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Fragilità Modernizzazione regressiva Risentimenti Uguaglianza Democrazia. 1. Ponticelli . Poveri contro poveri.
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Fragilità Modernizzazione regressiva Risentimenti Uguaglianza Democrazia
1. Ponticelli. Poveri contro poveri • Ponticelli, maggio 2008. Un gruppo di abitanti del luogo lancia molotov contro le baracche di tre campi Rom. Motivo scatenante: una giovane Rom viene accusata di aver tentato il rapimento di una bambina di un anno. L’accusa si rivelerà infondata. • Un abitante di Ponticelli dichiara: “Chi fatica onestamente può anche restare, ma per gli altri bisogna prendere precauzioni, anche con il fuoco”. • Dalle note di un cronista giunto sul luogo a fatto avvenuto: “Nelle baracche ci sono ancora le pentole sui fornelli, gli zaini dei bambini. All’ingresso di una di queste abitazioni in lamiera e compensato, tenute insieme da una gomma spugnosa, c’è un quadro con cornice che contiene la foto ingrandita di un bimbo sorridente, vestito da Pulcinella. Florin, carnevale 2008, la festa della scuola elementare di Ponticelli”
2. Opera. Rancore al margine • Opera (Municipio della periferia sud di Milano), dicembre 2006. In seguito all’abbattimento di un campo situato in un comune limitrofo, il consiglio comunale delibera di allestire una tendopoli per accogliere trenta famiglie di rom rumeni. • La decisione scatena la reazione degli abitanti del luogo. Si costituisce un presidio permanente attorno alla tendopoli. Decine, a volte centinaia di persone, circondano quotidianamente la tendopoli, controllando, urlando invettive, lanciando a volte petardi, insultando i volontari che quotidianamente accompagnano i bambini a scuola per poi riportarli di sera alle tende.
Nel corso di quelle settimane, i presidianti stringono legami tra loro, si conoscono e riconoscono. Si stabiliscono relazioni e un senso di comunione altrimenti impossibile nell’anonimato della periferia. Danno vita a quella che ha tutto l’aspetto di una comunità, con il proprio linguaggio identificante, i propri simboli e le proprie figure di riferimento. • Dopo un mese e mezzo, le famiglie vengono trasferite in un nuovo insediamento.
3. Lombardo-Veneto. I sindaci-guardiani • Nel maggio 2008, l’esecutivo vara il decreto-legge (poi convertito in legge) contenente il “pacchetto sicurezza”, che attribuisce ai sindaci nuovi poteri in materia di sicurezza. • Nel periodo luglio 2008-agosto 2009 vengono censite circa 800 ordinanze. Il 40% di esse vengono adottate nel Lombardo-Veneto. • Si tratta di misure fortemente discriminatorie nei confronti dei più poveri, in particolare dei questuanti e degli immigrati irregolari.
Adro (Brescia): viene destinato un premio ai vigili urbani per ogni immigrato clandestino individuato. • San Martino dell’Adige (Mantova): il comune invita tutti i cittadini a denunciare la presenza di immigrati clandestini. • Gerenzano(Varese): il sindaco invita i cittadini a non vendere o fittare case agli stranieri. • Brignano(Bergamo): il comune decide di destinare gli aiuti economici solo ai disoccupati italiani. • Alzano Lombardo (Bergamo): vengono previsti aiuti economici per le nuove coppie, ma solo se italiane. • Ancora ad Adro: i figli delle famiglie che non pagano le rate della mensa scolastica sono esclusi dal servizio e costretti ad assistere da discriminati al pasto dei compagni più fortunati.
Interviene un imprenditore della zona, che decide di rilevare il debito dei genitori inadempienti. • L’imprenditore scrive al sindaco la nota seguente: “Vedo intorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere, e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro (…). I miei compaesani si sono dimenticati, in poco tempo, da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno (…). Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Dove sono i miei compaesani? Come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?”
