E N D
LA BORSA E LA SUA STORIA La storia racconta che la prima vera e propria compravendita di titoli sia avvenuta intorno al 1500 nella città fiamminga di Bruges: i mercanti si davano appuntamento tra i canali (la cittadina belga di Bruges era considerata all’epoca la Venezia del nord) per vendere o acquistare titoli rappresentativi di un credito o di merce in viaggio da paesi lontani e che non poteva materialmente essere oggetto di scambio o di acquisto. Questa sorta di mercato organizzato avveniva in una piazza, e più precisamente le contrattazioni si effettuavano in un palazzo sulla cui facciata erano scolpite tre borse, stemma di famiglia dei Van De Bourse, e da cui deriverebbe il nome attuale di "borsa". All’epoca quelli che acquistavano offrivano DANARO, mentre quelli che vendevano offrivano la LETTERA ossia il documento cartaceo, e da qui la diffusione dei due termini DANARO e LETTERA ancora oggi diffusi. Il danaro rappresenta quello che siamo disposti a pagare per acquistare titoli, la lettera è, invece, la richiesta di danaro da parte del venditore. Esempio: se la migliore offerta di acquisto è 15 €, si dice che il danaro è 15, mentre la lettera si rifà alla richiesta del venditore ed è di 15,02.
Da allora le Borse nel mondo si moltiplicarono: il 17 maggio 1792 nasce il mercato azionario più importante del mondo il NYSE (New York Stock Exchange), grazie ad un prestito di otto milioni di dollari contratto per finanziare la guerra di indipendenza contro la Gran Bretagna. Ancora oggi la NYSE si trova nella strada di Wall Street. Molte altre città seguirono l’esempio americano, tra cui anche Milano che istituisce, con decreto napoleonico, la sua Borsa il 16 gennaio del 1808. In realtà all’epoca erano cinque le Borse italiane, oltre a Milano, c’erano Genova, Trieste, Livorno e Napoli. Originariamente nelle Borse erano scambiate sia merci che valute e titoli: la separazione avvenne nei primi del novecento ad opera di una legge organica del 1913 che per oltre ottant’anni sarà l’unica legge che detterà le regole di funzionamento.
Da allora e fino al 1991 la Borsa valori è stato un mercato organizzato, regolamentato e pubblico, in cui le regole operative erano fissate dalla legge e dagli organi di controllo come la CONSOB; da quell’anno scattarono le direttive della Comunità Europea sull’intermediazione mobiliare e i servizi di investimento, ponendo le premesse per la "privatizzazione" dei mercati finanziari. Attualmente la gestione del mercato azionario spetta ad una società per azioni, Borsa Italiana S.p.A., società privata con azionariato composto da Banche, SIM e da altri attori del mercato, ed è la sola responsabile dell’organizzazione e della gestione dei mercati mobiliari italiani e del Mercato Ristretto.
LA BORSA ITALIANA SPA La Borsa è il mercato regolamentato dove si realizzano gli affari di compravendita finanziaria, ossia è il mercato organizzato per la negoziazione e lo scambio degli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni e derivati) ad un determinato prezzo, che scaturisce dall’incontro effettivo tra domanda ed offerta. Un mercato regolamentato è l’insieme di tutte le emissioni e delle negoziazioni di titoli rappresentativi di prestiti monetari e di finanziamenti: è un mercato mobiliare basato su una determinata regolamentazione relativa all’organizzazione e al funzionamento del mercato stesso. Secondo la disciplina comunitaria, un mercato può essere considerato regolamentato se possiede specifici requisiti:
La regolarità di funzionamento, ossia gli scambi devono avvenire secondo modalità predefinite, sia riguardo la fissazione del prezzo, sia riguardo il pagamento e/o il trasferimento del bene oggetto dello scambio. • Il rispetto degli obblighi di trasparenza definiti dalla direttiva 93/22/CEE, oltre all’iscrizione, da parte dell’autorità di vigilanza, dello stesso in un apposito albo (come stabilito dalla disciplina comunitaria). • L’approvazione, da parte dell’organo di vigilanza, delle regole e delle condizioni di accesso alle modalità di funzionamento. La regolamentazione del mercato riguardo gli operatori ammessi alle transazioni, gli strumenti trattati, gli obblighi informativi a cui sono sottoposti i soggetti operanti, il meccanismo di determinazione del prezzo, le modalità di negoziazione, le procedure di liquidazione, hanno come obiettivo fondamentale quello di assicurare un’uniformità organizzativa e la standardizzazione degli strumenti utilizzati. Il mercato regolamentato italiano per eccellenza è la Borsa Italiana S.p.A.
