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MAGIA, STREGONERIA, INQUISIZIONE E MEDICINA NEL RINASCIMENTO Realizzato da Ciabarra Federica, Iacobucci Aurora, Pancia Asia, Starinieri Margherita e Aurora Palestini
LA MAGIA La magianelRinascimentoassunseunagrandeimportanza e dellecaratteristiche molto diverse da quelle presentinelMedioevo. Nel Rinascimentol’uomo era considerato lo specchio dell’ Universo mentrel’Universo era visto come lo specchio di Dio. Nel Rinascimento il mago era coluichepotevaconoscerequestocomplessosistema di corrispondenzecherimandavano al tutto. La magiarinascimentale era unagrandiosacostruzionecheuniva e mescolavaneoplatonismo, astrologia, alchimia, ermetismo ed esoterismo. La magiarinascimentale non era praticatadagliuomini del popolo o comunque poco colti, ma al contrario, principaliintellettuali di quelperiodostoricoesaltavano la praticadellamagia. Infattipossiamotrovare la presenza di conoscenzefilosofichetrattesoprattutto dal neoplatonismo, nonchéconcettipresidall’astrologia e dall’alchimia.
LA CONCEZIONE DELL'UOMO Per quantoriguarda la concezione dell’ uomonelRinascimentodobbiamo dire che era caratterizzato da un forte antropocentrismoche in questoperiodostorico prese il posto del teocentrismoriscontrabilenelperiodomedievale. Di conseguenzapossiamo dire che il forte antropocentrismochecaratterizza la visione del mondo dell’uomo del Rinascimento è alla base dellagrandeimportanzaattribuitaallamagia in quelperiodostorico in quanto per mezzo dellamagial’uomovolevadominare e controllare la natura. L’uomograzie al suorapportoprivilegiato col principio divinouniversalesiconsideracapace di intervenireneisegretidella natura e attuare per mezzo dellamagiaunamanipolazionedellarealtà.
I MAGHI-FILOSOFI Nel Rinascimento la magiavenneconsiderata il modo privilegiato per perfezionare la natura umana e per permettereagliuomini di raggiungeretraguardi non raggiungibili in nessunaltro modo. La magia del Rinascimento era considerata al pari se non superioreallafilosofia e allascienza come eranointesa in quelperiodostorico. Il magonelRinascimento era considerato un vero e proprio filosofoche non silimitava a conoscereisegretidella natura e dell’universo, ma volevautilizzare tale conoscenza per dominare e manipolare le energiepresentinell’Universo. I maghi di quell’epocastoricapotevanovantareunavasta e profondacultura esoterica. Due traipiùimportantimaghi-filosofi di quel tempo furono Agrippa e Teofrasto Paracelso.
AGRIPPA Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535) fu uno deipiùimportantimaghi-filosofi del Rinascimento. Agrippa nellasua opera fondamentale, intitolataFilosofia occulta, eglisostienel’esistenza di tredifferentimagie: la magianaturale , la magia celeste e la magia religiosa . Secondo il mago la magianaturalepermettevaall’uomo la scopertadeisegretidella natura, mentre la magia celeste davaagliesseriumani la capacità di servirsi dell’ influenza degliastri. A sua volta la magia religiosa permettevaall’uomo di dominareglispiritisiaangelicichedemoniaci. La magia religiosa di Agrippa è compatibile con quellapresentatanellaBibbia, cheribadisce a chiareletterechegliuomini non possonomanipolare la volontàdegli Angeli se sonosottoposti per loro natura solamenteallavolontà di Dio. Di conseguenza le pratichemagiche non hannonessunpoteresugli Angeli.
TEOFRASTO PARACELSO Altro celebremago fu Teofrasto Paracelso (1493-1541). Lui venivaconsideratouna specie di ibridotramago e scienziato. Fu un innovatore e anche un sostenitore appassionato delle sue credenzemitiche e mistiche.Secondo lui loscopoprimariodell’uomo è quello di conoscere le opere miracolose di Dio così da poterneattuare di simili. Egli vivedunque per ricercare. Una conoscenzaautentica è possibilesolamenteattraverso la connessionedell’esperienza e dellascienza. La ricerca è teoria e pratica, ed è per Paracelsoessenzialmentemagica. Le sperimentazioni e imetodiinnovativicheiniziò ad applicare con successofeceronasceremiti e leggendeintornoallasuafigura. Paracelso fu consideratomago e stregoneperchèusòminerali e compostichimici per curare le malattie, quandociò non era ancora in voga. Ciòglipermise di trattarepazientiincurabili per l’epoca. Questograndericercatore fu anchel’inventore del laudano, uno deiprimianalgesicichimici di cui sihannonotizie.
