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FIORE - Patrizia Pisano. 2. Il Metodo della programmazione. La Legge quadro, all'art. 3 propone un ?modello" che pone alcentro il ?metodo della programmazione" degliinterventi e delle risorse nella comunit? locale si esprimono, accanto ad una pluralit? di bisogni, anche molteplicirisorse uman
E N D
1. FIORE - Patrizia Pisano 1 La Pogrammazione Partecipata
e la costruzione del
Piano di Zona
2. FIORE - Patrizia Pisano 2 Il Metodo della programmazione La Legge quadro, all’art. 3
propone un “modello” che pone al
centro il “metodo della programmazione” degli
interventi e delle risorse
nella comunità locale
si esprimono, accanto ad una pluralità di bisogni, anche molteplici
risorse umane, progettuali e finanziarie da utilizzare per la
predisposizione delle risposte.
Appare pertanto necessaria la creazione di reti che favoriscano
l'azione coordinata e regolata di una pluralità di attori, di sistemi in
grado di far interagire le risorse locali e regionali di tipo economico,
sociale e culturale con le opportunità offerte in sede nazionale ed
europea.
3. FIORE - Patrizia Pisano 3 Correlazione tra risorse e servizi Alla necessità di dare puntuale
risposta a vecchi e nuovi
bisogni si accompagna, infatti,
la limitatezza delle risorse
disponibili e la conseguente
necessità di far sì che la
comunità locale sia coinvolta
appieno nel “community
care”, che si attrezzi cioè a
"prendersi cura“di se stessa.
Al Welfare plurale, a tutti i
soggetti chiamati a fornire
servizi alla comunità locale,
viene pertanto richiesto, di
operare in coerenza con il
principio della stretta
correlazione tra risorse e
servizi.
4. FIORE - Patrizia Pisano 4 Programmazione locale Assume dunque importanza strategica
la funzione di
“Programmazione”
svolta a
“livello locale”
5. FIORE - Patrizia Pisano 5 Programmazione locale: il Piano di Zona
l'art.19 della nuova legge
chiama in causa i comuni associati che,
a tutela dei diritti della popolazione, d'intesa
con aziende unità sanitarie locali
provvedono
nell'ambito delle risorse disponibili, per gli interventi sociali e socio-sanitari, secondo le indicazioni del piano regionale,
a definire
il “Piano di Zona".
6. FIORE - Patrizia Pisano 6 Il Piano di Zona
individuato come strumento strategico dei comuni associati per il governo locale dei servizi
è finalizzato
a programmare
la rete di interventi e servizi che
devono dare risposta
alle problematiche espresse dalle comunità locali.
7. FIORE - Patrizia Pisano 7 Politiche di Comunità
Compito richiesto alle
Amministrazioni è di
produrre, a livello locale,
legami e relazioni che
promuovano processi di
identificazione e
contrastino la
dissoluzione delle
appartenenze tradizionali. Politiche di comunità,
dunque, che attraverso la
Partecipazione
favoriscano il "sentirsi
parte di un insieme", di
una società civile con regole
comuni, da tutti rispettate e
condivise, adatte a
consentire una vita
quotidiana più controllabile
e gestibile.
8. FIORE - Patrizia Pisano 8 Politiche di comunità Ai comuni è richiesto
di trasformare le politiche di settore
in politiche di comunità
finalizzate all'inclusione sociale
che non abbiano la presunzione di definire
a priori e dall'alto
tutti i possibili obiettivi
ma che si sviluppino, dal basso,
con una logica di tipo incrementale.
9. FIORE - Patrizia Pisano 9 “Welfare di comunità” plurale .
Percorsi di
Programmazione partecipata
e di co-progettazione
che coinvolgono
tutti gli attori principali
interessati alla costruzione
di un Piano Sociale di Zona
10. FIORE - Patrizia Pisano 10 Sistema di “governo allargato” L'applicazione della legge di riforma
richiede
un “sistema di governo allargato”
“social governance”
accanto alla promozione ed alla regolazione pubblica
convive la co-progettazione
che coinvolge soggetti pubblici, privati e del privato sociale con un esercizio di responsabilità comuni.
