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p r e s e n t a. Le manifestazioni della Pentecoste nella Tradizione. Nell’Ebraismo: Mosè riceve sul monte Sinai le Tavole della Legge. Avanza con un clic. Nella tradizione Cristiana: La discesa dello Spirito Santo.
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Le manifestazioni della Pentecoste nella Tradizione
Nell’Ebraismo: Mosè riceve sul monte Sinai le Tavole della Legge Avanza con un clic Nella tradizione Cristiana: La discesa dello Spirito Santo Oggi, la coscienza Cristica libererà le anime per i «Nuovi Cieli e le Nuove Terre»
Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno. Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e splendido. Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. (Atti degli Apostoli 17,21)
Ascoltate, figli del Nuovo Insegnamento!Si avvicina il tempo in cui Colui che deve giungere, riapparirà tra gli uomini per l'unificazione delle razze della terra.Aprite i vostri occhi, affinché possano vedere,Aprite le vostre orecchie, affinché possano udire,Aprite i vostri cuori per far sì che il Figlio dell'Uomo possa trovare il luogo dove poggiare il capo, così che Egli non vi passi accanto senza che Lo riconosciate.
Volume tre di tre Cristo: la Suprema Coscienza per l’umanità liberta
(Seguito del volume due) La liberazione delle coscienze umane
Dopo l’evento della crocefissione del Maestro Gesù[…] Col passar dei giorni la notizia si diffuse veloce come un lampo attraverso gli aspri paesaggi della Giudea. Ci rendemmo conto che non c'era né una casupola, per quanto umile, né una piccola oasi che non avesse avuto la sua versione dei fatti. Venimmo a conoscenza della testimonianza delle due guardie che avevamo invano cercato nei pressi del sepolcro del Maestro, e dal racc-onto poco chiaro deducemmo facilmente che ognuno dei due doveva aver dato una sua ver-sione, per quanto simile a quella del compagno.
Probabilmente, dovendo giustificare a palazzo le ragioni della loro assenza, avevano inven-tato una storia basata sull'apparizione della grande luce che avevamo visto tutti, in segui-to alla quale, secondo loro, la pietra si era rovesciata… Confermavano così, agli occhi del popolo, i poteri e la divinità del Grande Rabbi …Molti di noi erano già stati avvicinati nelle stradine della città e pregati con entusiasmo, ammirazione, diffidenza o aggressività, di spiegare l'accaduto.
Alcuni avevano risposto menzionando le pro-fonde capacità di rigenerazione che il Maestro aveva sviluppato nel corso della sua vita, ma la verità non piaceva a tutti e dunque erano tre le tesi che percorrevano Gerusalemme in meno di una settimana: c'era quella della resurrezione, quella di una pratica magica (che ci attirava addosso l'ira dei sacerdoti), e quella di una manovra politica … Ne conclu-demmo che sarebbe stato meglio lasciare la regione a gruppetti e avvicinarci al mare di Galilea, dove sapevamo, senza una data precisa, che il Maestro ci attendeva e dove certamente avremmo avuto da fare.
Non ci era stata data nessuna informazione vera e propria, ma qualcosa in noi si rifiutava di ammettere che tutto fosse ormai concluso... un meccanismo misterioso era stato messo in moto, e andava seguito nella sua corsa.La madre del Maestro aveva lasciato Gerusa-lemme da qualche giorno, quando sentimmo che era giunto il momento di imitarla. Ormai le nostre facce erano note in tutta la città, e servivano come punto di riferimento ad un gruppo di fanatici del Maestro che l'annuncio della sua resurrezione aveva riempito di uno zelo imprudente nei confronti delle autorità.
Eravamo segnati a dito, e certuni ci rincorre-vano con orgoglio, vantandosi di andare a ren-dere omaggio ogni giorno al suo sepolcro, carichi di foglie di palma e di petali di fiori... Forse peccammo di eccessiva prudenza, conti-nuando a tacere, ma troppi ancora volevano vedere più che sapere. Lasciammo dunque Gerusalemme,per l'ultima volta …
Raggiungemmo infine sua madre in un ovile della Fratellanza a diverse miglia da Tiberiade, e la trovammo ad attenderci all'ombra di un pergolato in compagnia di Simon‑Pietro, di Giovanni, di Marta e di pochi altri; l'ovile era situato prudentemente in un fondovalle, e quando scendemmo per il sentierino colei che per rispetto non osavamo chiamare Myriam (il nome originale diMaria) si alzò portandosi le mani al cuore.
