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La visita domiciliare. E’ una forma di incontro e di colloquio che si realizza con un singolo utente o con una famiglia nel suo ambiente di vita. E’ una esperienza/conoscenza/valutazione della domiciliarietà.
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La visita domiciliare E’ una forma di incontro e di colloquio che si realizza con un singolo utente o con una famiglia nel suo ambiente di vita. E’ una esperienza/conoscenza/valutazione della domiciliarietà. E’ uno strumento sofisticato, per nulla facile da gestire e per nulla scontata la capacità di saperla condurre ed usare. Per questo non si può utilizzare se non in un percorso metodologico preciso che, in quanto tale, non deve essere agito in modo abitudinario o in un’ottica burocratica di accertamento amministrativo (S. Giacopuzzi)
La visita domiciliare Nella prassi la visita domiciliare viene utilizzata per osservare e conoscere, per effettuare interventi di verifica e controllo, per sostenere l’utente in difficoltà attraverso una presenza, anche fisica, nell’ambito a lui più familiare, infine per più ragioni contemporaneamente.
La visita domiciliare T. Ciolfi nei primi anni 80 sosteneva che l’approccio alla persona “non solo non esclude l’ambiente ma neppure si limita a porlo accanto alla persona come contorno generico e non utilizzabile per l’intervento”. E’ un ambiente vivo, fatto di rapporti, di tessuto sociale e va pertanto conosciuto in tutte le sue espressioni a partire da quella più prossima costituita dalla casa e dal mondo famigliare.
Aspetti peculiari della visita domiciliare La relazione operatore- utente viene influenzata dal contesto non solo come dato strutturale in cui si situa l’intervento ( l’istituzione, l’organizzazione ecc), ma anche come luogo in cui la relazione stessa è definita dalla posizione up dell’operatore e down dell’utente. Il cambiamento del luogo in cui avviene il colloquio può determinare una ridefinizione della relazione e forse anche un capovolgimento delle posizioni dell’operatore e dell’utente: un dinamismo diverso nel rapporto può determinare una prospettiva nuova nella valutazione, uno spazio maggiore per l’aiuto.
Perché fare una v.d - Per osservare la rilevanza dei significati nel quotidiano:tale dimensione spesso sfugge all’osservazione nel servizio, mentre in alcuni casi può essere un contributo fondamentale nel processo di conoscenza e di valutazione (si pensi ad es alle famiglie affidattarie, alla possibilità di cogliere le interrelazioni con la famiglia allargata, ecc)
Perché fare una v.d Per attuare la verifica : - delle ipotesi elaborate, nell’ambito del processo di aiuto, sulla base delle informazioni fornite dall’utente e da altri significativi. - delle rappresentazioni che l’operatore si è costruito su una persona o famiglia, dei significati emergenti e degli effetti di questi sui rapporti o nella gestione familiare.
Perché fare una v.d • Per costruire un’ipotesi che non ha potuto prender corpo in base agli elementi esistenti; • Quando l’utente è fisicamente impedito, ad esempio: un anziano, un disabile grave ecc.
Quando fare una v.d. • Solo dopo che si è conosciuta la famiglia nel servizio (ad eccezione dei casi in cui è inevitabile il primo contatto nell’ambiente di vita); • Dopo aver costruito una ipotesi di partenza sulla situazione; • Dopo aver messo a fuoco il significato che la v.d. assume all’interno del percorso di definizione della diagnosi o della relazione con quella data famiglia o persona
Come annunciarsi alle famiglie; La v.d. deve essere sempre preannunciata con una lettera, un avviso o una telefonata e deve essere motivata nei suoi scopi in modo accettabile per l’assistito (salvo situazioni di emergenza) Definire l’orario: l’orario va concordato con precisione; Durata: non esiste un tempo prestabilito, bisogna evitare visite frettolose così come pure la permanenza eccessiva.
La comunicazione • Considerare quale significato può avere la v.d per l’utente; • Evitare che la famiglia possa costruirsi fantasie o aspettative, sia positive che negative, senza riscontri; • Comprendere, successivamente, come la famiglia si è preparata in vista della vd
Cosa osservare • Dov’è situata l’abitazione; • Chi e come apre la porta; • Lo sguardo d’insieme attraverso l’osservazione dello spazio (ricco di significati e valori, rappresenta cosa è più intimo, privato e personale); • come le persone si comportano nel loro ambiente di vita; • La luminosità degli ambienti; • Presenti e assenti; • Disposizione degli spazi e scelta degli arredi; • Il luogo della casa scelto per l’incontro;
Il commiato • Occorre valutare l’opportunità di una restituzione sintetica o di rimandare ad un successivo incontro presso il servizio. • Osservare come l’utente ci congeda può dare informazioni sul suo vissuto rispetto alla vd.
La documentazione • La vd va accuratamente documentata e trascritta nella cartella sociale. Il materiale raccolto va poi ricomposto e riorganizzato assieme alle altre informazioni nella diagnosi sociale che diventa strumento per formulare un possibile percorso di aiuto
criticità • Ambiguità dell’intervento dovuta alla co-presenza della dimensione di aiuto/controllo (richiede una maggiore capacità di gestire la v.d., a volte attraverso la co-presenza di due operatori con specifici compiti rispetto alle aree di osservazione) • La mancata preparazione della visita d e la mancata verifica in èquipe