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PROBLEMI DI COMPORTAMENTO E RELAZIONE DI AIUTO

PROBLEMI DI COMPORTAMENTO E RELAZIONE DI AIUTO. CORSO DI FORMAZIONE DAL PEI A PROGETTO DI VITA La qualita’ dell’integrazione scolastica-modelli operatori Cosenza 6 novembre2008.

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PROBLEMI DI COMPORTAMENTO E RELAZIONE DI AIUTO

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  1. PROBLEMI DI COMPORTAMENTO E RELAZIONE DI AIUTO CORSO DI FORMAZIONE DAL PEI A PROGETTO DI VITA La qualita’ dell’integrazione scolastica-modelli operatori Cosenza 6 novembre2008

  2. Quando un comportamento può essere definito problematico? Quando condiziona negativamente il benessere e lo sviluppo della persona disabile Non possiamo prendere come criterio di problematicità il nostro disagio

  3. tre criteri "oggettivi": • danno: se un comportamento produce al soggetto, o ad altri, un danno documentabile • ostacolo: se un comportamento costituisce un ostacolo documentabile allo sviluppo intellettivo, affettivo, interpersonale o fisico del soggetto • stigma sociale: se un comportamento danneggia l’immagine sociale della persona debole o con un ruolo sociale a priori svalorizzato

  4. EFFETTI • i "comportamenti problema",mascherano la persona con un effetto negativo, nascondendo le caratteristiche positive e impedendone la valorizzazione e lo sviluppo. • i familiari e anche gli operatori ben formati professionalmente vivono sempre sulla difensiva, temono la persona disabile e/o disturbata, anche se è molto giovane e gracile, ne sono in un certo senso dominati.

  5. Comportamenti problema e comunicazione

  6. ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE(P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, 1971) • 1. E’ impossibile non comunicare • 2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, in modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione • 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti • 4. Gli esseri umani comunicano sia col modulo numerico che con il modulo analogico • 5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza

  7. CANALI NON VERBALI • Paralinguistici, presenza di un aspetto sonoro diverso dalla parola:interiezioni (“uh”, “ehm”, “ah”),intonazione, qualità della voce, suoni di tipo emotivo (pianto, sorriso, sospiro) • Extraverbali, il messaggio si serve di canali non sonori: silenzio (silenzi-risorsa/silenzi arma), espressioni del volto (sguardo e mimica facciale)movimenti del corpo e gesti, comportamento territoriale, apparenza fisica, certi insiemi di azioni • Rischi dei canali non verbali:problemi di interpretazione,comunicazione che sfugge al controllo,comportamento del destinatario, differenze interculturali, quando verbale e non verbale inviano messaggi antagonisti

  8. IL COMPORTAMENTOPROBLEMATICO HA UNO SCOPO PER LA PERSONA CHE LO MANIFESTA • costituisce un eccellente modo per ottenere maggiore contatto sociale con gli adulti (attenzione) • ha una funzione di controllo sul comportamento degli adulti ed allontana la presentazione di richieste o compiti sgraditi o non motivanti • può essere appreso ed usato per ottenere mete diverse

  9. APPROCCIO RELAZIONALE-SISTEMICO • Totalità: un sistema va considerato non come un insieme di elementi separati, ma come un’entità che presenta dinamiche sue proprie • Omeostasi: attitudine degli organismi a mantenere in stato di equilibrio le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne, avvalendosi a tal fine di ”meccanismi correttori” • Feedback: negativo ( riduzione dello scarto); positivo (scarto amplificato)

  10. La relazione in classe • Equifinalità: cause tra loro molto diverse possono portare a forme di sistemi molto simili tra loro e, per converso, uno stesso evento iniziale può dar luogo a strutture sistemiche molto lontane tra loro. Quindi se si vogliono cogliere le caratteristiche di un sistema è più utile approfondire la struttura delle attuali interazioni che lo caratterizzano piuttosto che fare appello alla sua storia passata • Qualità emergente: è il risultato dell’interazione tra gli elementi del sistema, il frutto che nasce dall’interazione delle singole parti

  11. E’ la relazione ad essere considerata come problematicae “disturbata” non il singolo individuo Vantaggio  Se ciò che si deve “curare” è la relazione e non la singola persona, allora tutti coloro che partecipano alla costruzione di tale relazione hanno potenzialmente la possibilità di apportare dei cambiamenti.

