1 / 52

Goffman e il teatro della vita quotidiana.

Goffman e il teatro della vita quotidiana. Sociologia della Comunicazione P rof. Vincenzo Romania. Erving Goffman. Goffman è un autore controverso, considerato da alcuni come un letterato, per l’eclettismo delle sue fonti… Da altri come una persona che si occupa di truismi…

lael
Download Presentation

Goffman e il teatro della vita quotidiana.

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Goffman e il teatro della vita quotidiana. Sociologia della Comunicazione Prof. Vincenzo Romania.

  2. Erving Goffman • Goffman è un autore controverso, considerato da alcuni come un letterato, per l’eclettismo delle sue fonti… • Da altri come una persona che si occupa di truismi… • Da altri come un pre-sociologo che offre intuizioni non verificate.. • Goffman resta tuttavia il sociologo con più grande successo di pubblico.

  3. Cosa studia? • Il suo focus sono i molteplici modi in cui il comportamento delle persone verso gli altri, o in compagnia di altri, è preformulato in termini di struttura sociale e di interessi individuali. • Esiste un legame importante con le teorie di Durkheim sull’ordine sociale e i riti e di Simmel sulle forme dell’associazione. • Studia come si intersecano il sé, le relazioni e interazioni fra individui e l’ordine sociale. • Lavora all’interno della scuola di Chicago con Park, Burgess, Worth, Radcliffe-Brown, fondendo prospettive ecologiche, funzionalismo e antropologia urbana.

  4. Esperienze empiriche • Tesi di dottorato a Unst (Shetland, UK) 1950-1953. • Osservazione partecipante al National Institute of Mental Health, 1954-57. • In un grande casinò di Las Vegas nel 1958. • In reparti chirurgici fino al 1958. • I risultati empirici non costituiscono un rapporto ma una risorsa esemplificativa di teorie precedentemente elaborate.

  5. Testi: monografie La vita quotidiana come rappresentazione, 1959. Stigma, 1963. Il comportamento in pubblico, 1963. Frame analysis, 1975 Gender advertisememts, 1979.

  6. Testi: raccolte di saggi Asylums, 1961. Il rituale dell’interazione, 1967. Relazioni in pubblico, 1971. Forme del parlare, 1981. Espressione e identità, 1961. L’interazione strategica, 1969.

  7. L’interazione sociale L’insieme delle azioni reciproche e dirette fatte in presenza fisica di altri individui o comunque entro il loro campo visivo o uditivo. Goffman studia le interazioni faccia a faccia, affermando: “la maggior parte del lavoro del mondo viene fatto attraverso l’interazione sociale”. Le interazioni sociali costituiscono l’incrocio fra le istituzioni e le decisioni individuali: esse sono lo specchio delle relazioni, del potere, dell’autorità, dell’organizzazione. Le <<osservanze cerimoniali>> costituiscono la forma più antica di governo.

  8. L’interazione sociale Nell’interazione sociale il materiale di studio di Goffman è l’osservazione del comportamento, inteso come l’insieme degli enunciati verbali degli sguardi, gesti, atteggiamenti con cui gli individui affrontano una situazione. Questi comportamenti sono guidati da una sorta di abilità pratica irriflessa. Gli atti, come fatti sociali, si impongono agli individui, costituendo un “ordine dell’interazione”. Goffman con il suo lavoro intende compilare una sorta di grammatica dei comportamenti (rif. a Burke).

  9. Symbols of Class Status (1951) Gli status sono posizioni sociali garantite da sanzioni esterne ed interne. Essi possono essere classificati su di una scala di prestigio; mentre l’individuo classifica sé stesso su di una scala di stima a partire dall’adeguatezza del proprio comportamento rispetto alle aspettative di ruolo. I diritti e i doveri legati agli status si adattano alla comunicazione interpersonale attraverso mezzi di espressione che mostrano la posizione degli individui. Questi sono definiti status symbol (294). La loro funzione è quella di suddividere il mondo in categorie di persone, aumentando così la solidarietà intragruppale e il conflitto intergruppale.

  10. Symbols of Class Status (1951) Gli statussymbol designano la posizione che un individuo occupa, non le sue performance di ruolo [es. le medaglie al valore]. La loro funzione è sia categoriale che espressiva [es. duello fra nobili]. Servobno non tanto a rappresentare una posizione, quanto ad influenzare il comportamento altrui sulla base di questa. Sono pertanto soggetti a possibile imbroglio. Per ovviare a ciò, ogni società impone degli strumenti per limitare la mis-rappresentazione degli status.

