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IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? Riflessioni sul momento economico e sociale dell’Italia

IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? Riflessioni sul momento economico e sociale dell’Italia. Marco Vitale Milano, 15 febbraio 2011. L’INCROCIO DI DUE TSUNAMI. L’Italia si trova nel mezzo di due tsunami che si incrociano tra loro.

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IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? Riflessioni sul momento economico e sociale dell’Italia

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Presentation Transcript


  1. IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO?Riflessioni sul momento economico e sociale dell’Italia Marco Vitale Milano, 15 febbraio 2011

  2. L’INCROCIO DI DUE TSUNAMI L’Italia si trova nel mezzo di due tsunami che si incrociano tra loro. La crisi economico-finanziaria mondiale che, mentre segna dei ricuperi congiunturali sul piano produttivo, è lungi dall’essere superata e che continua a lanciare tremende raffiche di tramontana sul fronte degli assetti finanziari, istituzionali, geopolitici, internazionali; ed una grave crisi politica, istituzionale, morale, che rende l’azione di guida del governo molto difficile e genera nella popolazione un diffuso senso di sgomento, demoralizzazione, paura.

  3. IL BICCHIERE MEZZO VUOTO L’effetto dei due tsunami che si incrociano è micidiale. Esso spiega perché la maggior parte dei commentatori sostiene che il bicchiere è mezzo vuoto; anzi per molti il bicchiere non esiste più. Si è frantumato. L’Italia sarebbe finita; L’Italia sarebbe destinata ad un ruolo subalterno e coloniale.; Saremmo ad un nuovo 8 settembre.

  4. IL BICCHIERE MEZZO VUOTO. LA CRISI MONDIALE E LE PIAGHE BIBLICHE ITALIANE Sono stato uno dei primi a sostenere che la crisi non era congiunturale ma si preannunciava con i caratteri di una crisi epocale, di quelle che chiamano a profondi cambiamenti dei paradigmi di pensiero ed operativi. Sono stato anche uno dei primi a sostenere che la crisi mondiale metteva a nudo ma non era la causa delle piaghe bibliche italiane che sono: peso abnorme della malavita organizzata, corruzione diffusa, giustizia e legalità carenti, economia sommersa in crescita, mercato del lavoro ingessato, trend demografici e tasso di natalità negativi, sistema fiscale opprimente, burocrazia pubblica parassitaria, economia duale, debito pubblico molto pesante. La crisi mondiale ci manda un messaggio chiaro ed inequivocabile: alcune di queste piaghe bibliche vanno realmente avviate a soluzione. Il tempo delle chiacchiere è scaduto.

  5. IL BICCHIERE MEZZO PIENO Io penso che, senza nulla negare della gravità dei due tsunami che certamente hanno la potenzialità di travolgere l’Italia, e delle sue piaghe bibliche, Per ora il bicchiere è ancora mezzo pieno. L’Italia può contare su alcuni punti di forza che le permettono di uscire dalla bufera e ritrovare una collocazione accettabile nel nuovo mondo che si va delineando. Mi concentrerò sui due punti di forza che giudico più importanti sul piano dell’economia: il valore dell’economia produttiva (e segnatamente dell’economia manifatturiera) e la buona situazione patrimoniale della maggioranza delle famiglie italiane. Si tratta di due fattori insufficienti, ma che rappresentano due pilastri essenziali, in gran parte misconosciuti dai commentatori del bicchiere mezzo vuoto o in frantumi.

  6. Alcune cifre dell’economia manifatturiera nel nuovo mondo “I giovani ignorano le idee e le conquiste delle nostre imprese” Alberto Meomartini, presidente Assolombarda “ E non sono solo i giovani ad ignorarle” Marco Vitale Quote percentuali del PIL mondiale manifatturiero nel 2009 e nel 2000 Nel 2009 Nel 2000 China 21,5% era l’ 8,3% USA 15,1% era il 24,8% Giappone 8,9% era il 15,8% Germania 6,5% stessa quota Italia 3,9% stessa quota Tutti hanno perso sulla Cina, ma Germania e Italia hanno mantenuto le loro posizioni ed hanno grandemente accorciato le distanze su USA e Giappone. PIL manifatturiero per capita nel 2009 Germania (+ 27% sull’Italia) Italia Giappone USA (- 29% sull’Italia) Sui 14 settori manifatturieri monitorati dal WTO, la Germania è mediamente al primo posto, seguita dall’Italia. L’Italia è prima o seconda (alternandosi con la Germania) su 7 settori su 14. Fonte: Ufficio Studi di Confindustria

