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IL ROMANTICISMO. IL ROMANTICISMO SI SVILUPPA AGLI INIZI DELL’OTTOCENTO QUANDO CROLLANO GLI IDEALI RIVOLUZIONARI E DEL PENSIERO ILLUMINISTA CHE HA COME BASE LA RAGIONE.
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IL ROMANTICISMO • IL ROMANTICISMO SI SVILUPPA AGLI INIZI DELL’OTTOCENTO QUANDO CROLLANO GLI IDEALI RIVOLUZIONARI E DEL PENSIERO ILLUMINISTA CHE HA COME BASE LA RAGIONE. • IL ROMANTICISMO SI OPPONE ALLE REGOLE RIGIDE, ALLA RICERCA DELL’IDEALE BELLEZZA, DELL’EROISMO E DELLA FORZA, E AFFERMA L’IMPORTANZA: • DEI SENTIMENTI E DELLA LORO LIBERA ESPRESSIONE • DELLA FANTASIA E DELLA CREATIVITA’ DEGLI ARTISTI • DEL LEGAME TRA UOMO E NATURA • DI RECUPERARE I LEGAMI FORTI DELL’UOMO CON LA FEDE E LA STORIA • DEL SUPERAMENTO DI OGNI IDEALIZZAZIONE PER RAPPRESENTARE LA REALTA’ OLTRE LE APPARENZE E UTILIZZARE L’ARTE PER AFFERMARE LE ESIGENZE DI LIBERTA’ E UGUAGLIANZA DEI POPOLI poiché ovunque i regimi monarchici sono stati restaurati (dopo il Congresso di Vienna del 1815) e la Rivoluzione industriale ha creato profonde differenze sociali. • IL ROMANTICISMO SI SVILUPPA IN TUTTA EUROPA, CON DIVERSI PROTAGONISTI, STILI E SOGGETTI SPAGNA GERMANIA FRANCIA INGHILTERRA ITALIA FRANCISCO GOYA THÉODORE GÉRICAULT e EUGÈNE DELACROIX FRANCESCO HAYEZ CASPAR DAVID FRIEDRICH WILLIAM TURNER e I PRERAFFAELLITI
FRANCISCO GOYA (1746 – 1828) È uno dei pittori più importanti della storia dell’arte spagnola e fu molto apprezzato dai contemporanei tanto da diventare pittore di corte del re Carlo IV La famiglia di Carlo IV 1800-1801 Olio su tela, 280x336 cm Madrid, Museo del Prado Nel 1792 a causa di una grave malattia perse l’udito e ciò determinò un cambiamento radicale nella sua pittura, che divenne più incentrata sul colore sul contrasto violento di luce e ombra. Nel 1797 inizia il ciclo intitolato Capricci, incisioni con intento satirico verso la superstizione e la cattiveria umana Un’altra svolta pittorica si ha tra il 1808 e il 1814, periodo di dominazione francese in Spagna, a questo periodo risalgono le sue opere più celebri nelle quali Goya riporta lucidamente il dramma vissuto dagli spagnoli e la crudeltà dei francesi. L’ultima fase pittorica lo vede rappresentare scene fantastiche e visionarie in cui prevalgono toni cupi e contrasti violenti
I CAPRICCI - 1799 Fino al suo avo Capriccio n° 39 Acquaforte e acquatinta, 21,5x15 cm Madrid, Museo del Prado Il sonno della ragione genera mostri Capriccio n°43 Acquaforte e acquatinta, 18x12 cm Madrid, Museo del Prado
I DISASTRI DELLA GUERRA – DAL 1808 AL 1814 Non c'è più tempo n°19Acquaforte, guazzo, puntasecca, bulino e brunitoio, 16,6 x 23,9 cm Madrid, Museo del Prado Non c’è rimedio n°15 Acquaforte, puntasecca, bulino e brunitoio, 13x15 cm Madrid, Museo del Prado
È RITRATTO IL MOMENTO DELLA FUCILAZIONE DI UN GRUPPO DI PATRIOTI SPAGNOLI IN LOTTA CONTRO LE TRUPPE FRANCESI DI NAPOLEONE CHE AVEVANO OCCUPATO LA SPAGNA. • LA LUCE, DIFFUSA DA UNA LANTERNA AL CENTRO DELLA TELA, ESALTA LA FORZA DRAMMATICA DELLA SCENA. • IRRADIA ED ENFATIZZA I GESTI E LE ESPRESSIONI DEI CONDANNATI • LASCIA SPICCARE LE CANNE DEI FUCILI • LASCIA IN CONTROLUCE I SOLDATI FRANCESI, RITRATTI TUTTI DI SPALLE • AVVOLGE NEL BUIO IL VILLAGGIO SULLO SFONDO ANCHE LA SCELTA CROMATICA È STUDIATA: IL BIANCO, SIMBOLO DI INNOCENZA, DELLA CAMICIA DEL CONDANNATO CONTRASTA CON IL NERO DELLE DIVISE. SPICCA SULLA TERRA BRUCIATA IL ROSSO DEL SANGUE 3 maggio 1808: la fucilazione alla montaña del Principe Pio 1814 olio su tela, 226x345 cm Madrid, Museo del Prado