11. FIORE - Patrizia Pisano 11 “Social governance” Diversa modalità di esercizio del governo locale:
non più fondato su azioni gerarchiamente ordinate secondo un principio di autorità nella produzione delle decisioni
ma secondo un principio di governo allargato e partecipato in cui le strategie sono co-decise da una rete di attori interdipendenti secondo una logica di governence multilivello
dalla supremazia alla reciprocità
12. FIORE - Patrizia Pisano 12 Il Processo programmatoriosoggetti coinvolti Gli attori del territorio. Tali soggetti non sono più concepiti in maniera contrapposta.
In questo modello non è prevista la prevalenza gerarchica, prevale la sinergia: ciascuno deve fare qualcosa e tutti devono concorrere alla realizzazione delle finalità del sistema di cui fanno parte, comunicando, interagendo fra loro, dando vita ad uno scambio continuo e reciproco.
Gli attori del territorio. Tali soggetti non sono più concepiti in maniera contrapposta.
In questo modello non è prevista la prevalenza gerarchica, prevale la sinergia: ciascuno deve fare qualcosa e tutti devono concorrere alla realizzazione delle finalità del sistema di cui fanno parte, comunicando, interagendo fra loro, dando vita ad uno scambio continuo e reciproco.
13. FIORE - Patrizia Pisano 13 Il processo programmatorio Il modello proposto pone al centro il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse e va inteso come un processo continuo e circolare di cui i piani, i programmi, i progetti siano contemporaneamente l’output del processo avviato e l’imput per la sua continuazione.
Si tratta di un processo mentale attraverso il quale un soggetto, sulla base dei propri valori, formula una scala di priorità degli obiettivi che intende raggiungere entro un periodo di tempo, specifica le modalità con le quali pensa di raggiungere gli obiettivi, precisando gli strumenti e le risorse umane e finanziarie, considerate necessarie.
Il soggetto decisorio riceve dall’esterno alcuni input, quali le istanze da parte delle persone in situazioni di bisogno o di disagio, i vincoli normativi, le risorse finanziarie, le informazioni sui bisogni e i problemi generati dal territorio.
L’output del processo programmatorio è costituito da documenti variamente denominati:piani, programmi, progetti.
Il modello proposto pone al centro il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse e va inteso come un processo continuo e circolare di cui i piani, i programmi, i progetti siano contemporaneamente l’output del processo avviato e l’imput per la sua continuazione.
Si tratta di un processo mentale attraverso il quale un soggetto, sulla base dei propri valori, formula una scala di priorità degli obiettivi che intende raggiungere entro un periodo di tempo, specifica le modalità con le quali pensa di raggiungere gli obiettivi, precisando gli strumenti e le risorse umane e finanziarie, considerate necessarie.
Il soggetto decisorio riceve dall’esterno alcuni input, quali le istanze da parte delle persone in situazioni di bisogno o di disagio, i vincoli normativi, le risorse finanziarie, le informazioni sui bisogni e i problemi generati dal territorio.
L’output del processo programmatorio è costituito da documenti variamente denominati:piani, programmi, progetti.
14. FIORE - Patrizia Pisano 14 Programmazione delle politiche sociali
15. FIORE - Patrizia Pisano 15 Programmazione delle politiche sociali
16. FIORE - Patrizia Pisano 16 Ruolo di regia dei Comuni Nel processo di programmazione e
realizzazione del sistema integrato dei servizi sociali
il ruolo di “Regia”
è affidato ai Comuni singoli o associati
titolari delle funzioni amministrative che riguardano gli
interventi svolti a livello locale.
I Comuni diventano così assegnatari di un triplice ordine di funzioni:
Compiti trasferiti con il DPR 616/77
Funzioni attribuite ai sensi dell’art. 132 del DLg 112/98
Attività indicate all’art. 6 della Legge Quadro
17. FIORE - Patrizia Pisano 17 Piano sociale di Zona Rappresenta il primo livello del processo di
pianificazione disegnato dalla Legge di riforma
dell’assistenza 328/2000 e pone le basi per la
costruzione del sistema integrato di servizi
sociali del territorio.
