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ESEMPI DI RICERCA E DI RELAZIONE FINALE. Esempio I: le infezioni ospedaliere in un nosocomio pediatrico Introduzione Questa sezione riguarda buona parte del lavoro di ricerca effettuato nella fase di pianificazione.
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ESEMPI DI RICERCA E DI RELAZIONE FINALE Esempio I: le infezioni ospedaliere in un nosocomio pediatrico Introduzione Questa sezione riguarda buona parte del lavoro di ricerca effettuato nella fase di pianificazione. Viene esposto il problema (oggetto della ricerca) inquadrandolo nel contesto delle conoscenze del momento (ricerca bibliografica) e cercando di definirlo nei suoi vari aspetti (cause, conseguenze, collegamenti con altre situazioni ecc.). Nella sezione devono essere inoltre fornite indicazioni riguardanti: • la popolazione oggetto di studio; • l’obiettivo della ricerca. Le infezioni ospedaliere sono quelle acquisite per contaminazione crociata da altri pazienti, dal personale sanitario, da soluzioni contaminate o da attrezzature non sterili. Oltre a costituire una delle maggiori cause di morbosità e mortalità ospedaliera, esse sono responsabili del prolungamento dei tempi di degenza con conseguente disagio per i pazienti e aumento di costi per la struttura. Tali infezioni possono essere favorite dai seguenti fattori: • uso irrazionale di antibiotici che favorisce un aumento dei ceppi batterici resistenti; • quantità di soggetti a rischio (pazienti in chemioterapia, prematuri, immaturi ecc.); • aumento di pratiche invasive (cateterismo, endoscopie, protesi ecc.); • ambiente e strutture non idonei; • inadeguatezza del personale ospedaliero. L’obiettivo dello studio è quello di individuare, all’interno di un ospedale pediatrico, la frequenza di infezioni, in particolare in pazienti con catetere centrale e urinario, confrontandole con gli standard comunemente accettati. La popolazione interessata allo studio è rappresenta da tutti i ricoverati dell’ospedale in esame in un anno solare.
Materiali e metodi Questa sezione riguarda le fasi operative della ricerca, dal rilevamento dei dati alla loro elaborazione. Il lettore dovrebbe poter identificare gli strumenti impiegati per la ricerca e i metodi (non solo quelli statistici) utilizzati per conseguirli. Vengono descritti il tipo di studio realizzato, le unità statistiche inserite, le variabili misurate, i metodi e gli strumenti di rilevazione, controllo, classificazione, organizzazione ed elaborazione dei dati, il periodo di realizzazione della ricerca. È stato realizzato uno studio esaustivo, osservazionale, retrospettivo, di prevalenza periodale, esaminando le cartelle cliniche di tutti i pazienti dimessi in un anno da un Ospedale Pediatrico. Sono stati rilevati i dati riguardanti età, presenza e tipo di infezione dei pazienti dimessi dagli 8 reparti: Patologia Neonatale, Pediatria Lattanti, Pediatria Divezzi, Isolamento, Chirurgia, Chirurgia Urologica, Terapia Intensiva e Rianimazione. Risultati Per presentare i dati e i risultati ottenuti (descrittivi e/o provenienti da elaborazioni e confronti statistici), è buona norma utilizzare tabelle riassuntive ed eventuali grafici esplicativi. I risultati (vale a dire, il frutto dell’indagine) devono essere esposti in modo chiaro e corretto, senza commenti o interpretazioni da parte di chi ha condotto la ricerca, che verranno riservati alla sezione della discussione. Nell’ospedale in esame, nel periodo considerato, su 2573 pazienti sono state riscontrate 107 infezioni ospedaliere corrispondenti al 4.2% dei ricoverati. Le frequenze dei casi riscontrati sono state suddivise per classi di età (Tabella 1), in base al reparto e al tipo di cateterismo (Tabella 2) e in relazione alla tipologia delle infezioni riscontrate nei reparti (Tabella 3).