LE ULTIME OPERE – PITTURE NERE • Le opere che Goya realizzò nell’ultimo periodo di attività, tra il 1829 e il 1828, sono dette pitture nere. • Vennero tutte realizzate nella sua casa della “Quinta del Sordo” (Casa del sordo) e rappresentavano scene fantastiche, spaventose o visionarie. • La cromia diventa molto cupa, incentrata sui toni bruciati • Le pennellate diventano rapide e definiscono le forme • Scompare quasi totalmente il disegno preparatorio • Diventa centrale l’analisi psicologia delle figure ritratte, rese con lineamenti caricaturali e mostruosi. • Goya rifiuta ogni convenzione pittorica e il suo modo di concepire l’arte verrà seguito di pittori romantici di tutta Europa. Saturno che divora i suoi figli 1821 - 1823 olio su tela, 146x83 cm Madrid, Museo del Prado
Il sabba delle streghe 1821 - 1823 olio su muro trasportato su tela, 145x438 cm Madrid, Museo del Prado Due vecchi mangiano la zuppa 1820 - 1821 olio su muro trasportato su tela Madrid, Museo del Prado
(1774-1840) CASPAR DAVID FRIEDRICH • È il maggiore esponente del Romanticismo tedesco e l’artista che più di tutti riuscì a tradurre nei dipinti i due principi romantici: • l’idea di un'anima universale, che comprendeva l'uomo e la natura • la tensione verso l'infinito • Si concentrò nel dipingere paesaggi pervasi da un'atmosfera religiosa e alludenti alla tensione umana verso l'infinito. • L’uomo, quando compare nelle tele (spesso è assente) si trova sempre immerso in una natura immensa dalla quale si lascia avvolgere, diventandone una piccolissima parte. • “…Chiudi gli occhi del corpo per vedere il quadro con quelli dell’anima e fa emergere alla luce del giorno ciò che hai visto nelle tenebre…” • (C.D. Friedrich) • In questo dipinto come in molti altri, Friedrich inserisce molti elementi e simboli cristiani. • Tutti gli elementi presenti nella tela alludono alla morte: • il cielo plumbeo che avvolge il paesaggio innevato e nebbioso; • le rovine di un convento, circondato da alti alberi i cui rami ritorti sembrano fantasmi • il corteo spettrale di monaci che avanza verso il portale. Abbazia in una foresta di roveri 1809-1810, olio su tela, 112x174 cm Berlino, Staatliche Museen
Il monaco in riva al mare 1810 olio su tela, 110x171,5 cm Berlino, Staatliche Museen FRIEDRICH ELEVA IL PAESAGGIO DA GENERE PITTORICO SECONDARIO A SOGGETTO IN GRADO DI RAPPRESENTARE I MISTERI DELLA NATURA E A DIVENTARE SIMBOLO SPIRITUALE. Il contrasto tra vicino e lontano diventa anche contrasto tra materiale e immateriale, terreno e spirituale, finito ed infinito. • La tela è divisa in tre fasce orizzontali nettamente divise: • la striscia di sabbia spoglia di ogni elemento • il mare di un blu cupo e livido, con l’accenno di un movimento lieve delle onde • il cielo, che occupa quasi l’intera tela • Per quanto nettamente distinte le tre zone comunicano allo spettatore le stesse sensazioni di solitudine nell’immensità della natura La figura del monaco, definita con poche pennellate, si distingue a fatica sulla spiaggia. È ritratta di spalle mentre contempla la vastità della natura e ciò accresce il senso del vuoto della composizione
Croce sulla montagna 1807 olio su tela, 115x110,5 cm Dresda, Gemäldegalerie
Un uomo e una donna davanti alla luna 1830-1835 olio su tela, 33x34 cm Berlino, Alte Nationalgalerie
(1775-1851) JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER Turner è il massimo esponente del romanticismo inglese, studiò disegno alla Royal Accademy School e si dedicò prevalentemente al paesaggio, copiandolo anche dal vero. Dal 1796 iniziarono i numerosissimi viaggi in Francia, Svizzera, Olanda e Italia. Riempì di schizzi, bozzetti e acquerelli moltissimi taccuini ponendo la massima attenzione agli effetti di luce, alle atmosfere, gli eventi atmosferici di grande impatto emotivo come l'imperversare del vento e l'impeto delle ondate di una burrasca, tempeste in mare, incendi, uragani... Non si ha il tempo di cercare i particolari, inghiottiti dalla luce folgorante e dalle ombre oscure delle nuvole tempestose. In Turner la natura riflette ed esprime sempre le emozioni dell'uomo che, di fronte alla sua incontrollabile potenza, si sente piccolo e sopraffatto. Dagli anni Trenta dell’Ottocento inizia la vera svolta pittorica poiché abbandona l’idea di paesaggio come restituzione della realtà in tutti i particolari per dedicarsi alla figurazione libera basata sulla contrapposizione di macchie di colore. Turner arriverà alla dissoluzione dei colori, creando fortissimi contrasti tra ombre cupe e luci violente.
