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la croce. A nulla era servito l’ingresso trionfante a Gerusalemme. Accolto come il figlio di Davide, benedetto come colui che viene nel nome del Signore …. … ora il Maestro era solo sul Monte degli Ulivi.
E N D
A nulla era servito l’ingresso trionfante a Gerusalemme. Accolto come il figlio di Davide, benedetto come colui che viene nel nome del Signore …
In preda all'angoscia, pregava intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. Era iniziata la via della croce … Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. Lc 22,43
“Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?” Is 53,6-8
Inchiodato alla croce, veniva schernito: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” Lc 23,37. “Se tu sei il figlio di Dio, scendi dalla croce” Mt 27,40.
Un Dio in croce non serve a nessuno. Solo se Dio è Dio può rispondere al dolore dell’uomo. Se la terra è prigioniera dell’odio, solo dal Cielo si può attendere il futuro.
Negli insulti al Crocifisso c’è l’eterna protesta degli uomini: quante volte nel dolore come i discepoli nella tempesta imploriamo: Non t’importa se moriamo?
Non t’importa se sulle strade della miseria umana l’innocenza viene sacrificata sull’altare del profitto che innalza barriere tra culture diverse?
Ma Gesù non si lascia tentare: Dio è Amore e se muore l’amore è Dio che muore lentamente nel cuore degli uomini e da relazione, da parola, da vita diventa idolo, feticcio.
Gesù sa che scegliendo la croce si avventura in sentieri sconosciuti all’Alto,potrebbe rimanere irrimediabilmente solo, senza Dio e senza l’uomo: “Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono”. Mt 26,56
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. No, non fa comodo un Dio dei dolori. Ad altri si consacrano templi. Mc 15,34 Lc 23,46 Eppure, Gesù non scende dalla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Scegliere la croce era l’unico modo possibile per far conoscere a Dio il dolore dell’uomo e far capire all’uomo che Dio conosce ogni suo tormento.
Il rischio era grande: un Dio abbandonato da un Dio che non conosce il dolore e dagli uomini che non sono in grado di accettare il dolore di Dio. Ma non c’era altra via per l’Amore:“Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”. Is 53,4
Gesù rischia, non scende dalla croce. Abbandona definitivamente i templi costruiti da mano d’uomo: il velo del tempio si squarciò nel mezzo.
“Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra”. Lc 23,44
Come si fa buio nel nostro cuore quando inchiodati alle nostre croci non abbiamo più fede.
O, come sempre, quando l’aspirazione al potere calpesta la giustizia, quando per trenta denari si è pronti a vendere se stessi, il giudizio di Dio oscura la terra.
La storia si ripete ogni volta che l’uomo abbandona sulle croci del mondo i suoi fratelli più deboli.
A poco serve, la domenica delle palme, agitare l’ulivo della pace se nel momento del dolore non sappiamo affidarci nelle mani del Padre, se non sappiamo vegliare, come i discepoli al Getsèmani, accanto a chi implora: “Padre, allontana da me questo calice”.
A nulla serve avere fede se non crediamo nel riscatto della croce.
A nulla serve inventarsi nuove strategie per uscire dal buio di una crisi finanziaria, ma soprattutto etica che affonda le sue radici nel profondo del cuore dell’uomo, dove risiede la libertà di scegliere tra il bene che illumina l’esistenza e il male che oscura la terra.
E noi possiamo scegliere se affidarci a Dio, come un bimbo in braccio a suo padre, o rimanere nel buio.
Possiamo scegliere se salvare la famiglia o la carriera, il mercato o i posti di lavoro, la dignità dell’uomo o la sua cupidigia.
Domenica celebriamo la Santa Pasqua, la vittoria definitiva della vita sulla morte, ma per risorgere un giorno è necessario essere vivi adesso, sapersi fidare del Padre. E’ necessaria una coraggiosa presa di coscienza per operare un cambiamento di orientamento, di mentalità.
Se non invertiamo la rotta non arriveremo mai alla meta giusta. E mai come in questo nostro tempo, in cui per correre troppo ci siamo ritrovati altrove, è necessario fermarsi a riflettere sul senso della nostra vita, della nostra fede.
2 Cor 2,17 Se apparteniamo a Cristo, “non possiamo essere come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio” se crediamo nel Risorto, dobbiamo partecipare alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria.
… perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere …
Se vogliamo assistere alla nostra trasfigurazione, dobbiamo rimanere accanto a chi, sfigurato dal dolore, dall’ingiustizia e dalla nostra indifferenza, rimane solo sulla croce.
Se vogliamo essere luce del mondo quando si oscura il nostro cuore o si oscura la terra dovremmo ricordare che Gesù scelse di rimanere inchiodato alla croce per assumere su di sé il dolore del mondo.
A una umanità che chiedeva l’intervento prodigioso di Dio nella storia, Gesù rispose sacrificando se stesso, per insegnarci la via del riscatto che passa necessariamente attraverso la strada della condivisione e della solidarietà.
Se fosse sceso dalla croce, avrebbe salvato se stesso ma avrebbe abbandonato l’umanità alle sue croci.
Ora sta a noi fare una scelta di fede: se crediamo nella resurrezione dobbiamo rinascere dall’Alto per superare la notte. “Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini”. 1 Cor 15,19
E allora, soli con le nostre domande irrisolte, imputeremo a Dio i nostri fallimenti e come i passanti sotto la croce gli diremo: “Salva te stesso scendendo dalla croce” Mc 15,30.