570 likes | 716 Views
Crisi della tv o tv della crisi? La qualità televisiva dal punto di vista dei gruppi di ricerca della Sapienza Università di Roma. Mihaela Gavrila. Summer School sulla Qualità televisiva Torino, 23 settembre 2009.
E N D
Crisi della tv o tv della crisi? La qualità televisiva dal punto di vista dei gruppi di ricerca della Sapienza Università di Roma Mihaela Gavrila Summer School sulla Qualità televisiva Torino, 23 settembre 2009
"I beni sono neutri, ma i loro usi sono sociali: possono essere utilizzati come barriere o come ponti" M. Douglas e B. Isherwood, Il mondo delle cose – Oggetti, valori, consumo, 1979
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma • Anni Ottanta Lo spettacolo del consumo La misura di legalizzazione della cultura di massa risiede infatti negli utenti: in quanto produzione di beni per il consumo culturale privato e/o collettivo, essa infatti è sottoposta al giudizio ed alla revoca da parte dei suoi naturali interlocutori; e questa operazione di reciproca scelta non può che realizzarsi in una situazione di mercato. “oltre certi livelli, la quantità è qualità; e lo sforzo di questo studio è proprio una ricognizione delle "qualità" e dei significati dei consumi culturali e audiovisivi” L’informazione televisiva L’obbligo del nuovo le caratteristiche della programmazione e le risposte del pubblico: due stagioni tv a confronto (1987 vs. 1988)
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma • Anni Novanta Elezioni di tv – monitoraggio della qualità dell’informazione politica nell’occasione delle elezioni politiche del 1996 Antenne in bilico /Televisioni in movimento Studio delle dinamiche inerenti la programmazione e delle relative risposte di pubblico, con l’obiettivo di sperimentare un modello di lettura agile, ripetibile, capace di cogliere la complessità delle variabili messe in gioco. Analisi dei dati di ascolto – peso effettivo dei pubblici sulle percentuali di share di ciascuna trasmissione (pubblici forti o deboli in funzione del posizionamento al di sopra o al di sotto della media del programma) – ricostruzione delle priorità di scelta – rotte di consumo generali (programmi più visti dai singoli cluster) o preferenziali (percorsi di ciascun pubblico all’interno della classifica pubblici forti/deboli stillata per ogni programma) – analisi qualitativa di alcuni programmi di intrattenimento
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma Mediamonitor minori – tradizione di ricerca particolarmente ricca; Rapporti con le istituzioni locali e nazionali Partecipazione a convegni • 2004 - Monitoraggio della programmazione attraverso una scheda di analisi del contenuto (1 settimana tipo, principali reti nazionali) • Partecipazione alla realizzazione della “Charta di Bologna. Manifesto per la qualità dei media per l’infanzia”
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma Charta di Bologna. Prerequisiti per una tv di qualità • Una televisione per i ragazzi non esiste se non ha mezzi. Quindi, occorre la messa in campo di risorse finanziarie che possano permettere la sua realizzazione. • Una televisione di qualità per i ragazzi deve essere innovativa: saper produrre sperimentazione, esprimere creatività, esplorazione coraggiosa dei linguaggi e dei formati della televisione e della multimedialità. • Una televisione di qualità per i ragazzi significa: valorizzazione delle professionalità, apertura a mondi esterni alle routines produttive classiche e a nuovi profili della mediazione educativa.
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma Charta di Bologna. Prerequisiti per una tv di qualità • Una moderna televisione per ragazzi deve abolire ogni tono o intenzione didascalica, puntando ad una equilibrata rappresentazione e distribuzione dei generi e dei linguaggi televisivi. • Nel campo della televisione per ragazzi, l’accumulazione di esperienze, l’ampliamento quantitativo dei prodotti e dei mercati, sono un prerequisito della qualità. • La televisione dei ragazzi è un territorio di alleanze: presuppone la creazione di una rete tra gli utenti, i genitori, i mondi dell’associazionismo, della società civile e delle istituzioni. • La televisione dei ragazzi è un luogo naturale di alleanza con la ricerca e con l’Università, anche nello spirito di una rigorosa analisi e certificazione dei prodotti, dell’impatto e dei valori della comunicazione.
