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FAMIGLIA VIBRIONACEAE

FAMIGLIA VIBRIONACEAE. Il genere Vibrio comprende bacilli Gram negativi, 0,5-0,8 in larghezza per 2-3 um di lunghezza, forma leggermente curva non sporigeni, flagellati, monotrichi o peritrichi.

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FAMIGLIA VIBRIONACEAE

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Presentation Transcript


  1. FAMIGLIA VIBRIONACEAE • Il genere Vibrio comprende bacilli Gram negativi, 0,5-0,8 in larghezza per 2-3 um di lunghezza, forma leggermente curva non sporigeni, flagellati, monotrichi o peritrichi. • Sono capaci di metabolismo sia fermentativo, che aerobio. La loro crescita è stimolata dalla presenza di sodio, questo ione per alcune specie è indispensabile. • La prima specie del genere fu cholerae descritto 150 ani fa, per molti anni rimase l’unica, negli anni ’50 venne scoperto parahaemolyticus, se ne aggiunsero molti altri grazie a studi molecolari di tassonomia.

  2. Epidemiologia Vibrionaceae • Nel 1994 sono sati segnalati a Bari 12 casi di colera. Le caratteristiche di resistenza agli antibiotici permisero di collegare l’epidemia di Bari del 1994 ai casi di colera avuti in Albania a causa della contaminazione dell’acqua. • Nel triennio 1992- 94 sono stati segnalati negli USA 160 casi di colera. I casi segnalati nel periodo dal 1965 al 1991 negli Usa furono 136. • Nel 1973 un epidemia di colera che ha colpito Campania e Puglia ha causato 25 decessi con 275 casi segnalati. • Nel biennio 97-98 negli USA su un totale di 937 casi di malattie prodotte da vibrioni e confermati mediante analisi colturale sono stati evidenziati 141 casi di infezione da V. vulnificus con 41 decessi questo numero rappresenta la totalità delle morti causate da Vibrioni negli USA. • V. parahaemolyticus è ritenuto causa di gran parte delle malattie collegate al consumo dei prodotti della pesca in Giappone.

  3. Importanza del genere Vibrio per i prodotti alimentari • Tutti i vibrioni indistintamente hanno dimostrato di avere un veicolo di primaria importanza nei prodotti della pesca (pesce, granchi, gamberi ecc.) e nei molluschi e altri alimenti. • I molluschi per la loro natura di animali filtratori sono in grado di raggiungere livelli di contaminazione pericolosi per i consumatori. • A tale riguardo bisogna sottolineare che le normative sulla commercializzazione dei molluschi (DLG 530/92), sono inadeguate basandosi solo sulla valutazione della presenza di E. coli e salmonelle, i vibrioni non sono in relazione con queste forme batteriche la loro assenza non depone anche per l’assenza del genere Vibrio.

  4. I vibrioni (molte specie) fanno parte della FLORA BATTERICA AUTOCTONA metà di queste specie sono associate con l’infezione nell’uomo o in animali acquatici. • Le infezioni umane possono essere trasmesse per contatto diretto con l’ambiente acquatico o mediante ingestione di cibo o acqua contaminata. • Le infezioni sono presenti maggiormente nei paesi a scarso controllo igienico (controlli inadeguati sui prodotti della pesca, mancanza di impianti di trattamento delle acque reflue).

  5. Sopravvivenza nell’ambiente marino e fattori interferenti • I vibrioni sono autoctoni ambientali, subiscono quindi una serie di modificazioni frequenti dell’ambiente circostante, temperatura, pH, salinità, pressione osmotica, nutrienti. I vibrioni si adattano rapidamente alle mutate condizioni ambientali. • I vibrioni possono entrare in una fase di quiescenza, come conseguenza essi sono vitali ma non possono essere coltivabili in laboratorio. • Riducono il loro metabolismo, diminuiscono le loro dimensioni, il loro metabolismo si orienta verso vie metaboliche in grado di evitare danni strutturali da carenze di nutrienti. • Temperatura e salinità incidono fortemente sulla presenza nelle acque dei vibrioni, sotto i 10°C il vibrione diventa molto raro nelle acque. • V. cholerae , tollera una salinità del 3% mentre V. parahaemolyticus e V. vulnificus frequenti lungo le coste tollerano salinità intorno o superiori al 3%.

  6. Fattori interferenti • Acidità: i vibrioni sono sensibili all’acidità per questo motivo si procede di solito alla clorazione delle acque. • Studi recenti evidenziano comunque come V. cholerae sia in grado di aggregare altri batteri mediante produzione di una matrice extracellulare e difendersi da avverse condizioni ambientali. • Anche l’associazione con zoo e fitoplancton viene utilizzata in questa direzione, permettendo una vita più lunga rispetto a cellule free living.

  7. Caratteri fondamentali del V. cholerae • La specie è divisa in sierogruppi in base all’antigene somatico O (polisaccaride termostabile dello strato lipopolisaccaridico), il sierotipo O1 include i due biotipi che principalmente sono responsabili delle epidemie : Classico e El Tor (la stazione di quarantena dove fu isolato la prima volta). • Il sierotipo O1 è l’agente eziologico del colera, malattia a rapida diffusione in aree con scarsa igiene, il suo impatto è estremamente pericoloso sulla popolazione in aree in cui il controllo igienico è scarso, e le sue conseguenze sono severe quando è limitato l’accesso alle cure sanitarie.

  8. Caratteri della malattia da V. cholerae • Il colera è una diarrea secretoria causata da ceppi tossigeni di V. cholerae 01 e 0139, la trasmissione avviene in genere per ingestione di acqua o di cibo contaminati, sebbene in persone sane la dose infettiva sia decisamente alta (circa 108 batteri ) a causa della sua sensibilità all’acidità gastrica. • In genere la simultanea ingestione di cibo protegge i batteri dall’acidità gastrica e ne permette la sopravvivenza. • I sintomi si sviluppano dopo 12 72 h di incubazione dall’ingestione del cibo contaminato. • I sintomi : diarrea profusa, nausea, vomito, dolori addominali. In assenza di terapia si arriva a ipokalemia, ad acidosi metabolica shock ipovolemico, aritmia e morte. • Solo una piccola percentuale tra i soggetti colpiti da V. cholerae Biotipo El Tor sviluppa in pieno la malattia in genere una larga proporzione rimane asintomatica e sviluppa manifestazioni lievi.

  9. Caratteri della malattia da V. cholerae • La modalità primaria dell’infezione e la trasmissione della malattia è la via oro fecale attraverso l’acqua contaminata. I pazienti nella fase acuta possono espellere fino a 1013 • Il cibo contaminato è in questo caso un importante veicolo di trasmissione secondario, l’epidemie infatti determinano un sostanziale inquinamento dell’ambiente. • Anche in Paesi non considerati endemici come USA e Australia sono sati riportati casi di colera sporadici dovuti alla presenza di V. cholerae O1 in riserve ambientali.

  10. Patogenicità V. cholerae • La patogenesi del colera è determinata da un insieme di fattori di virulenza, elemento chiave della patogenesi è l’enterotossina colerica CT , si tratta di una enterotossina formata da diverse subunità le quali sono coinvolte con l’attivazione dell’ adenilato ciclasi all’interno della cellula ospite. • L’accumulo intracellulare sbilancia la regolazione normale del trasporto ionico nelle cellule della mucosa intestinale con inibizione del trasporto di sodio, e aumento delle secrezioni di cloruro e acqua nel lumen intestinale. Come risultato la diarrea acquosa del colera.

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