ORDINI DI BORSA Il singolo investitore non può acquistare o vendere strumenti finanziari direttamente in Borsa, ma per le sue transazioni deve affidarsi ad un intermediario autorizzato (banca o SIM) al quale dovrà espressamente indicare di volta in volta, l’esatto strumento finanziario su quale deve essere eseguito l’ordine, la quantità ed eventualmente il prezzo. Nel momento in cui si vuole effettuare una compravendita, la prima decisione da prendere riguarda la scelta tra le diverse alternative di un ordine: • Ordine al meglio (market): sono disponibile ad acquistare o a vendere una determinata quantità di titoli al prezzo in quel momento in vigore sul mercato. Questo può essere considerato un ordine rischioso in quanto non si è mai sicuri del prezzo al quale viene conclusa la transazione. • Ordinecon limite di prezzo (limit): sono disponibile ad acquistare un titolo ad un prezzo non superiore ad un determinato valore o a vendere ad un prezzo non inferiore ad un determinato valore. • Ordine curando: ossia per le mie transazioni mi affido all’esperienza dell’intermediario, sarà lui a scegliere per me le migliori proposte che si presenteranno nella giornata. • All or none (tutto o nulla): sono disponibile a vendere e ad acquistare solo esclusivamente ad un certo prezzo e per una determinata quantità, se così non avviene l’operazione viene annullata. • Stop: l’ordine di vendere o comprare parte solo dal momento in cui il prezzo del titolo raggiunge una soglia prestabilita; da quel momento in poi l’ordine si trasforma in un ordine al meglio. • Day (giornaliero): sono disponibile ad acquistare e a vendere ad un certo prezzo ma se tale prezzo non è raggiunto alla fine della giornata borsistica l’ordine viene cancellato. • Open (good till cancelled, valido finché non cancellato): sono disponibile a vendere o ad acquistare senza nessun nessun limite temporale fino a quando l’ordine non è eseguito o cancellato (viene cancellato automaticamente se non eseguito alla fine del mese). • Fill or kill: sono disponibile a concludere la transazione ad un dato prezzo (o prezzo migliore), ma se l'’intermediario non riesce a concludere lo deve cancellare.
DIVERSI TIPI DI PREZZO Nei mercati regolamentati come quello azionario italiano non esiste un unico prezzo a cui i vari titoli vengono scambiati durante una giornata di Borsa, ma ve ne sono molteplici. I principali tre sono: il prezzo di apertura, il prezzo di riferimento, il prezzo ufficiale. Il PREZZO DI APERTURA: è calcolato in base ad una complessa procedura di calcolo e serve per aprire la giornata di Borsa; a questo prezzo, diverso per ogni titolo, sono eseguiti tutti gli ordini di vendita e di acquisto immessi nel sistema telematico prima dell’inizio della giornata e che possono essere accopiati con un ordine complementare di vendita su uno stesso titolo. Il PREZZO DI RIFERIMENTO: è calcolato per avere un quadro della situazione sui rapporti tra domanda ed offerta a fine giornata, esso è pari alla media ponderata dei prezzi cui è stato eseguito l’ultimo 10% delle transazioni di ciascun titolo. I pesi di ponderazione sono dati dalle quantità di titoli scanbiati in ogni singola transazione che rientra nell’ultimo 10% della giornata. Esso per essere più significativo può essere confrontato con il prezzo di apertura. Il PREZZO UFFICIALE : fornisce un punto di rferimento per valutare l’andamento delle contrattazioni nell’arco dell’intera giornata, esso è pari alla media ponderata dei prezzi ai quali sono stati eseguiti tutti gli scambi durante una seduta di Borsa. Si può desumere l’andamento delle quotazioni di un titolo dalla variazione del suo prezzo ufficiale nell’arco di un determinato periodo.
Il meccanismo di formazione dei prezzi in Borsa si basa sulla presenza degli ordini con limiti di prezzo. Tali ordini, infatti, se non trovano immediata esecuzione si accumulano formando il cosiddetto "book" (libro) di negoziazione, in cui sul lato sinistro ci sono tutte le proposte di acquisto (danaro) in ordine decrescente di convenienza di prezzo e sul lato destro ci sono tutte le proposte di vendita (lettera) in ordine decrescente di convenienza. Ad ogni prezzo sono associate anche le rispettive quantità. A parità di prezzo saranno eseguiti gli ordini secondo priorità cronologica, quelli cioè inseriti prima sul mercato. Queste regole di negoziazione valgono nella cosiddetta fase in "continua", perché nella fase di apertura, viene fissato un solo prezzo considerando tutti gli ordini con limite di prezzo presenti sul mercato: esso sarà quello che soddisfa il maggior numero di ordini con limiti di prezzo presenti sul mercato stesso. Prima saranno soddisfatti tutti gli ordini che saranno eseguibili al prezzo di apertura, poi tutti gli ordini al meglio e tutti gli ordini di acquisto con limite di prezzo superiore a quello di apertura o quelli di vendita con limite di prezzo inferiore a quello di apertura: con questo sistema un ordine al meglio verrà sempre eseguito, l’unica incertezza riguarderà il prezzo a cui sarà eseguito.
