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IL CANE: etologia di un mammifero domestico

IL CANE: etologia di un mammifero domestico. Lazzarini Cesare, Macrì R oberta MEDICI VETERINARI SPECIALISTI IN ETOLOGIA APPLICATA E BENESSERE DEGLI ANIMALI DA AFFEZIONE roberta _macri@libero.it cesarelazzarini@libero.it. ETOLOGIA.

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IL CANE: etologia di un mammifero domestico

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  1. IL CANE:etologia di un mammifero domestico Lazzarini Cesare, Macrì Roberta MEDICI VETERINARI SPECIALISTI IN ETOLOGIA APPLICATA E BENESSERE DEGLI ANIMALI DA AFFEZIONE roberta_macri@libero.it cesarelazzarini@libero.it

  2. ETOLOGIA • Studio del comportamento degli animali applicando i metodi propri delle scienze naturali. • Compiti dell’etologia sono la descrizione del comportamento e la sua spiegazione secondo diversi punti di vista: funzionale, causale, ontogenetico, filogenetico.

  3. Filogenesi e ontogenesi Per filogenesi si intende la storia evolutiva di una specie o di un gruppo di specie viventi o estinti. Canis familiaris Canis lupus

  4. Filogenesi ed ontogenesi Per ontogenesisi intende l’insieme sequenziale delle varie fasi dello sviluppo nel ciclo vitale di un organismo.

  5. ETOLOGIA Uno dei principi base dell’etologia moderna è che le caratteristiche comportamentali specie-specifiche contengono una componente ereditaria e per questo possono essere confrontate tra le diverse specie al pari delle caratteristiche morfologiche.

  6. ETOGRAMMA Costituisce il catalogo completo e dettagliato del repertorio comportamentale naturale di una specie animale. • BIORITMI E SONNO • COMPORTAMENTO ALIMENTARE • COMPORTAMENTO SESSUALE • COMPORTAMENTO MATERNO • SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO • COMUNICAZIONE E STRUTTURA SOCIALE • APPRENDIMENTO

  7. Definizione di mammifero Classe di Vertebrati caratterizzati dalla presenza, nelle femmine, di ghiandole mammarie, dal corpo solitamente rivestito di peli, da respirazione polmonare e circolazione sanguigna doppia e completa (Zingarelli, 1986).

  8. Caratteri distintivi dei mammiferi • CONFORMAZIONE OSSEA • CONDIZIONE DI OMEOTERMIA L’omeotermia richiede un adeguato isolamento dall’ambiente e, da un punto di vista comportamentale, di complesse cure parentalinei confronti di una prole che per lungo tempo non dispone di efficaci sistemi di termoregolazione (prole inetta)

  9. Comportamento materno e cure parentali • La maggior parte delle specie multipare sono anche carnivore e per questo meno soggette ai rischi di predazione degli ungulati unipari. • Ad una prole numerosa corrisponde una maggiore immaturità dei soggetti alla nascita, rispetto alle specie unipare. I cuccioli di cane e gatto, ad esempio, dipendono totalmente dalla madre per un lungo periodo di tempo. • Le iterazioni madre-figlio si prolungano per un lungo periodo di tempo determinando profondi effetti sullo sviluppo del comportamento.

  10. Sviluppo comportamentale del cane • PERIODO NEONATALE: 0-14 gg • PERIODO DI TRANSIZIONE: 14-21 gg • PERIODO DI SOCIALIZZAZIONE: dalla 3a-4aalla 12a-14asettimana di vita • PERIODO GIOVANILE: 6-9 mesi • MATURITA’ SOCIALE: 18-36 mesi • ETA’ ADULTA: 24-36 mesi

  11. Sviluppo comportamentale del cane PERIODO SENSIBILE • PERIODO DI SOCIALIZZAZIONE: dalla 3a-4aalla 12a-14asettimana di vita • Rappresenta il periodo più importante ai fini dello sviluppo del comportamento. • Sino alla 14asettimana i cuccioli familiarizzano con il resto della cucciolata, con la madre, le persone, l’ambiente circostante ed i nuovi stimoli che vengono presentati.

