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KULTUR UND ZIVILISATION • Fu una fortuna per la forma della Montagna incantata che la guerra mi costringesse ad una revisione generale dei miei principi, alla coscienziosa fatica delle Considerazioni di un impolitico, che tolsero dal romanzo il più grave peso della parte teorica, o per lo meno lo resero maturo al libero gioco della composizione . T. Mann, “Saggio autobiografico”, in Nobiltà dello spirito ed altri saggi, Milano, Mondadori, 1997, p. 1476 .
KULTUR UND ZIVILISATION • dieRichtungaufzufinden, in dereineKultursichfortbewegt, isnicht so schwer, und mitGeheulsichihranzuschließennicht so großartig, alsdieViertelsköpferingsimLandessichdenken. DieeigentlicheBahndesLebenszuerkennen, dieRücksprünge, Widersprüche, SpannungendesLebens, […]- allesdieszusehennichtnur, sondernlebending in sichselbstwidereinanderangehenzufühlen, dasmacht den Menschen, derganzMenschist in seinerZeit . T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918) in Politische Schriften und Reden, Frankfurt am Main und Hamburg, Fischer, 1968, p. 15
KULTUR UND ZIVILISATION • Was dem Kulturbegriff seine Verbreitung sicherte und zugleich zu seiner inhaltlichen Entfaltung führte, war seine Verbindung mit dem historischen und geschichtsphilosophischen Denken im weiten Sinne. (…) Durch das Bedürfnis, den Ablauf der Geschichte neu und losgelöst von der theologischen Tradition zu denken und mit Sinn zu erfüllen, ergab sich auch ein Bedürfnis nach einem Ausdruck, mit dessen Hilfe die spezifisch menschliche Leistung bei diesem Vorgang auf den Begriff gebracht werden konnte . J. Fisch, “Zivilisation, Kultur” in O. Brunner, W. Conze, R. Koselleck, Geschichtliche Grundbegriffe. HistorischeLexikonzurpolitisch-sozialenSprache in Deutschland, Stuttgard, Klett Cotta, 1992, p. 707
KULTUR UND ZIVILISATION • Cultura. La parola ci viene spontanea alle labbra. Ma poi è chiaro ciò che intendiamo con essa? E perché nel nostro uso linguistico vuol soppiantare il buon vecchio vocabolo beschaving? Facile a quest’ultima domanda la risposta. Il vocabolo “cultura”, come espressione ormai internazionale, è molto più calzante che il buon vecchio beschaving, che troppo accentua il concetto di erudizione. La parola, prendendo le mosse dal tedesco, si è diffusa in tutto il mondo. L’olandese, le lingue scandinave e slave l’han tosto adottata; anche in italiano, in spagnolo e nell’inglese dell’America è ormai d’uso corrente. Solo in Francia e in Inghilterra, benché adoperata da secoli in certi significati particolari, si urta, nell’accezione della “Kultur” tedesca, a una precisa opposizione, e non si può identificarla col vocabolo “civilisation”. Né questo è un fatto casuale. Mentre la maggior parte delle lingue europee, nel corso del secolo XIX, attinsero in misura sempre più vistosa alla feconda ricchezza del tedesco, il francese e l’inglese, grazie al vecchio ricco sviluppo di lingue scientifiche, costruendosi il loro bagaglio di parole scientifiche moderne ebbero molto meno bisogno che non le altre lingue di ricorrere al modello tedesco. • . Huizinga, In de schaduwen van morgen, een diagnose van het geestelijk lijden van onzen tijd, 1935; tr. it. La crisi della civiltà, Torino, Einaudi, 1962 , p. 20.
KULTUR UND ZIVILISATION • “disposizione pragmatica alla civiltà per mezzo della cultura” • “le arti della civiltà [Cultur] e la rozzezza della natura” • I. Kant, Anthropologie, 1798; tr. it. Antropologia Pragmatica, Bari, Laterza, 1969, pp.218-219.
KULTUR UND ZIVILISATION • “Erhaltung und Erleichterung des Lebens sind die letzten Absichten der Zivilisation; aber an der Erhöhung und Veredlung des Lebens schafft die Kultur” • J. Fisch, “Zivilisation, Kultur” in O. Brunner, W. Conze, R. Koselleck, Geschichtliche Grundbegriffe. HistorischeLexikonzurpolitisch-sozialenSprache in Deutschland, Stuttgard, Klett Cotta, 1992, p. 749.
KULTUR UND ZIVILISATION • gli assiomi logici sono adeguati al reale o sono criteri e mezzi per creare il reale, il concetto di realtà per noi? Per poter affermare la prima cosa, occorrerebbe però conoscere già l’essere: il che assolutamente non è. Il principio [n.d.r.: principio di non contraddizione] non contiene quindi un criterio di verità, ma un imperativo circa ciò che deve valere come vero. […] La logica è il tentativo di rendere per noi formulabile, calcolabile, secondo uno schema di essere da noi posto, il mondo reale. F. Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, in S. Giametta, Opere di Friedrich Nietzsche, Milano, Adelphi, 1971, pp. 47-48.