GLI INDICI DI BORSA Gli indici di Borsa svolgono un ruolo fondamentale nel panorama delle contrattazioni, in quanto permettono di avere una visione chiara dell’andamento di un determinato mercato: basta confrontare il valore assunto dal rispettivo indice di Borsa in due date differenti, oppure in tutte le giornate all’interno di un determinato periodo. Gli indici sono espressi in funzione di una base che può assumere valori diversi a seconda del tipo di indice: in centesimi oppure in millesimi. Gli indici di Borsa, calcolati perlopiù sulla base dei prezzi ufficiali, sono ottenuti come medie dei prezzi dei titoli presenti in un dato mercato o su un particolare segmento di mercato e sono uno strumento immediato per valutare in quale direzione si sta muovendo il mercato azionario e con quale intensità. I due principali indici del mercato azionario italiano sono il Mib e il Comit, che riassumo in un unico valore le quotazioni a prezzi ufficiali di tutti i titoli trattati sul mercato. Tuttavia l’unica vera e propria differenza fra i due è la base: per il Comit la base è rappresentata dalla quotazione media di mercato nel 1972 ed essa è posta uguale a 100, per il Mib la base è fissata pari a 1000, sia nella versione storica dell’indice (base 2 gennaio 1975) sia in quella corrente (capitalizzazione di mercato alla fine dell’anno precedente.
Il Comit tiene conto di tutti i titoli quotati alla Borsa di Milano ed è calcolato come media dei prezzi ufficiali di Borsa dei singoli titoli ponderati per le rispettive capitalizzazioni (i titoli più importanti nel listino, come ad esempio Telecom, Eni, Enel..ecc. hanno un peso maggiore nel determinare l’andamento dell’indice); esso viene calcolato solo una volta al giorno dopo la chiusura della sessione ufficiale del mercato. Il Mib, calcolato in base alla capitalizzazione di mercato alla fine dell’anno precedente, è un ottimo indicatore in quanto consente di sapere immediatamente quale sia stata la performance di Borsa da inizio anno. Se, ad esempio, il Mib corrente assume valore pari a 1.100 punti, significa che la Borsa da inizio anno è cresciuta del 10%. Infatti (1.100 – 1.000) = 100 (100 / 1.000) = 0,1 (0,1 * 100) = 10% Oltre agli indici generali, la cui funzione è quella di rappresentare in maniera sintetica l’andamento di tutto il mercato azionario, ci sono anche degli indici parziali che evidenziano la quotazione soltanto di un gruppo di titoli, classificati in base ad uno specifico criterio. Il vantaggio più evidente del calcolo di questi indici parziali è quello di dare un’indicazione dell’andamento dei titoli più richiesti dal mercato; generalmente hanno una buona rappresentatività dell’andamento generale in quanto i titoli che li compongono costituiscono di norma una quota molto elevata della capitalizzazione del mercato (dal 70% in su). Mib30 ed il Midex : il primo considera i 30 titoli più importanti della Borsa Italiana, il secondo prende invece in considerazione i 25 titoli a media capitalizzazione (quelli subito successivi come importanza ai 30 titoli che fanno parte del Mib30). La Borsa Italiana rivede periodicamente la composizionej del Mib30 e del Midex in base ad alcuni indicatori statistici (criteri della liquidità e della capitalizzazione). La revisione viene effettuata semestralmente (marzo e settembre) anche se sono previste delle revisioni straordinarie in caso di fusioni tra società sui titoli che fanno parte di questi indici.
QUALI MERCATI GESTISCE Premesso che ci sono diverse modalità per investire nel mercato di borsa: Investire direttamente, prendendo le decisioni personalmente; Affidarsi ad un intermediario per una gestione personalizzata dei propri risparmi; Investire in fondi pensione, assicurazioni vita, affidando ai gestori tutte le scelte e le decisioni; l’acquisto o la vendita di azioni e più in generale di tutti gli strumenti finanziari, non può essere fatta dal singolo investitore, o dalla generica impresa ma solo dagli intermediari finanziari o dalle SIM autorizzate, questo al fine di garantire la massima sicurezza e trasparenza delle transazioni. La Borsa Italiana S.p.A. gestisce diversi mercati al fine di fornire un efficiente canale di finanziamento adatto a tutte le tipologie di valori quotati; in linea di principio per ogni strumento c’è un mercato diverso. Ad un primo livello, la Borsa Italiana può essere suddivisa in CINQUE grossi segmenti:
IL MERCATO AZIONARIO, nel quale si negoziano tutti i tipi di azioni, le obbligazioni convertibili, i diritti d’opzione, i warrant, i cover warrant e i certificati rappresentativi di quote di fondi chiusi mobiliari ed immobiliari. • IL MERCATO TELEMATICO DEI COVERED WARRANTS, nel quale si negoziano i Covered Warrant (su azioni, titoli di Stato, tassi di interesse, valute, indici e merci) e dei certificates quotati in Borsa. • IL MERCATO AFTER HOURS, nel quale si effettua la negoziazione di strumenti finanziari in orari successivi alla chiusura del mercato diurno. • IL MERCATO DEL REDDITO FISSO, ossia il mercato telematico delle obbligazioni e dei Titoli di Stato. • MERCATO DEI DERIVATI, nel quale sono negoziati contratti futures e di opzione aventi come attività sottostante strumenti finanziari, tassi di interesse, valute, merci e relativi indici.
