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La cassetta degli attrezzi prima parte. Laboratorio di scrittura italiana Facoltà di Lettere e Filosofia Giugno 2005 prof. Vitellaro. Il vocabolario. Il più comune degli attrezzi è il vocabolario
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La cassetta degli attrezziprima parte Laboratorio di scrittura italiana Facoltà di Lettere e Filosofia Giugno 2005 prof. Vitellaro
Il vocabolario • Il più comune degli attrezzi è il vocabolario • Potete tranquillamente continuare a usare quello che già possedete • “Non è quanto ne hai, tesoro, è come lo usi”
Esempio • Alcuni dei padroni erano gentili perché detestavano quello che dovevano fare e alcuni di loro erano rabbiosi perché detestavano essere crudeli e alcuni di loro erano freddi perché da tempo avevano scoperto che non si poteva fare il padrone se non si era freddi. Some of the owner men were kind because they hated what they had to do, and some of them were angry because they hated to be cruel, and some of them were cold because they had long ago found that one could not be an owner unless one were cold. JOHN STEINBECK, Furore
Analisi dell’esempio • Il brano di Steinbeck è particolarmente interessante. È lungo cinquanta parole. Di queste cinquanta parole, trentanove sono monosillabiche. Ne restano undici, ma anche questo numero è ingannevole; Steinbeck usa «because» tre volte, «owner» due volte e «hated» due volte. In tutto il periodo non ci sono vocaboli di più di due sillabe. La struttura è complessa; quanto a vocabolario, non ci spostiamo molto dal sillabario.
Il vocabolario • Sistemate il vostro vocabolario nel primo vassoio della cassetta degli attrezzi e non fate progetti per migliorarlo. (Lo migliorerete leggendo, naturalmente... ma questo viene dopo.) • Uno dei servizi peggiori che potete fare alla vostra scrittura è pompare il vocabolario, cercare paroloni perché magari vi vergognate un po' della semplicità del vostro parlare corrente. • È come mettere il vestito da sera al cagnolino di casa. Giurate solennemente seduta stante che non userete mai «emolumento» quando intendete «mancia» e non direte mai «Aldo si fermò per un'evacuazione».
La grammatica • Nel primo vassoio della vostra cassetta degli attrezzi ci vuole anche la grammatica. • Non ci soffermeremo a lungo sulla grammatica: se la conosci bene, se non la conosci… cambia laboratorio!
Lo stile Il cuore della grammatica è di una semplicità confortante. Sono necessari solo: • i nomi (parole che identificano) • i verbi (parole che agiscono) La semplicità di una costruzione nome-verbo è utile, garantisce una rete di salvezza alla vostra scrittura.
Frasi elementari • Strunk e White consigliano molta cautela nel mettere in file troppe frasi elementari, ma le frasi elemtari forniscono un filo conduttore quando si teme di perdersi in un groviglio di subordinate.
Frasi fatte • William Strunk detesta espressioni come: • “il fatto che” • “lungo questa linea” • “a questo punto” • “alla fine del giorno”
Lo scrittore timido • Dovete evitare la forma passiva • Credo che la forma passiva piaccia agli scrittori timidi per lo stesso motivo per cui agli amanti timidi piacciono i partner passivi: evita l’ansia dell’azione. • Credo che gli scrittori insicuri vedano un tocco di autorevolezza nell’uso dei verbi al passivo, un modo per conferire persino solennità al lavoro.
La forma passiva Il timido scrive: “La riunione sarà tenuta alle sette” perché una voce gli dice “Scrivila così e la gente crederà che sai il fatto tuo” Non fate i fifoni, scrivete: “La riunione è alle sette”.
La forma passiva “Il cadavere fu trasportato dalla cucina sul divano in salotto” È un modo accettabile per descrive l’azione, se non fosse per quella forma passiva… Si può sapere perché il soggetto della frase debba essere il cadavere? È morto, santo cielo! “Alfredo e Maria trasportarono il cadavere dalla cucina al divano in salotto”
La forma passiva La forma passiva è una struttura debole, è obliqua, è spesso anche tortuosa. • “Il mio primo bacio sarà sempre da me ricordato come il modo in cui fu iniziata la mia storia d’amore con Silvia” • “La mia storia d’amore con Silvia cominciò col nostro primo bacio. Non lo scorderò mai”.