  12. Messaggio “IO” (Gordon) nel caso in cui ci si trova in conflitto con l’interlocutore 2 passaggi chiave: • 1. la descrizione del comportamento che genera il problema, senza esprimere critiche • 2. la descrizione delle reazioni concrete e soggettive che tale comportamento suscita in chi parla. Evitando frasi del tipo “Tu sei...Tu non fai...Tu hai fatto...” si mette in evidenza che è il comportamento a creare il problema, non la persona nella sua essenza e totalità. Emettere il messaggio Io comporta esprimere i propri sentimenti, cambiare il modo di rapportarsi agli altri. Si tratta di messaggi di relazione che vanno oltre il contenuto esplicito e assumono un valore importantissimo nella comunicazione (Mauri e Tinti, 2002)

  13. Esempio--> Giuliana, docente di lettere, deve affrontare il problema dei ritardi di alcuni studenti. Finora ha portato pazienza attendendo sempre alcuni minuti prima di iniziare la lezione in modo di dar tempo alle ritardatarie di arrivare. Questa tolleranza ha funzionato da feedback positivo e lo scarto rispetto alla norma si è ulteriormente ampliato...resasi conto di questo sta valutando quali feedback negativi adottare per ripristinare la regola della puntualità: ramanzina? nota?cominciare senza aspettare?ecc.

  14. PROVOCAZIONI VERSO GLI INSEGNANTI:ALCUNE STRATEGIE Marco entra in classe tenendo in mano un grande fetta di pizza. Sopra la sua testa è appeso un vistoso cartello con scritto: “Vietato consumare cibo in classe”. Marco guarda l’insegnante, da un morso alla pizza e passa davanti alla cattedra. L’insegnante indica il cartello e dice deciso: “Leggi: è vietato consumare cibo in classe. Devo chiederti di darmi quella pizza”. Marco risponde con altrettanta decisione “NO”, e ne morde un altro pezzo. L’insegnante lo guarda dritto negli occhi e dice: “ Se non mi dai quella pizza dovrò mandarti fuori”. Marco risponde “Ok”, da un altro morso alla pizza e si incammina verso il suo banco. L’insegnante chiama il bidello e fa accompagnare fuori il ragazzo.

  15. Che cosa è successo? L’insegnante ha reagito in modo diretto al comportamento problematico. Quando gli studenti agiscono in questo modo è molto probabile che si aspettino una reazione.

  16. Analizziamo la situazione: • lo studente manifesta un comportamento di provocazione, di sfida o comunque inadeguato • l’insegnante reagisce al comportamento problematico e da un’istruzione opposta al comportamento dello studente • lo studente sfida l’insegnante rifiutandosi di eseguire l’istruzione e manifestando un altro comportamento inappropriato • l’insegnate reagisce dando un ultimatum • lo studente raccoglie la sfida dell’ultimatum con un’altra provocazione e manifesta un comportamento ostile e aggressivo

  17. Quali strategie possono essere utili? • Prestare attenzione agli studenti che si comportano in modo appropriato e ignorare quello che si comporta in modo problematico • Sollecitare lo studente a concentrarsi sul compito senza fare alcun riferimento negativo al comportamento problematico • Presentare un’eventuale opzione tra il comportamento adeguato e una piccola conseguenza negativa (ad es. la perdita di vantaggio)

