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Un appello alla cortesia abituale capitolo 6 3parte. “L’ amore……non si comporta in modo sconveniente” (1Corinzi 13:5).
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Un appello alla cortesia abituale capitolo 6 3parte “L’amore……non si comporta in modo sconveniente” (1Corinzi 13:5)
Gesù bussa sempre prima di entrare. Non ha bisogno di farlo. Egli possiede il tuo cuore. Se c’è qualcuno che ha il diritto di irrompere, è Cristo. Ma non lo fa. Quel tocco gentile che senti? È Cristo. “Ecco io sto alla porta e busso” (Apocalisse 3:20) Fu così che si comportò con i due discepoli sulla via di Emmaus. Non diede la loro ospitalità per scontata. Quando essi entrarono in casa, lui non li seguì. Entrò soltanto quando lo invitarono a farlo. (Luca 24:29). Sbalorditivo! Appena qualche giorno prima egli era morto per i loro peccati. Appena qualche ora prima aveva sconfitto la loro morte. Ogni angelo dell’universo sarebbe stato felice di fargli da zerbino, ma Gesù, da gran signore, non si dà arie. E quando entra porta sempre un dono. Alcuni portano Chianti e margherite. Cristo porta “il dono dello Spirito Santo” (Atti 2:38) E durante la sua permanenza serve. “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire” (Marco 10:45)
Se non riesci a trovare il tuo grembiule è perché lo ha indossato lui. Sta servendo gli ospiti seduti a tavola (Giovanni 13:4-5) Non mangerà prima di aver reso grazie e non se ne andrà prima di aver messo via gli avanzi. (Matteo 14:19-20) È tanto gentile da dirti come si chiama (Esodo 3:15)e da chiamare te per nome (Giovanni 10:3). E quando parli non ti interromperà. Sei mai stato da un medico talmente occupato da prescriverti il farmaco prima ancora di averti ascoltato? Gesù non fa così. Potrebbe farlo. Egli “sa le cose di cui avete bisogno,prima che gliele chiediate” (Matteo 6:8). Sa anche che cosa hai fatto prima ancora che tu chieda perdono. “Non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:13)
La gente sa essere così sgarbata. Rubiamo i parcheggi. Dimentichiamo i nomi. Interrompiamo. Manchiamo agli appuntamenti. Ti piacerebbe un pò di cortesia? È passato un pò di tempo dall’ultima volta che qualcuno ha tirato fuori la sedia per te? Allora permetti a Gesù di farlo. Non prendere sottogamba questa esortazione. Accetta la cortesia di Cristo. Egli è il tuo sposo. Lo sposo non ama la sposa? Non la rispetta? Non la onora? Permetti a Cristo di fare ciò che desidera fare. Perché quando ricevi il suo amore, ti sarà, più facile dare amore. Quando rifletti sulla sua cortesia nei tuoi confronti, sarai verosimilmente più gentile tu stesso. “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinchè vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:16)
La verità è che tutti indossiamo una maglietta. “Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti in Cristo” (Galati 3:27) Indossiamo Gesù. E coloro che non credono in Gesù prestano attenzione a come ci comportiamo. Prendono decisioni riguardo a Gesù osservandoci. Se siamo benevoli, ne deducono che Cristo è benevolo. Se siamo cortesi, ne deducono che Cristo è cortese. Ma se siamo sfacciati, che cosa penseranno di Gesù? Se siamo disonesti, quali conclusioni trarranno riguardo al nostro Maestro? L’apostolo Paolo ci esorta: “Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno” (Colossesi 4:5-6) Una condotta cortese onora Cristo. E onora anche i suoi figli.
Nel suo libro Handymanof the Lord William Bordes racconta la storia di un uomo di colore costretto dalla povertà a mendicare cibo. Una volta suonò alla porta di una casa signorile del sud e gli fu detto di recarsi sul retro dove avrebbe ricevuto qualcosa da mangiare. Il proprietario lo raggiunse sulla veranda e gli disse: “Prima benediremo il cibo. Ripeti queste parole: ‘ Padre nostro che sei nei cieli…” L’uomo affamato rispose: “Padre vostro che sei nei cieli….” “No”, lo corresse il proprietario della casa. “Padre nostro che sei nei cieli….” Ma il mendicante disse di nuovo: “Padre vostro che sei nei cieli….” Frustrato il benefattore chiese all’uomo: “Perché continui a dire ‘Padre vostro’ quando ti ho detto che devi dire ‘Padre nostro’?” L’uomo rispose: “Se dicessi ‘Padre nostro’ ciò ci renderebbe fratelli e temo che al Signore non piacerebbe che tu chieda a tuo fratello di recarsi sul retro per avere un pezzo di pane”. La cortesia abituale onora Dio e i suoi figli. “Per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini” (Romani12:18) Fai semplicemente del tuo meglio. Non puoi controllare l’atteggiamento altrui, ma puoi gestire il tuo.
