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TRA CIELO e MARE. Classe III A Scuola Secondaria di I grado “V. Santini” I.C. Pietrasanta II – Prof.ssa I. Corazza e Prof.ssa S. Ceragioli. Giovanni Pascoli e Carducci. Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro, in provincia di Forlì.
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TRA CIELO e MARE Classe III A Scuola Secondaria di I grado “V. Santini” I.C. Pietrasanta II – Prof.ssa I. Corazza e Prof.ssa S. Ceragioli
Giovanni Pascoli e Carducci Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro, in provincia di Forlì. A soli dodici anni rimane sconvolto dall'uccisione del padre, e, dopo la morte della madre, è costretto ad abbandonare gli studi. In seguito riesce ad iscriversi alla facoltà di lettere dell'Università di Bologna. Nel 1906 viene chiamato a sostituire Carducci, che già era stato suo professore alla cattedra di letteratura italiana. Delle sue raccolte di poesie, la prima e anche la più famosa, uscita per la prima volta nel 1891, con successive ristampe e correzioni, è Myricae.
Myricae Mirycae (1891-1903): il titolo della raccolta è una citazione dell’inizio della IV ecloga delle Bucoliche di Virgilio: “Arbusta iuvant humilesque myricae” Il poeta latino vi affermava l’intenzione di innalzare il tono poetico perché “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”.Pascoli, invece, sceglie questo titolo proprio come simbolo delle piccole cose che sono al centro della sua poesia.Sono componimenti molto brevi; ogni particolare ha un senso misterioso e suggestivo. Sono frequenti l’uso simbolico dei suoni e un linguaggio analogico. In "Myricae" emergono i temi principali della natura, della morte, del poeta, dell'orfano , e in ogni poesia ricorre almeno uno di essi. La natura è il tema dominante delle sezioni "Ricordi" e "In campagna". Il testo che ci accingiamo ad analizzare è tratto appunto dalla sezione “Ricordi”
Ecco le tamerici… Le tamerici crescono numerose nella nostra zona ma pochi di noi ne conoscevano il nome e l’aspetto a riprova della loro scarsa considerazione…Comunque a noi piacciono.
I puffini dell’Adriatico • Ipotesi assurde ma con qualcosa in comune…
… un senso di leggerezza esofficità • Poi, ma solo dopo aver letto tutta la poesia, abbiamo scoperto che i puffini sono uccelli marini
Alba sul mare • In noi che viviamo il mare dalla sponda tirrenica l’incipit della poesia ha evocato inizialmente il momento del tramonto • Forse per la prima volta ci siamo accorti che potere vedere il sole tramontare in mare è una fortuna che non capita a tutti. • Sull’Adriatico infatti il sole e il mare si incontrano all’alba. • Anche il garbino, vento citato nel testo, è il corrispondente adriatico del nostro libeccio
Giovanni Pascoli I puffini dell’Adriatico Myricae Ricordi VIII
E’ un’alba cerula d’estate:non una randa in tutto quel turchino
Sono i puffini: su le mute ondatepende quel chiacchiericcio mattutino.
Sembra un vociare, per la calma, fioco,di marinai, ch’ad ora ad ora giunga
quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco,le paranzelle in una riga lunga
Si sente parlare… mentre la linea rossa del sole nascente sembra tagliare i due azzurri del cielo e del mare. È un’azzurra alba d’estate. In tutto quel turchino non c’è una vela. Eppure…il vento porta voci mescolate a lievi e tremanti risate… Sono i puffini! Sul mare silenzioso il loro chiacchiericcio sembra il mescolio di voci dei marinai portato dal vento, mescolato al ripetitivo rumore dell’acqua che si infrange sulla riva, quando il sole è d’oro e il cielo si tinge di rosso e le barche da pesca dondolano sul mare liscio e trasparente come lacca.