LA STREGONERIA NEL RINASCIMENTO Il termine stregoneria, coniato nel XVIII secolo, sta ad indicare l’insieme di pratiche magiche e di rituali che lo stregone cerca di utilizzare al fine di legarsi al diavolo, eseguire il suo volere e soprattutto procurare danni ad altri esseri umani. Al centro di queste credenze vi è dunque un uomo, ma molto più spesso una donna che agisce in conformità con una forza oscura e malvagia, alla quale è segretamente legata. La ragione prima alla base di queste credenze va individuata nel bisogno di spiegare ciò che risultava incomprensibile e di canalizzare rabbia verso un soggetto da punire e condannare.
Questa parola deriva dal latino strix, con cui si indicava un rapace notturno dal verso acuto, che le leggende popolari accusavano succhiare il sangue delle capre; a questo uccello viene associata la strega e le sue pratiche.La stregoneria può venire considerata una particolare branchia della magia. Essa però assume forme e significati diversi a seconda del contesto in cui si considera. Nel Rinascimento era considerata una nemica da combattere con ogni arma, quindi tre grossi centri di potere: lo Stato, la chiesa e la scienza cercarono fortemente di contrastarla; ciò avvenne soprattutto in Francia e in Inghilterra.
LE ACCUSE DI STREGONERIA Generalmente, l’accusa di stregoneria era rivolta nei confronti di donne, spesso anziane e vedove, o comunque non sposate, che erano soggetti facilmente attaccabili. Inoltre, sotto accusa e vittime della caccia alle streghe erano quelle donne che apparivano non conformi o non integrate all’interno della comunità. Ciò che era considerato marginale, strano, incomprensibile poteva con facilità ricadere nella categoria della stregoneria contro la quale le autorità intendevano operare una repressione durissima volta a disciplinare la società. Le donne catalogate come streghe erano accusate di tutta una serie di atti malefici e dannosi per la comunità.
IL MANUALE ANTISTREGONICO Fu la Riforma che obbligò il papato a cercare un nemico esterno contro cui deviare le critiche radicali che da più parti gli venivano mosse. Il 5 dicembre 1484 Innocenzo VIII promulgò una bolla, nella quale affermava la necessità di sopprimere l'eresia e la stregoneria nella regione della Valle del Reno, e nominava due inquisitori incaricati di estirpare la stregoneria dalla Germania. Proprio questi due personaggi scrissero e diedero alla stampa il "manuale antistregonico".La prima parte del libro affronta la discussione della natura della stregoneria, dal punto di vista femminile; si affermò infatti che, a causa della sua natura, è la donna più soggetta ad essere influenzata dal diavolo. Il manuale sostiene poi che alcuni degli atti confessati dalle streghe, quali ad esempio le trasformazioni in animali o mostri, sono illusioni indotte dal Diavolo, mentre altre azioni, come ad esempio la possibilità di volare, provocare tempeste o distruggere i raccolti sono realmente possibili.
I PROCESSI E LE CONDANNE Le persone accusate erano tenute in prigionia e i processi, spesso basati su confessioni estorte sotto tortura, erano condotti sia dal tribunale dell’Inquisizione, esistente nei Paesi cattolici, sia dalle corti civili. Le accuse, naturalmente, erano infondate e la maggioranza delle streghe era del tutto innocente. In alcuni casi, erano condannate per stregoneria persone che avevano commesso dei delitti; alcune persone, inoltre, erano realmente convinte, a causa di allucinazioni, di essere in contatto il diavolo. Le condanne più utilizzate furono diverse: bruciare le streghe sul rogo, impiccarle e bruciare il loro cadavere oppure venivano condannate all'esilio.