Discussione e conclusioni In questa sezione gli autori espongono le proprie interpretazioni e opinioni in merito ai risultati ottenuti, propongono eventuali interventi, formulano ipotesi per nuovi obiettivi conoscitivi, stimolo per ulteriori ricerche. I dati mostrano come le situazioni maggiormente a rischio siano rappresentate dalla prima classe di età e dai reparti che trattano casi più gravi (rianimazione e terapia intensiva), dove si concentrano molti fattori di rischio (presenza di neonati e di pazienti immunodepressi, con una o più funzioni vitali compromesse); il reparto di Chirurgia, teoricamente tra i più a rischio, presenta un tasso di infezioni corrispondente agli standard previsti. Il trattamento con catetere favorisce l’instaurarsi di infezioni e il microrganismo maggiormente responsabile di sepsi ospedaliere è risultato lo Staphylococcus, mentre si evidenzia una anomala presenza di Rotavirus nel reparto Pediatria Lattanti. Emerge che le infezioni ospedaliere, per quanto riguarda l’ospedale preso in esame, anche in relazione al riscontro di altri autori, si possono considerare come una condizione endemica, cioè legata alla natura stessa dell’ambiente e al tipo di paziente. Occorre, tuttavia, una puntuale sorveglianza nelle situazioni a rischio e una verifica delle situazioni anomale. Sommario In questa sezione vengono indicati sinteticamente i passaggi della ricerca, avvalendosi anche di termini tecnici convenzionali, allo scopo di orientare il lettore sul contenuto dell’articolo. Gli autori hanno effettuato una ricerca sulle infezioni ospedaliere in un nosocomio pediatrico. I rilevamenti effettuati sulle cartelle cliniche di un anno solare, hanno evidenziato le situazioni più a rischio nei reparti di Rianimazione e di Terapia Intensiva e a carico della prima fascia di età. Il microrganismo maggiormente coinvolto risulta lo Staphylococcus pyogenes. Bibliografia La bibliografia infine è fondamentale per segnalare quanto di rilevante è stato pubblicato, a livello nazionale e internazionale, in merito all’oggetto della ricerca ed è stato considerato nella varie fasi della ricerca. Devono essere indicati gli estremi per permettere al lettore di rintracciare il testo originale (autori, titolo dell’articolo, titolo della rivista, pagina, anno di pubblicazione).
Esempio II: epidemiologia degli infortuni in operatori sanitari Introduzione La tutela della salute nell’ambiente di lavoro è un’esigenza riconosciuta e l’evoluzione della normativa in materia nei Paesi industrialmente più progrediti ne è la conferma: è infatti importante considerare le ripercussioni di un infortunio per le sofferenze fisiche e psichiche che comporta, nonché per le spese che gravano sul lavoratore e sulla collettività (giornate lavorative perse, costi ospedalieri ecc.). Scopo della ricerca è valutare retrospettivamente gli infortuni sul lavoro in ambito ospedaliero allo scopo di fornire informazioni utili sulla dimensione e sulla variabilità del fenomeno in tre anni successivi, in relazione ai diversi inquadramenti professionali e alla strutturazione dei nosocomi, onde favorire (se possibile) interventi preventivi. La popolazione è costituita dai dipendenti ospedalieri di due strutture a carattere dissimile. Materiali e metodi Sono stati analizzati i dati relativi agli incidenti denunciati in due nosocomi (A e B) in tre anni consecutivi. La scelta è caduta su tali complessi in quanto presentano caratteristiche differenziate per dimensione e per strutturazione. L’ospedale A è un grande complesso con circa 800 posti letto e mediamente 2000 dipendenti, costituito da un unico edificio a più piani; il B è invece di dimensione più ridotta, con 1500 dipendenti e circa 650 posti letto, strutturato a padiglioni separati. Le frequenze degli incidenti sono state disaggregate nelle categorie: medici, paramedici, personale tecnico e operai tecnici, mentre tutti gli altri operatori figurano in un’unica categoria. È stata anche compiuta una suddivisione per tipologia di incidenti: distorsioni e contusioni, fratture, ustioni, punture di ago, ferite da taglio, altro. Tutte le informazioni sono state rilevate dalle denunce di infortunio pervenute alle Direzioni Sanitarie.
Risultati e discussione A volte, la discussione dei risultati può essere fatta contemporaneamente alla presentazione dei dati, nel qual caso si aggiungerà un paragrafo con le conclusioni. Per semplicità, vengono riferiti solo i risultati riguardanti l’ospedale A. Nella Tabella 4 e nella Figura 1 sono riportate le frequenze degli infortuni relativi ai tre anni considerati, disaggregati per categoria di appartenenza del personale infortunato. La categoria maggiormente interessata al fenomeno infortunistico è quella degli operai tecnici, con una media del 32.2% nei tre anni; segue il personale paramedico, con media 22.7% (da notare che le medie sono quelle geometriche, più corrette trattandosi di percentuali).
Le prevalenze delle tipologie di incidenti nelle varie categorie sono presentate nella Tabella 5 come media geometrica dei tre anni: distorsioni e contusioni sono il tipo di lesione più frequente per tutte le categorie, a eccezione del personale medico, più coinvolto in ferite da punture di ago (56.0%). In particolare, distorsioni e contusioni rappresentano quasi il 90% delle lesioni riscontrate tra il gruppo “altre categorie” composto essenzialmente da amministrativi e agenti di custodia, il 64.3% tra gli operai tecnici, il 46.3% tra il personale paramedico e il 42% circa tra il personale tecnico. La media delle giornate lavorative perse annualmente, per tutte le cause di infortunio, è risultata di 6935 (mediamente, 3 giorni lavorativi per unità). Si procede, in modo analogo, alla descrizione dei risultati ottenuti per l’ospedale B; si passa a valutazioni complessive (che comportano anche tecniche statistiche di confronto di cui non si entra nel merito). In entrambi gli ospedali, la frequenza maggiore di infortuni si è verificata tra gli operai tecnici (46% per A e 42% per B) e, con percentuali leggermente inferiori, tra il personale paramedico (41% e 38%, rispettivamente). Nel triennio, oltre l’80% riguarda le due categorie mentre meno del 20% si distribuisce, in modo diverso, tra le altre. Nel complesso, emerge che per A la percentuale media annua di infortuni è circa il 19%, mentre per B è del 13.8% (Tabella 6), con tendenza, in entrambi i casi, a una diminuzione lungo il periodo preso in esame, meglio evidenziabile con un grafico (Figura 2).
