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INTERLINGUA E ANALISI DEGLI ERRORI

INTERLINGUA E ANALISI DEGLI ERRORI. La lingua straniera come L3 per uno straniero Appunti di Rosa Torrini. Quante Interlingue possiamo gestire?. Un ragazzo straniero tra gli 11 e i 14 anni che arriva in un paese si trova a dover gestire:

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INTERLINGUA E ANALISI DEGLI ERRORI

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Presentation Transcript


  1. INTERLINGUA E ANALISI DEGLI ERRORI La lingua straniera come L3 per uno straniero Appunti di Rosa Torrini

  2. Quante Interlingue possiamo gestire? Un ragazzo straniero tra gli 11 e i 14 anni che arriva in un paese si trova a dover gestire: • L’apprendimento della nuova lingua del paese in cui è arrivato (nella fattispecie l’italiano); • L’apprendimento di altre lingue straniere oggetto di studio (ad esempio il francese, l’inglese, etc.); • La propria lingua madre.

  3. Dipende dalla lingua d’origine! Dipende dalle somiglianze della propria lingua con la lingua che stiamo imparando. FACCIAMO UN ESEMPIO! Un ragazzo di madrelingua spagnola tenderà inizialmente a fare raffronti con la propria lingua, ma presto le conoscenze dell’italiano influenzeranno l’apprendimento della nuova lingua; in ogni caso le regole della nuova lingua tenderanno a trovare conferma in una regola simile già conosciuta. Es. “Il y a” in francese, “c’è” “ci sono” in italiano, passerà più facilmente attraverso “hay” che attraverso “c’è” o “ci sono”.

  4. Ma se il ragazzo è cinese? • Lo sforzo maggiore compiuto dal ragazzo è quello di imparare l’italiano come L2. • A partire da una conoscenza di base dell’italiano, non sarà difficile per un ragazzo cinese imparare, ad esempio, il francese! • ma…

  5. Vi è una grossa limitazione! • Lo studio dell’italiano L2 è indispensabile per imparare a vivere e comunicare nel nuovo paese; mentre • Lo studio del francese o di altra lingua straniera è meno motivante in quanto non risponde a bisogni immediati. • MALGRADO CIO’ VI SONO RISULTATI TALVOLTA SBALORDITIVI PROPRIO IN ALUNNI STRANIERI CHE IMPARANO ALTRE LINGUE OLTRE ALL’ITALIANO!

  6. Quali altri fattori intervengono? Forse, semplicemente, come hanno ipotizzato alcuni colleghi a cui abbiamo sottoposto il questionario: • motivazioni personali che spingono il discente ad imparare altre lingue straniere; • background culturale che stimola il discente; • importanza data allo studio nel paese di origine; • proprie capacità e forte impegno personale.

  7. Quale varietà linguistica dell’italiano impara lo straniero? • In teoria, per quanto riguarda l’italiano, un ottimo italiano (italiano standard) in quanto veicolato da insegnanti diplomati e laureati. • In pratica quello che lo metterà in contatto con i coetanei e gli permetterà di comunicare con essi. • TUTTO QUESTO AVVIENE IN UN TEMPO MOLTO RIDOTTO PER CUI IMPROVVISAMENTE, A CIRCA 11 ANNI O POCO MENO, UN RAGAZZO SI TROVA AD AFFRONTARE LO STUDIO DI MOLTEPLICI LINGUE.

  8. Quali Lingue studiare? • L’ITALIANO COME L2. • L’INGLESE COME L3. • IL FRANCESE COME L4. • LA PROPRIA LINGUA D’ORIGINE COME L1. • È evidente che vi saranno delle priorità, delle scelte che sarà costretto a fare legate alla vita quotidiana.

  9. Quali scelte? • Manterrà la lingua madre poiché inserito nella propria famiglia d’origine. • Coltiverà lo studio dell’italiano L1 in quanto necessario alla sopravvivenza. • Tenterà lo studio di ulteriori lingue straniere che progrediranno a seconda dell’impegno personale e della maggior sicurezza acquisita in italiano. In ogni caso avranno un ruolo secondario sino al completo acclimatamento del discente.

  10. Come aiutare l’alunno straniero a far coesistere diverse interlingue? • L’alunno straniero in questione, che conosce ed usa più di un sistema linguistico, ha un profilo bilingue o multilingue specifico. • Questo profilo è dato non solo dal livello di competenza nelle diverse abilità e attività linguistiche, ma anche dall’uso concreto che fa delle lingue che conosce. • In questo significato si può parlare di bilinguismo funzionale.

  11. Cosa si intende per bilinguismo funzionale? (Colin Baker, 1993) Occorre analizzare nel nostro discente l’uso delle due o più lingue con riferimento ai seguenti fattori: • Chi è che parla? • Chi è che ascolta? • Qual è la situazione? • Qual è l’argomento della conversazione? • Qual è lo scopo? e vedere quali lingue vengono utilizzate nelle diverse situazioni.

  12. Uso delle diverse lingue

  13. Questo caso ci riguarda? • Questo potrebbe essere il caso di un alunno di madrelingua spagnola che, molto piccolo, viene a vivere in Italia e assume atteggiamenti del paese in cui vive e ne impara la lingua. • In questo caso l’interlingua dell’italiano tende a sovrapporsi alle conoscenze dello spagnolo che, all’opposto di quanto studiato finora diventa interlingua dello spagnolo, ossia l’italiano diventa la lingua forte e lo spagnolo, normalmente parlato in casa e nella propria comunità, tende, con il tempo, ad essere meno aggiornato, talvolta meno corretto rispetto all’italiano stesso.

