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ISTITUTO PROFESSIONALE “Luigi Einaudi” - LODI. UNA "ROSA" TRA I MILLE. 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA. Rose Montmasson , detta Rosalia Saint-Jorioz, (Savoia)12 gennaio 1825 – Roma, 10 novembre 1904.
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ISTITUTOPROFESSIONALE “Luigi Einaudi” - LODI UNA "ROSA" TRA I MILLE 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA
Rose Montmasson, detta Rosalia Saint-Jorioz, (Savoia)12 gennaio 1825 – Roma, 10 novembre 1904
La storia di Rosalia è degna del più grande racconto, col solito amaro finale dei romanzi dell’ottocento. Nata da famiglia di umili origini, Rose conobbe il futuro marito nel 1849, durante l'esilio piemontese, quando lei svolgeva le mansioni di lavandaia e stiratrice, mentre Crispi era un giovane rivoluzionario,rifugiatosi in Piemonte dopo il fallimento della rivoluzione indipendentista siciliana del 1848. Francesco Crispi
In seguito al soffocamento della cospirazione mazziniana a Milano, nel 1853, Crispi fu costretto a lasciare il Piemontee riparare a Malta.Rose lo seguì e i due si sposarono, nell'isola mediterranea. Torino Malta
per poi trasferirsi a Parigi, dove vissero fino al 1858, quando furono espulsi dalla Francia, sospettati di complicità con Felice Orsini, e forzati a raggiungere Giuseppe Mazzini a Londra. Parigi Londra
La coppia tornò in Italia nel 1859, durante la seconda guerra d'indipendenza, subito prendendo contatto con le compagini garibaldine che preparavano lo sbarco in Sicilia e collaborandovi attivamente.
Proseguì poi per Malta per avvertire i rifugiati Italiani dell'imminente spedizione e, sempre con il vapore postale, tornò a Genova, in tempo per unirsi ai Mille, dei quali fu l'unica partecipante femminile. Nel marzo 1860, Rose s'incaricò di raggiungere Messina a bordo di un vapore postale, affinché i patrioti siciliani rendessero possibile lo sbarco di Rosalino Pilo e Giovanni Corrao. Messina Malta Genova
La leggenda vuole che si travestì da militare per imbarcarsi sul "Piemonte", contravvenendo all'ordine del marito di restare a Quarto. Durante la spedizione dei Mille si occupò prevalentemente della cura dei feriti, già dalla battaglia di Calatafimi operò tra i combattenti per portare in salvo i colpiti e, nell'occasione, imbracciò il fucile.
Prestò il suo servizio nelle ambulanze di Vita, Salemi e Alcamo, dove i siciliani la ribattezzarono Rosalia, nome che contrassegnò poi tutta la sua esistenza, tanto da essere trasposto come vero anche sulla sua lapide.
Dopo la nomina a deputato del marito, seguirono alcuni anni di vita relativamente tranquilla, terminata qualche tempo dopo il trasferimento della coppia a Roma, quando venne ripudiata da Crispi, il quale denunciò l'irregolarità del matrimonio contratto a Malta . Il motivo di litigio tra i due, probabilmente, fu il voltafaccia di Crispi che abbandonò i repubblicani per schierarsi con i monarchici; una scelta che nella visione di Rosalia dovette apparire come un tradimento dei compagni di tante avventure e degli ideali per i quali avevano combattuto. Roma
Il 26 gennaio 1878, Crispi prese in moglie Lina Barbagallo, giovane leccese, di nobile ceppo borbonico, dalla quale aveva avuto una figlia cinque anni prima. Il matrimonio provocò un grande scandalo che coinvolse anche la regina Margherita di Savoia, la quale si rifiutò pubblicamente di stringere la mano al ministro Crispi, dopo aver presa visione della copia fotografica dell'atto di matrimonio celebrato a Malta. Francesco Crispi Regina Margherita
Lo scandalo portò a un processo per bigamia nel quale Crispi venne assolto, avendo i giudici accertata l'irregolarità formale del matrimonio maltese, dovuta al fatto che il prete celebrante era in quel momento sospeso a divinis, per la sua attività patriottica. Rosalia rimase a Roma, sopravvivendo con la pensione assegnata ai Mille; morì in povertà, tanto che la sua salma venne tumulata in un semplice loculo, concesso gratuitamente dal comune nel cimitero del Verano, ove ancora riposa.
Vi è una proposta da parte dell’Associazione Culturale Sicilia-Firenze di far affiggere sui muri della casa di Crispi a Firenze una targa in suo onore perché il coraggio e la sfortuna di Rosalia vengano ricordati nel marmo.
Lavoro a cura delle studentesse della 5^Css e della prof. Elvira Risino