Costituisce lo strumento cardine attraverso il quale ogni anno il territorio distrettuale codifica gli obiettivi strategici, gli assetti organizzativi, gli interventi operativi e le modalità gestionali del comparto degli interventi sociali
18. FIORE - Patrizia Pisano 18 Processo di pianificazione degli interventi e dei servizi sociali
19. FIORE - Patrizia Pisano 19 Piano di Zona: “documento programmatorio” Il Piano di Zona è:
Strumento di programmazione locale
Strumento di lettura del bisogno e della domanda della comunità
Strumento di organizzazione dei servizi e delle risorse
Strumento di coordinamento tra gli enti territoriali
Strumento di progettazione sociale dal basso verso l’alto, con valorizzazione delle reti informali, dei gruppi sociali, e degli attori della vita quotidiana.
20. FIORE - Patrizia Pisano 20 Piano di zona: finalità Favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi complementari e flessibili
Garantire maggiore efficacia degli interventi sociali
Qualificare la spesa, attivando le risorse, anche finanziarie, derivate dalle forme di concertazione
Definire i criteri di ripartizione della spesa a carico di ciascun comune, delle ASL e degli altri soggetti firmatari dell’accordo
Prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento degli operatori, finalizzate a realizzare progetti di sviluppo dei servizi.
21. FIORE - Patrizia Pisano 21 Definizione del Piano di Zona Sulle direttive nazionali e regionali, i Comuni, associati,
predispongono il loro Piano di Zona di intesa con le
aziende sanitarie locali, individuando:
Gli obiettivi strategici e le priorità di intervento, nonché gli strumenti ed i mezzi per la realizzazione;
Le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie strutturali e professionali, i requisiti di qualità in relazione alle direttive regionali;ù
Le forme di rilevazione dei dati nell’ambito del sistema informativo;
Le modalità per garantire l’integrazione tra servizi e prestazioni;
le modalità di collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell’ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità;
Le forme di concertazione con gli altri attori sociali presenti sul territorio di riferimento.
22. FIORE - Patrizia Pisano 22 Tappe del Piano sociale di Zona Il piano di zona deve essere inteso come lo strumento attraverso il quale conoscere le politiche sociali di sviluppo prendendo in considerazione i bisogni e la domanda sociale al fine di uscire definitivamente dalla mera sfera assistenziale.
23. FIORE - Patrizia Pisano 23 La forza di un Piano viene dal riconoscimento delle risorse attive e di quelle attivabili;
La programmazione va concepita come un percorso circolare e continuo;
Le strategie vanno messe continuamente alla prova dei fatti;
le intenzioni verificate con i risultati.
24. FIORE - Patrizia Pisano 24
25. FIORE - Patrizia Pisano 25 La costruzione del Piano di zona sociale Coincidenza della Zona
con il distretto socio-
sanitario (territorio
sovracomunale) per superare
la frammentazione degli
Interventi, quando la
dimensione del Comune è tale
da non garantire una
dotazione adeguata di
personale, risorse, strutture
26. FIORE - Patrizia Pisano 26 Ruolo degli attori Promotori
sono i soggetti che siedono al tavolo della concertazione, elaborano il piano, firmano l’accordo che consente l’accesso ai finanziamenti.
Concentrano la loro attenzione sul risultato politico. Curano la collaborazione fra istituzioni e rappresentanti della comunità locale.
In quest’area il focus è sui fini collettivi, sulla coerenza del programma complessivo, sull’equa distribuzione territoriale.
27. FIORE - Patrizia Pisano 27 Ruolo degli attori Attuatori
sono responsabili dell’implementazione del programma di interventi. Si tratta di individuare chi fa che cosa, con quali risorse di tempo e di competenze. In quest’area l’attenzione si concentra soprattutto sui metodi e le risorse con cui raggiungere i fini; spetta a questo livello valutare se sono sufficienti, come utilizzare al meglio, come accrescere le sinergie tra servizi.
28. FIORE - Patrizia Pisano 28 Ruolo degli attori Fruitori
concentrano la loro attenzione sull’utilità da raggiungere;
sono interessati a ricevere qualcosa che migliori e faciliti la vita quotidiana.
