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La Demonologia e l'Angelologia nel Medioevo erano scienze e come tali erano studiate con passione e precisione dai teologi e dai filosofi; ma erano anche una parte non trascurabile del sapere e dell' immaginario popolare. Dante presenta elementi presi sia dal pensiero scientifico su angeli e diavol
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1. LAURA LABATE I Ca.s.2008/2009
2. La Demonologia e l’Angelologia nel Medioevo erano scienze e come tali erano studiate con passione e precisione dai teologi e dai filosofi; ma erano anche una parte non trascurabile del sapere e dell’ immaginario popolare. Dante presenta elementi presi sia dal pensiero scientifico su angeli e diavoli sia dalle credenze e dalle raffigurazioni popolari: ma queste solo in rapporto ai diavoli, non alle creature superiori. Vi č anzi un passo (If XXXIII 142-144) in cui l’affermazione colta sulla mendacitŕ del demonio č espressa come giudizio popolare: segno dell’incontro dei due piani.
3. IL DIAVOLO:
5.
LUCIFERO:
A Lucifero, principe dei demoni, viene dedicato spazio particolare: la sua rappresentazione č quale emerge anche dalle raffigurazioni pittoriche e musive del tempo e quale era comunemente immaginata. Ma a Dante interessa sottolinearne il peccato e la caduta cosě come erano studiati dai teologi. Lucifero, la piů bella e alta creatura di Dio, commise peccato di superbia contro il creatore (la storia č narrata nell’Apocalisse) trascinando con sé gli angeli che con lui si erano ribellati.
Vi furono infatti angeli che seguirono Lucifero nella ribellione avvenuta all’inizio del mondo.
9. Demonio furbo
Demonio potente
Demonio sciocco
Demonio incapace di ragionare
IN OGNI CASO LA SUA VOLONTA’ E’ SEMPRE E SOLO RIVOLTA AL MALE
10. GLI ANGELI Giŕ nell'Antico Testamento si manifestano a varie riprese degli Esseri personali, intelligenti, potenti, distinti da Dio e dagli uomini. Li si chiama Angeli, Inviati di Dio, cosě strettamente dipendenti dal loro Maestro che talvolta essi sembrano confondersi con Lui e cedergli la parola
13. LE GERARCHIE ANGELICHE La concezione secondo cui gli Angeli si differenzierebbero sulla base di specifiche caratteristiche o funzioni in categorie separate trae origine dalla tradizione apocrifa della tarda etŕ giudaica.
I Padri della Chiesa assunsero un atteggiamento ambivalente verso le figure angeliche: accettavano il ruolo di servitori di Dio e di intermediari tra Dio e l’uomo, ma non che fossero oggetto di culto (rischio di eresia e superstizione).
Questo atteggiamento diffidente dei Padri della Chiesa ebbe effetti sulla questione del numero esatto delle categorie angeliche e sulla loro articolazione gerarchica.
14. Nella Bibbia non si parla espressamente in nessun punto del numero delle categorie angeliche, le quali si possono ricavare solo dal confronto di singoli passi del Vecchio e Nuovo Testamento.
Serafini: Isaia (6,2)
Cherubini: Ezechiele (1,14-24; 10,4-22)
Troni, Dominazioni, Principati, Potestŕ e Virtů: Lettera ai Colossesi e Lettera agli Efesini
Arcangeli e Angeli: citati in diversi luoghi di entrambi i Testamenti
15. Solo a partire dal IV secolo si delineň un accordo circa il numero dei cori, o categorie, pari a nove
A partire dal VI secolo Dionigi l’Aeropagita, col suo scritto De coelesti Hierarchia, concepisce un mondo angelico nel quale i nove Ordini sono articolati in tre Triadi, con rispettive gerarchie secondo le loro qualitŕ e il grado di partecipazione ai misteri divini.
16. GERARCHIA SECONDO DIONIGI
17. GERARCHIA SECONDO GREGORIO IL GRANDE
18. LA CREAZIONE DEGLI ANGELI I Padri Greci della Chiesa (tranne Gerolamo e Ambrogio) sostenevano che la creazione degli Angeli fosse avvenuta prima di ogni altra, sulla scorta di Giobbe (38,7) e del Siracide (1,4).