Turner ritrae un evento a cui aveva assistito e del quale aveva realizzato uno schizzo. Un’enorme onda di neve e nuvole in tempesta domina le figure di uomini e animali appena distinguibili. Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi 1812 olio su tela, 144,8x236,2 cm Londra, Tate Gallery La scena è impostata senza assi geometrici precisi e rompe con le regole compositive tradizionali. La natura diventa simbolica e non è fedelmente riprodotta nella realtà.
Studio di colore: l’incendio del Parlamento 1834 olio su tela Philadelphia, Museum of Art
(1791-1824) THÉODORE GÉRICAULT Gericault ebbe una formazione classica studiando e copiando le opere antiche conservate al Louvre. Nel 1816 si recò in Italia per studiare anche le opere rinascimentali e barocche, con una particolare attenzione per Michelangelo e Caravaggio. Dopo questo viaggio decide di abbandonare il classicismo e concentrarsi sulla rappresentazione della realtà a lui contemporanea. Si interessa alla rappresentazione drammatica e realizza opere in cui trova affermazione l’individuo oppresso dalla sconfitta militare con evidente riferimento alle sconfitte di Napoleone, o dalla sconfitta nella vita e oppressione sociale. Emblema di queste ricerche sono il dipinto Corazziere ferito che abbandona il campo di battaglia, gli schizzi che ritraggono la Tratta dei Negri, disegni preparatori per un quadro mai realizzato e i Ritratti degli alienati, realizzati tra il 1820 e il 1824 in un manicomio nel quale lo stesso Gericault si fece rinchiudere per vivere a contatto con i malati di mente e analizzarne tutti gli aspetti psicologici. Louvre Il palazzo in origine residenza dei sovrani di Francia divenne sede dell’Accademia di Belle Arti quando Luigi XIV decise di trasferire la propria sede a Versailles. Divenne museo pubblico delle collezioni reali nel 1802 per volere di Napoleone Bonaparte. Il corazziere ferito abbandona il campo di battaglia 1814 Parigi, Musée du Louvre
La zattera della Medusa 1819 olio su tela, 491×716 cm Parigi, Musée du Louvre È rappresentata la zattera sulla quale trovarono salvezza alcuni uomini dell’equipaggio della nave francese Meduse, naufragata. Per un errore del comandante, il 5 luglio 1816 sulle coste dell'attuale Mauritania. Delle 147 persone sulla zattera se ne salvarono solo 13. L'evento generò uno scandalo internazionale e l’opinione pubblica si schierò anche contro il re Luigi XVIII che aveva nominato il capitano. Géricault scelse di rappresentare il momento più drammatico e pose particolare attenzione ai dettagli. Studiò attentamente il corpo umano e le varie possibilità offerte dalla luce (diffusa, laterale, radente…) Realizzò moltissimi disegni preparatori e costruì un modellino del naufragio. Esposto al Salon di Parigi del 1819 generò un forte dibattito tra chi lo considerava un quadro troppo realista e “impegnato” e chi invece vi vedeva l’innovazione e la contemporaneità. Questo dipinto rappresenta un punto di rottura con l'allora preponderante scuola neoclassica, e apre l’arte al Romanticismo influenzando i lavori di artisti come Eugène Delacroix, William Turner, Gustave Courbet e Edouard Manet
Evidenti sono i legami con la pittura italiana del Rinascimento, in particolare con Michelangelo, da cui Gericault riprende l’attenzione minuziosa alla definizione anatomica e al plasticismo dei corpi.