CACCIA ALLE STREGHE La caccia alle streghe fu molto diffusa non solo nel Medioevo ma soprattutto nel corso dell’età moderna. La caccia alle streghe divenne un modo attraverso il quale le autorità civili e religiose controllavano la popolazione e stigmatizzavano quegli individui che si collocavano ai margini della società o adottavano comportamenti che si allontanavano dalla norma. Si diffuse la convinzione che le streghe avessero poteri sovrannaturali, al punto di poter volare a cavalcioni sulle scope, e che si riunissero in una sorta di feste, i sabba, nel corso delle quali si accoppiavano con il diavolo.
L'ULTIMA STREGA: ANNA GOLDI L’ultima vittima della storia della persecuzione delle donne considerate come streghe è da individuarsi molto probabilmente nella Svizzera nel Settecento. Vittima della superstizione fu una donna di umili origini, Anna Göldi. La donna venne decapitata nel giugno 1782. Su di lei, donna a servizio presso una famiglia benestante, pendeva infatti l’accusa di aver fatto qualche maleficio a danno della figlia, una bambina, del suo datore di lavoro. Nel periodo in cui Anna Göldi si occupava di questa bambina, furono ritrovati spilli nei cibi e la bambina cominciò a star molto male fisicamente. La donna venne facilmente accusata e giudicata colpevole. La comunità le si rivoltò contro e la punizione fu durissima: Anna Göldi venne decapitata. La sua morte segna la fine della caccia alle streghe in Europa.
COS'E' L'INQUISIZIONE? L'inquisizione era uno speciale tribunale ecclesiastico che giudicava i reati contro la fede. Ebbe origine nella prima metà del 13esimo secolo, quando il Papa delegò i propri poteri in materia ad alcuni giudici da lui nominati: gli inquisitori. Questi processavano gli eretici, determinando la gravità delle loro colpe stabilendo le pene, in genere spirituali, quando gli eretici si pentivano. Nel caso non si pentissero c'era la condanna morte, di norme seguita dalle autorità statali.
DA COSA PARTIVA L'ACCUSA? Per essere accusati bastava semplicemente un sospetto, oppure una denuncia, e poi si verificava la colpevolezza dell'imputato, il processo in ogni caso si concludeva con la conferma del sospetto, quindi serviva solo per vedere se l'imputato confessava la colpa, oppure no. Se la confessava, poteva essere perdonato tramite delle penitenze, in caso contrario rimaneva colpevole. Per far confessare si usava la tortura, che serviva anche per far confessare il sospettato di cose di cui non era colpevole, e quindi egli si assumeva la responsabilità di ogni colpa .
Gli inquisitori Il lavoro dell’inquisitore era sostenuto da una schiera di notai, cancellieri che si occupavano di annotare tutto quello che veniva fatto; inoltre per la valutazione delle prove e per la decisione se si dovesse procedere con la causa si doveva avvalere dei cosiddetti boniviri. Questi possiamo definirli dei periti del diritto, erano quasi tutti membri del clero o laici in possesso di determinati requisiti e la loro presenza doveva garantire l’imparzialità del giudizio che si andava a pronunciare. Nel caso in cui l’imputato si fosse pentito dei reati commessi era condannato ad una penitenza oppure al carcere a vita che spesso era commutato.
LA MEDICINA RINASCIMENTALE Con il Rinascimento in Europa si ampliò e rinnovò la visione della vita e del mondo classico e ciò ebbe notevoli ripercussioni anche nel campo della medicina. La medicina rinascimentale, però, si basava ancora sulle teorie del medico greco Galeno, secondo le quali la salute degli individui dipendeva sia dalle influenze astrali sia dall'equilibrio raggiunto dai quattro umori corporei, che sono il sangue, la flemma, la bile gialla e la bile nera. A essi corrispondono quattro diversi temperamenti (sanguigno, flemmatico, collerico e malinconico).
NUOVI STUDI SULL'ANATOMIA Fino all'inizio del XVI secolo le dissezioni erano riservate solo a esigenze di carattere legale, mentre la pratica della dissezione didattica per gli studenti di medicina non era autorizzata. Ma nei primi decenni del Cinquecento il riconoscimento dell'utilità degli studi anatomici si impose, tanto che papa Clemente VII autorizzò la dissezione dei cadaveri anche per motivi di studio; fu così che l'autopsia anatomica venne introdotta come disciplina di studio nelle Università di Bologna e di Padova, mentre la pubblicazione nel 1543 del De humani corporis fabrica, un trattato di anatomia redatto dal medico fiammingo Andrea Vesalio, costituì un momento chiave nel miglioramento delle conoscenze mediche.