  18. Nel caso dell’esempio è utile: • evidenziare la regola o l’aspettativa • chiedere esplicitamente allo studente di “occuparsi del problema” • presentargli delle opzioni per risolvere il problema Esempio: “ Marco, in classe non si può mangiare. Se vuoi puoi finire la pizza prima di entrare o lasciarla qui e mangiarla dopo”

  19. State attenti, i segnali di malessere si possono riconoscere, alcuni di questi sono: • sguardo distratto • scarse interazioni • alzarsi dal banco • rapida alternanza di comportamenti • inerenti e/o adeguati al compito o estranei • e/o inadeguati al compito • iniziare ad interrompere diverse attività • girare per l’aula • guardare fisso nel vuoto • indifferenza • apatia generale • evitare contatto oculare

  20. Tecniche per ridurre il malessere: • sostegno: manifestare allo studente la vostra premura • scelte: fornite allo studente alcune alternative per superare il momento critico • attività preferite: per aiutarlo a recuperare l’interesse per le attività della classe, lasciategli un po’ di spazio per ciò che preferisce • vicinanza • attività autonome: consegne da svolgere per conto suo • movimento • coinvolgete lo studente • uso di audiovisivi

  21. Cosa succede nelle persone con disabilità

  22. Gli studi sul normale sviluppo infantile indicano che vari comportamenti problematici si verificano per le stesse ragioni e con gli stessi scopi che caratterizzano i comportamenti nei soggetti con disabilità. Man mano che gli individui acquisiscono nuovi strumenti comunicativi per raggiungere le loro mete tendono a perdere le modalità più primitive di espressione.

  23. Molti studi hanno dimostrato che i bambini il cui sviluppo comunicativo è limitato hanno maggiori probabilità di venire descritti come aggressivi, disobbedienti e ostili.Molte ricerche dimostrano che l’aggressione e l’autolesionismo sono utilizzate come forme primitive di comunicazione da individui che non possiedono modi più evoluti di comunicazione in grado di influenzare gli altri per ottenere una vasta gamma di effetti desiderabili, definiti dalla letteratura col termine di “rinforzatori”.

  24. In quali situazioni si possono trovare? • Disturbi da deficit dell’attenzione e da comportamento dirompente (DDA, Disturbo oppositivo provocatorio,Disturbo della condotta) • Ritardo mentale • Disturbi pervasivi dello sviluppo • Disturbo da movimenti stereotipati

  25. Comportamenti problema • Iperattività • Oppositività • Aggressività verbale • Aggressività fisica etero-diretta • Stereotipie • Aggressività fisica auto-diretta

  26. Come intervenire?

  27. Basi del training comunicativo • Il comportamento problematico ha più scopi e richiede quindi molteplici interventi • L’intervento richiede il cambiamento dei sistemi di relazioni, non degli individui • Il cambiamento nello stile di vita costituisce la meta finale dell’intervento

  28. Implicazioni • Lo sviluppo delle abilità comunicative rende possibile la sostituzione del comportamento problematico • Per rendere significativo l’intervento i risultati devono essere : • generalizzati (significa che gli effetti positivi dell’intervento sono visibili in situazioni nuove rispetto a quelle in cui si è originariamente attuato) • mantenuti (significa che l’intervento iniziale mantiene durevolmente i propri effetti )

  29. Comportamenti problematici non modificabili con il training comunicativo • Comportamenti sostenuti da fattori sensoriali (es. fosfeni) • Comportamenti sostenuti da fattori omeostatici (risposta a stimolazioni troppo alte o troppo basse di tipo ambientale) • Comportamenti sostenuti da fattori organici (fattori biologici: addiction)

  30. L’osservazione sistematica Ha lo scopo di misurare il c-p nelle sue componenti: • frequenza (numero di volte) • intensità (forza della risposta) • durata (misurazione del tempo in cui perdura)

  31. Analisi funzionale antecedente  comportamento  conseguente Fornisce indicazioni sulle dinamiche che attualmente mantengono attivo quel determinato comportamento problema e precisamente: • Che funzione svolge ? (comunicativa, auto - stimolatoria,..) • In quali occasioni è più frequente? (es. da solo, in situazioni sociali, quando gli vengono fatte delle richieste, quando vuole qualcosa, in situazioni di gioco, ecc..) • Quali comportamenti alternativi positivi potrebbero essere usati dal soggetto per svolgere le stesse funzioni?