  11. Symbols of Class Status (1951) Questi strumenti sono: Le restrizioni morali (es. le restrizioni religiose al consumo vistoso); Le restrizioni intrinseche e quelle ‘naturali’ legate alla scarsità di un prodotto (materiali rari, frazioni di una quantità totale di produzione, frequentazioni esclusive, performance per audiences ristrette); Restrizioni di socializzazione e di erudizione; Restrizioni fisiologiche (cura del corpo).

  12. Symbols of Class Status (1951) La funzione di queste restrizioni ha a che fare con tre processi legati alla mobilità sociale: I movimenti di classe Il personale curatore dello stile delle classi; La circolazione dei simboli.

  13. On cooling the mark out (1952) Oggetto: i procedimenti con cui si fa digerire una sconfitta ad un perdente. Prospettiva per incongruenza: cercare analogie in campi apparentemente distantissimi; o dimostrare lo scontato tramite la sua negazione. Metodo: osservazione etnografica. Attori di una truffa: il “pollo” (mark), gli operatori, la giocata, lo spotter.

  14. Fasi di una truffa Avvicinamento di uno spotter esterno Giocata e vincite iniziale Errore, perdita Blowoff: sconto iniziale che invita il giocatore a puntare Sconfitta ulteriore Cooling out La perdita più grande non è quella del denaro ma quella del ruolo.

  15. Possibili perdite di ruolo Per promozione Per abdicazione Per perdita: involontaria o volontaria Nei casi di perdita volontaria è necessario un processo di cooling out. In ogni organizzazione grande si organizza un personale apposito. Anche nelle interazioni è importante tranquillizzare il perdente.

  16. Metodi di cooling out Dare a qualcuno l’incarico: un superiore, un amico, un dottore, un prete Offrire un nuovo status: lavoro alternativo,status di amico, trasferimento, nuova vita Offrire una seconda chance: rivedere Offrire possibilità di sfogo Offrire la possibilità di non perdere la faccia: dimissioni preventive, secretazione Il cooling out che non funziona procura rischi: fisici, mentali, organizzativi, etc.

  17. Conclusioni “Una persona è un individuo che viene coinvolto in un valore – di ruolo, status, relazione, ideologia – il quale reclama pubblicamente di essere definito e trattato come il possessore del valore in questione. [..] Ogni evento che dimostri la falsità di tale istanza, definendo qualcuno diverso da quello che realmente è, tende a distruggerlo”. Se il perdente si fa tranquillizzare l’ordine sociale è garantito, altrimenti viene sottoposto a morte sociale ed espulso dai luoghi della vita sociale: manicomi, carceri, ospizi.

  18. La metafora teatrale della vita quotidiana • Esiste fin dall’antichità • Torna di moda nelle scienze sociali grazie al concetto di “ruolo” • Mauss e i seguaci di Durkheim introducono il concetto di persona morale. • Goffman si basa anche sulla metafora proposta da Burke in A grammar of motives (1945)

  19. Dall’Amleto “AMLETO: Mi raccomando, recitate la tirata come l’ho detta io, scandita e in punta di lingua; a urlarla, come usano tanti attori, sarebbe come affiggere i miei versi a un banditore di piazza. E non trinciate l’aria con la mano, così; ma siate delicati perché anche nel turbine, nella tempesta, o, per così dire, nel vortice della passione, dovete procurarvi una certa dolcezza e misura. Ah! Mi irrita nel più profondo dell’anima udire un tizio forzuto e imparruccato che fa in brani una passione, la straccia, per rintronare la platea, che, nella maggior parte, capisce solo pantomime senza capo né coda e strepiti: farei frustare un tale individuo per aver esagerato Termagante; è più erodiano di Erode; vi prego, evitatelo [..]. Ma non siate nemmeno troppo addomesticati; fatevi guidare dalla discrezione, accordate il gesto alle parole, la parola al gesto, avendo cura di non superare la modestia della natura; qualsiasi cosa in tal misura gonfiata è ben distante dalla recitazione, il cui fine – ora come ai suoi primordi – è di reggere lo specchio alla natura, direi: di mostrare alla virtù il suo volto, al disdegno la sua immagine, e perfino la forma e l’impronta loro, all’età e al corpo che il momento esige” (Shakespeare, 1598-1601, trad. it. di Eugenio Montale 1988, pp. 143-145).