Conclusioni La discussione era compresa nella sezione precedente, per cui qui vengono espresse alcune considerazioni conclusive su quanto osservato. L’analisi ha evidenziato l’esigenza di porre maggiore attenzione al fenomeno poiché si sono individuate frequenze piuttosto alte. Inoltre, i rischi infortunistici appaiono particolarmente differenziati sia tra le varie categorie sia tra le due strutture, anche se nel complesso il fenomeno appare tendenzialmente in calo. I risultati ottenuti e la considerazione che un infortunio possa derivare da difetti o problemi insiti nel materiale o negli attrezzi usati, da situazioni ambientali (distribuzioni dei reparti, ambienti di lavoro ecc.), da cause umane (disattenzione, impulsività ecc.) inducono a indagare più a fondo sulla specificità delle cause infortunistiche, al fine di definire meglio le responsabilità da attribuire alle tipologie di lavoro e alle differenti realtà strutturali e organizzative dei due nosocomi. Un intervento preventivo può riguardare una più attenta manutenzione e un adeguamento di attrezzature e ambienti, e una revisione critica dei turni e dei carichi di lavoro delle categorie maggiormente a rischio (per eliminare le cause derivanti da stanchezza, disagi ecc.).
Esempio III: valutazione dell’efficienza di strutture sanitarie di degenza Introduzione Il concetto di efficienza, riferito a complessi ospedalieri intesi come strutture aziendali, incontra notevoli difficoltà di interpretazione e di applicazione. L’efficienza dipende, infatti, da vari fattori che non sempre trovano rispondenza all’interno di una struttura pubblica per la molteplicità di esigenze di tipo sociale, assistenziale ed economico che coinvolge. Nonostante le difficoltà, l’identificazione di centri organizzativi ed economici permette la raccolta di dati statistici dalla cui elaborazione si ottengono indicatori di struttura e di utilizzo. Tali indicatori consentono l’analisi del funzionamento delle singole attività sanitarie in relazione a standard e il confronto tra più situazioni. Materiali e metodi L’indagine riguarda l’attività di un servizio ospedaliero che espleta il servizio per una popolazione ben più ampia del proprio bacino di utenza; sono state utilizzate le informazioni relative a dotazioni e attività fornite dal CED, utili a calcolare i più comuni indicatori di utilizzo: OM, DM, Ir, It. L’analisi è stata effettuata per la struttura nel suo complesso e per alcune singole divisioni considerate separatamente come centri di spesa e di servizio. I risultati sono stati confrontati con standard convenzionali. Risultati Nella Tabella 7 è analizzata la ripartizione percentuale dei posti letto in alcune divisioni e servizi. Nella Tabella 8 vengono illustrati i dati relativi alla dotazione e all’attività svolta complessivamente nel corso dell’anno come servizio ospedaliero. Nei riguardi della produttività di un sistema ospedaliero, si è fatto riferimento a indicatori quali l’occupazione media, la degenza media, l’indice di rotazione e l’intervallo di turnover (Tabella 9).
Discussione e conclusioni Analizzando la ripartizione dei posti letto, si osserva un’eccedenza nelle divisioni chirurgiche e nelle discipline di emergenza e accettazione, mentre risultano carenti le discipline riabilitative; sarebbe opportuno un approfondimento al riguardo per valutare se sia realistica la possibilità di riequilibrare la situazione. La degenza media (14.1 giorni) eccede i limiti fissati dallo standard, mentre la presenza media giornaliera di 2856 unità corrisponde a una occupazione media del 77%, superiore allo standard di accettabilità (75%). Inserendo in un diagramma di Barber (Figura 3) gli indicatori di utilizzo (degenza media, indice di rotazione, intervallo di turnover e occupazione media) sia della struttura complessiva sia di alcuni suoi reparti scorporati (compreso quello per lungodegenti), si può avere un’idea dell’efficienza del servizio in riferimento al sistema di degenza. Il quadro si presenta molto vario: l’ospedale nel suo complesso rientra nell’area di accettabilità proposta dagli standard di programmazione sanitaria, mentre per alcune divisioni andrebbe meglio analizzata la situazione; in particolare, si nota come il reparto lungodegenti non si possa nemmeno inserire nell’usuale nomogramma. D’altronde, un reparto del genere coinvolge problemi sociali tali per cui non ha senso parlare di efficienza in termini abituali.