KULTUR UND ZIVILISATION • La divisione del lavoro a cui il dominio dà luogo sul piano sociale, serve al tutto dominato per autoconservarsi. Ma così il tutto come tale, l’attuazione della ragione ad esso immanente diventa necessariamente attuazione del particolare. Il dominio si oppone al singolo come l’universale, come la ragione nella realtà[…] Ciò che tutti subiscono ad opera di pochi si compie sempre come sopraffazione di singoli da parte di molti: e l’oppressione della società ha sempre anche il carattere di un’oppressione da parte del collettivo. • M. Horkheimer, T. W. Adorno, Dialektik der Aufklärung. PhilosophischeFragmente, 1947; Dialettica dell’Illuminismo, tr. it. L. Vinci, Torino, Einaudi, 1966, p. 17 , p. 30.
KULTUR UND ZIVILISATION • Che le opere d’arte ci siano indica che ciò che non è potrebbe essere. La realtà dell’opera d’arte testimonia la possibilità del possibile. • T. W. Adorno, Teoria estetica, Torino, Einaudi, 1975, p. 190.
KULTUR UND ZIVILISATION • Das Unbehagen in der Kultur (1929)--- Il disagio della civiltà • (Kulturentwicklung) • Zivilisation,
KULTUR UND ZIVILISATION • La sublimazione pulsionale [sia] un segno particolarmente distintivo dell’incivilimento; è merito suo la parte così importante svolta dalle più alte attività psichiche- scientifiche, artistiche, ideologiche- nella vita civile. Cedendo alla prima impressione, saremmo tentati di dire che la sublimazione è un destino forzatamente imposto alle pulsioni dalla civiltà.S. Freud, “Il disagio della civiltà”, pp. 232-233.
KULTUR UND ZIVILISATION • designa la somma delle realizzazioni e degli ordinamenti che differenziano la nostra vita da quella dei nostri progenitori animali e che servono a due scopi: a proteggere l'umanità contro la natura e a regolare le relazioni degli uomini tra loro.S. Freud, “Il disagio della civiltà”, , p. 226.
KULTUR UND ZIVILISATION • Se la civiltà impone sacrifici tanto grandi non solo alla sessualità ma anche all’aggressività dell’uomo, allora intendiamo meglio perché egli stenti a trovare la sua felicità in essa. Di fatto l’uomo primordiale stava meglio, poiché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale. In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità era molto esigua. L’uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza . • S. Freud, “Il disagio della civiltà”, p. 250.
KULTUR UND ZIVILISATION • Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione. E ora c’è d’aspettarsi che l’altra delle due “potenze celesti”, l’Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto immortale. Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l’esito? S. Freud, “Il disagio della civiltà”, p. 280.
KULTUR UND ZIVILISATION • Quanto alla fondamentale dicotomia spengleriana Kultur/Zivilisation, Evola è ricorso alla soluzione civiltà/civilizzazione, che non ci sembra rifiutabile a priori, se non altro perché rispecchia abbastanza bene la svalutazione della Zivilisation implicita nel pensiero di Spengler. […] In generale si può dire che l’italiano “cultura” rischia di risultare più restrittivo del tedesco “Kultur” che indica “l’insieme delle forme espressive ed artistiche di un popolo (arte, scienza…)” (G. Wahring, Deutsches Wörterbuch, Gütersloch, 1968, 1971, p. 2187), dunque ciò che, soprattutto nell’italiano di qualche decina di anni fa, viene definito “civiltà”. “Zivilisation” designa invece “le forme esterne di vita e del modo di vivere di un popolo, tecnicamente avanzate e raffinate (Wahring, p. 4113). • O. Spengler, Il tramonto dell’occidente, cit., introduzione, pp XLVII-XLVIII.
KULTUR UND ZIVILISATION • Cos’è la civilizzazione (Zivilisation), intesa come conseguenza logica e organica, come compimento e sbocco di una data civiltà (Kultur)? Giacchè ogni civiltà ha una sua civilizzazione. Qui, per la prima volta, queste due parole che finora avevano designato una vaga distinzione d’ordine etico, vengono assunte in un senso periodico a esprimere una successione organica rigorosa e necessaria. La civilizzazione è l’inevitabile destino di una civiltà. Con ciò si può raggiungere un’altezza, dalla quale si può scorgere la soluzione dei problemi ultimi e più ardui della morfologia storica. Le civilizzazioni sono gli studi più esteriori e più artificiali di cui una specie umana superiore è capace. Esse rappresentano un fine, sono il divenuto che succede al divenire, la morte che segue alla vita, la fissità che segue all’evoluzione; vengono dopo il naturale ambiente e la fanciullezza dell’anima […] esse rappresentano un termine irrevocabile ma sempre raggiunto secondo una necessità interna da qualsiasi civiltà.O. Spengler, Il tramonto dell’occidente, cit., p. 57
KULTUR UND ZIVILISATION • der Problematik, des Da und Dort, des Ja und Nein, der zwei Seelen in einer Brust, des schlimmen Reichtums an inneren Konflikten, Gegensätzen und Widersprüchen. Wozu, woher überhaupt Schrifstellertum, wenn es geistigsittliche Bemühung ist um ein problematisches Ich?T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), p. 16.