  20. Definizione di Burke di interazione “Che cosa intendiamo dire quando diciamo che le persone stanno facendo questo o quello e perché lo stanno facendo? Questo libro vuole essere una risposta a tale domanda. Il libro si occupa delle forme di pensiero fondamentali che, in accordo con la natura del mondo così come tutti gli uomini di necessità lo esperiscono, sono esemplificate nell’attribuzione di motivi. Queste forme di pensiero possono realizzarsi in modo profondo o banale, veridico o falso. Esse sono del pari presenti nelle strutture metafisiche sistematicamente elaborate, nei giudizi legali, nelle opere politiche e scientifiche, nei giornali e nei vari pettegolezzi che circolano in giro. Noi useremo cinque termini che costituiscono il principio generatore della nostra indagine. Essi sono: <<Act>> (atto), <<Scene>> (scena), <<Agent>> (agente), <<Agency>> (mezzo), <<Purpose>> (scopo) …Una completa esposizione dei motivi dovrà offrire un qualche tipo di risposta a queste cinque domande: che cosa è stato fatto (scena), chi lo ha fatto (agente), come lo ha fatto (mezzo) e perché (scopo)” (Burke 1969, XV, cit. in Burns, 1997, p.156).

  21. A differenza di Mead e Cooley • Il Sé non è un prodotto dei giudizi altrui, “non è qualcosa di organico che abbia una sua collocazione specifica, il cui principale destino sia quello di nascere, maturare e morire; è piuttosto un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene rappresentata”. • Siamo obbligati ad esibire un Sé non perché davvero l’abbiamo, ma perché la società ci obbliga a comportarci come se veramente l’avessimo.

  22. Metodo usato da Goffman ne La vita quotidiana come rappresentazione “La prospettiva che viene usata in questo lavoro è quella della rappresentazione teatrale; i principi che ne derivano sono di tipo drammaturgico. Prenderò in esame il modo in cui l’individuo, in normali situazioni di lavoro, presenta se stesso e le sue attività agli altri, il modo in cui guida e controlla le impressioni che questi ne ricevono, ed il genere di cose che può o non può fare mentre svolge la sua rappresentazione in loro presenza…il pubblico costituisce un terzo elemento nell’interazione: elemento essenziale che, tuttavia, se la rappresentazione fosse realtà, non avrebbe occasione di esistere. Nella vita di tutti i giorni i tre elementi si riducono a due soli; la parte rappresentata da un’individuo è adattata alle parti rappresentate dagli altri, ma questi, a loro volta, costituiscono anche il pubblico” [7].

  23. Fonti “Il materiale illustrativo presentato in questo lavoro è di vario tipo: parte è stato ricavato da ricerche scientifiche; parte da documenti impressionisitici scritti da gente curiosa; parte sta a metà fra i due generi. Inoltre mi sono spesso servito di un mio studio su di una comunità di piccoli coltivatori delle isole Shetland”

  24. Definizione della situazione “Quando un individuo viene a trovarsi alla presenza di altri, questi, in genere, cercano di avere informazioni sul suo conto o di servirsi di quanto già sanno di lui. È probabile che il loro interesse verta sul suo status socio-economico, sulla concezione che egli ha di sé, sul suo atteggiamento nei loro confronti, sulle sue capacità, sulla sua serietà, ecc.[…] le notizie riguardanti l’individuo aiutano a definire una situazione, permettendo agli altri di sapere in anticipo che cosa egli si aspetti da loro e che cosa essi, a loro volta, possono aspettarsi da lui: tali informazioni indicheranno come meglio agire per ottenere una sua determinata reazione”.

  25. Definizione della situazione: attore attivo Sarà interesse dell’attore controllare la condotta altrui e il trattamento che gli verrà usato. “Questo controllo è soprattutto ottenuto agendo sulla definizione della situazione formulata dagli altri…in modo tale da dar loro quella impressione che li indurrà ad agire volontariamente secondo la sua volontà”. Un ruolo fondamentale hanno le prime impressioni.