  7. ALCUNE CIFRE DELL’ECONOMIA MANIFATTURIERANEL NUOVO MONDO Quota di export mondiale di manufatti: • l’Italia ha saputo difendere la sua quota sull’export mondiale di manufatti intorno al 4.8% nella media 2004-2008, analoga a quella del periodo 2000-03, pur in presenza di una forte crescita dei paesi emergenti. • I distretti industriali, che molti davano per morti (non io), segnano nel 2010 (secondo dati elaborati dall’Ufficio studi di Intesa San Paolo) un incremento medio delle esportazioni del 13.8%. Sono 83 su 104 i distretti italiani che nel 2010 segnano un significativo incremento delle esportazioni. Parecchi segnano incrementi superiori al 20%. Oltre al ricupero sui mercati tradizionali, l’incremento è significativamente concentrato su mercati nuovi (India, Brasile, Sud Africa).Particolarmente vivaci i distretti “high tech”.

  8. ALCUNE CIFRE DELL’ECONOMIA MANIFATTURIERANEL NUOVO MONDO La composizione settoriale delle esportazioni è molto cambiata: • Ridimensionamento della rilevanza dei comparti conciario-calzaturiero; mobili-arredamento, tessuti-abbigliamento; • E’ aumentata la rilevanza dei beni strumentali, metallurgico, chimica a valle della chimica di base. • I primi cinque settori (macchine, metallurgico e prodotti in metallo, autoveicoli, chimici, apparecchi elettrici) coprono il 53,4% delle esportazioni italiane di manufatti; • Aggiungendo ai primi cinque comparti quelli di gomma, plastica, farmaceutico si supera il 60%. • Le tre filiere tradizionali tessile – abbigliamento, concia-calzature, legno-arredamento, rappresentano poco più del 15%.

  9. Fonte: Elaborazione Fondazione Edison su dati ISTAT

  10. Fonte SACE

  11. ALCUNE CIFRE DELL’ECONOMIA MANIFATTURIERA NEL NUOVO MONDO Margine operativo lordo Gli effetti della crisi e delle pressioni concorrenziali sempre più forti si riflettono soprattutto in una forte erosione di redditività. Il margine operativo lordo è calato, infatti, dal 33,2% del valore aggiunto nel 2000 al 27,4% nel 2005 al 18,8% nel 2008-2009. Ma nel 2010 si segnala un generale ricupero dell’ordine del 40%.

  12. Fonte: Imprese italiane nella competizione internazionale, a cura di Sergio De Nardis – ISAE, ed. Franco Angeli 2010

  13. Fonte: Imprese italiane nella competizione internazionale, a cura di Sergio De Nardis – ISAE, ed. Franco Angeli 2010

  14. La vera differenza è nel tax rate che rispecchia e misura tutta l’inefficienza del sistema pubblico italiano.

  15. DEBITI FINANZIARI Rapporto di indebitamento(5): medie non ponderate (5) Totale Attivo / Patrimonio Netto DebtEquityratio(7): medie non ponderate (7) Totale Debiti / Patrimonio Netto Fonte: Imprese oltre la crisi. Ricerca Assolombarda – Bocconi su un campione di imprese lombarde, gennaio 2011

  16. ALCUNE CIFRE DELL’ECONOMIA MANIFATTURIERANEL NUOVO MONDO Queste cifre dimostrano, con chiarezza, che l’impresa manifatturiera italiana ha saputo: • contestualmente resistere, ristrutturare, innovare anche in termini di prodotto e di mercati; • fronteggiare, con competenza coraggio e dignità, lo tsunami che ha colpito l’economia mondiale; • ed è avviata a raggiungere una collocazione decente nel nuovo mondo.