Divisione dei concetti • La comprensione di un concetto è più facile quando viene diviso in due concetti. • Il lettore ne è agevolato e il lettore deve essere sempre la vostra preoccupazione principale: senza il Fedele Lettore siete solo una voce che blatera nel vuoto.
L’avverbio non è vostro amico • Usando la forma passiva, lo scrittore esprime normalmente la paura di non essere preso sul serio. • Con gli avverbi lo scrittore ci dice che ha paura di non essere stato abbastanza chiaro, di non trasmettere nel modo migliore il concetto o l’immagine.
Esempio “Chiuse la porta saldamente”. Chiedetevi se “saldamente” è proprio indispensabile. Potreste obiettare che esprime una via di mezzo tra “chiuse la porta” e “sbarrò la porta”…ma come la mettiamo col contesto? Dove è andata a finire tutta quella prosa così espressiva che veniva prima? Non dovrebbe bastarci a spiegare in che modo chiuse la porta? E se la prosa precedente ce lo ha fatto intuire, quel “saldamente” non è pleonastica?
Avverbi e dialoghi “Mettilo giù!” gridò lei. “Ridammelo”, supplicò lui, “è mio!” “Non siate sciocco, Jekyll”, disse Utterson. «Mettilo giù!» gridò lei minacciosamente. «Ridammelo», supplicò lui angosciosamente, «è mio.» «Non siate sciocco, Jekyll», disse Utterson sdegnosamente. Le ultime tre frasi sono tutte più deboli delle precedenti. ‘disse Utterson sdegnosamente’ è la migliore; è solo un cliché, mentre le altre due sono decisamente ridicole.
Avverbi e dialoghi Si comincia con • «Fai del tuo peggio!» esclamò Ugo ardimentosamente. • «Mi ha aiutato mio padre con le equazioni», disse Ugo umilmente. E si finisce con lo scrivere «Mi è venuta l'orticaria», disse prudentemente. «È ora di tagliare la torta», disse affettatamente
Dialoghi Ci sono scrittori che cercano di aggirare la norma antiavverbio usando un sinonimo di «dire» pompato di steroidi. Il risultato è noto a tutti i lettori di pulp fiction o letteratura di largo consumo: «Mettete giù quella pistola, Utterson!» crocidò Jekill. «Non smettere più di baciarmi!» ansimò Shayna. «Maledetto burlone!» ciangolò Bill. Non fatelo. Abbiate pietà per il lettore! • La migliore forma espressiva per chi parla è “disse”, come in “lui disse, lei disse, Ugo disse, Monica disse.
Paura • La paura è alla radice di quasi tutta la cattiva scrittura. Quando si scrive per il proprio diletto, questa paura può essere blanda: ho parlato qui di timidezza. Se invece si sta scrivendo per necessità, un compito a scuola, un articolo per un giornale, un brano per un test attitudinale, quella paura può essere intensa.
Ostentazione • Scrivere bene è spesso questione di liberarsi dalla paura e dall'ostentazione. • L'ostentazione, che comincia con la necessità di definire una scrittura «buona» e un'altra «cattiva», è in sé un atteggiamento che fa paura.
Sicurezza • Probabilmente sapete benissimo di che cosa state parlando e potete tranquillamente conferire energia alla vostra prosa con forme verbali attive. • E probabilmente avete raccontato la vostra storia abbastanza bene da poter confidare che, quando scriverete «lui disse», il lettore saprà in che modo lo disse, in fretta o lentamente, con giovialità o mestizia.
Dumbo • Dumbo si alzò in volo con l'aiuto di una piuma magica; voi potreste essere indotti ad afferrare una forma verbale passiva o uno di quegli odiosi avverbi per la stessa ragione. • Prima di farlo, ricordate che Dumbo non aveva bisogno della piuma; la magia era dentro di lui.