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LA MAESTRA MARIACHIARA. INTERVISTA ALL’INSEGNANTE DI MATEMATICA. Lei è ormai in pensione, ci può dire da quanto tempo? P er quanto tempo complessivamente ha insegnato nella scuola?.
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LA MAESTRA MARIACHIARA INTERVISTA ALL’INSEGNANTE DI MATEMATICA
Lei è ormai in pensione, ci può dire da quanto tempo? Per quanto tempo complessivamente ha insegnato nella scuola? • Sono andata in pensione nel 2000, sono ormai11 anni: ho insegnato nella Scuola Elementare Pubblica per trentacinque anni.
In quei trentacinque anni di servizio, quanti sono stati dedicati all’insegnamento della matematica nella Scuola Elementare? • Ho sempre insegnato matematica; prima come maestra unica, per cui era obbligatorio, poi nel modulo come mia scelta, anche perchèla collega preferiva italiano.
Ha seguito corsi di specializzazione sull’insegnamento della matematica? Se sì, può dirci quali? In quale ambiente o organizzazione? Condotti da chi? • Il mio circolo era “Centro di Educazione Permanente” quindi venivano fatti corsi periodici sulle vaie discipline. Poi quando sono stati introdotti i moduli ho poi fatto un corso estivo sull’insiemistica presso l’Università degli Studi di Pisa.
Le piace la matematica? La trova utile? Piacevole? O altro? • Sì, mi piace la matematica; la trovo una materia utile e può essere piacevole se l’insegnante riesce a renderla tale.
Supponiamo che i suoi rapporti con la matematica oggi siano buoni. Lo sono stati fin da quando era bambina? O da quando era adolescente? O da quando ha cominciato ad insegnarla? • Non ricordo se da bambina mi fosse piaciuta questa materia, ricordo che quando andavo a scuola era tutto molto mnemonico e ciò che è ripetitivo non piace ai bambini. Preferivo la storia e l’italiano però mi piacevano molto i problemi: risolverli era per me una sfida.
Chi sono i tuoi modelli tra i grandi matematici? • Non saprei.
Chi sono i suoi maestri nel campo della didattica della matematica? • Quando cominciai a “fare scuola” mi consultavo spesso con i colleghi più anziani: mi arricchivo della loro esperienza, poi nei corsi frequentati mi piacque molto il Prof. Pea, il Prof. Tenore, ecc.
Alcuni ricercatori (Dehaene, Butterworth, Girelli, Wynn) sostengono che alcune competenze matematiche siano innate ed il campo delle competenze matematiche innate si estende continuamente. Lei ritiene che le competenze Matematiche siano in parte innate? • Sì, probabile. Quello che posso dire è che certi ragazzi hanno più facilità di altri, forse perché già in possesso dei concetti di spazio, tempo e quantità.
Gli psicologi ci dicono che molti bambini maturano un atteggiamento di paura, se non addirittura di terrore verso la matematica. Lo conferma? Ne ha avuto esperienza diretta? • I bambini possono avere paura per sia per colpa degli adulti sia per insegnanti ossessivi e urloni. Capita infatti che i genitori impauriscanoi figli con sciocche affermazioni come “io in matematica non ho mai capito nulla, mio figlio rivà a me” o “le divisioni sono state per me sempre un incubo, c’è la calcolatrice”, ecc. Questo per mia diretta esperienza è negativo per i bambini che adottano subito un atteggiamento di rifiuto.
Seymour Papert, uno degli “apostoli del linguaggio del logo” asseriva che tutti i bambini dovrebbero, nel loro piccolo, poter in qualche modo fare i matematici: Lei concorda o meno? Ritiene che ognuno di noi possa, nel suo piccolo, essere un piccolo matematico? • Sì, concordo con Papert, ogni bambino se lo avviciniamo alla matematica con metodi che portano alla concretezza, dalla manipolazione fatta in modo divertente possono essere piccoli matematici.
Quali possono essere, secondo lei, le cause della paura della matematica? Il metodo adottato dall’insegnante può influire in senso positivo o negativo? • Il metodo dell’insegnante è fondamentale.
La personalità dell’insegnante può influenzare la paura della matematica? Quali esperienze formative possono avvicinare il bambino in modo sereno alla matematica? • La personalità dell’insegnante influisce molto, ma questo per tutte le discipline. Il bambino si avvicina serenamente alla matematica se l’insegnante “gioca” con loro usando, specialmente nelle prime classi, tanta manipolazione, tanta concretezza, sempre in forma serena e senza stress.