Alienata con monomania del comando militare 1822 circa Olio su tela, 72 × 58 cm Lione, Musée des Beaux-Arts Alienata con monomania dell'Invidia 1822 circa Olio su tela, 72 × 58 cm Lione, Musée des Beaux-Arts
(1798-1863) EUGENE DELACROIX Delacroix ebbe una formazione accademica e frequentò lo studio del pittore Guérin nel quale conobbe Gericault che lo influenzò notevolmente. Studiò la pittura italiana e in particolare Caravaggio e Tiziano, presenti nelle collezioni del Louvre. Il suo esordio pittorico risale al 1822 quando espose al Salon La barca di Dante, che richiama in modo evidente la Zattera della Medusa. La barca di Dante olio su tela, 189×246 cm Parigi Musée du Louvre Da Gericault mutuò anche l’interesse per la realtà contemporanea. Nel 1832 compì un viaggio nel nord Africa tra Marocco e Algeria. Nel 1834 tornò a Parigi dove ottenne commissioni per grandi decorazioni come il soffitto della Galleria di Apollo al Louvre. Delacroix realizzò un’unica opera a soggetto religioso per la chiesa del Santo Supplizio a Parigiraffigurante la lotta tra Giacobbe e l’angelo La lotta tra Giacobbe e l’angelo 1860, olio a cera su intonaco Parigi, Saint Sulpice
Il massacro di Scio 1823-1824 olio su tela, 417x354 cm Parigi, Musée du Louvre Delacroix rappresenta un evento accaduto realmente e contemporaneo al pittore: la strage per mano turca di circa ventimila greci che combattevano per l’indipendenza del loro paese sottomesso. Il poeta Byron scese in campo al fianco dei greci nel campo di battaglia, perdendovi la vita.
La libertà che guida il popolo 1830 olio su tela, 260x325 cm Parigi, Musée du Louvre “… ho cominciato un soggetto moderno, una barricata… se non ho combattuto per la patria almeno potrò dipingere per lei….” (E. Delacroix) Delacroix rappresenta un momento di lotta e barricata durante i moti rivoluzionari del luglio 1830. La donna che solleva la bandiera francese repubblicana e indossa il cappello frigio è la personificazione realistica della Libertà. È ritratto anche un uomo con abiti borghesi per sottolineare che la lotta per la libertà coinvolge tutte le classi sociali. Il volto di questo personaggio è forse un autoritratto. Ai combattimenti prende parte anche un ragazzino, anche lui emblema della lotta comune. Evidente è il richiamo alle figure di Gericault nella Zattera della Medusa. LA COMPOSIZIONE ASCENSIONALE A PIRAMIDE HA CON BASE I CORPI SENZA VITA E COME VERTICE LA BANDIERA, EMBLEMA DI LIBERTÁ SULLO SFONDO SI INTRAVEDE TRA LA POLVERE SOLLEVATA DAI COMBATTIMENTI LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME
Come la maggioranza dei Romantici, anche Delacroix è spinto verso mondi lontani ed esotici, tanto da compiere un viaggio in Marocco e in Algeria nel 1832. Realizzerà moltissimi schizzi e acquerelli di paesaggi reali e di fantasia.