  26. Definizione della situazione “I presenti possono ricavare informazioni da diverse fonti e molti indicatori (o <<strumenti segnici>>) sono disponibili a questo scopo. Se non conoscono affatto l’individuo, gli osservatori possono raccogliere indizi dalla sua condotta e dalla sua apparenza, così da potersi servire di precedenti esperienze fatte con persone abbastanza simili all’individuo presente o, cosa più importante, applicare ad esso stereotipi non controllati in precedenza. Da esperienze anteriori si può anche desumere che in un certo ambito sociale c’è da aspettarsi di trovare solo un determinato tipo di individuo”.

  27. L’espressione “L’espressività dell’individuo (e perciò la sua capacità di far impressione su terzi) sembra basarsi su due tipi di attività semantica radicalmente diversi: l’espressione assunta intenzionalmente e quella <<lasciata trasparire>>. Espressione Comunicazione volontaria Informazione “lasciata trasparire”

  28. Espressione • La prima comporta quei simboli verbali, o quei loro sostituti, che l’individuo usa deliberatamente e soltanto per comunicare le informazione che egli stesso e gli altri convengono di attribuire a tali simboli • La seconda comprende una vasta gamma di azioni che gli osservatori possono considerare come sintomatiche dell’attore • L’espressione può essere forviante, costituisce per tanto una promessa. • Il pubblico tende a valutare le espressioni soprattutto da ciò che traspare (cena, esame, dichiarazione, telefonata salute), perché lo ipotizzano involontario.

  29. Definizione della situazione: consenso operativo “Assieme, i partecipanti contribuiscono ad un’unica e generale definizione della situazione che implica non tanto un vero accordo circa ciò che è, quanto piuttosto una intesa circa le pretese e gli argomenti che verranno prese in considerazione in un determinato momento. Esisterà anche un accordo effettivo sulla opportunità di evitare un conflitto aperto fra definizioni contrastanti della situazione. Indicherò questo tipo di accordo con il termine di <<consenso operativo>>”. Una definizione della situazione è un programma.

  30. La definizione della situazione ha un carattere morale e istituzionale “La società è organizzata sul principio che qualsiasi individuo che possieda certe caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere che gli altri lo valutino e lo trattino in modo appropriato” (23). La definizione della situazione è perciò una richiesta morale. Persona-maschera-non persona: es. razzismo.

  31. Goffman: il mondo della rappresentazione Una rappresentazione è una richiesta implicita di fiducia nella buonafede di ciò che si rappresenta. Non esistono rappr. in buona o malafede ma un continuum di variazioni (da cinismo si può passare a interiorizzazione). Sono sanzionate soprattutto le rappresentazioni di status superiori a quello reale. La società permette alcune bugie istituzionalizzate: politica, pubblicità, etc.-; ed alcune ambiguità che permettono di non dire la verità

  32. Facciata: definizione Quella parte della rappresentazione dell’individuo che di regola funziona in maniera fissa e generalizzata. È un equipaggiamento espressivo standardizzato che si usa più o meno volontariamente durante la rappresentazione.

  33. Facciata Facciata personale Ambientazione Maniera Apparenza

  34. Definizioni Ambientazione: mobilio, ornamenti, equipaggiamento fisico: tutti i dettagli di sfondo che forniscono lo scenario e g li arredi per quelle azioni che avvengono dentro. Facciata personale: equipaggiamento espressivo che identifichiamo strettamente con l’attore stesso e che lo seguiranno ovunque: sesso, età, razza, taglia, aspetto, vestiario, modo di parlare, espressioni del viso, gesti.

  35. Qualità teatrali Per ogni ruolo rivestito, quando si è in presenza di terzi, l’individuo puntualizza tipicamente la propria attività con segni che accentuino in modo teatrale fatti che altrimenti passerebbero inosservati. Nel far ciò opera un forte controllo sugli aspetti secondari della rappresentazione. Il controllo serve anche ad evitare equivoci. A tal riguardo un distacco forte con il pubblico consolida la sacralità dell’attore.

  36. Idealizzazione Il modo in cui una rappresentazione è <<socializzata>>, plasmata e modificata per adattarla alla comprensione ed alle aspettative della società nella quale viene presentata. La socializzazione ci fornisce una base per agire adeguatamente in qualsiasi situazione ma anche una facciata ideale per ogni specifica situazione. L’idealizzazione è una riconferma delle norme sociali e degli stereotipi impliciti.