LEONARDO DA VINCI Leonardo da Vinci si interessò molto alla dissezioni. Egli proseguì gli studi anatomici di animali ed umani con un fascino quasi morboso per circa 50 anni, avendo il permesso di studiare i cadaveri di un ospedale di Firenze. Attraverso la dissezione e l’esperimento, egli credeva di poter svelare i meccanismi che governano il movimento e la vita stessa. Egli costruì dei modelli per studiare i meccanismi d’azione dei muscoli e delle valvole cardiache, ed eseguì delle autopsie per comprendere il funzionamento del battito cardiaco. Nonostante avesse realizzato che il cuore fosse un muscolo molto potente, egli accettò le opinioni galeniche sul movimento cardiaco e la distribuzione del sangue, inclusi gli immaginari pori del setto.Come per molti dei suoi progetti, egli lasciò incompleto il suo grande libro sull’anatomia.
IL TEATRO ANATOMICO Nel 1594 venne costruito il primo teatro anatomico stabile, per iniziativa del medico e anatomista Girolamo Fabrici d’Acquapendente, esso rappresenta il primo esempio al mondo di struttura permanente creata per l’insegnamento dell’anatomia attraverso la dissezione di cadaveri.Questo si sostituisce definitivamente alle strutture provvisorie, ormai inadatte all’importanza che aveva assunto la disciplina, allestite e smontate all’occorrenza, nelle quali gli anatomisti precedentemente tenevano le loro lezioni ed eseguivano gli interventi. All’interno l’illuminazione era assicurata solo da candele fino a quando, nell’Ottocento, venne aperto sul soffitto un lucernario, che poi venne fatto chiudere.Per tre secoli il teatro ha ospitato, come aula-laboratorio, le lezioni di anatomia e le dissezioni dei cadaveri. Qui la lezione era generalmente tenuta da un professore e da due studenti (massari) con funzione di assistenti e, per rendere l’atmosfera meno cupa, era frequente l’esecuzione di musiche dal vivo. Il teatro aveva una forma ellettica per permettere agli studenti di osservare dall'alto il tavola centrale, sotto di esso c'era un canale che raccoglieva i rifiuti. Q
Copernico Copernico nacque il 19 febbraio 1473 da una famiglia borghese di Torún, in Polonia. Nel 1491 s’iscrisse all’Accademia di CracoviaIl fervore intellettuale della città affascinò sicuramente il giovane Niccolò, che però non riuscì a terminare lì i suoi studi. Nel 1495, grazie alla protezione dello zio vescovo, fu nominato canonico del municipio di Frombork, sede del vescovado di Varmia.Fu sempre interessato alla scienza infatti sviluppò una teoria che determinò una delle più importanti nozioni della storia delle scienze
La teoria copernicana Nel 1539 conobbe la persona che si sarebbe rivelata più importante per la sua futura fama: Georg Joachim Retico. Da una trentina d’anni circolavano per tutta Europa alcune copie manoscritte di un breve trattato di Copernico, in cui venivano esposti (ma senz’ancora prove matematiche a sostegno) i principi generali della teoria eliocentrica, secondo la quale il sole era al centro dell’universo e la terra gli ruotava intorno. Il testo, intitolato Commentariolus, divenne ben presto molto popolare tra gli astronomi. «Tutte le sfere ruotano intorno al sole come al loro punto centrale […] Qualunque moto appaia nel firmamento, non deriva da un qualche moto dello stesso, bensì dal moto della terra», scriveva Copernico.
Galilei Fu solo nel 1610 che lo studioso assurse a fama e rinomanza internazionale, in seguito alla pubblicazione del SidereusNuncius, un “annuncio astronomico” con cui proclamava le dirompenti scoperte da lui compiute scrutando il cielo con un telescopio. Si trattava di un’opera rivoluzionaria che confermava empiricamente la teoria eliocentrica di Copernico e sanciva il decisivo superamento dell’antica visione aristotelico-tolemaica del cosmo. Possiamo solo immaginare l’enorme impressione suscitata in tutta Europa dal testo di Galileo, che con le sue osservazioni scardinava il modello geocentrico dell’universo, una concezione rimasta immutata per quasi venti secoli e, per di più, intimamente legata all’interpretazione delle Sacre scritture e a posizioni dottrinali della teologia cristiana.