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Il Te’ e la letteratura

La cerimonia del tè nella cultura orientale e, soprattutto, in quella giapponese, ha un profondo significato simbolico e si caratterizza per sobrietà e compostezza.

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Il Te’ e la letteratura

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Presentation Transcript


  1. La cerimonia del tè nella cultura orientale e, soprattutto, in quella giapponese, ha un profondo significato simbolico e si caratterizza per sobrietà e compostezza. Non e’ soltanto una celebrazione di purezza e bellezza, dove gesti, scenari, e strumenti divengono “attori di un’elaborata estetica” … Secondo taoisti, monaci e adepti dello Zen, il tè si configura come un ottimo strumento capace di tenere desta la mente e quindi di prolungare la meditazione! E’ il “simbolo dell’essenza” e, il singolo che lo prepara e lo assume, e’ “partecipazione meditativa”, “abdicazione dell’ego”, “rinuncia dell’ individualità“ . Il Te’ e la letteratura Bruna Stefanelli II SANU Università Campus Bio-Medico

  2. MA … Questa bevanda di origine tutta orientale, occupa uno spazio prettamente “occidentale” nella letteratura! Nei grandi romanzi realisti in particolar modo, ma non solo, il momento in cui si beve la “bevanda ambrata”, assume un significato culturale e simbolico al tempo stesso. Bere il tè ha rappresentato fin dall’inizio del ‘900 un rito così importante da consacrare un intero momento della giornata come “l’ora del tè”. Un rito, stavolta, di certo non legato ad un momento di meditazione e di ricerca individuale, bensì ad “un momento in cui si esprimono abitudini e costumi di una società.

  3. Ecco che Gabriele D’Annunzio, noto esponente della letteratura italiana, nel suo primo romanzo “Il Piacere” (1889), ricco di risvolti autobiografici, inserisce il tè nei giochi erotici del suo protagonista: il conte Andrea Sperelli. [Maria]"Ti farò il Tè” disse.Egli s'accendeva, vedendola sul divano, tra i cuscini. (...) Parlava d'un Tè prezioso, giuntole da Calcutta, ch'ella aveva donato ad Andrea il giorno innanzi. (...) Ella versò in una tazza la bevanda e gliela offerse, con un sorriso misterioso."Bada, c'è un filtro".Egli rifiutò l'offerta."Perché?""Dammi tu da bere". [Elena]Accese la lampada sotto il vaso dell'acqua; aprì la scatola di lacca, dov'era conservato il Tè, e mise nella porcellana una quantità misurata d'aroma; poi preparò due tazze. I suoi gesti erano lenti e un poco irresoluti, le sue mani bianche e purissime avevano nel muoversi una leggerezza quasi di farfalle...

  4. I due passi tratti dal romanzo, messi a confronto, esprimono bene il potere di seduzione dell’ “ora del tè “ : Elena mette in luce tutta la sua dolcezza materna e tenera nell’offrire il tè all’uomo. Diverso e’ il caso di Maria, la quale gioca sulla “preziosità “ del suo tè che, come un filtro d’amore si carica di valenze sensuali e misteriose. In entrambi i casi e’ interessante notare come servire il te’ sia una mansione prettamente femminile, da svolgere sotto gli occhi dell’uomo che osserva, quasi come se dal modo in cui tale azione venga compiuta si potesse trarre informazioni sul tipo di donna dalla quale viene messa in pratica!

  5. Marcel proust …un amore di swann “Odette fece a Swann il 'suo' tè, gli chiese: "Panna o limone?" e, avendole lui risposto "Panna", gli disse ridendo: "Una nuvola!". E, quando lui lo trovò buono: "Vedete che so quel che vi piace".Quel tè, infatti, era parso a Swann qualcosa di prezioso, come a lei; e l'amore ha un tal bisogno di trovarsi una giustificazione, una garanzia di durata, in piaceri che invece non esisterebbero senza di esso e con esso finiscono, un tal bisogno che per tutto il percorso in carrozza lui aveva continuato a dirsi: "Come sarebbe piacevole avere una personcina da cui poter trovare una cosa tanto rara, un buon tè".” Qui il tè si presenta come giustificazione dell'amore e riveste due facce interessanti: la prima, dal punto di vista di Odette, come tentativo di seduzione dell'uomo da parte della donna; la seconda, dal punto di vista di Swann, come desiderio di trovare delle affinità con un'anima gemella, affinità che attraverso il "buon tè" si rifrangono in uno stesso stile di vita, in uno stesso gusto raffinato (Swann è un finissimo intenditore d'arte) e in una stessa dolcezza. Il messaggio mandato dal tè è duplice e quindi ambiguo, e infatti l'amore vero, in questo caso, è solo quello che Swann prova per Odette e non viceversa (com'è reso esplicito dallo stesso titolo). Alla donna interessa solo provare il proprio potere di seduzione, mentre l'uomo, da vero innamorato, carica il tè di significati molteplici e giustificatori.