29. FIORE - Patrizia Pisano 29 Sussidiarietà orizzontale Valorizzazione della capacità dei soggetti di cittadinanza di produrre risposte.
Soluzioni adeguate e vicine ai luoghi di produzione e di vissuto del disagio sociale.
Valorizzazione delle risposte del terzo settore, del Volonatriato, delle formazioni di cittadinanza. Attraverso anche l’individuazione e l’attivazione dei diveris strumenti esistenti:affidamento, esternalizzazione, accreditamento, voucher, formazione.
Sviluppo delle funzioni di accesso, valutazione e progettazione personalizzata come strumenti per valorizzare la funzione di regolazione e tutela dell’ente pubblico.
30. FIORE - Patrizia Pisano 30 Affidamento dei servizi Riconoscere ai soggetti del Terzo settore il ruolo di parte sociale da consultare.
Valorizza il volontariato all’interno di una complementarietà a servizi che richiedono un’organizzazione complessa.
I comuni non possono richiedere nell’affidamento dei servizi a gare al massimo ribasso, ma che fa l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Esclusa la mera prestazione di manodopera.
Si prediligono forme di aggiudicazione ristrette e negoziate.
Si prevedono istruttorie pubbliche per la coprogettazione con i soggetti del terzo settore.
31. FIORE - Patrizia Pisano 31
32. FIORE - Patrizia Pisano 32 Processi di concertazione - coprogettazione
33. FIORE - Patrizia Pisano 33 Dalla programmazione strategica alla gestione operativa Il nodo fondamentale di passaggio
dalla fase della predisposizione/definizione del piano
a quella dell’attuazione operativa
consiste nell’adozione di
uno specifico “modello organizzativo”
per la governance istituzionale e partenariale
dell’intero sistema di gestione del welfare locale
La social governance
34. FIORE - Patrizia Pisano 34 Peculiarità della social governance
è quella di sviluppare una capacità di soluzione dei problemi
pur essendo campo di tensioni tra interessi organizzati,
in quanto la produzione di azioni collettive avviene attraverso
giochi di reciprocità continuamente negoziabili tra gli attori;
non può esaurirsi e concludersi solo nel processo di costruzione
del piano, laddove si moltiplicano e rincorrono eventi iniziative, mobilitazioni per di più condizionate da scadenze prescrittive.
Una gestione prevalentemente burocratica dell’intero processo
in termini di puro adempimento amministrativo, costituisce una pesante variabile ostativa;
Istituire un processo permanente di “social governance” per l’implementazione del nuovo welfare, in modo da alimentare costantemente una metodologia di lavoro condiviso per la costruzione collettiva di politiche pubbliche
35. FIORE - Patrizia Pisano 35
36. FIORE - Patrizia Pisano 36 Difficoltà e Stato di attuazione della Legge 328/00. Fattori generali
(nazionali e sovranazionali)
Visione essenzialmente economicistica delle
politiche di welfare e di cittadinanza
Assenza di una proposta strategica e programmatica a livello nazionale relativa alle politiche sociali
Mancato sviluppo dei piani di azione nazionale per l’inclusione sociale
Articolazione problematica del principio di sussidiarietà verticale
Bassa attenzione istituzionale nei confronti dei concetti di governance e di co-programmazione sociale
Lentezza programmatoria
Scarso raccordo tra soggetti istituzionalei e bassa capacità di coordinamento inter-istituzionale
Fattori contestuali
(locali)
Difficoltà politico-culturali nell’approcciare in maniera “alta” e aperta le politiche di welafare e di cittadinanza
Articolazione problematica del principio di sussidiarietà orizzontale
Differenti livelli di capacità strategico-amministrative nelle istituzioni (Regioni, Provincie ed Enti Locali)
Insufficiente capacità complessiva di analisi e decodifica delle domande sociali
Lobbing e autoreferenzialità degli attori sociali territoriali
Scarsa abitudine a gestire percorsi partecipati di programmazione e di integrazione socio-sanitaria
Controllo insufficiente dei tempi e dei processi