  32. Definizione degli obiettivi comportamento = obiettivo riduzione problema  Situazione  comportamento = obiettivo incremento positivo

  33. Modificare gli antecedenti • Dare stimoli adeguati • Insegnare modi diversi per comunicare • Stabilire regole chiare, concrete, concise, visualizzabili

  34. I rinforzatori E un rinforzatore ciò che è gradito a chi lo riceve. Pertanto la scelta dei rinforzatori deve essere personalizzata. Possono essere primari e acquisiti. Quelli primari non si usano mai (cibo, acqua, calore,ecc.) in ambito educativo. • Rinforzatori tangibili • Rinforzatori commestibili • Rinforzatori sociali: contatto fisico, prossimità, espressioni verbali di apprezzamento, affetto, lode, • Rinforzatori dinamici • Rinforzatori simbolici (token)

  35. Fornire conseguenze adeguate • un comportamento si mantiene in vita se è rinforzato • se un comportamento non produce mai una conseguenza positiva tende a scomparire • estinzione : è il morire di un comportamento che non produce alcuna conseguenza positiva

  36. Rinforzamento differenziale • Si possono rinforzare tutti i comportamenti adeguati di un alunno • Si possono rinforzare tutti i comportamenti che non siano inadeguati • Si possono rinforzare tutti comportamenti incompatibili con un comportamento inadeguato • Quando è possibile si passa da un controllo esterno ad un controllo interno (automonitoraggio, autosservazione

  37. Punizione positiva • Time out: consiste nel l’interrompere per pochi minuti immediatamente dopo il comportamento problema una qualche situazione gratificante che il soggetto sta vivendo • Ipercorrezione: costringe il soggetto a compiere una serie di azioni faticose come immediata conseguenza dei comportamenti problema • Blocco fisico: l’operatore immobilizza per pochi minuti il soggetto dopo emissione del comportamento problema facendolo sedere su una poltrona o sdraiare su un materassino, quando il soggetto, passato il primo momento di ribellione, si rilassa ed accetta il blocco questo può essere interrotto

  38. Gestione della crisi • Quando è possibile ignorare il comportamento problematico • Proteggere l’individuo o altri dalle conseguenze fisiche del comportamento • Bloccare o fermare momentaneamente l’individuo • Spostare dalle vicinanze del luogo nel quale si sta verificando la crisi chiunque sia in pericolo a causa del comportamento • Introdurre suggerimenti o stimoli per facilitare comportamenti non problematici

  39. ATTENZIONE NEGATIVA – ESEMPIO N. 1 In ogni caso, Luana ha imparato un semplice stratagemma per avere l’attenzione di chi le sta intorno. Le basta mettersi a urlare o a rompere quello che le capita a tiro

  40. IMPARARE A IGNORARE - ESEMPIO N. 1 La famiglia, a questo punto, si organizza. Vengono tolti di mezzo gli oggetti che Luana potrebbe rompere o con cui potrebbe farsi male. Ad ora di cena c’è il primo capriccio: grida e strepiti non si contano. La madre, facendo un grosso sforzo di autocontrollo, continua a preparare la cena. Il padre, sforzandosi anche lui a non intervenire, continua a leggere il giornale. Gli strepiti durano diversi minuti. Poi, finalmente, la bambina si calma

  41. IMPARARE A IGNORARE - ESEMPIO N. 1 Dopo qualche minuto di tranquillità (e non prima!), il papà interrompe la lettura si mette vicino alla bimba e le legge la sua storia preferita. Infine, la mamma chiama tutti a tavola e Luana viene coinvolta quanto più possibile nei discorsi dei genitori.

