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Il castagno è impiegato sia per la produzione di frutti che per la produzione del legno, ciò lo rende particolare nel panorama selviculturale generale, anche se altri alberi forestali sono interessanti per la produzione di frutti (noce o ciliegio), attorno al castagno si è sviluppata una vera e propria cultura. Il castagno ha rappresentato per molti secoli non solo la base elementare di sostentamento, ma anche il punto di riferimento dell'organizzazione politica, sociale e amministrativo della società contadina. Una vera e propria "civiltà del castagno"!
Nascita della castaniculturaI motivi che hanno spinto l'uomo ad eleggere il castagno ad albero per eccellenza sono molteplici e non si limitano agli aspetti alimentari, ma comprendono anche ragioni di ordine ecologico e selvicoltura. Rispetto alla quercia, ad esempio, il castagno offre una migliore capacità pollonifera (vale a dire la possibilità di formare ricacci dalla ceppaia tagliata) e cresce meglio le quote abbastanza elevate (fino a 1000 m sopra il livello del mare) o su stazioni poco fertili. Il maggior contenuto in tannino del legno e la più grande porzione di cuore (durame) rendono i pali in castagno più resistenti e adatti all'impiego esterno. L'elasticità del legno consente di utilizzare il castagno anche per la produzione di oggetti ed attrezzi di uso quotidiano, come ad esempio leggerle, le botti i cesti, eccetera. Sono essenzialmente queste caratteristiche che hanno indotto i greci prima e romani poi ad interessarsi dell'utilizzo del castagno.
Diffuso in boschi di pianura o di collina, fino a 1200 - 1400 metri, in Europa meridionale, Africa settentrionale, Asia minore. E' inoltre diffuso su tutto il territorio nazionale; il castagno è infatti uno dei principali componenti della flora forestale appenninica. La sua diffusione, soprattutto come pianta coltivata, ha raggiunto il culmine verso la metà del secolo scorso, quando la castagna costituiva un importante alimento per buona parte della popolazione.
I prodotti del castagno venivano utilizzati per diversi scopi: · le foglie, opportunamente seccate erano talvolta usate come surrogato del tabacco da fumo; · con l’estratto acquoso dei ricci, nell’economia domestica, si tingevano e conciavano tessuti e cordami · i ricci, ricchissimi di sostanze tanniche, e quindi poco degradabili, venivano bruciati e le ceneri sparse come fertilizzante nel castagneto; · i polloni più teneri che crescevano alla base della pianta erano un buon foraggio per le capre.
Fino a qualche decennio fa, il legname di castagno era molto importante economicamente perché è forte, elastico, resistente, durevole e compatto. Le piante di castagno vengono di solito tagliate fra i 200 e i 300 anni, ma anche molto giovani secondo l’uso a cui sono destinate. Il legno è di colore bianco, giallastro, bruno e molto resistente all’usura infatti era utilizzato per i più diversi impieghi : - palizzate, pali per diversi usi (pergolati, passerelle, steccati per i pascoli, ponti, ecc.) - Legname da spacco (verghe o vermene e polloni di piccolo diametro impiegato per cerchi da botte, cassette d’agrumi, ceste da imballaggio,oggetti casalinghi come ventole, panieri, cestini da dispensa). - Paleria grossa (per costruzioni rustiche, stanghe da carri e barrocci, ritti per scale a pioli)
- Legname da filo - Legname da sega (soprattutto doghe da botti, mastelli). • - Pali comuni da telefono e pali speciali per telegrafo • - mobili grezzi • - contenitori usati per alimenti e prodotti agricoli • - travi e traversine • - botti, tini • - carbone e legna da ardere. • ceste (“corbelli”) • - per legna da ardere (eventualmente per carbone da fucina dell’artigianato e fasciname da forno per pasticceria) . • - porte, finestre. Dal legno di castagno si estrae il tannino,sostanza ricavata da diverse piante, che veniva usato per la concia delle pelli e per la tintura,le foglie, invece, possono essere usate come vegetali per il bestiame. Oggi l’impiego del legno di castagno è limitato, anche se pare esserci un ritorno nell’uso a livello artigianale e industriale.