  6. Lewis carroll …alice nel paese delle meraviglie “C'era un tavolo apparecchiato sotto un albero davanti alla casa, e la Lepre Marzolina e il Cappellaio vi prendevano il tè: tra loro c'era un Ghiro profondamente addormentato, e se ne servivano come di un cuscino appoggiandovi i gomiti e parlando sopra il suo capo. "Molto scomodo per il Ghiro", pensò Alice; però, visto che tanto dorme, non gli dà fastidio".Il tavolo era grande, ma i tre stavano pigiati in un angolo. "Non c'è posto! Non c‘e’posto!" si misero a gridare quando videro Alice farsi avanti. "Ce n'è moltissimo invece!" disse Alice indignata, e si sedette in una grande poltrona a capotavola."Prendi un po' di vino", disse la Lepre Marzolina in tono incoraggiante.Alice si guardò intorno dappertutto, ma non vide altro che tè.”

  7. Anche nelle fiabe l'ora del tè può assumere significati importanti … Il romanzo di Lewis Carroll, pseudonimo di Charles LutwidgeDodgson, è inglese per molti aspetti. Questo passo, in particolare, mette in evidenza il tema dell'imperialismo inglese. Il tè è uno dei frutti più caratteristici che l'Inghilterra colonialista ha importato dai paesi sottomessi. L'atteggiamento da sfruttatori della Lepre Marzolina e del Cappellaio nei confronti del Ghiro addormentato conferma questa tematica, e accentua la denuncia verso la società cresciuta sullo sfruttamento dei popoli addormentati. La fredda accoglienza riservata ad Alice e lo stare pigiati in fondo al tavolo nonostante le sue grandi dimensioni connota la mentalità egoista e riduttiva dei paesi che si sono fatti concorrenza per accaparrarsi qualche fetta di terra nella corsa agli Imperi coloniali. La beffa finale del vino indica chiaramente la menzogna e le false lusinghe di una politica internazionale ingannevole. Alla luce di questa favola, il tè ci riporta al significato sociale e politico che ha assunto per l'epoca colonialista, denunciandone l'ipocrisia.

  8. Oscar wilde … "... il cameriere entrò con il vassoio del tè e lo posò sul tavolino giapponese. Si udì un tintinnare di tazze e di piattini e il sibilo flautato di un samovar georgiano. Un paggio portava due coppe cinesi. DorianGray si alzò e versò il tè ". Ed e' con queste parole che anche l‘immortale DorianGray, partorito dalla fantasia dello scrittore inglese, entra nel grande mondo dell' ambrata bevanda!

  9. Il tè fa la sua comparsa anche nella letteratura cinese femminile: Li Qingzhao è una poetessa di epoca Song, nasce nel 1084 da una famiglia di letterati e vi respira l’aria culturale del suo tempo; ma la morte del marito le ispirano una nuova vena poetica e alcuni suoi versi suonano come il canto tormentato di un’esule, a cui un tè porta conforto e beneficio: “Dopo la malattia, brizzolate scomposte le bande dei capelli (carattere due punti più piccolo)dal giaciglio guardo la luna sparuta oltre la zanzariera.Decotto di cardamomo in acqua bollente.Tè solitario.”

  10. Tolstoj menziona il tè 332 volte nella sua opera letteraria, seguito da Dostoevskij che in sette romanzi lo cita 244 volte. Quest’ultimo, in “Delitto ecastigo”, documenta l’abitudine di “succhiare il tè attraverso lo zucchero”, alludendo all’uso del contadino di mettere un pezzo di zucchero in bocca e sorbire dal piattino il tè troppo caldo.Tra gli autori inglesi che citano volentieri il tè, sebbene sconfitti rispetto ai romanzieri russi, Charles Dickens lo menziona 45 volte ne “Il circolo Pickwick”  e William Thackeray41 ne “La Fiera delle Vanità”.

  11. Una delle citazioni più stravaganti si trova nelle dickensiane Storie di Natale e solo uno scrittore anglosassone avrebbe potuto pensare, seppure in termini di paradosso, di “impacchettare una torta di nozze in una cassa da tè”: … “Credo che, se anche si impacchettasse una torta di nozze in una cassa da tè, nella intelaiatura di un letto, in un barilotto di salmone affumicato o in qualsiasi altra cosa impensata, la donna lo indovinerebbe subito.” …

  12. Tra gli scrittori francesi, classificatisi nella statistica con 123 citazioni, il primato spetta a Guy de Maupassant, che in Forte come la morte serve l’infuso tredici volte, mentre il norvegese Hernrick Ibsen lo menziona quattro volte in due opere teatrali, Romersholme Un nemico del popolo.

  13. Conclusioni … Risulta dunque evidente la dimostrazione di come quella che potrebbe sembrare una “semplice bevanda”, possa invece trasformarsi in un sorprendente oggetto di riflessione, meditazione e, perché no, di comunicazione, anche nelle arti letterarie!!! Illustri e numerosi sono i personaggi che hanno dato, nel corso del tempo, enorme importanza alla loro “tazza di tè”. Storie e aneddoti, a partire da Lu Yu (il grande maestro del tè cinese) fino a uomini e donne più vicini ai nostri tempi.Una popolazione variegata, composta da letterati, statisti, registi, compositori, romanzieri, che hanno fornito un ingente contributo nel promuovere il valore e gli annessi significati simbolici, di una bevanda ormai diffusa ed apprezzata in tutto il mondo: il TE’!

  14. Si ringrazia per l’attenzione!!!

  15. Fonti … http://www.signoredelte.it/grandi_bevitori_di_te.html http://teethe.blogspot.com/2009/05/il-piacere-del-te.html http://www.letteratour.it/altro/a01_letteratura_e_te.asp Visitati il 13-05-2011

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