BUONE REGOLE PER INVESTIRE Per operare in Borsa o sul proprio conto senza l’ausilio dell’operatore è opportuno tenere presenti alcune regole di comportamento sia per la rischiosità degli investimenti finanziari, sia per la rischiosità dello strumento utilizzato, per evitare spiacevoli sorprese. Prima di ogni scelta di investimento è fondamentale reperire informazioni; in tal senso il WEB è una fonte molto ricca di notizie e di dati, i quali devono essere suddivisi tra attendibili e certificati da quelli di provenienza e validità incerta. Per tutti, comunque, vale la regola che più è regolare e continua la lettura delle fonti informative e più sagge e mirate saranno le decisioni prese, perché prima di investire bisogna avere sempre una concreta conoscenza dell’oggetto dell’investimento. Una volta presa conoscenza delle varie opportunità d’investimento e dei diversi strumenti finanziari utilizzabili, bisogna sempre formulare una scelta di investimentoall’interno di una strategia globale in cui il singolo investitore ricomprende le sue caratteristiche patrimoniali, le sue disponibilità, la sua propensione al rischio e il suo orizzonte temporale. Non esiste, infatti, una strategia d’investimento vincente in assoluto e per tutti, ma per ogni tipo di investitore esistono diverse strategie possibili. Prima di tutto, la scelta della tipologia d’investimento non può prescindere dalle caratteristiche patrimoniali del soggetto, dalla sua situazione finanziaria e dal suo tenore di vita. La prospettiva, in tal senso, risulta essere decisamente diversa tra un investitore giovane, con un orizzonte di vita lavorativa ancora lungo, rispetto a quello di un capofamiglia, che ha la necessità di pianificare gli investimenti per garantire, ad esempio, gli studi ai figli. Inoltre, la scelta della tipologia dell’investimento dipende anche dalla propensione al rischio: per il risparmiatore giovane, probabilmente, l’obiettivo prioritario sarà quello della crescita del capitale e in quanto tale questo contiene una componente di rischio molto elevata, mentre per il capofamiglia, tra i possibili obiettivi ci sarà quello della liquidità/liquidabilità dell’investimento, oltre che la crescita del capitale investito. Un tale comportamento denota una bassa propensione al rischio. Inoltre è evidente, ad esempio, che il FIB30 rischia di non essere idoneo a quanti siano fortemente avversi al rischio, così come i titoli obbligazionari a breve scadenza, come i BOT, possono non essere lo strumento più indicato a quanti vogliono massimizzare la redditività o la crescita del capitale. Infine per la scelta della tipologia di investimento è opportuno stabilire l’orizzonte temporale entro cui operare. Ad esempio, chi decide un investimento azionario deve essere preparato ad aspettare visto che le azioni riescono ad incrementare il loro valore solo nel lungo periodo.
Effettuata una scelta di investimento all’interno di una strategia globale, nella quale sono stati fissati limiti in base alle caratteristiche patrimoniali, alla propensione al rischio ed all’orizzonte temporale, sarebbe utile, al fine di effettuare un buon investimento, applicare la teoria della diversificazione: a parità di rischio, diversificare, comporta un rendimento atteso maggiore. Attraverso la diversificazione del proprio portafoglio si riduce sicuramente la possibilità di incredibili guadagni, ma soprattutto quella di eccessive perdite. La diversificazione del portafoglio è il pilastro su cui si basa la realtà del risparmio gestito; inserendo in un portafoglio un numero adeguato di attività finanziarie è possibile aumentare il rendimento atteso del portafoglio a parità di rischio. Il principio è che la presenza di attività finanziarie con caratteristiche diverse riduce la probabilità che l’intero portafoglio possa subire cadute significative di valore. La scelta migliore, quindi, sarebbe quella di trovare investimenti ottimali rispetto alle proprie caratteristiche, ossia trovare la migliore asset allocation.