Il sonetto • Il sonetto è un breve componimento poetico il cui nome testimonia la stretta connessione tra poesia e musicalità: deriva infatti dal provenzale sonet (suono , melodia) e si riferiva in genere ad una canzone accompagnata dalla musica. • Nella sua forma tipica è composto da quattordici versi endecasillabi, raggruppati in due quartine (fronte) e due terzine (sirma) con /o/zï/o/se e /tre/mu/le /ri/sa/te. dieresi sinalefe
DIERESI (dal greco diáiresis, separazione") è un artificio della lingua poetica che consente di dividere in due sillabe un nesso vocalico che normalmente ne costituisce una sola, cioè due vocali che normalmente costituiscono dittongo formano invece uno iato, in genere indicato graficamente ponendo il segno diacritico (due puntini posti sopra la prima delle due vocali). SINALEFE (dal greco syn aleipho = fondo insieme) è quella figura metrica in cui nel computo delle sillabe di un verso sono unificate in una sola posizione la vocale finale d’una parola e quella iniziale della parola successiva. Per far tornare i conti (delle sillabe)
Schema della rime Tra cielo e mare (un rigo di carmino A recide intorno l’acque marezzate ) B parlano. E’ un’alba cerula d’estate: B non una randa in tutto quel turchino A Pur voci reca il soffio del garbino A con oziose e tremule risate. B Sono i puffini: sulle mute ondate B pende quel chiacchiericcio mattutino. A Sembra un vociare, per la calma, fioco, C di marinai, ch’ad ora ad ora giunga D tra ‘l fievole sciacquio della risacca; E quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco, C le paranzelle in una riga lunga D dondolano sul mar liscio di lacca. E
Figure retoriche • Di posizione: iperbato, inversione del normale ordine delle parole nella frase (vv.1-3) • Di suono: allitterazioni (v. slide n°38) • Di significato: Sineddoche in cui si indica una parte per il tutto) v.4: non una randa = non una barca Metafora v. 14: sul mar liscio di lacca = liscio come la lacca Antropomorfizzazione di elementi della natura: il rigo recide; i puffini parlano, ridono, chiacchierano; le ondate sono mute
L’effetto suspence • La poesia inizia con un dato di collocazione spaziale (Tra cielo e mare) e poco dopo vengono chiariti anche il momento del giorno (alba) e la stagione (estate). • Tutto appare “detto”, ma di chi è la voce che si sente? • Il soggetto del verbo PARLANO (v.3) rimane sconosciuto fino alla rivelazione del v.7 che pare proprio rendere la gioia della scoperta fatta da un bambino che guarda il cielo sopra di sé e scopre gli uccelli marini • Il fatto che il titolo anticipi l’identità dei protagonisti del testo non impedisce un effetto di sospensione perché non è scontato che la voce sia la loro (e poi, come abbiamo visto, non è poi così noto che i puffini siano uccelli di mare)
Notazioni foniche e cromatiche presenti nel testo COLORI Tra cielo e mare (un rigo di carmino recide intorno l’acque marezzate ) parlano. E’ un’alba cerula d’estate: non una randa in tutto quel turchino Pur voci reca il soffio del garbino con oziose e tremule risate. Sono i puffini: sulle mute ondate pende quel chiacchiericcio mattutino. Sembra un vociare, per la calma, fioco, di marinai, ch’ad ora ad ora giunga tra ‘l fievole sciacquio della risacca; quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco, le paranzelle in una riga lunga dondolano sul mar liscio di lacca. Suoni Suoni COLORI
Il testo è ricco di elementi che creano un clima suggestivo, incantato, che suggerisce la presenza di qualcosa di più profondo rispetto a quanto viene detto esplicitamente. • Alcuni di noi hanno cercato di esprimere in brevi formule questa sensazione
L’illusorietà delle apparenze e ambigua rappresentazione della natura • Colori e suoni sono dati percepibili tramite i nostri sensi • Tuttavia l’impressione che la poesia lascia non è di realismo • Si tratta appunto di qualcosa di indefinito ma presente, un’impressione • A tale proposito i critici hanno parlato di IMPRESSIONISMO PASCOLIANO • C’è qualche dipinto impressionista che possiamo considerare il corrispettivo visivo di questo testo poetico?