La sapienza della tv – cronostoria della ricerca sulla tv presso la Sapienza Università di Roma Dal 2000 in poi Televisioni in movimento e qualità televisiva Cattive notizie Mediamonitor politica Mediamonitor minori Digitale tra realtà e rappresentazione Fantauditel Osservatorio sulla Fiction (20 anni di esistenza, attualmente attivo presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza)
Tra la tv della crisi e la crisi della tv • 1987/1988 – la prima grande crisi della tv documentata dai dati Auditel • 1996 – il Papa rilancia l’appello quaresimale all’astinenza, estendendo la pratica del digiuno alla tv “in quante famiglie il televisore sembra sostituire, più che agevolare il dialogo fra le persone. Un certo digiuno anche in questo ambito può essere salutare, sia per destinare più tempo alla preghiera, sia per coltivare i rapporti umani” (Giovanni Paolo II, Angelus del 10 marzo 1996, Piazza S. Pietro)
Tra la tv della crisi e la crisi della tv • Quella deficiente della tv (nov. 2001, Franca Ciampi) • I media non impongano la violenza e modelli distorti» • «Occorre evitare che i media diventino il megafono del materialismo economico». (Benedetto XVI) • La questione del pluralismo (ott. 2006, Giorgio Napolitano)
Un approfondimento sulla tv. Le audience nel giorno medio Fonte: Auditel 1993-2008
Verso la ”linea d’ombra”. Le età dei pubblici televisivi Differenza2000/2006 Età media del pubblico Età media del pubblico nel2000 nel 2006 Platea tv 43,6 44,9 + 1,3 Rai1 49,7 53,1 + 3,4 Rai2 46,1 47,6 + 1,5 Rai3 51,2 52 + 0,8 Media Rai 49 51,6 + 2,6 Canale5 43,4 44,9 + 1,5 Italia1 39,8 36,7 - 3,1 Rete4 49,7 56 + 6,3 Media Mediaset 46,5 48 1,5 Fonte: Auditel 2006
Giovani senza TV o le Tv senza giovani? Elaborazione su dati Auditel – Età media per generi editoriali
Il “format” della società Innovazione tecnologica “Consumi” e stili di vita Universo produttivo Innovazione di generazione Ricerca e sviluppo Una visione sistemica dell'innovazione nel mercato
Dove sta andando la tv? Prospettive di analisi e questioni di metodo • Il percorso di ricerca: i presupposti • la disponibilità delle persone al cambiamento, soprattutto in relazione all’accettazione delle alternative di tv; • l’importanza del mezzo televisivo nel determinare gli universali culturali del pubblico; • la modernizzazione delle abitudini di fruizione degli italiani, con la progressiva accettazione dell’innovazione nonché dell’integrazione tra la visione televisiva e altre forme di fruizione; • la declinazione di una serie di concetti ricorrenti nel dibattito pubblico attuale alle dimensioni moderne del mezzo televisivo.
Dove sta andando la tv? Prospettive di analisi e questioni di metodo La tv e l’uso del tempo Una lettura critica del rapporto tra tv e pubblico non può prescindere dall’inquadrarlo entro la cornice interpretativa del tempo libero Il tempo come costruzione sociale Il tempo come vita quotidiana Determina le scelte metodologiche
Quale tv. Opinioni a confronto Le fasi della ricerca field
Questioni di metodo Gli obiettivi della ricerca Far emergere le parole chiave della tv di oggi attraverso le esperienze soggettive dei principali attori della scena televisiva: i pubblici, gli analisti, gli esperti
Questioni di metodo Le dimensioni della ricerca • La disponibilità delle persone al cambiamento • L’importanza del mezzo televisivo nel determinare gli universi culturali dei pubblici • La modernizzazione delle abitudini di fruizione degli italiani • La declinazione di una serie di concetti chiave nel dibattito pubblico sulla televisione
La forza dell’esperienzaInterviste in profondità e storie di vita Che cos’è l’intervista non standard? “Uno scambio (interscambio) di opinioni e di punti di vista, su una base di sincerità, tra due persone che si confrontano su un tema di interesse comune, allo scopo di produrre conoscenza”. È fondamentale accedere alla prospettiva del soggetto studiato e comprendere la sua visione del mondo, senza sovrapporre le categorie concettuali del ricercatore.