  42. IMPARARE A IGNORARE Se però questi diversivi rischiano di gratificare indirettamente il bambino, o se il comportamento problematico risulta troppo difficile da sopportare (fatto, questo, più che umano e comprensibile) è senz’altro meglio lasciare la stanza dove si trova il bambino e tornarvi solo qualche minuto dopo che il comportamento problematico si è calmato

  43. IMPARARE A IGNORARE In ogni caso, bisogna evitare di discutere con il bambino Se questi è in grado di capire, gli si può spiegare una volta (ma non durante il suo comportamento problematico!) che la mamma e il papà (o l’insegnante) non gli daranno più ascolto quando grida, piange o fa i capricci. In qualche caso può servire ricordarlo una seconda volta, più per mettere in pace la coscienza dell’educatore che per facilitare la comprensione da parte del bambino

  44. IMPARARE A IGNORARE Da quel punto in poi, si tratta solo di ignorare costantemente e coerentemente il comportamento problematico e, ripetiamo, di evitare ogni discussione col bambino nel momento in cui si manifesta il problema Come si può facilmente intuire, non esiste un unico modo per ignorare un comportamento problematico: ogni caso può richiedere strategie diverse. Quindi occorre un po’ di pratica per ottenere risultati validi E se ignoriamo nella maniera giusta, il comportamento problematico se ne andrà subito?

  45. IMPARARE A IGNORARE Sfortunatamente, la risposta è no Quando iniziamo ad ignorare un comportamento problematico, con ogni probabilità si produrrà una reazione negativa da parte del bambino Ècome se, dentro di sé, il bambino pensasse: “Ma come?! Gridando e battendo i piedi ho sempre avuto ciò che volevo. Cosa sta succedendo, adesso? Forse non mi hanno notato abbastanza:proviamo più forte!”

  46. IMPARARE A IGNORARE Attenzione Questo momento del trattamento è quello più critico. Se cedessimo proprio a questo punto, le conseguenze sarebbero probabilmente serie. Il bambino potrebbe infatti imparare che, se non ottiene subito ciò a cui è abituato, deve solo comportarsi in maniera più problematica per poterne avere a volontà È importante quindi, proseguire fino in fondo la procedura di estinzione che abbiamo iniziato; dobbiamo cioè continuare ad ignorare il comportamento problematico anche quando questo si manifesta al massimo della sua intensità

  47. IMPARARE A IGNORARE Nel giro di pochi giorni si dovrebbero già notare i primi cambiamenti, che diventeranno via via più netti entro qualche settimana È molto utile durante questo lavoro continuare a misurare il comportamento problematico sul quale stiamo intervenendo, in modo da sapere con certezza se si sta modificando

  48. Intervento positivo - sostitutivo • Situazioni in cui apprendere il comportamento positivo-sostitutivo • Comportamenti positivo-sostitutivi • Aiuti, guida e accompagnamento ai comportamenti positivo-sostitutivo • Valorizzazione del comportamento positivo-sostitutivo • Generalizzazione ed estensione dell’intervento

  49. Lavoro di sviluppo dei contesti • Dilatare gli ecosistemi di vita e di relazione • Costruire continuità educativa nei vari ecosistemi • Espandere gli interventi in un progetto di vita • Migliorare la qualità psico - educativa nei contesti attuali (ruolo attivo del soggetto,possibilità di scelta/ autodeterminazione, prosocialità dei contesti, responsività della comunicazione, tolleranza alla dilazione della gratificazione e alla frustrazione

  50. Valutazione dell’intero processo psicoeducativo • Riduzione, modificazione, conseguenze CP • Altri CP • Procedure per la gestione della crisi (riduzione, cessazione) • Terapie farmacologiche • Comportamenti positivi alternativi • Partecipazione in casa, strutture,comunità • Interazioni/relazioni con i familiari

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