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Bioenergie: minaccia o opportunità per il mondo agricolo? Convegno : “La filiera corta e la produzione di energia rinnovabile da biomasse” Torino Venerdì 12 novembre 2010. Dr. Franco Parola Agronomo Responsabile Servizio Ambiente e Territorio Coldiretti Piemonte
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Bioenergie: minaccia o opportunità per il mondo agricolo? Convegno : “La filiera corta e la produzione di energia rinnovabile da biomasse” Torino Venerdì 12 novembre 2010 Dr. Franco Parola Agronomo Responsabile Servizio Ambiente e Territorio Coldiretti Piemonte franco.parola@coldiretti.it
Qui..?…. Perché? Chi ci guadagna? Ma quanto sarà grande? Cosa ci bruceranno? Ma inquina? Potrebbe far male alla salute? La produzione di energia elettrica e/o termica da biomasse legnose di provenienza agricola e forestale
Un’opportunità che ancora non si è riusciti a cogliere Si è considerato necessario l’utilizzo di 15.000 t/anno di biomassa legnosa per la produzione di 1MWe ed un rendimento elettrico pari a circa il 21% Fonte: dati IPLA rielaborazione Coldiretti
L’inserimento sul territorio di una centrale a biomassa va prima verificato sotto il profilo: • della pianificazione • occorre verificare se e quali interazioni sussistono tra il progetto ed eventuali altri piani e progetti . • In particolare occorre evitare che più progetti insistano sulla stessa area o bacino d’utenza con conseguente impossibilità di garantire la continuità di rifornimento del combustibile • del quadro ambientale “ante operam” ovvero dello stato di fatto del luogo prima dell’inserimento dell’impianto. Occorrerà approfondire il quadro delle conoscenze relative alle diverse matrici ambientali e tra esse in particolare l’impatto sulla componente atmosferica (clima, qualità dell’aria, …) • Non si dovrà trascurare di considerare la vocazione del territorio e le eventuali interferenze che l’impianto potrebbe determinare.
delle caratteristiche della centrale che sono strettamente correlate con le “dimensioni” dell’impianto. A questo proposito di particolare interesse sono: • gli imput necessari (biomassa) La “taglia” della centrale dovrà essere commisurata al reale potenziale produttivo dell’area (filiera corta). Dovranno altresì essere previste procedure di tracciabilità e controllo (filiera corta certificata). Il potenziale produttivo del luogo dovrà essere stimato in un’ottica di sostenibilità . • Si dovrà valutare preventivamente l’effettiva possibilità di un adeguato utilizzo dell’energia termica 3. Gli output (ceneri, emissioni…) Si dovranno prevedere meccanismi di controllo (partecipato) delle emissioni ovvero di monitoraggio e registrazione.
E’ imprescindibile disporre di una stima attendibile della biomassa realmente producibile con continuità e nel lungo periodo (non meno di 20 anni) in un’area circostante il luogo in cui verrà realizzata la centrale (resa energetica del 90%?) che tenga conto di: 1. tipologia dei boschi esistenti e loro provvigione media annua al fine di valutare quanta biomassa è destinabile a materiale da triturazione (dal comparto vanno esclusi i boschi di protezione, porta seme, assortimenti da lavoro…); 2. le reali possibilità di esbosco (viabilità) tenuto conto degli aspetti economici (macchiatico positivo); 3. tipologia di proprietà (privata o pubblica); 4. presenza o meno di strumenti di pianificazione forestale; 5. esistenza o possibilità effettiva di creare una filiera produttiva e di far fronte alle necessità logistiche .
Cosa si deve intendere per filiera corta? • Un raggio di 70 Km equivale ad una superficie di 15.386 Km², • Vale a dire 1.538.600 ha. • La prov. di Cuneo occupa una superficie di 6.903 Km² • (2,2 volte più piccola) • Il Piemonte ha una superficie di 25.400 Km² • (1,6 volte più grande) • Si tratta di dimensioni accettabili?
Altri aspetti da considerare sono: • La compatibilità paesaggistica • La sicurezza del sito • I flussi di traffico previsti • L’impatto sulle altre matrici ambientali • L’inquinamento acustico • Gli impatti in fase di cantiere
E’ necessario comunque attuare un confronto trasparente, corretto ed obiettivo con la comunità locale, i portatori di interessi, le autorità, non per convincerli della bontà del progetto attraverso iniziative propagandistiche, ma per definire in un’ottica realmente concertativa se e quale impianto può essere realizzato.
Occorre minimizzare l’impatto ambientale e massimizzare l’utilità sociale dell’impianto i meccanismi di incentivazione adottati dallo Stato per la produzione di energia elettrica ottenuta da biomassa sono rilevanti ma tutti indirizzati esclusivamente a favore di chi produce l’energia; condizione necessaria é che vi sia anche una positiva ricaduta economica sulla comunità locale (contratti di filiera).
Grazie per l’attenzione franco.parola@coldiretti.it