  17. ELEMENTI QUALITATIVI I dati quantitativi stanno giungendo a confermare le impressioni qualitative che chi è a contatto delle imprese aveva da tempo registrato. Nell’estate del 2009 scrissi: l’impresa manifatturiera sorprenderà ancora una volta il Paese. Oggi dico: i medi imprenditori italiani sono stati dei leoni, battendosi in condizioni difficilissime, senza mai scoraggiarsi e senza farsi fuorviare dai messaggi quasi sempre fuorvianti e contraddittori che venivano dalla maggioranza dei centri di pensiero economico. E il presidente di Assolombarda presentando la ricerca citata scrive: “Come evidente in questo Rapporto, ne è emersa una mappa di strategie variegata, vivace e appassionata. Variegata, perché varie sono le testimonianze raccolte: aziende grandi al fianco delle piccole, imprese a proprietà italiana ma anche multinazionali, realtà attive in differenti settori, dal tessile al farmaceutico, dalla meccanica all’arredo. Vivace, perché ogni testimone ha saputo mettersi in gioco e raccontarsi in maniera mai scontata. E appassionata, perché in tutti gli incontri è affiorata una passione forte, un vero e proprio “innamoramento” per la propria attività”. E’ IN QUESTA PASSIONE LA CHIAVE DEL FUTURO

  18. FIDUCIA NELLE IMPRESE Tutto ciò è stato ben compreso dagli italiani, nonostante la sistematica opera di disinformazione compiuta dalla maggior parte dei media, come risulta dalle tre schede successive tratte dalla recente (2 febbraio 2011) rilevazione di Edelmann trustbarometer. La fiducia nelle imprese è, in Italia, raddoppiata negli ultimi due anni.

  19. IL BICCHIERE MEZZO PIENO: la buona situazione patrimoniale delle famiglie Il secondo fattore di tenuta è la buona situazione patrimoniale e finanziaria delle famiglie, fattore che si ricollega al buon livello del risparmio e alla solidità del sistema bancario. La crisi ha intaccato questa realtà ma essa resta come uno dei pilastri del sistema.

  20. Fonte: Elaborazione Fondazione Edison su dati CreditSuisse

  21. INDICATORI DI SOSTENIBILITÀ FINANZIARIA DI ALCUNI PAESI (IN % DEL PIL) Il dato della scheda precedente è confermato dall’indice di sostenibilità finanziaria integrato. E’ tuttavia erroneo e illusorio forzare oltre misura il significato di questo dato per attenuare il peso del debito pubblico. Il debito pubblico resta tale, anche se le famiglie hanno una buona disponibilità. Debitori e creditori restano diversi. Se l’azienda Italia non riesce a fronteggiare il suo debito, essa salta in quanto tale, a prescindere dal buon stato finanziario nelle famiglie. La discussione sulla imposta patrimoniale illustra eloquentemente l’assunto.

  22. Il PROBLEMA MEZZOGIORNO E L’ECONOMIA DUALE(La più grave delle piaghe bibliche italiane) Pil pro-capite del Nord Italia, a parità di potere d’acquisto, è superiore a quello della Svezia (statistiche Eurostat). Pil pro-capite del Nord-Centro Italia (40 milioni di abitanti) è superiore a quello di Germania e Francia. Pil pro-capite di Sud e Isole è inferiore a quello del Portogallo. Nel 2009 il Nord Centro ha esportato prodotti industriali non alimentari come l’intera Gran Bretagna, che ha peraltro registrato un deficit di 60 miliardi, mentre il Nord Centro Italia ha registrato un surplus manifatturiero di 45 miliardi (secondo solo a quello della Germania). L’export manifatturiero del Mezzogiorno è di soli 16 miliardi, inferiore a quello del Portogallo (24 miliardi). Ma la popolazione del Sud è grande come Grecia e Portogallo insieme. La disoccupazione giovanile è comunque alta, ma nel Nord Ovest e Nord Est è di 5-10 punti più bassa di quella svedese e inglese; mentre quella del Sud si colloca ai livelli massimi europei ed è più elevata che nella disastrata Spagna.

