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CARLO GOLDONI. Il teatro… la riforma. Il Goldoni occupa un posto notevole nella storia della letteratura italiana e in particolare nel clima di rinnovamento del Settecento, per aver ridato dignità artistica alla commedia.
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CARLO GOLDONI Il teatro… la riforma
Il Goldoni occupa un posto notevole nella storia della letteratura italiana e in particolare nel clima di rinnovamento del Settecento, per aver ridato dignità artistica alla commedia.
Egli non soltanto trasformò la Commedia a Soggetto o dell’Arte in Commedia di Carattere, ma, soprattutto, stabilì uno stretto legame tra arte e vita, avviando il teatro verso una strada nuova
Il Goldoni non creò un teatro nuovo, ma volle trasformare la Commedia dell’Arte, mantenendo di essa ciò che vi era di buono.
Cominciò col “Momolo Courtesan” (Girolamo uomo di mondo), in cui scrisse soltanto la parte del protagonista, lasciando il resto all’improvvisazione. Con la “Donna di garbo (1743) si ha la prima commedia totalmente scritta, ma essa mantiene ancora i caratteri della Commedia dell’Arte
Inizialmente, il Goldoni non eliminò completamente le maschere, ma ne diminuì man mano l’importanza, concentrando l’attenzione sull’ambiente e sul carattere, attingendo ispirazione alla vita quotidiana e presentando sulle scene situazioni e personaggi vivi e reali.
Il Goldoni scrisse più di cento commedie, parte in italiano e parte in dialetto (qualcuna anche in francese). Esse sono Commedie d’Ambiente (che mettono, cioè in rilievo l’atmosfera, le voci, i pettegolezzi di una piazza, di un ridotto, di un caffè, di un porticciolo, di un campiello) ovvero Commedie di Carattere (in cui è il personaggio a concentrarsi su di sé tutta l’attenzione, mentre azione e ambiente agiscono solo da sfondo).
Tra le prime ricordiamo : • LA BOTTEGA DEL CAFFÈ • IL CAMPIELLO • IL VENTAGLIO • LE BARUFFE CHIOZZOTTE • Tra le seconde : • L’AVARO • IL BURBERO BENEFICO • LA LOCANDIERA • I RUSTEGHI • SIOR TODARO BRONTOLON
Il Goldoni stesso affermò che il suo intento fu quello “di non guastare la natura” e di “non scostarsene mai”, volendo con questo significare la sua profonda aderenza alla realtà quotidiana, alla vita quale si svolgeva, davanti al suo sguardo attento, nelle vie e nelle piazze della sua Venezia.
Egli fu pittore di una piccola umanità e acuto analizzatore dello spirito umano, ma nei suoi toni medi e generalmente superficiali. I suoi personaggi non sono tormentati da gravi problemi né si urtano in contrasti violenti: sono visti e rappresentati con ilarità e col sorriso sulle labbra, Nella loro vita quotidiana, nei loro dissidi nelle loro modeste passioni
Anche il linguaggio è pienamente connaturato all’azione e al personaggio, perché scrisse lo stesso Goldoni: “…essendo la commedia un’imitazione delle persone che parlano più di quelle che scrivono, mi sono servito del linguaggio più comune …” e spesso anche del dialetto: una lingua, insomma, che dà leggerezza e agilità alla dialogazione, e nello stesso tempo contribuisce ad accentuare il realismo della rappresentazione. f i n e