Ritiene che il mondo dei giochi ed il mondo della matematica possano avere dei punti in comune? • Certo il gioco è fondamentale per il bambino e, come ho già detto, con il “fare” si arriva più facilmente all’astrazione.
Ad esempio negli Stati Uniti c’è un intero curriculum di avvicinamento alla matematica che poggia sul gioco degli scacchi. Lo ritiene interessante? Utile? Applicabile anche in Italia? • Personalmente non ho mai provato gli scacchi a scuola, ma con i miei figli sì. Credo di sì, gli scacchi aiutano la riflessione.
Lei conosce i videogiochi? Li ha mai provati? • Conosco i videogiochi attraverso i figli e soprattutto i nipoti, ma non li ho mai provati personalmente.
Moltissimi bambini usano i videogiochi: lo ritiene un fatto positivo? Ritiene che questa esperienza possa favorire o meno un sano rapporto con la matematica? • Non saprei dire per mancanza di esperienza diretta, però penso che i videogiochi dilaghino in maniera così preponderante che non si possano escludere. Di certo sviluppano prontezza di riflessi, ma isolano i ragazzi. Dovrebbero essere usati con parsimonia, ma io sono “antica”.
Quale ruolo può avere il computer nell’apprendimento-insegnamento della matematica? • Ormai siamo in piena era tecnologica e usare il computer per questa disciplina possa essere valido.
Lei ha usato il computer per usare la matematica? Se non lo ha usato per quale motivo? Attrezzature insufficienti? Difficoltà organizzative? O contrarietà nei confronti del mezzo? • Non ho mai usato il computer per l’insegnamento della matematica perché nella mia scuola non c’erano le attrezzature sufficienti e molti Dirigenti a quel tempo non credevano opportuno reperire i fondi da investire nel campo informatico.
Conosce programmi del computer orientati a favorire o facilitare l’apprendimento della matematica? Considera il computer come un semplice supporto per materiali didattici multimediali o qualcosa di più profondo? • Non conosco i programmi e non so rispondere: mi manca l’esperienza diretta, andrebbe girata a insegnanti “giovani”.
L’ambiente scolastico l’ha aiutata nella sua missione? • Sì e no.
Ha avuto buoni rapporti con i colleghi sul tema dell’insegnamento della matematica? • Come ho già detto i colleghi anziani erano i miei maestri, con loro mi confrontavo, la loro esperienza mi è stata molto utile; in ultimo no, i giovani si sentono superiori non accettano il confronto, il dialogo, la discussione sulla validità di varie strategie, credono spesso di avere la verità, sono talmente sicuri da non mettersi in discussione. Difficilmente chiedono un consiglio. Questa almeno è stata la esperienza.
C’erano forme di collaborazione tra tutti gli insegnanti che, nella scuola, insegnavano matematica? La Dirigenza della scuola considerava in modo adeguato le esigenze relative all’apprendimento della matematica? Le favoriva in quale modo? • No, non c’era niente di tutto questo.
Sempre sul tema dell’apprendimento della matematica, esiste qualche forma di collaborazione, diretta o indiretta, con i genitori? • Pochissima, molte volte ero io a chiedere la loro collaborazione, però quelli che “partecipavano” poi si entusiasmavano e collaboravano volentieri.
Si è mi imbattuta in soggetti che presentavano disturbi specifici nell’apprendimento legati in modo particolare alla matematica (tipo discalculia)? Ha avuto modo di collaborare con degli psicologi? Quali figure di psicologi in particolare? Ha trovato proficua la collaborazione con gli psicologi? Ha avuto modo di conoscere ed apprezzare dei test per la diagnosi precoce della discalculia?
Dagli psicologi ho avuto scarso aiuto: solo chiacchiere astratte. Purtroppo mi sono dovuta sempre “arrangiare”: provavo, riprovavo, sbagliavo, ricominciavo su altre strade, ma che soddisfazione quando ne “uscivo vincitrice”! Ho sempre cercato di avere con gli alunni un atteggiamento sereno, sorridente (anche quando avevo problemi personali), di approcciarmi in forma divertente, sempre con tanta concretezza e manipolazione e qualche volta anche qualche battuta comica. Gli alunni mi hanno sempre seguita con interesse e si sono sempre impegnati. La scuola mi ha dato grandi soddisfazioni. Quando il ragazzo con più difficoltà riusciva a “salire la scala” e arrivare al pari degli altri per me era un grande premio.