Venne esposto al Salon del 1834 ed ottenne un successo straordinario. Ritrae alcune donne all’interno di una casa di Algeri con tutti gli elementi tipici del luogo: stoffe, tappeti, arredi, cuscini… Tutte cose che lo colpiscono e li descrive con una cura assoluta per i dettagli e per le cromie. La finezza del chiaroscuro, la scelta armoniosa dei toni, tanto nella resa dei corpi, dei tessuti e degli accessori crea un’atmosfera armoniosa e di assoluta calma. Donne di Algeri nelle loro stanze1834 olio su tela, 180x229 cm Parigi, Musée du Louvre Questo dipinto è il simbolo dell’ideale romantico di mondi lontani e del sogno di viaggiare e conoscere realtà tanto diverse da quella di Parigi. Lo stesso Delacroix scriverà queste parole parlando del suo viaggio in Marocco: “Vi ho vissuto venti volte più che a Parigi”
IL ROMANTICISMO IN ITALIA e FRANCESCO HAYEZ Si affermò più tardi rispetto al resto d’Europa perché era molto radicata la tradizione classicista. Si sviluppa parallelamente in letteratura e in pittura scegliendo come generi principali quelli di storia e paesaggio. Il massimo esponente fu Francesco Hayez (1791-1882). Il pittore nacque a Venezia ma si formò a Roma sotto la guida di Antonio Canova che gli consentì una formazione classicista. Nel 1818 si trasferisce a Milano dove divenne docente all’Accademia di Brera ed entrò in contatto con l’ambiente aristocratico della città dove ferveva il sentimento rivoluzionario. Fu il più importante ritrattista della nobiltà milanese ma scelse come genere pittorico principale quello storico attraverso il quale voleva dare voce a sentimenti patriottici attraverso rappresentazioni di episodi storici di età medioevale e rinascimentale come il dipinto I vespri siciliani in cui è rappresentata la rivolta di Palermo del 1282 contro la dominazione francese degli Angiò. Questo dipinto divenne il simbolo delle lotte per l’indipendenza italiana in tutto l’Ottocento. I vespri siciliani 1846 olio su tela, 225x300 cm Roma, Galleria Nazionale di Arte Modera
Il bacio 1859 olio su tela, 112x88 cm Milano, Pinacoteca di Brera • È il quadro simbolo del Romanticismo italiano rappresentando due giovani che si baciano, ma nasconde chiari riferimenti alla lotta per l’indipendenza. • Il bacio è in realtà l’addio di un giovane fuggitivo in procinto di prendere parte alla lotta per l’indipendenza. L’uomo: • tiene il piede sul gradino come pronto alla fuga, • ha un ampio mantello sotto il quale poter nascondere un’arma • ha il cappello piumato è calato sul volto per nasconderlo. • La ragazza stringe le spalle del giovane quasi a volerlo trattenere. Sullo sfondo si intravede un’ombra minacciosa. La composizione è dominata dai due corpi che formano un volume solido e compatto al centro della tela e sono inseriti in un ambiente architettonico spoglio. La luce proviene da sinistra e illumina totalmente le due figure e crea un effetto scenografico proiettando la loro ombra sui gradini, evidenziando l’unica via di fuga per l’uomo. Totale è l’attenzione di Hayez per i dettagli delle vesti e di tutti i dettagli.
LA CONFRATERNITA DEI PRERAFFAELLITI Nel 1848 alcuni artisti e letterati inglesi si riunirono a Londra e fondarono la Confraternita del Preraffaelliti per contrapporsi al gusto imperante nell’epoca legato all’accademismo, proponendo un ritorno alla pittura italiana del Quattrocento (la pittura prima di Raffaello, uno dei principali artisti del Cinquecento italiano). La loro pittura non copia la pittura antica ma si richiama al modo di accostarsi alla natura. I soggetti preferiti sono religiosi e letterari con chiari riferimenti ai Vangeli apocrifi, a Dante e Boccaccio, alle leggende medievali. I principali esponenti furono Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), John Everett Millais (1829-1896), Edward Burne-Jones (1833-1898), William Morris (1834-1896) che si dedicò prevalentemente alle arti decorative e fu anche scrittore. Dante Gabriel Rossetti John Everett Millais Edward Burne-jones William Morris
DANTE GABRIEL ROSSETTI Ecce Ancilla Domini! 1850 olio su tela, 73×41,9 cm Londra, Tate Gallery Proserpina 1874 olio su tela, 46×22 cm Londra, Tate Gallery
EDWARD BURNE-JONES L’incantesimo di Merlino 1874, olio su tela Liverpool, Lady Lever Art Gallery WILLIAM MORRIS La regina Ginevra 1858, olio su tela, 72,5x90 cm Londra, Tate Gallery
JOHN EVERETT MILLAIS Ofelia 1852, olio su tela, 76x112 cm Londra, Tate Gallery