Elimina l’io dal tuo occhio capitolo 7 “L’amore……non cerca il proprio interesse”. (1Corinzi 13:4-5)
Mani che stringono convulsamente Le tue dita si stringono mai intorno alle cose per possederle? Denti sporgenti Tiri fuori le zanne quando vieni interrotto o contraddetto? Piedi pesanti Quando un auto ti taglia la strada senti un’improvvisa sensazione di peso sul piede che schiaccia l’acceleratore? Spalle allargate Non ti è venuta un’infiammazione a furia di darti pacche sulla schiena? E il tuo colloTi duole a furia di allungarlo per gestire la puzza che hai sotto il naso? Ma soprattutto osserva i tuoi occhi. Guarda a fondo nelle tue pupille. Noti una piccola figura? L’immagine di una persona? L’immagine tua? L’egocentrico vede tutto attraverso l’io. Il suo motto? “Ruota tutto intorno a me!” L’orario di volo. Il traffico. Il modo di vestire. Lo stile di adorazione. Il tempo, il lavoro, se qualcuno lavora oppure no….tutto è filtrato attraverso il piccolo io nell’occhio.
Egoismo . Una condizione che può rivelarsi fatale. Leggi le parole di Giacomo: “Dove c’è invidia e contesa, c’è disordine e ogni cattiva azione” (Giacomo 3:16) L’apostolo Paolo scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Filippesi 2:3-4). Cerchiamo di capire bene ciò che Paolo vuole dire. L’espressione usata dall’apostolo ha la stessa radice delle parole conflittualità e litigiosità. Suggerisce una preoccupazione per sé che nuoce agli altri. Un’arroganza che crea divisione. Infatti scrittori del primo secolo usavano l’espressione per descrivere un politico che si insediava facendo ricorso a manovre illegali o una prostituta che seduceva il cliente umiliando sia sè stessa, sia lui. L’egoismo è un’ossessione nei confronti di sé stessi che esclude gli altri e nuoce a tutti.
L’amore costruisce le relazioni;l’egoismo le sgretola. Ma non siamo nati egoisti? E se è così, c’è qualcosa che possiamo fare al riguardo? Possiamo distogliere gli occhi dall’ io? O, per meglio dire, possiamo eliminare quel piccolo io dai nostri occhi? Secondo la Bibbia possiamo farlo: “Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento” (Filippesi 2:1-2). Qual è la cura dell’egoismo? Elimina te stesso dal tuo occhio distogliendo il tuo occhio da te stesso. Smettila di fissare quel piccolo io e concentrati sul tuo grande Salvatore.
Se ci concentriamo su Cristo non saremo come quel medico dell’Arkansas che sbagliò una diagnosi dichiarando morta la sua paziente. Venne informata la famiglia e il marito si contristò. Immagina la sorpresa dell’infermiera quando scoprì che la donna era ancora viva! “Sarà meglio avvertire subito i familiari”, raccomandò al medico. Imbarazzato, il dottore telefonò al marito e gli disse: “Devo parlare con lei riguardo alle condizioni di sua moglie”. “Le condizioni di mia moglie?” chiese il marito. “Ma è morta!” L’orgoglio permise al dottore di ammettere soltanto: “Beh, c’è stato un leggero miglioramento”. Un leggero miglioramento? Come no! Lazzaro esce dal sepolcro e me lo chiami “un leggero miglioramento?” Era così preoccupato per la sua immagine che si lasciò sfuggire un’opportunità di esultare. Noi ne ridiamo, ma non facciamo forse lo stesso? Siamo passati dalla cremazione alla celebrazione. Meritiamo un bagno di lava e invece ci è stata data una piscina di grazia.