L’intervista non standard Le peculiarità • Comprendere e interpretare che cosa gli “altri” pensano della realtà in cui vivono, attraverso il loro linguaggio e i loro termini • Comprendere il senso che gli attori alle loro esperienze e agli avvenimenti di cui sono stati testimoni attivi • Dare accesso alle dimensioni personali, senza ricorrere a costruzioni prefabbricate
L’intervista non standard Le peculiarità • Attribuzione al soggetto del ruolo di informatore/testimone • Riconoscimento del valore conoscitivo dell’esperienza umana, spesso fonte più affidabile e rassicurante di informazioni su tutto ciò che le categorie predefinite del questionario non riescono a chiarire
La prima fase: le storie di vita Abitudini e stili di vita alla prova dei media • Indagine qualitativa svolta tra febbraio 2004 e marzo 2005 • Le storie di vita sono state raccontate da quindici persone, uomini e donne, di età e livello di istruzione differenti
La prima fase: le storie di vita Le aree di indagine • soddisfazione nei confronti della programmazione televisiva; • identikit della tv del passato e di quella del futuro; • attenzione ai contesti di confine, come quelli delineati dal passaggio al digitale
La prima fase: le storie di vita Le età della tv • i giovani(dai 13 ai 30 anni): variano il loro atteggiamento mano a mano che si avvicinano all’età adulta. Più aperti alle nuove tecnologie, sono i soggetti che meglio sanno rapportarsi ai media innovativi; • gli adulti(dai 31 ai 55 anni): sono solo in parte disponibili a fruire i nuovi mezzi di comunicazione; chi li utilizza, lo fa per motivi di lavoro, ma anche per interesse; • gli anziani(dai 56 ai 95 anni): totalmente inesperti con i nuovi media con l’unica eccezione del cellulare e maggiormente affezionati ai media tradizionali. È stato necessario prendere in considerazione la distinzione fra intervistati uomini e donne come anche quella per condizione socio-professionale, determinante per la scelta dei diversi mezzi di comunicazione. A.N. 69 anni, pensionato, diplomato
La prima fase: le storie di vita La traccia • la ricomposizione spontanea della storia di vita di ciascuno intervistato legata all’impatto suscitato dai media (lasciando il soggetto libero di sviluppare il suo racconto); • la focalizzazione sui consumi mediali (valutando l’evoluzione e la diffusione delle abitudini mediali lungo i diversi cicli in cui è scandita la vita del narratore); • l’approfondimento dei contenuti preferiti e delle desiderata di chi racconta.