  12. Patologie legate ad alterazione delle fasi di sviluppo • Sindrome da privazione sensoriale • Depressione da distacco precoce • Sindrome ipersensibilità-iperattività

  13. Legge Regionale 17 febbraio 2005 n. 5NORME A TUTELA DEL BENESSERE ANIMALE Art. 3:”Chiunque adibisca alla riproduzione un animale da compagnia deve tenere conto delle sue caratteristiche fisiologiche e comportamentali, così da non mettere a repentaglio la salute ed il benessere della progenitura o dell'animale femmina gravida o allattante. Nel rispetto delle esigenze etologiche di specie, è fatto divieto di allontanare dalla madre i cuccioli di cane e di gatto al di sotto dei due mesi di età salvo per necessità certificate dal veterinario curante.”

  14. Domesticazione e addomesticamento • Con il termine “domestico” si intendono popolazioni che attraverso una selezione artificiale operata dall’uomo hanno acquisito caratteristiche morfologiche, fisiologiche, comportamentali e genetiche tali da differire dai progenitori selvatici. • Con il termine “addomesticato” si intendono individui resi docili e trattabili, ma il cui processo riproduttivo non comporta una selezione intenzionale.

  15. Domesticazione e genetica Accanto ad una interpretazione classica basata su reperti fossili, che fa risalire la nascita dei primi cani domestici ad un periodo compreso tra il 14.000 ed il 20.000 a.C., recenti indagini condotte a livello di DNA mitocondriale ipotizzano che l’inizio del processo di domesticazione del cane possa essere fatto risalire a più di 100.000 anni fa.

  16. Domesticazione e genetica • Un recente studio confermerebbe come le prime tracce genetiche del processo di domesticazione risalgano a circa 135000 anni fa (Vila et al., 1997). • Lo studio ha analizzato il mtDNA di 162 lupi (rappresentativi di 27 popolazioni provenienti dall’Europa, dal Medio Oriente, dal Nord America e dall’Asia), di 140 cani (rappresentativi di 67 razze), di 5 coyote e di 12 sciacalli di tre differenti varietà.

  17. Domesticazione e genetica • Il metodo che Vila e collaboratori hanno utilizzato è stato quello del cosiddetto “orologio molecolare”. • Con il passare del tempo, due specie che riconoscono un progenitore comune si differenziano geneticamente sempre di più. Il numero di sostituzioni nucleotidiche tra le due specie può essere utilizzato per stimare quando avvenne la prima differenziazione. • L’orologio molecolare utilizzato è stato quindi calibrato basandosi sulle differenze di mtDNA esistenti tra lupi e coyote che, in base ai reperti fossili, si differenziarono circa un milione di anni fa.

  18. Domesticazione e genetica • Vila e collaboratori hanno quindi confermato come il lupo possa essere considerato il solo progenitore selvatico del cane e che le prime differenziazioni tra le due specie, all’interno del materiale genetico preso in considerazione, risalgono a 135000anni fa. • L’analisi del materiale genetico dimostrerebbe che la maggior parte della popolazione canina mondiale deriva da popolazioni di lupi originarie dalle regioni orientali del continente Asiatico, da sottopopolazioni del quale derivano anche gli aplotipi Europei e del Sud Est Asiatico.

  19. Domesticazione e caratteristiche sociali • Durante la domesticazione i cani sono stati soggetti, oltre che a pressioni selettive rivolte alla loro morfologia, anche ad una selezione che ne ha modellato le capacità cognitive in ambito sociale. • I cani hanno dimostrato di possedere una abilità addirittura superiore agli scimpanzè nell’interpretare i segnali di comunicazione non verbale umani (Hare et al., 2002).

  20. Domesticazione e caratteristiche sociali • L’osservazione del comportamento umano è una modalità di apprendimento, nella specie canina, più rapida rispetto a quello per prove ed errori (Pongracz et al. 2001). • L’organizzazione della struttura sociale del lupo e la capacità di osservare e comprendere il comportamento degli altri membri del branco, fu conservata nel cane ed estesa alla nostra specie, favorendo l’adattamento alle società ed al comportamento umano (Pongracz et al. 2003).

  21. Posture Corporee • Postura eretta: fiducia in sé, l’animale che minaccia vuole sembrare più grande, mostra le sue armi • Postura abbassata: il cane dubita di sé o prova paura • Postura corporea bassa ed armi (denti) in vista: postura intermedia, paura ma minaccia di morso

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