80 likes | 482 Views
Didattica e pedagogia speciale. Clementina Gily Educazione all’immagine Università Federico II. E.Frauenfelder, A.Canevaro, F.Fabbroni, F.Pinto Minerva, Elementi di pedagogia e di didattica, Laterza M.Castoldi, Didattica generale , Mondadori Dispense on line www.clementinagily.it.
E N D
Didattica e pedagogia speciale Clementina Gily Educazione all’immagine Università Federico II E.Frauenfelder, A.Canevaro, F.Fabbroni, F.Pinto Minerva, Elementi di pedagogia e di didattica, Laterza M.Castoldi, Didattica generale, Mondadori Dispense on line www.clementinagily.it
La didattica generale studia • I problemi che nascono dai processi di apprendimento, condizionati dall’ ambiente di vita, nell’educazione • Mette a punto teorie e metodi in autonomia d’indagine • Si relaziona alla pedagogia generale per agire secondo i fini dell’educazione e le differenze nella conoscenza e nell’apprendimento: la pedagogia è una filosofia pratica, la didattica valuta le difficoltà risolvibili con altri contributi, colti in una visione panoramica della scienza per garantire il miglioramento in progress • Si relaziona perciò a pedagogia sperimentale, docimologia, psicologia dell’educazione, tecnologia dell’istruzione – oltre che in genere alle scienze umane È una scienzaFranco Cambi - Manuale di storia della pedagogia Laterza È una scienza perché è un sapere pratico operativo – non informativo né divulgativo – in dialogo continuo con le scienze esatte. Si può definire RAGIONE PRATICA evitando la confusione con la teoria dell’agire di Kant, così denominata. Qui indica la teoria dell’azione che collegandosi ai saperi sappia conseguire l’ottica unitaria che consente la formazione della cultura, per conseguire il fine pedagogico affinando il metodo. La didattica va studiata in autonomia perché per conseguire l’apprendimento non basta la conoscenza della materia e la buona volontà: occorre conoscere condizioni favorevoli e sfavorevoli. Sottovalutare la specificità della didattica è stato il tallone d’Achille della pedagogia idealistica (Lombardo Radice). L’esempio è nella formazione estetica: lanciata nel ‘23 dalla Riforma Gentile, riconosciuta in questa sua ricchezza in Europa e in America, non ha avuto successo nella scuola italiana, che è ora nel settore dietro molte altre nazioni. La riforma, progettata da Benedetto Croce, grande teorico dell’estetica, si concretò nell’introduzione della storia dell’arte nella scuola; definì la prova di maturità ‘prova generale di estetica’ perché il tema finale sollecita a disegnare il ritratto del sapere intero conquistato dall’allievo. Ma da pochi anni dopo sono state infinite le critiche: l’astrattezza dei criteri di formazione e valutazione ha lasciato spazio ad evidenti errori e differenze di giudizio, rilevati da subito con trentennali discussioni.
La didattica generale si occupa di maturare metodi di ricerca per disegnare stili di vita • Formare – non solo informare, educare e non solo istruire, è compito della docenza, che la didattica realizza metodicamente, per fare del cittadino democratico, diceva Dewey, un uomo responsabile ed attivo. Anche badando alla società dell’immagine e della velocità. • Occupa il campo della scuola e dell’extrascuola, si occupa ad es. di beni culturali e sport, e di formazione. • Per badare a quantità e qualità, alla sperimentazione ed alla tradizione, occorre una RICERCA AZIONE: Dewey volle sempre una scuola in team con la ricerca dell’Università dove misurare i risultati della teoria. • Si educano gli stili di vita che la sociologia studia: Michel Maffesoli parla di tribù urbane dove si realizzano stili caratterizzati da rapporti comunitari di identificazione che camminano per processi di prossemia (vicinanza ed esempio trasmesso con la CNV, la comunicazione non verbale) più che di cultura teorica. Lo stile di vita è il punto di vista olistico della persona nella sua concretezza quotidiana. Qui il mondo della velocità e dei media agisce potentemente proponendo stili difformi dalla tradizione che spesso diventano modelli aberranti rispetto a quelli della vita reale: vanno tenuti presenti e discussi quando occorre perché la scuola tende a diffondere stili molto diversi da quelli dei media, basati sull’approfondimento e la cultura (i particolari sono considerati come tutto unico nella cultura teorica e nella cultura antropologica). La didattica delle materie • Entra nello specifico delle materie, la didattica generale dà le linee dell’area comune. Faremo cenno come didattica delle materie solo relativamente alla formazione estetica multimediale, che si può estendere a tutte le materie in quanto indaga il sapere per immagini ed i saperi multimediali.