  23. Il PROBLEMA MEZZOGIORNO E L’ECONOMIA DUALE Questi dati e numerosi altri, come l’Indice di povertà ed esclusione sociale, elaborati da Eurostad, confermano che il tema del Mezzogiorno e dell’economia duale di dimensione sconosciuta a tutti gli altri paesi europei, è il problema dei problemi. Le ricette macroeconomiche sono tutte fallite. L’unica speranza residua è riposta in: • una rivolta morale della popolazione; • una scoperta dell’economia imprenditoriale; • una rivoluzione contro i palazzi della politica locale (soprattutto Regioni e grandi comuni) che sono tra i più costosi e soffocanti del mondo Il presidente del Molise Michele Iorio guadagna più del presidente Obama

  24. IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENOMA SIAMO INFELICI L’economia produttiva, ed in particolare l’industria manifatturiera, tiene nonostante i duri colpi della crisi e tiene in piedi il paese. Ma, allora, come riconciliare il bicchiere mezzo pieno con il sempre più diffuso e profondo senso di disagio dominante? Secondo il quinto rapporto della Commissione Europea sulla coesione economica, sociale e territoriale siamo tra i più insoddisfatti ed infelici. Siamo al quart’ultimo posto alla pari con Romania e Ungheria, davanti solo a Portogallo, Lettonia, Bulgaria. In primo luogo l’industria manifatturiera rappresenta solo il 25 percento circa dell’economia nazionale. Vi è tutta una grande area dei servizi e della PA che è dominata da inefficienze, prevaricazioni, posizioni monopolistiche, un’area che incide direttamente sulla qualità della vita, sull’umore dei cittadini e sulla produttività del sistema. E’ soprattutto questa l’area che ci rende infelici.

  25. IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENOMA SIAMO INFELICI Il 56 percento degli italiani hanno più di centomila euro in banca o in immobili, e si tratta dell’indice patrimoniale più elevato tra i principali paesi. Ma questo indice patrimoniale così buono non offre sicurezza. Perché la maggior parte della gente si rende conto che il futuro non dipende dal livello patrimoniale, ma da altri valori intangibili e tangibili. Dipende dalla capacità di produrre reddito e noi produciamo un reddito sempre più esiguo, sicché il ritorno sull’elevato patrimonio è sempre più basso. Dipende dalla fiducia e noi siamo immersi in un clima dominato da una mancanza di fiducia drammatica. Dipende dalla capacità di elaborare pensiero e noi siamo, in tanti campi, caratterizzati da un vuoto di pensiero preoccupante. Dipende da un elevato livello di mobilità sociale, e noi siamo incartapecoriti in un sistema che non produce più mobilità sociale. Dipende da una elevata capacità di operare scelte e noi siamo bloccati da una incapacità di scegliere. Dipende da una capacità di fare investimenti e noi investiamo sempre di meno sia nelle cose che nelle persone. Dipende dal poter contare su un sistema di comunicazione affidabile e imparziale e noi dobbiamo convivere con un sistema di media che, quando va bene, è pura e semplice manipolazione. Dipende dalla capacità di far emergere i migliori, quindi, da un sistema meritocratico, e noi siamo sempre più legati ad un sistema di affiliazione, che è tipico del mondo mafioso.

  26. COME CI VEDONO I motivi di criticità sono ben percepiti dalle aziende tedesche operanti in Italia che secondo una recente indagine della camera di commercio italo – tedesca denunciano i seguenti motivi di insoddisfazione

  27. IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENOMA SI STA SVUOTANDO L’infelicità nasce dalla consapevolezza che con tutte queste disfunzioni morali, culturali, politico-istituzionali, non andremo lontano. La buona Italia produttiva, se lasciata sola, non potrà resistere a lungo. Ed anche la relativa ricchezza patrimoniale sulla quale ancora oggi possiamo contare è destinata a svanire. Il bicchiere è ancora mezzo pieno, ma è destinato a vuotarsi se non reagiremo con coraggio, lucidità e amore verso il nostro Paese, e se non investiremo per lo sviluppo.

  28. L’esiguità degli investimenti italiani di capitale di rischio per lo sviluppo è drammaticamente basso. E’ anche qui che si crea il futuro.

  29. LA POSIZIONE DELL’ITALIA Condivido totalmente le seguenti conclusioni di Innocenzo Cipolletta: • Gli italiani sono innovatori • L’Italia è avversa all’innovazione • Fatti gli italiani ora bisognerebbe fare l’Italia Innocenzo Cipolletta

  30. MA L’ECONOMIA MONDIALE VA AVANTI Anche se ormai sappiamo che misurare tutto solo con il PIL o GDP è sbagliato e tribale. Il PIL, strumento utile è diventato un totem. Bisogna dare molto più spazio a fattori qualitativi ed a fattori inequivocabili come: l’occupazione.

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