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TEATRO VITTORIANO

TEATRO VITTORIANO. Aumento vertiginoso numero di spettatori Proliferazione di generi spettacolari: melodrama , extravaganza , pantomimes , operette, burlesque 1843: Theatre Regulation Act  spezzato il monopolio dei teatri “patentati”  pullulare di teatri

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TEATRO VITTORIANO

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Presentation Transcript


  1. TEATRO VITTORIANO • Aumento vertiginoso numero di spettatori • Proliferazione di generi spettacolari: melodrama, extravaganza, pantomimes, operette, burlesque • 1843: Theatre Regulation Act spezzato il monopolio dei teatri “patentati”  pullulare di teatri Lo spettacolo teatrale diventa un fenomeno di cultura di massa

  2. Dalla seconda metà ‘800: Anche teatro naturalista, rivolto alla borghesia, mette in scena la realtà borghese con i suoi problemi e le sue aspirazioni. Society Drama: Henry Arthur Jones (1851-1929) e Arthur Wing Pinero (1855-1934). Più conservatore rispetto al resto d’Europa. Non rompe con la morale borghese vigente.

  3. Fine secolo: • Oscar Wilde (1854-1900) e George Bernard Shaw (1856-1950) drammaturgia letterariamente ricercata e ideologicamente provocatoria • G.B. Shaw: commento e critica problemi società borghese. Se ne svelano brutture e ipocrisie. • Nei drammi di fine ‘800 crea le basi per la sua produzione novecentesca, fondata su un’idea di rinascita sociale e caratterizzata da: • Grande padronanza tecnica • Dialoghi brillanti • Calibrata caratterizzazione dei personaggi

  4. Oscar Wilde (1854-1900) • Lady Windermere’s Fan (1892) • A Woman of No Importance (1893) • An Ideal Husband (1895) • The Importance of Being Earnest (1895) - In apparente armonia con il society drama del periodo tardo vittoriano, ne sovvertono le regole dall’interno. - struttura drammaturgica tradizionale vs. polemica sociale graffiante, veicolata attraverso battute ironiche e paradossi cinici. - Protagonisti: personaggi dalla doppia vita il cui segreto rischia di venir svelato - Ambientazione: upper class londinese - Dialoghi: imitazione e parodia del linguaggio della upper class.

  5. The Importance of Being Earnest • Commedia surreale in tre atti (in origine quattro) • 86 repliche, ritirata dal cartellone quando ancora faceva il tutto esaurito in seguito alla condanna di Wilde • viene presentato un mondo stilizzato in cui la futilità impera. • l’upper class londinese viene sia celebrata che smascherata nell’assurdità e vacuità dei suoi comportamenti, attraverso il paradosso (nei dialoghi, nei comportamenti e negli atteggiamenti). • Es. 1) Algernon: “Really, if the lower orders don’t set us a good example, what on earth is the use of them? They seem, as a class, to have absolutely no sense of moral responsibility.” 2) Lady Bracknell : “I am glad to hear it [that you smoke]. A man should always have an occupation of some kind.”

  6. TEMII • Destabilizzazione dell’identità • Capovolgimento dei valori: Il futile diventa importante e viceversa • Satira dei valori sacri per la società vittoriana: matrimonio, amore, religione, rispettabilità, onestà JACK: Gwendolen, it is a terrible thing for a man to find out suddenly that all his life he has been speaking nothing but the truth. Can you forgive me? GWENDOLEN: I can. For I feel that you are sure to change. ↓ Storia artificiosa che sfida il precetto vittoriano che l’arte debba esprimere elevati contenuti etici. I protagonisti appaiono totalmente privi di principi morali. Tutto si gioca sul wit. La futilità trionfa. http://bit.ly/18co0Fx

  7. TEATRO DEL SECONDO NOVECENTO • Waiting for Godot di Samuel Beckett all’Arts Theatre (1955); • “English Stage Company”, fondata da George Devine per presentare opere moderne inglesi e straniere e incoraggiare i nuovi autori (stagione 1955-1956); • Look Back in Anger di John Osborne al Royal Court Theatre (1956); • prima tournée inglese del Berliner Ensemble  il pubblico inglese conosce il teatro epico di Bertolt Brecht (1956); • The Theatre and Its Double di Antonin Artaud: il “teatro della crudeltà” (1958); • gruppi/laboratori per la ricerca sulla pratica della rappresentazione e sulla teoria drammaturgica.