  37. Idealizzazione Si realizza: Mostrando al mondo un aspetto migliore del sé a livello di status (in positivo o negativo) Adattandosi agli stereotipi: di genere, di età, di razza Nascondendo aspetti sconvenienti della propria identità Nascondendo le fasi intermedie di un’opera Nascondendo il lavoro sporco Nascondere comportamenti valoriali contrari al proprio gruppo Segregando il pubblico

  38. Rappresentazioni collettive Concetto base: è limitante pensare che l’attore reciti sempre e soltanto per il proprio sé. Spesso si recita per esprimere il compito svolto, in quanto facente parte del proprio ruolo nell’organizzazione o società a cui si appartiene. Gli attori recitano quindi spesso in equipes di rappresentazione, che richiedono la cooperazione di più partecipanti alla definizione di una situazione. Le equipe si formano non in relazione a una struttura ma ad una interazione. Le equipes fondamentali sono quella di rappresentazione (gli attori) e il pubblico.

  39. Le equipes Definizione: “adopererò il termine <<équipe di rappresentazione>> o più brevemente équipe, per riferirmi a un qualsiasi complesso di individui che collaborano nell’inscenare una singola routine”. In ogni équipe è prevista una precisa divisione di ruolo (famiglia, lavoro, etc.). Si può passare da una recitazione fra attori a una recitazione fra équipe.

  40. Équipes e interazioni Il concetto di équipe di Goffman è una estensione del concetto di altro generalizzato di Mead. Così come Mead indicava la presenza dell’altro in ogni interazione, anche quella fra sé e sé, così Goffman, afferma di poter riconsiderare sotto il concetto di interazione fra équipes ogni tipo di interazione umana. “Poiché ogni équipe reciterà per l’altra la sua routine, si può parlare di interazione drammaturgica, e possiamo vedere l’interazione non come una fusione di tante voci quanti sono i partecipanti, ma piuttosto come una specie di dialogo e di scambio fra due equipes”.

  41. Fra Mead e Goffman “L’individuo in privato può rispettare certe regole, pur non credendovi personalmente, perché è fermamente convinto della presenza di un pubblico invisibile capace di punire le eventuali deviazioni di tali norme. In altre parole un individuo può costituire il proprio pubblico o può immaginare la presenza di un pubblico”.

  42. Caratteristiche delle équipe Interdipendenza reciproca: ogni individuo può far fallire la rappresentazione. I membri di una equipe cooperano alla definizione della situazione, conservando segreti e coprendo errori altrui e difendendo i propri membri rispetto al pubblico. Le equipe rappresentano una propria presentazione idealizzata che si basa sul <<principio di unanimità>>. Perché una rappresentazione funzioni è fondamentale che non si mischino attori e pubblico.

  43. Ruoli fondamentali Il regista: colui che controlla la riuscita della rappresentazione, rimette a posto i diversi membri, scalda l’ambiente, distribuisce le parti, è responsabile del successo o insuccesso della rappresentazione. Il leader espressivo è colui che costituisce il focus della rappresentazione.

  44. I territori dell’interazione Le rappresentazioni avvengono in un territorio limitato sia a livello spaziale che temporale. Il territorio è un qualsiasi spazio che sia delimitato da ostacoli alla percezione.

  45. Ribalta e retroscena I territori fondamentali per una rappresentazione sono: ribalta e retroscena. La ribalta è il luogo ove si svolge la rappresentazione. Il retroscena il luogo ove viene costruita la rappresentazione.

  46. Ribalta Quando gli attori sono sulla ribalta trattano il pubblico seguendo il rituale della cortesia… E si comportano seguendo le norme di decoro adeguate al contesto (es. luogo sacro, posto di lavoro

  47. Retroscena Il luogo dove si custodiscono e preparano gli arredi scenici, gli equipaggiamenti della facciata personale, ove si prepara e ripassa la parte, dove l’attore può lasciare la maschera ed uscire dal ruolo, dove si prendono accordi sulla rappresentazione. È fondamentale per la riuscita di una rappresentazione che il divisorio sia sufficientemente forte e che a nessuno sia permesso di entrare. Oltre al retroscena, nessuno dall’esterno deve poter accedere alla ribalta (segregazione pubblico).

More Related