quiste parziali durevoli (es.: lo Statuto alber- tino) e temporanee (Costituzioni e Repubbli- ca romana) ed eredità politico-culturali. C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza (1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.
2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza (1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861) Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio, il Grandu- cato di Toscana e tutti i territori del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa (ad eccezione del Lazio). La capitale nel 1864 viene spostata provvisoriamente da Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).
2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza, la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’ Al Regno d’Italia vengono annessi - Veneto e Friuli dopo la terza guerra d’indipenden- za (1866); - il Lazio (tranne il Vaticano) dopo la conquista di Roma (1870); - Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Istria e Zara dopo la prima guerra mondiale. A parte la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e le questioni controverse di Fiume e Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino al 1943.
2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale (1861-1914) A) I ‘legittimisti’ (seguaci delle dinastie spodestate: es.: filo- borbonici). B) I ‘papalini’ (sostenitori del potere temporale del Papa). Pio IX, il Sillabo (1864: condanna papale di liberalismo, cat- tolicesimo liberale, socialismo, comunismo ecc.) e il Non expedit (1874: divieto papale alla partecipazione dei catto- lici alle elezioni politiche). C) Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’. D) Repubblicani, anarchici, operaisti e socialisti, percepiti da una parte del ceto politico dirigente come una minaccia al nuovo Stato liberale. E) La Massoneria. F) Le mafie.
2.2.4 L’Italia fuori d’Italia: emigrazione e colonie 2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile 2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e processi di italianizzazione forzata
2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile Le diverse ondate emigratorie italiane (e in particolare la massiccia emigrazione transo- ceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) por- tano alla diffusione del fenomeno delle Little Italies, cioè delle colonie di italiani immigrati in altri Stati, con tutti i problemi del riconosci- mento o meno dei loro diritti da parte dello Stato italiano e degli Stati di immigrazione.
2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione dell’Alto Adige e italianizzazione forzata A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea (1890), Somalia (1905), Libia e Dodecane- so (1912), Etiopia (1936). B) L’annessione dell’Alto Adige (1919). C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adi- ge e francese/franco-provenzale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia.
2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (1943-1945) Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra - i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il governo della Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezione parziale delle aree controllate dai partigiani; - il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), che gra- dualmente si espande verso Nord grazie all’azione con- giunta dei partigiani e dell’avanzata degli Alleati. L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi versi un ‘secondo Risorgimento’), con il contributo degli Alleati.
2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana A) Neofascisti e monarchici. B) Le mafie. C) I complessi rapporti fra Stato e Chiesa cattolica. D) Separatismo siciliano e separatismo altoatesino. E) Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della tensio- ne’, servizi segreti, ‘stragismi’, P2, ‘imprenditoria della pau- ra’. F) Terrorismi di estrema destra e di estrema sinistra. G) L’’inversione della corrente migratoria’ e le derive razzi- ste e xenofobe. H) I fondamentalismi e il terrorismo internazionale. I) ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘questione settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud.
2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costruzione di una comunità A) Modelli liberali. B) Modelli democratici. C) Modelli autoritari, nazionalisti, totalitari e populisti.
3. Indipendenza: dai domini/ predomini stranieri alla sovranità 3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559- 1859) 3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’ap- poggio di altri Stati europei 3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) 3.4 Condizionamenti degli ‘Stati-guida’ (USA e URSS) durante la ‘guerra fredda’ 3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana
3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859) Dopo le guerre per l’egemonia europea (1494-1559) in Italia predominano prima gli Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796), poi la Francia napoleonica (1805-1815) e infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni (1815-1859).
3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità grazie all’appoggio indiretto inglese (es.: spedizione dei Mille) e diretto francese (se- conda guerra d’indipendenza: 1859), prus- siano (terza guerra d’indipendenza: 1866) e dell’Intesa (‘Grande Guerra’).
3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945) A) L’Italia riperde e riconquista l’indipenden- za durante l’occupazione tedesca (1943- 1945). B) L’Italia riconquista l’indipendenza grazie alla Resistenza e agli Alleati.
3.4 Condizionamenti degli ‘Stati-guida’ durante la ‘guerra fredda’ Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante le va- rie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a guida DC sono subordinati a USA e NATO; il PCI si sgancia molto lentamente dal PCUS. Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comunisti’ del- l’Europa orientale (1989) e la dissoluzione dell’URSS (1991), si afferma il modello USA.
3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana A) Le mafie. B) I servizi segreti stranieri e i corpi devia- ti dello Stato. C) Il residuo potere temporale del Papato e le sue interferenze politiche. D) Le imprese multinazionali. E) Normativa europea e internazionale.
4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico 4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752- 1870) 4.2 La Repubblica romana (1849), la politica eccle- siastica del Cavour e del Regno d’Italia’ 4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il con- flitto fra Stato italiano e Papato (1870-1929) 4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929) 4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana 4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti
4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (752-1870) Stato della Chiesa o Stato Pontificio è il no- me dell’entità statuale formata dall’insieme dei territori su cui la Santa Sede ha eserci- tato il proprio potere temporale dal 752 al 1870. La forma di governo è una monarchia asso- luta elettiva (a suffragio maschile ristretto).
4.2 La Repubblica romana (1849) e la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia A) La Repubblica romana (1849). B) La politica ecclesiastica nel ‘decennio di pre- parazione cavourriano’ nel Regno di Sardegna e nel Regno d’Italia. Il principio “Libera Chiesa in Li- bero Stato”, adottato da Cavour e dalla ‘Destra storica’, accomunava i pensatori francesi Alexan- dre Vinet (pastore calvinista) e Charles Forbes Re- né, conte di Montalembert (cattolico liberale). C) La ‘questione romana’: un nodo irrisolto.
4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il conflitto Stato – Chiesa (1870-1929) A) La ‘breccia di Porta Pia’ (20 settembre 1870). B) La “Legge delle Guarentigie” (13 maggio 1871) e il suo disconosci- mento da parte del papa Pio IX. Il Non expedit (1874). C) Graduale superamento del Non expedit. ‘Patto Gentiloni’: accordo fra il primo ministro liberale Giovanni Giolitti e il conte Vincenzo Ottori- no Gentiloni, presidente dell’Unione Elettorale Cattolica Italiana: i catto- lici garantiscono di sostenere, nelle elezioni politiche del 1913, i candi- dati liberali che si impegnano a difendere il finanziamento delle scuole private e la giurisdizione separata per il clero e a non introdurre il divor- zio in Italia. Grazie al ‘Patto Gentiloni’ i liberali ottengono il 51% dei voti nelle elezioni politiche del 1913. D) Nascita del Partito Popolare Italiano (1919).
4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929) Accordi sottoscritti l’11 febbraio 1929, nel palazzo di San Giovanni in Laterano, da Benito Mussolini, come primo mi- nistro italiano, e dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri, per conto della Santa Sede: a) il Trattato riconosce l’indipendenza e la sovranità della S.Sede e lo Stato della Città del Vaticano; fra gli allegati è particolarmente importante la Convenzione Finanziaria; b) il Concordato definisce le relazioni civili e religiose in Ita- lia fra governo e Chiesa cattolica. I Patti, fra l’altro, riconoscono il Cattolicesimo come religio- ne di Stato in Italia e rendono obbligatorio a scuola l’inse- gnamento scolastico della religione cattolica.