“Impression, soleil levant”, Claude Monet1872, olio su tela, 48x63 cmParigi, musée Marmottan • Il quadro fu esposto alla prima mostra, tenutasi nel 1874, della Società Anonima dei Pittori, Scultori, Incisori, ecc. fondata da Monet. • E’ l’opera da cui trae il proprio nome il movimento artistico dell’Impressionismo, in seguito ad un articolo irrisorio del critico Leroy. • Da notare l’annullarsi dell’orizzonte nella fusione tra cielo e mare e l’effetto suggestivo della luce rossastra del sole nascente.
Effettivamente le immagini sembrano delinearsi pian piano: in tal modo Pascoli rende sia il progressivo rischiararsi della realtà grazie alla luce dell’alba, sia il nascere di un quadro che da un vago sfondo fatto di grandi pennellate di colore (due azzurri iniziali e poi il rosso e l’oro) passa poi ad arricchirsi di particolari. • Anche in un quadro infatti le ultime cose da dipingere immaginiamo sarebbero state le paranzelle.
Ricordate un altro testo che inizia con due grandi pennellate? • Lavandare Nel campo mezzo grigio e mezzo neroresta un aratro senza buoi che paredimenticato, tra il vapor leggero.E cadenzato dalla gora vienelo sciabordare delle lavandarecon tonfi spessi e lunghe cantilene:Il vento soffia e nevica la frasca,e tu non torni ancora al tuo paese!quando partisti, come son rimasta!come l’aratro in mezzo alla maggese
Tutti i colori del bianco • E’ interessante notare quanti colori il poeta utilizzi per rappresentare un’alba, il cui nome deriva dal latino albus = bianco (da cui le parole italiane: album, albino, albo, albume) • In effetti è scientificamente provato che il bianco non è un colore ma la somma di tutti i colori! • Anche i pittori impressionisti si erano accorti di questo e se vi avvicinate ai loro dipinti vedrete che le zone “bianche” sono in realtà punteggiate di tantissimi colori. • L’espressione “alba cerula” è quasi un ossimoro etimologico che ci ricorda il celebre “tenebra azzurra” de La mia sera
Colori simili in Carducci (ma attribuiti alla sera) Naviga in un tepor di sole occiduo ridente a le cerulee solitudini:…(G. Carducci, Fantasia, 5-6)Or ch'a i silenzi di cerulea seratra fresco mormorio d'alberi e fiori ella siede,...(G. Carducci, Visione, 1-3)
Storia di una parola e di un colore Carminio deriva dal lat. medievale carminius, incrocia fra l’arabo qermiz ( = cocciniglia, insetto da cui si estrae una sostanza colorante rossa) e il lat. minium cocciniglia minio miniatura Alchermes (al qermiz)
I suoni • Nella prima strofa è frequente la vocale "a" spesso messa in evidenza • "pArlano", "AlbA cerulA d'estAte","mAre","rAndA","Acque mArezzAte". • Perché? Quest'allitterazione serve a rendere il senso dell’ampiezza del paesaggio che si allarga davanti agli occhi di chi legge la poesia • Nella seconda strofa vi è invece l'allitterazione della vocale "i" : "chIaccherIccIo mattutIno" che suggerisce suoni acuti come i versi che fanno gli uccelli di mattina.
