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Niccolò Machiavelli Mandragola. Ms. Laurenziano Redi 129, Bibl. Medicea Laurenziana, FI = R. Edizione del Centauro, s.l., s.d., s.n.t. = C. Ec = f (t1 + t2 + t3 + … tn) Ec O. x. R. C. Fino al 1965 la Mandragola è pubblicata sul fondamento di C.
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Niccolò Machiavelli Mandragola
Ms. Laurenziano Redi 129, Bibl. Medicea Laurenziana, FI = R Edizione del Centauro, s.l., s.d., s.n.t. = C
Ec = f (t1 + t2 + t3 + … tn) Ec O x R C • Fino al 1965 la Mandragola è pubblicata sul fondamento di C. • Nel 1965 R. Ridolfi scopre R e pubblica criticamente il testo tenendo conto per la prima volta di entrambi i testimoni (Firenze, Olschki). • Nel 1971 M. Martelli produce una nuova edizione critica su R e C (Firenze, Sansoni). • Nel 1997 G. Inglese pubblica un’edizione in grafia antica secondo R (Bologna, il Mulino), correggendo il ms. con C nei luoghi giudicati erronei. • Nel 2005 P. Stoppelli pubblica una nuova edizione critica, ancora su R e C (Roma, Bulzoni).
ATto primo [scena i] Callimaco, Siro [1] callimaco Siro, non ti partire. Io ti voglio un poco. [2] siro Eccomi. [3] callimaco Io credo che tu ti maravigliassi assai della mia sùbita partita da Parigi, e ora ti maraviglierai [hora ti marauigli C] sendo io stato qui già un mese sanza fare alcuna cosa. [4] siro Voi dite el vero. [5] callimaco Se io non ti ho detto infino a qui quello che io ti dirò ora [ti dirò C], non è stato per non mi fidare di te, ma per iudicare che le cose che l’uomo [iudicare le chose che l’huomo C] vuole non si sappino sia bene non le dire, se non forzato. Pertanto, pensando io di potere avere bisogno [pensando io hauere bisogno C] della opera tua, ti voglio dire el tutto. [6] siro Io vi sono servidore: e servi non debbono mai domandare el padrone [e padroni C] d’alcuna cosa, né cercare alcuno loro fatto; ma quando per loro medesimi la dicano [dicono C], debbono servirgli con fede. E così ho fatto e sono per fare io. [7] callimaco Già lo so. Io credo che tu mi abbi sentito dire mille volte, ma e’ non importa che tu lo intenda milleuna, come io avevo dieci anni quando da e mia tutori, sendo mio padre e mia madre morti, io fui mandato a Parigi, dove io sono stato venti anni. E perché in capo de’ dieci cominciorono per la passata del re Carlo le guerre in Italia, le quali ruinorono questa provincia, delibera’mi [deliberami R; deliberai C] di vivermi a Parigi e non mi ripatriare mai, giudicando in quello luogo potere vivere [potere in quel luogo uiuere C] più sicuro che qui.