Eppure guardando i nostri volti verrebbe da pensare che nelle nostre circostanze ci sia stato appena “un leggero miglioramento”. “Come va?” chiede qualcuno. E noi che siamo appena stati risuscitati diciamo: “Beh, potrebbe andare meglio”. Oppure: “Non sono riuscito a trovare un parcheggio”. O ancora: “ I miei genitori non vogliono che mi trasferisca all’estero”. Sul serio. Ci preoccupiamo delle piogge acide quando abbiamo motivo di rallegrarci. Non credi che l’apostolo Paolo potrebbe essere interessato a scambiare qualche parola con noi? Sei talmente concentrato su ciò che non hai, da non vedere quello che hai? Hai ricevuto qualche incoraggiamento? Qualche comunione? Qualche conforto? E allora non hai motivo di rallegrarti? Vieni. Vieni assetato. Bevi a profusione alla fonte della bontà di Dio.
Hai un biglietto per il cielo che nessuno potrà rubare, una casa eterna che nessun divorzio potrà spezzare. Ogni peccato della tua vita in mare è stato gettato. Ogni errore da te fatto al legno è stato inchiodato. Con il sangue sei stato comprato e dal cielo sei stato creato. Un figlio di Dio tu sei, ora e per sempre salvato. Sii grato, dunque, rallegrati. La verità la sai: ciò che non hai è molto meno di ciò che hai.
“L’amore…. non s’inasprisce” (1Corinzi 13:4-5) La sorgente dell’ira capitolo 8
L’ira di per sé non è un peccato. Anche questa emozione è stata un’idea di Dio. Infatti ci esorta: “Adiratevi e non peccate” (Efesini 4:26). È possibile provare ciò che Caino provò senza fare ciò che Caino fece? L’ira non è un peccato, ma può indurre al peccato. Forse la tua ira non ti induce a Spargere sangue, ma ti rende suscettibile, permaloso, irascibile, pronto a offenderti? Perdi le staffe? Non sono parole mie, ma dell’apostolo Paolo. Secondo le diverse tradu zioni: “L’amore non è suscettibile”. “L’amore non è permaloso”. “L’amore non è irascibile”. “L’amore non è pronto a offendersi”. “L’amore non si incollerisce facilmente”. “L’amore non perde le staffe”. Caino era tutto questo e anche di più. Ma perché? Perché la miccia corta? È ancora la Bibbia a darci la risposta. “Il Signore accettò Abele e la sua offerta, ma non accettò Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e si sentì respinto” (Genesi 4:4-5)
Interessante .Questa è la prima apparizione di ira nella Bibbia. Comparirà ancora circa quattrocento volte prima delle carte geografiche in appendice. I figli di Giacobbe furono respinti dal padre. Lui viziava Giuseppe e trascurava loro. Risultato? I fratelli erano adirati. (Genesi 37:4) Saul fu respinto dal suo popolo. Nella scelta di un eroe preferirono il biondo Davide al re designato. Il risultato? (1Samuele 18:7-8) L’opera di Davide fu rifiutata da Dio. Il suo piano di trasportare l’arca dell’alleanza su un carro non piacque al Padre. E quando Uzza toccò ciò che non avrebbe dovuto toccare: (2Samuele 6:7-8) E Giona. L’amico aveva un problema d’ira grosso come una balena. Non reputava i Niniviti degni di misericordia. Ma Dio sì. Perdonandoli Dio respinse l’opinione di Giona. E come si sentì allora Giona? (Giona 4:1)
Non voglio semplificare eccessivamente un’emozione complessa. L’ira ha molte cause: impazienza, aspettative disattese, tensione. Il fuoco dell’ira ha molti ceppi, ma secondo i racconti biblici il ceppo più grosso e più ardente è il rifiuto. Provate a pensare Caino cosa avrebbe scritto o detto oggi: “Non riesco a soddisfarlo. Lavoro nei campi e gli porto il raccolto. Gli do il meglio che ho e non è mai contento”. Altri scriverebbero: “Perché Dio non mi fa trovare un lavoro? Non ho fatto nulla di male. Altri bestemmiano e hanno un lavoro. Io lo servo da tanti anni e non riesco a ottenere neanche un colloquio”. “Perché Dio non ascolta le nostre preghiere? Andiamo in chiesa, siamo sempre in regola con i pagamenti eppure la culla rimane vuota”. Sono pensieri che fanno indignare. Aumentano la collera. Ti spingono a prendertela con i superficiali come Abele che si danno da fare la metà e ricevono tutte le benedizioni.