KULTUR UND ZIVILISATION • Io condividevo la commozione per il destino di una Germania spirituale la cui fede abbracciava tante verità e tanti errori, giustizia e ingiustizia, e che andava incontro ad insegnamenti terribili ma, visti dall’alto, salutari e favorevoli alla maturità e alla crescita. Ho percorso quell’aspra via insieme col mio popolo, le fasi della mia esperienza furono quelle della sua, e così era bene che fosse. Mentre però le mie attitudini e tradizioni di cultura metafisico-morali (non si tratta qui di quelle politico-sociali) mi impedivano di scostarmi da quella commozione e da quella fede che per altri era sin troppo ovvia, sapevo di non essere adatto per mia natura fisica a fare il soldato e il guerriero e, solo per qualche istante, da principio, fui tentato di rinnegare questa convinzione. Negli anni seguenti si presentarono sufficienti occasioni di soffrire con gli altri anche a casa, dolori sia fisici che spirituali, e Le considerazioni di un impolitico furono un servizio militare del pensiero per il quale non mi avevano arruolato lo Stato o l’esercito, ma l’epoca stessa. T. Mann, “Saggio autobiografico” in Nobiltà dello spirito ed altri saggi, Milano, Mondadori, 1997, p. 1477.
KULTUR UND ZIVILISATION • Niemand wird leugnen, daß etwa Mexico zur Zeit seiner Entdeckung Kultur besaß, aber niemand wird behaupten, daß es damals zivilisiert war. Kultur is offenbar nicht das Gegenteil von Barbarei; sie ist vielmehr oft genug nur eine stilvolle Wildheit, und zivilisiert waren von allen Völker des Alterttums vielleicht nur die Chinesen. Kultur ist Geschlossenheit, Still, Form, Haltung, Geschmack, ist irgendeine gewisse geistige Organisation der Welt, und sei das alles auch noch so abenteurlich, skurril, wild, blutig and furchtbar. Kultur kann Orakel, Magie, Päderastie, Vitzliputzli, Menschenopfer, orgiastische Kultformen, Inquisition, Autodafés, Veitstanz, Hexenprozesse, Blüte des Giftmordes und die buntesten Greuel umfassen. Zivilisation aber ist Vernunft, Aufklärung, Sänftigung, Skeptisierung, Auflösung, - Geist. • T. Mann, Gedanke im Kriege 1914 in Politische Schriften und Reden, Frankfurt am Main und Hamburg, Fischer, 1968.
KULTUR UND ZIVILISATION • Ich sagte mir, daß Zivilisation nicht nur ebenalls etwas Geistiges, sondern vielmehr und sogar der Geist selber sei, - Geist im Sinne der Vernunft, der Sittigung, des Zweifels, der Aufklärung und endlich der Auflösung, während Kultur im Gegenteile das künstlerisch organisierende und aufbauende, lebenerhaltende, lebenverklärende Prinzip bedeute.T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), cit., p. 126.
KULTUR UND ZIVILISATION Geist ist nicht Politik […]. Der Unterschied von Geist und Politik enthält den von Kultur und Zivilisation, von Seele und Gesellschaft, von Freiheit und Stimmrecht, von Kunst und Literatur; und Deutschtum, das ist Kultur, Seele, Freiheit, Kunst und nicht Zivilisation, Gesellschaft, Stimmrecht, Literatur.T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), p. 23.
KULTUR UND ZIVILISATION “Denn Politik ist unmenschlich; des Künstlers Sache aber ist am Ende, wenn nicht ‘Menschlichkeit’, so doch das Menschliche”. T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), p. 111.
KULTUR UND ZIVILISATION “Wert jenes durch wissenschaftliche Methoden nicht zu begreifen, aus der organischen Tiefe des nationalen Lebens sich entwickelnden geistig-künstlerisch-religiösen Produkts, das man Nationalkultur nennt” T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), p. 185; “
KULTUR UND ZIVILISATION “Die individualistische Masse ist demokratisch, das Volk aristokratisch. Jene ist international, dieses eine mytische Persönlichkeit von eigentümlichstem Gepräge” T. Mann, Betrachtungen eines Unpolitischen (1918), p. 185.
KULTUR UND ZIVILISATION […] ich verleugne die Betrachtungen nicht und habe sie mit keinem Wort verleugnet, das ich nach ihrer Beendigung schrieb. Man verleugnet sein Leben, seine Erlebnisse nicht, verleugnet nicht das, was man durchgemacht hat, weil man es “durch” gemacht hat und –wenn nicht wesentlich, so doch willentlich- ein Stück darüber hinausgekommen ist. […] Die Betrachtungen sind das Werk einer langen, tiefen und scherzlichen Hingabe an ein Problem, das damals zum allerpersönlichsten und lebensgegenwärtigsten geworden war, das Problem des Deutschtums- und ich sollte es verleugnen?T. Mann, “Kultur und Sozialismus” in Politische Schriften und Reden, Frankfurt am Main und Hamburg, Fischer, 1968, p. 166.