  8. TEATRO DELL’ASSURDO • Parigi (ma autori non francesi), secondo dopoguerra  anni ’70 • Martin Esslin,The Theatre of the Absurd, 1962 (terza ediz. 1982) • assenza di trama e caratterizzazione convenzionali • assurdità della condizione umana. Uomo intrappolato in un universo ostile, totalmente soggettivo e privo di finalità, dominato dalla solitudine e dal silenzio (Albert Camus, Il Mito di Sisifo, 1942) • elementi da: mimo, music hall, circo, commedia dell’arte • enfatizzata la monotonia e la ripetitività + situazioni farsesche e risibili, routines comiche • dialoghi: susseguirsi (ripetitivo) di frasi inutili, nonsense, non sequitur, truismi e clichés frammentazione e disgregazione del linguaggio • è il vuoto ontologico a venire messo in scena

  9. TEATRO DELL’ASSURDO “So there is no plot, no architectural construction, no puzzles to be solved, only the inscrutable enigma of the unknown […] There is only one true way of demystifying: by means of humor, especially if it is ‘black'; logic is revealed by our awareness of the illogicality of the absurd […] the comic alone is able to give us the strength to bear the tragedy of existence”. (Eugène Ionesco, Notes et contre-notes [Notes and Counternotes], 1962)

  10. SAMUEL BECKETT (1906-1989) • “Teatro dell’assurdo”!? “Teatro dell’inadeguatezza” (E. Segal, The Death of Comedy, 2001, p. 452)? • Poeta e saggista romanziere  drammaturgo Percorso del Beckett narratore: • claustrofobia, progressivo e programmatico spogliarsi dei personaggi-narratori, degli spazi in cui si muovono e degli stessi mezzi narrativi. • Ultimo romanzo: The Unnamable (1953): protagonista ridotto ai minimi termini, sia corporei che espressivi. Punto di non ritorno, della disintegrazione totale: “I can’t go on, I’ll go on” Il mezzo narrativo non può andare oltre  Beckett passa al teatro, dove può riproporre e proseguire il suo percorso riduzionistico. ↓ Drammatugia all’insegna del minimalismo

  11. Waiting for Godot(1953 e 1955) Beckett “has written a play in which nothing happens, twice” (Vivien Mercier, Irish Times, 1956), ma… • dialogo ironico, lirico, comico, filosofico, e sempre autodecostruente • immagini sceniche di forte impatto iconico e grande pregnanza simbolica • messa in discussione delle convenzioni drammaturgiche: • coordinate spazio-temporali destabilizzate • labile senso di identità • azione drammatica fuori dai canoni tradizionali: progresso illusorio della vicenda, tempo ciclico (non lineare o dinamico) • azione scenica e parola si contraddicono: Es. ESTR: Well, Shall we go? VLAD: Yes, let’s go They do not move • Teatro metafisico mancato: “The bastard! He doesn’t exist!” (Endgame)

  12. Percorso drammaturgicodi Beckett (analogo a quello narrativo): - opere progressivamente più brevi e più spoglie, sia verbalmente che iconograficamente; - progressiva riduzione (degli spazi e dei personaggi) e scarnificazione (del linguaggio e del setting). Da Krapp’s Last Tape (1958) in poi: - pièces sempre più brevi e minimali, scenicamente e discorsivamente. - progressiva concentrazione sulla presenza iconica del corpo dell’attore-personaggio: un corpo sofferente prigioniero di una scena cupa e ostile. Un corpo sempre più menomato e mutilato, che progressivamente sparisce  Not I (1972): http://bit.ly/1aLQgP3 : “what? who? ..no! ..she! ..SHE! .. [Pause]”

  13. Traiettoria drammaturgica beckettiana: • Abbreviazione temporale • Frammentazione discorsiva • Reticenza retorica • Riduzione e dilaniamento del corpo • Scena sempre più crepuscolare

  14. ENDGAME (1957) • Metafora degli scacchi (e riferimento alla morte) • Luogo e tempo indeterminati • Due coppie di personaggi (in contrappunto ironico) • Corpi menomati e confinati • Situazione statica e immutabile • Setting claustrofobico • Gesti ripetitivi e quasi rituali • Assenza di azione drammatica convenzionale • Realazione simbiotica tra Hamm e Clov • Volontà, ma incapacità di andarsene • Morte • Gag e routines comiche + tragico e grottesco ↑ Cfr. Waiting for Godot