La motivazione ad apprendere • La DidacticaMagna di Amos Comenio iniziò nel ‘600 la pedagogia come sapere autonomo: era mosso dal desiderio di combattere la didattica coercitiva, che giudicava affine ai mostri politici contro cui lottava attivamente, nel periodo delle guerre di religione europee. L’origine del sapere attivo va coltivato se si vuole suscitare un interesse duraturo, capace di gratificare e motivare, non va imposto con la sferza – il modello ciceroniano degli otia dei Romani era la conquista dell’aristocrazia della vita che spettava all’uomo libero e non allo schiavo ed al lavoro manuale. Comenio perciò dall’affermazione dei diritti umani passò a scrivere di educazione: per rendere più semplice l’approdo al latino dai dialetti comunemente parlati da tutti scrisse Janualinguarumreserata - persuscitare interesse si deve guardare alle PRECOGNIZIONI dell’allievo. Tra queste è la conoscenza per immagini: scrisse l’ Orbissensualiumpictus, l’antenato diretto dell’alfabetario a muro delle scuole elementari italiane, che può essere animato al computer per i bambini d’oggi (vedi nelle letture l’esempio dell’Alfabetiere, una tesina degli studenti di Scienze della Formazione Primaria dell’Università Suor Orsola Benincasa). • È databile perciò sin dal primo inizio della pedagogia l’attenzione all’INTERESSE, alla MOTIVAZIONE, all’AMBIENTE CULTURALE, che oggi si indaga con le scienze umane, non solo con l’esperienza personale e di ricerca, per godere di una visione condivisa e professionale . Regole vecchie e nuove vanno ripensate dalla didattica configurando obbiettivi adeguati in metodi in progresstesi ai fini, tenendo presente la cultura dei libri e dei saperi tradizionali come quella multimediale.
Fini e obiettivi dell’educazione • Un convegno di quest’anno ha riproposto la parola BILDUNG, che indica il fine nelle pedagogie del Romanticismo, simile a quello della PAIDEIA, il classico fine dell’educazione – in entrambi i casi è fine l’uomo equilibrato, che sa cogliere il bello-vero-bene e matura il suo giudizio argomentando. La Bildung corregge l’ideale classico accentuando la formazione in sviluppo, come nei romanzi di formazione dell’800: non solo delinea un ideale positivo, ne fa esperienza e apprende che prove ed errori contano quanto i successi. • Nel tempo attuale, così incline alla specializzazione, così tendente a considerare la cultura (teorica) come un astratto sapere di tutto e di nulla, il dubbio che porta alla discussione del concetto è chiaro, ed ha suscitato dibattito. Ma, hanno detto i relatori del convegno, nelle teorie pedagogiche costruttiviste sviluppate a partire da Dewey e dal suo forte nesso teoria esperienza diretta, si ritrova lo stesso ideale, ripensato alla luce dell’oggi; la cultura si indirizza allo stesso fine anche valorizzando la specializzazione dei saperi, correggendola con nessi e link che indichino i punti di convergenza. Fornire conoscenze di carattere generale e capacità critiche è il fine pedagogico di ieri e di oggi che consente la progettazione degli obbiettivi. Diverso è invece il compito dell’informazione, che oggi deve misurarsi con il mondo della velocità e della rete. Il lifelong-learningpassa così dall’affermazione che gli esami non finiscono mai alla pratica della formazione post scolastica, che aggiorna le didattiche relative ad obiettivi specifici conoscitivi e relazionali. Ciò richiede la formazione scolare alla DISPOSIZIONE AD APPRENDERE, che può risolvere il gap con l’autodidattica e che nell’eterodidattica è il fattore primario della formazione. TUTTO CIÒ CAMBIA IL RUOLO DELL’INSEGNANTE, che spesso assume il ruolo del tutor, dell’e-ducatore /guida, colui che conduce sulla retta via, non più colui che fornisce l’informazione necessaria, come dimostra qualunque esperienza dei motori di ricerca della rete. Il mondo dell’ INTELLIGENZA COLLETTIVA fornisce fonti d’informazione infinite, mentre non fornisce il criterio di scelta (oltre che numerico) – dato solo dalla competenza professionale metodica appresa in un corso di studi ordinato a quel fine. IL RUOLO DELL’INSEGNANTE è da salvaguardare nel cambiamento. L’autorità della guida non va messa in discussione, e così la gerarchia delle attività ma fondata nel suo RUOLO, che nel gruppo di lavoro definisce ognuno e lo sostanzia. Nella classe ognuno deve giocare la sua parte, altrimenti il teatro del mondo si confonde e si annulla (E. Goffman, L’interazione strategica, Il Mulino 2010).
Dai frammenti di novità va ritrovata l’unità con unrinnovarsi dello spirito dell’Illuminismo che sappia ripensare i valori nell’ottica di oggi, dice Howard Gardner nel 2011. Va ripensato anche il valore della conversazione. (in proposito, la lettura proposta sul tema, su cui si tornerà per il costrutto didattico)