La prima fase: le storie di vita Gli obiettivi • Concentrare l’attenzione dell’intervistato sul ricordo: • della sua interazione con i diversi mezzi • dei motivi per cui si preferisce un media rispetto ad un altro • come viene modificata la propria fruizione quando compare sulla scena un nuovo strumento. • Comprendere come è cambiato: • il rapporto con un media di famiglia come la tv che, con l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione, vira verso l’interattività e la sempre maggiore multimedialità
La seconda fase: la tv vista da dentro I testimoni privilegiati Storici della tv Conduttori tv Docenti universitari A.N. 69 anni, pensionato, diplomato Giornalisti Autori televisivi Tecnologi Politici
La seconda fase: la tv vista da dentro Gli obiettivi • Usando il filo conduttore della qualità, si è scelto di ripercorrere: • l’evoluzione degli scenari televisivi di casa nostra • la dimensione sociologica, normativa, contenutistica o tecnologica, anche in funzione del profilo degli intervistati
La terza fase: valutando il servizio pubblico • Raccoglie le testimonianze, senza pretese di rappresentatività, di quarantasei studenti del Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli L’obiettivo Provare a definire il concetto di qualità televisiva, indicando le cinque principali peculiarità
La quarta fase: la tv alla prova della fruizione • Indagine di sfondo, svolta con questionario semistrutturato nella primavera del 2005 • Il campione, casuale, è costituito da seicentouno persone tra gli undici ed i novanta anni, domiciliati nella regione Lazio • Il grado di istruzione, il sesso, la situazione lavorativa sono diversificati, per evitare giudizi omogenei e poco inerenti all’universo di riferimento. A.N. 69 anni, pensionato, diplomato
La quarta fase: la tv alla prova della fruizione • Dati Strutturali Fondamentali per avere informazioni dettagliate sull’intervistato • Consumi culturali e mediali Importanti per fornire una lettura globale del sistema-media e per interpretare la fruizione televisiva entro il palinsesto degli altri mezzi di comunicazione • Tv tradizionale Punta a indagare sul posizionamento della tv tradizionale nella vita quotidiana dei soggetti, “strappando” agli intervistati anche giudizi di valore sulla tv attuale, sulla programmazione amata o odiata, seguita o scartata a priori, puntando, infine, ad una definizione di qualità declinata sui programmi. • Tv satellitare, digitale terrestre e via cavo È stata sondata la conoscenza, il possesso e la valutazione della programmazione. • La tv del futuro Si è tentato di rappresentare il futuro del mezzo televisivo, ma anche le aspirazioni ed i suggerimenti delle varie categorie di fruitori. A.N. 69 anni, pensionato, diplomato
RicordeRai: la tv dei miracoli e della legittimazione • Interazioni con lo scenario sociale • Magia e responsabilità della tv nei confronti dei suoi pubblici • Compagna affidabile nel viaggio verso la modernità • Funzione pedagogica e strumento di avvicinamento alla cultura alta La televisione per gli italiani ha una funzione e rappresenta una merce pregiata completamente diversa o almeno superiore a tutti i paesi europei. Essa è diventata il libro di testo della loro modernità, una modernità non eccezionale , non troppo gratificante,…ma intanto una modernità che li ha portati in Europa… Mario Morcellini La tv aveva allora elementi di miracolo, di prodigio, di cosa del tutto inusitata, era meravigliosa…veniva guardata in sé. Quindi la tv all’inizio, perché parliamo degli anni Cinquanta, è stata un miracolo tecnologico vissuto come tale…praticamente qualsiasi cosa tu facessi andava bene Stefano Balassone Mi ricordo che il Festival di Sanremo era un vero e proprio evento; tutti quei fiori sul palco, i cantanti e le donne avevano dei vestiti bellissimi. Per noi era una festa, non avevamo niente e il Festival era qualcosa che spezzava la monotonia una volta l’anno… A.C., 77 anni, pensionata
Il dilemma della qualità: gli esperti • Spesso declinato in riferimento alle televisioni pubbliche (BBC, PBS, NHK) • Multidimensionalità e difficoltà di approccio • Letta e interpretata soprattutto alla luce del delicato compito di trasmettere e rigenerare il patrimonio simbolico del Paese • Responsabilità sociale (strumento di empowerment del soggetto) • Identificazione con la cultura elevata Pregiudizio culturale Scostamenti tra dichiarato e fruito La gente quando viene intervistata sulla televisione vede nell’intervistatore un pregiudizio, cioè crede che l’intervistatore stia misurando il suo livello culturale. E quindi risponde che segue concerti, balletti, che non vuole più aste e spogliarelli ignorando che non ci sono più né gli uni né gli altri Enrico Menduni
Il dilemma della qualità: gli esperti […] le trasmissioni più ricordate della cosiddetta mitica tv di Bernabei […] che io non ho mai considerato troppo mitica sono le trasmissioni fatte per la condivisione con un gruppo di liceali, che corrispondeva alla media borghesia delle professioni, insomma a quelli che si potevano permettere l’apparecchio televisivo, che costava qualcosa. Quindi i discorsi che si fanno sulla qualità perduta, sono delle maniere per alludere al mutamento della sfera della comunicazione ufficiale dell’intero paese. Non è che si è perduta la qualità di prima, si è passati alla qualità successiva […]Ecco…è tutto qui il discorso sulla qualità televisiva, non c’è altro. È un qui pro quo generazionale privo di ogni fondamento dal punto di vista dell’analisi della ricchezza o povertà degli strumenti espressivi, della ricchezza o povertà dei contenuti affrontati […] (S.B.)