  14. Interlingua! • Diverso invece il caso di un giovane straniero in Italia che conosca ovviamente la propria lingua madre e che sviluppi una propria interlingua per comunicare con gli altri. SE, IN QUESTO CASO, L’INSEGNANTE DI ITALIANO RACCOGLIE LA SFIDA E SI APPRESTA AD INSEGNARE L’ITALIANO AL NUOVO STUDENTE COME L2, COSA POSSONO FARE GLI INSEGNANTI DI L3 E L4?

  15. Possibili funzioni della lingua straniera per uno straniero • Il rischio potrebbe essere quello di considerare una seconda lingua straniera (ad esempio il francese) come una lingua classica, ovvero una lingua che nella nostra società non è lingua di comunicazione, ma sviluppa “buone competenze ricettive e una consapevolezza metalinguistica che nasce dallo studio approfondito della sua grammatica” (Pallotti). • Nel migliore dei casi è lingua di riferimento, ovvero possibilità per il discente di trovare o meno una conferma alle proprie ipotesi nello studio dell’italiano come L2; ciò presuppone comunque un interesse ed un’applicazione difficilmente rilevabili nella nostra realtà scolastica.

  16. E allora? • In ogni caso diventa parte di un progetto non immediatamente fruibile, che presuppone forte motivazione individuale volontà e che dovrebbe prescindere dai bisogni iniziali dell’alunno straniero. • Più facile a dirsi che a farsi!

  17. Che fare allora? • Operare per progetti in cui la struttura comunicativa della classe, i ruoli docente/allievo e tra i singoli docenti, le modalità di attivazione e di controllo dei processi di apprendimento siano continuamente sottoposti a revisioni critiche. • Organizzare attività interdisciplinari tra le varie materie (lingue) che evidenzino le somiglianze più che le differenze. • Ricorrere, quando possibile, al mediatore culturale che potrà consigliarci su quali lingue straniere e quando proporle loro. • Mettere a punto un modello organizzativo individuando ruoli, funzioni, compiti , strategie.

  18. Come convincere il nostro interlocutore (studente)? • Avviando un’interazione con gli allievi che viene gestita accettando, ma anche criticando e rifiutando i loro comportamenti comunicativi. • Costruendo una vera e propria negoziazione operativa (Gérard De Vecchi), ovvero la differenza tra un faux contrat ( quello che l’insegnante in modo più o meno discreto, impone agli allievi) e un véritable contrat che, partendo da bisogni riconosciuti, attiva interazioni collaborative e definisce gli scopi e lo sviluppo di un progetto. • Aiutandolo attraverso l’attivazione e il controllo dei processi di apprendimento che diventa apprendimento cognitivo.

  19. Come attivare l’apprendimento cognitivo • Proporre il problem solving, ovvero risolvere un problema attraverso una fase di conoscenza, lo sviluppo di strategie per affrontarlo, la pianificazione dei criteri da adottare. • Rendersi conto che, nello studio delle lingue straniere “altre” dall’italiano, entra in gioco la motivazione, la consapevolezza di potercela fare (autostima) e la fiducia nelle proprie capacità. • Considerare il ruolo dell’insegnante come un esempio che su molti può far leva (non è l’insegnante di lingue straniere che, partito da una situazione monolingue, è ora in grado di destreggiarsi tra due o più di esse?).

  20. Interlingua per gli stranieri Solo se siamo riusciti ad affrontare con discreto successo le fasi precedenti possiamo far coesistere altre interlingue, quelle che più interessano un insegnante di lingue straniere, ovvero, a titolo esemplificativo: • L’interlingua di un ispanofono di recente immigrazione alle prese con l’italiano come L2 e francese come L3; • L’interlingua di un ispanofono di non recente immigrazione alle prese con l’italiano come L2 e francese come L3; • L’interlingua di una cinese di recente immigrazione alle prese con l’italiano come L2 e francese come L3.

  21. Alcuni casi • Esamineremo alcuni casi degli alunni in questione e approfondiremo i temi in precedenza citati, con particolare riferimento allo studio di lingue straniere diverse dall’italiano.

  22. BIBLIOGRAFIA • INTERLINGUA E ANALISI DEGLI ERRORI – G. PALLOTTI – GISCEL • C. BAKER, 1993, - FOUNDATIONS OF BILINGUAL EDUCATION AND BILINGUALISM; • D. BERTOCCHI, A. CABIANCA, M. CAVALLI, M. CERAGIOLI, M. DODMAN, G. PORTE’ – PENSARE E PARLARE IN PIU’ LINGUE – ESPERIENZE DI INSEGNAMENTO E DI FORMAZIONE IN VALLE D’AOSTA – CAPITOLO 3; • DE VECCHI GERARD – 1992 – AIDER LES ELEVES A APPRENDRE – HACHETTE PARIS • D.DEMETRIO – 1994 – “L’APPRENDIMENTO IN ETA ADULTA , IN BONINO S. (A CURA DI ), DIZIONARIO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO, EINAUDI, TORINO; • EXPLORATIONS IN TEACHER TRAINING, 1988 – EDITED BY TONY DUFF – EDITORE LONGMAN • H. BOYER, M. BUTZBACH, M. PENDANX, 1990 – NOUVELLE INTRODUCTION AU FRANCAIS LANGUE ETRANGERE – CLE INTERNATIONAL • G. MINARDI, 1989 – LINGUE STRANIERE E PROFESSIONALITA’ - F. MILELLA EDITORE

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