Le storie raccontate: il segno di una metamorfosi morale. Di una regressione civile connessa ad una regressione sociale. • Tutti i protagonisti delle storie raccontate sono dei deprivati. Persone che si percepiscono vittime di un “malessere da perdita”. • Il rancore che alimenta il comportamento pubblico di molti è il segno eloquente di questo malessere. • Scarto tra aspettative di benessere e fragilità sperimentata. • Conseguenza di trasformazioni che hanno svelato l’illusione della crescita e la realtà di una progressiva decadenza. • Il risentimento dà luogo ad un conflitto orizzontale: non dei ricchi contro i poveri. ma degli impoveriti (o di chi teme l’impoverimento) contro altri poveri, più poveri, alla ricerca di un qualche risarcimento facile.
Indicatori di fragilità • Pil pro capite • Povertà soggettiva • Povertà relativa e assoluta • Indicatore Eu-Silc sulla popolazione “a rischio di povertà” • Indice di deprivazione materiale
Povertà soggettiva • La condizione di povertà soggettiva viene accertata intervistando l’individuo/famiglia riguardo all’adeguatezza/inadeguatezza del proprio reddito • Si tratta di un indicatore che esprime in termini percentuali la condizione di disagio e di insoddisfazione di quanti ritengono che il reddito percepito sia inadeguato
La soglia di povertà soggettiva è fissata al livello medio di reddito indicato dagli intervistati come “necessario per vivere senza lussi ma senza privarsi del necessario (escludendo le tasse)”. • Per il 2006, tale soglia era fissata a 1800 euro per una famiglia-tipo di due persone (a 1300 euro nel 2001).
Povertà relativa • È un indicatore di distanza sociale. Individua quanti sono in condizioni di svantaggio non in senso assoluto ma rispetto ad altri. Misura la percentuale di popolazione che si colloca a un livello di reddito, o di spesa, inferiore alla media nazionale di una percentuale giudicata significativa ai fini di determinare una condizione di esclusione, o comunque uno status particolarmente svantaggiato.
Povertà relativa per ripartizione geografica. Anni 2006-2009 (valori percentuali) , Fonte: Istat 2009
In Italia, nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 657 mila e rappresentano il 10,8% delle famiglie residenti; si tratta di 7 milioni 810 mila individui poveri, il 13,1% dell’intera popolazione. • L’incidenza della povertà relativa al sud è più che quadrupla rispetto al nord. Al sud risiede il 70% delle famiglie povere, nonostante vi risieda un terzo della popolazione.
Povertà assoluta • Tale misura si riferisce alla incapacità di acquisire un paniere di beni e servizi considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Un pasto adeguato, un tetto, vestiario, riscaldamento, un minimo di mobilità e accesso ai trasporti, ecc.
La soglia di povertà assoluta “varia, per costruzione, in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione per età, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza. Di conseguenza, le soglie di povertà assoluta non vengono definite solo rispetto all’ampiezza familiare (così come viene fatto per la povertà relativa), ma sono calcolate per ogni singolo tipo di famiglia, in relazione alla zona di residenza, al numero e all’età dei componenti. Le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia vengono classificate come assolutamente povere” (Cies 2009).
Povertà assoluta per ripartizione geografica. Anni 2006-2009 (valori percentuali) , Fonte: Istat 2009
Indicatore Eu-Silc della popolazione “a rischio di povertà” • È calcolato con criteri diversi da quello Istat della povertà relativa. In esso infatti la soglia di povertà è riferita agli individui e non alle famiglie, inoltre è definita in base alla mediana dei redditi equivalenti (invece che alla media della spesa per consumi)
Indice di deprivazione materiale • Esso si riferisce alla mancanza di beni materiali per il soddisfacimento di bisogni essenziali, alla presenza dichiarata di difficoltà finanziarie e in generale all’incapacità individuale di vivere una vita decente. • L’indice è calcolato con una serie di interviste a un campione di popolazione su una batteria di item ritenuti significativi del “disagio economico” i quali “vanno dalla capacità di soddisfare bisogni essenziali al possesso di generi di consumo durevole considerabili in taluni casi e situazioni voluttuari, alla regolarità nel far fronte a impegni economico finanziari quali il pagamento di tasse e bollette” (Cies 2009).