Il dilemma della qualità: gli esperti Secondo me il problema della televisione di qualità è un problema falso. La televisione serve alla funzione che deve avere un mezzo di comunicazione di massa. Nella massa certo non puoi trovare l’intelligenza di solito non frequenta i numeri, nel senso di quantità fortunatamente o sfortunatamente poi non entro nel merito. Però è chiaro che la televisione fa il suo lavoro se vuoi far televisione generalista devi tener conto che stai parlando a gente di tutti i livelli, e quindi devi rendere al meglio il tuo messaggio e poi è chiaro dentro c’è la tv scema, il non impegno e tutte le logiche che fanno pensare ad una tv di scarsa qualità. (A.P.)
Il dilemma della qualità: gli esperti Poi la televisione di qualità cosa può essere? Il teatro, la musica classica, l’informazione più approfondita, il documentario.(…) […] La gente chiede qualità, guarda… deficienza. Poiché alla fine, quegli otto-nove milioni che guardano certi programmi non è che lo fanno in stato di costrizione. Quindi io noto questo: si chiede una cosa – per sembrare adeguati, sensibili, maturi – e se ne guarda un’altra. (M. G.)
Il dilemma della qualità: gli esperti La televisione di qualità è una televisione fatta bene, che ha dei valori estetici e ha un principio di rapporto con la realtà corretto. Non è che il melodramma è qualità e i peti del Grande Fratello no. (E.M.) […] la qualità si definisce in funzione del progetto educativo o, culturale che deve avere la televisione, cioè se il ruolo della televisione è informare il più possibile la maggior parte del suo pubblico, aiutarlo a crearsi degli interessi, ad vere delle curiosità, lo deve fare stimolando, non volando alto sopra la sua testa […] (P.A.)
Il dilemma della qualità: gli esperti […] la televisione non informa sui grandi problemi del nostro tempo e non aiuta ad approfondirli […] creare ricchezze oggi vuol dire essere in grado di essere competitivi su un mercato che è aperto, un mercato mondiale dove contano o la qualità superiore dei prodotti, dovuta alla ricerca e all’innovazione, oppure i costi più bassi di un prodotto corrente. Noi non facciamo né una cosa né l’altra (P. A.)