Fermati un attimo. Hai appena fatto una scoperta? Si è accesa una luce? Hai finalmente trovato la sorgente della tua ira? Si può far risalire la tua amarezza a un sentimento di rifiuto da parte di Dio? Se è così, ho il piacere di dirti che trovando la causa hai trovato anche la cura. Se alla radice dell’ira c’è il rifiuto, l’accettazione non dovrebbe curarla? Se il rifiuto da parte del cielo ti rende furioso nei confronti degli altri, l’accettazione da parte del cielo non dovrebbe suscitare in te amore per gli altri? È il principio 7:47. Ricordi il versetto? “Colui a cui poco è perdonato, poco ama” (Luca 7:47) Possiamo sostituire perdonato con accettato e mantenere l’integrità del versetto. “Colui che è poco accettato, poco ama”. Se consideriamo Dio duro e ingiusto, pensa come tratteremo gli altri. In modo duro e ingiusto. Ma se scopriamo che Dio ha riversato su di noi il suo amore incondizionato, le cose cambiano?
L’apostolo Paolo sarebbe il primo a sostenerlo! La sua sì che fu una svolta. Era uno spaccone e divenne un orsacchiotto. Il Paolo a.C. Fremeva d’ira. (Atti 8:3) Il Paolo d.C. (dopo la conquista) traboccava d’amore. Poteva un pazzo furioso scrivere queste parole? Ai Corinzi: “Io ringrazio sempre il mio Dio per voi” (1Corinzi 1:4) Ai Filippesi: “Io vi ho nel cuore….io vi amo tutti con affetto profondo in Cristo Gesù” (Filippesi 1:7-8) Agli Efesini: “Non smetto mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere” (Efesini 1:16) Ai Colossesi: “Noi ringraziamo Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo,pregando sempre per voi” (Colossesi 1:3) Ai Tessalonicesi: “Siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini” (1Tessalonicesi 2:7)
Che cosa aveva determinato la differenza? Il suo incontro con Cristo o, per usare una sua espressione, l’essersi nascosto in Cristo: “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:3) La lingua cinese ha un gran bel simbolo per rendere questa verità. La parola giustizia è una combinazione di due immagini. Sopra c’è un agnello. Sotto l’agnello c’è una persona. L’agnello copre la persona. Non è questa l’essenza della giustizia? L’Agnello, cioè Cristo, sul Figlio di Dio? Ogni volta che il Padre guarda verso di te, che cosa vede? Vede suo Figlio, il perfetto Agnello di Dio, che ti nasconde. I cristiani sono come il loro antenato Abele. Andiamo a Dio in virtù del gregge. Caino si presentò a Dio con l’opera delle sue mani. Dio lo respinse. Noi come Abele, andiamo a Dio in virtù del sacrificio dell’Agnello e veniamo accettati. Come in quel simbolo cinese, siamo coperti dall’agnello, nascosti in Cristo. Quando Dio guarda verso di te non vede te: vede Gesù. E come reagisce quando vede Gesù? Squarcia i cieli e fa vibrare la terra con il grido: “Tu sei il mio diletto Figlio;in te mi sono compiaciuto” (Marco 1:11)
Dio può aiutarti a liberarti dalla tua collera. Ha creato galassie che nessuno ha mai visto e scavato canyon ancora da scoprire. “Benedici,anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità” (Salmo 103:2-3) Pensi che Dio possa guarire il tuo cuore adirato? Vuoi che lo faccia? Non è una domanda trabocchetto. Egli ti fa la stessa domanda che fece all’infermo: “Vuoi guarire?” (Giovanni 5:6) Non tutti lo vogliono. Potresti essere dipendente dalla collera. Potresti essere un drogato d’ira. La collera potrebbe far parte della tua personalità. Ma se glielo permetti, egli può cambiare la tua personalità. Quando gli altri ti respingono, lascia che Dio ti accolga. Non è accigliato. Non è infuriato. Esulta, per causa tua, con grida di gioia. Bevi a profusione alla fonte del suo amore illimitato e…….datti una calmata.
Fiumicino 2011 Power Point zebedeo98@yahoo.it