Onomatopea Consiste nella creazione di parole basandosi sulla suggestione sonora ad esse legate tic tac, fru fru, din don Fonosimbolismo Consiste nel valorizzare l’aspetto fonico delle parole per determinati scopi espressivi. Due usi dei suoni in Pascoli
Altro uccellino ricco di “i” • Viene il freddo. Giri per dirlotu, sgricciolo, intorno le siepi;e sentire fai nel tuo zirlolo strido di gelo che crepi.(G. Pascoli, L’uccellino del freddo, vv 1-4)
Altri volatili pascoliani L’assiolo • L'assiuolo è un piccolo uccello rapace notturno, simile al gufo. Emette un verso monotono e malinconico, che sembra un lamento e che Pascoli rende con l'onomatopeico chiù • Poesia anch’essa ricca di elementi cromatici e fonici (alba di perla, nebbia di latte, soffi di lampi, nero di nubi, cullare del mare, sospiro di vento, finissimi sistri d'argento, pianto di morte, fru fru, chiù ) • Inizia con una domanda relativa al luogo Dov’era la luna mentre i puffini inizia con un preciso dato di collocazione: Tra cielo e mare (il mistero qui non è DOVE ma CHI)
X Agosto • La rondine-padre • compare uno dei miti centrali della poesia pascoliana, quello del "nido". • il "nido" rende perfettamente l'idea pascoliana della famiglia, dei suoi legami oscuri e viscerali, che inglobano l'individuo
Gli stormi carducciani • S. Martino • Nevicata In Carducci la presenza di stormi ha una simbologia scoperta: Nel primo caso il poeta la svela tramite un paragone (= esuli pensieri), mentre nel secondo caso è lui ad ipotizzare l’identità degli uccelli (= i compagni morti)
S. Martino La nebbia a gl'irti collipiovigginando sale, e sotto il maestraleurla e biancheggia il mar; Ma per le vie del borgodal ribollir de' tiniva l'aspro odor de i vinil'anime a rallegrar. Gira su' ceppi accesilo spiedo scoppiettando:sta il cacciator fischiandosu l'uscio a rimirar tra le rossastre nubistormi d'uccelli neri,com'esuli pensieri,nel vespero migrar.
Nevicata • Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi, suoni di vita più non salgono da la città, non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro, non d’amor la canzon ilare e di gioventù. Da la torre di piazza roche per l’aere le ore gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì. Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici spiriti reduci son, guardano e chiamano a me. In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore – giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.
In riva al mare Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo,e di tempeste, o grande, a te non cede:l'anima mia rugge ne’ flutti, e a tondosuoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.[…] Juvenilia XXXVI Passa la nave mia, sola, tra il piantode gli alcion, per l'acqua procellosa;e la involge e la batte, e mai non posa.de l'onde il tuon, de i folgori lo schianto. […] Ma dritto su la poppa il genio mioguarda il cielo ed il mare, e canta forte Anche il mare in Carducci ha significato simbolico ma scoperto
Il registro specialistico: • garbino • puffini • randa • paranzelle • Anche il ricorso a termini specifici per le diverse sfumature di colore può rientrare in questa cura per la precisione del linguaggio, quasi che la lingua non dovesse farsi sfuggire niente, rinunciando all’approssimazione ma…ecco di nuovo il dualismo, l’ambiguità: nonostante questa ricerca di adesione al reale il risultato non è affatto realistico!
La randa è una vela armata sull'albero principale (o sull'unico albero) di un'imbarcazione a vela. • Nei vascelli a vele quadre la randa è la vela inferiore dell'albero di maestra, la vela quadrata più grande di tutto il vascello. • Nelle imbarcazioni a vele auriche, la randa è di forma trapezoidale e mantenuta tesa dal boma alla base e alla sommità da un'asta issata sull'albero chiamata picco. Nell'armatura velica contemporanea (bermudiana), la randa è di forma triangolare, posizionata a poppavia dell'albero di maestra e sostenuta ad esso mediante inferitura o canestrelli inferiti nell'apposita canaletta dell'albero. La base della randa è mantenuta tesa dal boma. (da Wikipedia)
PARANZA RANDA
Curiosità • La lentezza dell’ultimo verso, in una precedente stesura della poesia, era sottolineata da due virgole poste prima e dopo la parola liscio Proviamo a leggere e confrontare dondolano sul mar, liscio, di lacca. dondolano sul mar liscio di lacca.