Alla ricerca di una definizione di qualità televisiva Quello che combatto è l’idea che si possa dire che la qualità televisiva possa essere maggiore, minore, aumenti, diminuisca… è una maniera superficiale di affrontare la questione. Per il cinema non lo facciamo,per la letteratura non lo facciamo,perché dobbiamo farlo per la televisione? …per riconoscere alla televisione quello che merita in senso positivo, ci sono dei momenti del tempo,e forse noi attraversiamo uno di questi,in cui c’è un degrado della qualità che significa anche portare nostalgia per un passato che personalmente sul piano emotivo e sul piano intellettuale,non condivido. Alla luce del presente molti programmi del passato, che adesso riviviamo e vediamo con nostalgia, si rivelano inguardabili Milly Buonanno
Qualità televisiva e servizio pubblico: visioni a confronto Il servizio pubblico, per essere definito come tale, deve promuovere una elevazione culturale dell’utente, facendo attenzione al rischio di degenerare in una televisione pseudo-educativa e populista, e creando un rapporto di fidelizzazione con lo spettatore attraverso il raggiungimento delle corde profonde del suo essere. Contemporaneamente, i contenuti dovranno essere sempre proiettati in avanti rispetto all’ orizzonte culturale dei pubblici, perché solo perseguendo questo obiettivo la comunicazione può riuscire a catalizzare l’attenzione e a fornire l’immagine delle dimensioni del cambiamento. Un obiettivo che troppe volte la televisione pubblica fallisce Mario Morcellini È giusto che le risorse ricavate dal canone, dagli utenti, siano utilizzate per rafforzare i servizi più richiesti e per alimentarne di nuovi in grado di offrire ragionevoli prospettive di mercato, per destinazioni produttive e industriali moderne; non è altrettanto giusto che – in nome di una generica etichetta di servizio pubblico – esse servano invece a mantenere in vita “rami secchi” e settori non più indispensabili Francesco De Domenico
Il lungo camino della ricerca non precettistica della qualità . "Viè il rischio infatti che l'approccio tipico della cultura tradizionale e delle forme d'arte antiche e accettate, almeno parzialmente superato nella produzione di programmi... riemerga poi ancora una volta quando si tratta di studiarne, di capirne e di spiegarne la filosofia, i meccanismi e gli ingredienti. Si pensi per esempio alla perdurante abitudine a considerare i programmi come prodotti singoli, unici e irripetibili, anziché come parte di un'offerta complessiva, di un "continuum"; ad occuparsi del contenuto, del linguaggio, del valore artistico o letterario del singolo film o sceneggiato, applicando i canoni ‑ senza dubbio più accreditati e prestigiosi ‑ della critica cinematografica o dell'opera d'autore“ De Domenico, La Rai dal monopolio alla concorrenza, 1982
Tra la tv della crisi e la crisi della tv • "non solo Adso scrive in latino, ma è chiaro da tutto l'andamento del testo che la sua cultura ‑ o la cultura dell'abbazia che così chiaramente lo influenza ‑ è molto più datata; si tratta chiaramente di una somma plurisecolare di conoscenze e di vezzi stilistici. . Adso pensa e scrive come un monaco rimasto impermeabile alla rivoluzione del volgare“ "Come essere sicuri che il testo a cui si rifacevano Adso o i monaci di cui egli annotava i discorsi, non contenesse, tra glosse, scolii e appendici varie, anche annotazioni che poi avrebbero nutrito la cultura posteriore?“ E lo stesso Adso del resto trova, lungo la strada della sua formazione logica ed etico-religiosa all'ombra di Guglielmo da Baskerville, un partito di "novatori" che chiede sommessamente di rompere i confini simbolici di un'abbazia vissuta "come una cittadella eretta in difesa della biblioteca" ("Apriamo la biblioteca ai testi in volgare, e saliranno quassù anche coloro che non scrivono più in latino") .
Grado di soddisfazione dei pubblici per età Fonte: MediaMonitor Tv – primavera 2005
Il dilemma della qualità: le audience • Insoddisfazione verso all’omologazione dell’offerta • Programmi sempre meno interessanti, ripetitivi e autoreferenziali Crisi degli ascolti Necessità di ripensare contenuti e stili Credo che la televisione debba sicuramente divertire e far passare il tempo, però penso anche che a volte debba insegnare; a mio parere dovrebbero esserci meno programmi di intrattenimento, che sono sempre più insignificanti, e più trasmissioni in grado di insegnare qualcosa; a volte gli orari sono penalizzanti per certi programmi […] (A.N., 69 anni, pensionato)
Cultura – educazione Universalità Fidelizzazione-familiarità Professionalità dei conduttori Attualità Poca pubblicità Intrattenimento con fini culturali Tutela dei minori e delle minoranze Apoliticità Diversificazione-sperimentazione Aderenza alla realtà Eliminazione pubblicità deviante Etica Interazione/interattività Coerenza Astensione da logiche di mercato Rappresentazione delle varie forme artistiche Eliminazione della ripetitività Centralità del telespettatore Alla ricerca di una definizione di qualità televisiva Le dimensioni della qualità