  15. ENDGAME (1957) http://bit.ly/17U5yOl

  16. HAROLD PINTER (1930-2008) • Premio Nobel per la Letteratura nel 2005: “Nelle sue opere svela il baratro sotto le chiacchiere di ogni giorno ed entra con forza nelle stanze chiuse dell’oppressione” (Nobel lecture di Pinter, “Art, Truth & Politics”: bit.ly/1bio6he) • Laurea honoris causa Università di Firenze, 10 settembre 2001: “per avere rappresentato, attraverso la sua drammaturgia teatrale e cinematografica, la condizione umana e sociale del nostro tempo con acuta intelligenza, alta consapevolezza morale e geniale invenzione linguistica, segnando così la storia del teatro e dello spettacolo della seconda metà del Novecento”

  17. Linguaggio in Pinter “The speech we hear is an indication of that which we don’t hear. It is a necessary avoidance, a violent, sly, and anguished or mocking smoke screen which keeps the other in its true place. When true silence falls we are left with echo but are nearer nakedness. One way of looking at speech is to say that it is a constant stratagem to cover nakedness.” (H. Pinter) ↓ - Linguaggio “quotidiano”, ma ambiguo, evasivo, non sembra più in grado di esprimere il reale; - doppi sensi, contenuti latenti, non detti spesso minacciosi; - i personaggi comunicano soltanto apparentemente - pause molto eloquenti; - i silenzi veicolano un livello secondario di significato, spesso contrapposto a quello primario.

  18. “Fasi” nella drammaturgia di Pinter • fine anni ’50 e anni ’60: teatro della minaccia. The Room (1957), The Dumb Waiter (1957), The Birthday Party (1958), The Caretaker (1960), The Homecoming (1965). Sorta di teatro psicologico dominato da: a) fallimento della comunicazione: conversazioni con contenuti di minaccia e indeterminatezza b) vulnerabilità dello spazio: intrusioni minacciose dall’esterno c) setting claustrofobico (una stanza) d) apparente incongruità e illogicità e) personaggi working class “unreliable” • Anni ’70: Old Times (1970), No Man’s Land (1975) e Betrayal (1978). Studi sulla psicologia del potere; - ambientazione più “borghese”: - tematiche: tempo e memoria • Dagli anni ’80: One for the Road (1984), The Mountain Language (1988), Party Time (1991) Esplicitazione di contenuti politici. Violenza contestualizzata - setting: la stanza - modalità discorsiva privilegiata: l’interrogatorio

  19. Capacità di evocare paure ancestrali e universali grazie a… 1. ambiguità e indeterminatezza 2. operazione demolitoria sul linguaggio

  20. THE DUMB WAITER (1957 e 1960) • Setting claustrofobico: stanza spoglia e squallida • Personaggi: Ben e Gus • Indeterminatezza, ambiguità, minaccia GUS. What time is he getting in touch? [BEN reads] What time is he getting in touch? BEN. What’s the matter with you? It could be any time. Any time. http://bit.ly/1hg4JYy e http://bit.ly/1enUT2x

  21. THE DUMB WAITER • Linguaggio oscuro e spesso minaccioso; • azione bizzarra; • ambiguità e indeterminatezza; • comportamenti illogici e spesso irrazionali; • violenza, sia verbale che fisica, che appare illogica, inspiegabile; • assenza di chiusura narrativa: il play si chiude su una lunga pausa (che è l’antitesi dell’azione). Anticipa tematiche dei plays più politici (anni ’80): • critica alle organizzazioni violente; • accento sul destino della vittima; • interesse per il potere, la violenza, l’aggressione e l’oppressione.

  22. “Dear Sir, I would be obliged if you would kindly explain to me the meaning of your play The Birthday Party. These are the points which I do not understand: 1.Who are the two men? 2. Where did Stanley come from? 3. Were they all supposed to be normal? You will appreciate that without the answers to my questions I cannot fully understand your play”. Pinter replied: “Dear Madam, I would be obliged if you would kindly explain to me the meaning of your letter. These are the points which I do not understand: 1.Who are you? 2. Where do you come from? 3. Are you supposed to be normal? You will appreciate that without the answers to my questions I cannot fully understand your letter”(Martin Esslin, Pinter: The Playwright, 1970, pp. 29-30)

  23. BIBLIOGRAFIA • Bertinetti, Paolo, a cura di. Storia della letteratura inglese, vol. II. Torino: Einaudi: 2000. • Cavecchi, Mariacristina e Sara Soncini. Percorsi nel teatro inglese dell’Ottocento e del primo Novecento. Pisa: Edizioni ETS, 2012. • Crisafulli, Lilla Maria e Keir Elam, a cura di. Manuale di letteratura e cultura inglese. Bologna: Bononia University Press, 2009. • Dente, Carla, a cura di. Teatro inglese contemporaneo. Pisa: Edizioni ETS, 1995. • The Literary Encyclopedia [http://www.litencyc.com]

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