Avevamo subito riconosciuto quella sua lunga veste grigia e i due veli sovrapposti, uno colo-re dell'aurora e l'altro color della notte, che attestavano nella nostra lingua il suo attacca-mento al tempio di Helios.‑ Ecco, disse avanzando verso di noi insieme a Marta, il Maestro sta bene; l'immagine della sua anima (il suo corpo astrale) è venuta qua ieri a darcene conferma, avevo fretta di dirvelo.Ci sentimmo sollevati e l'abbracciammo con la mano sul cuore. Non potevo non guardarla con quei suoi grandi occhi chiari e il suo sorriso più giovane dei nostri...
Mi aveva sempre fatto un certo effetto sentirla dire "il Maestro" parlando di suo figlio, ma altri legami, diversi da quelli del sangue, si erano imposti da tempo, e non di quelli che uniscono un discepolo al Maestro, ma due anime complici che rispettano fino in fondo un compito assunto in altri tempi: in quella nostra breve sosta, mi fu più chiaro che mai.
Verso la metà del pomeriggio una voce bussò ad un tratto alla porta delle nostre anime, una voce dolce che comunque fece tacere il canto degli uccelli della valle. Ci guardammo l'un l'altro interrompendo la conversazione, ed immergendoci nel silenzio della natura ammutolita.‑ Fratelli... udii allora più chiaramente.Era come se la voce fosse dentro e fuori di me, o meglio come se fossi tutt'uno con l'ovile e la montagna, e che da essa la parola scaturisse.
Tuttavia, istintivamente, mi girai verso la piccola costruzione dai muri di pietra, e nel vano della porta una sorta di turbine bianco, uno scintillio straordinario, si mosse staglian-dosi contro il buio: fu come un velo lacerato fra due mondi o fra due stati di coscienza, una figura che si disegnò nella penombra dell'ovile e poi avanzò verso di noi... Era come se si fosse appena modellata, estraendo la sua forma dalle particelle della natura. Era il Maestro. La sua voce dolce e forte ripre-se a parlarci mentre si avvicinava sotto il sole.
‑ Fratelli, Fratelli ... siate ringraziati per la vo-stra presenza... Il piano del Senza Nome è or-mai scritto per sempre in voi... Non lasciatevi impressionare dalle apparenze: il mio corpo riposa non lontano da qui. Per il momento è un abito consunto, ma conto di usarlo per molti anni ancora...(Nota: infatti, successivamente, Gesù riprese l’Opera iniziata all’età di 17 anni in India. Rimuovere la rigidità monolitica delle Caste fu veramente un’opera Titanica. Anche se non fu crocifisso, dovette comunque affrontare altre persecuzioni)
Il Maestro fece un largo sorriso che generò mormorii divertiti e poi una vera e propria esplosione di gioia tra di noi: scattammo in piedi tutti insieme sotto il pergolato, pronti a slanciarci verso di lui, ma c'era una forza che ci tratteneva, e potemmo solo star lì col batti-cuore, a guardare i suoi capelli scintillanti, le pieghe ondeggianti della sua veste e la luce iridata che avvolgeva il suo corpo.
‑ Colui che ama manipola la luce, Fratelli miei, e la usa come se fosse argilla; imparate che la morte, la distanza, il tempo non sono nulla, null'altro che impossibilità volute dai ciechi di cuore. Ognuno degli istanti della vostra vita sia dunque pura energia, e farò mia la vostra presenza: la manifesterete al di là degli spazi, delle epoche e dei mondi...No, Fratelli miei, non sto giocando con i termi-ni d'una beata e cieca credenza, non vi ho preparati per ricevere il credo di una nuova fede basata su un sistema da analizzare e smontare.
Vi annuncio la percezione dell'unica Essenza, perché tutto è al di là del dualismo delle cosci-enze e delle parole. Così vi chiedo, quando parlerete in mia memoria, di non costruire una religione... Il vostro mondo ne ha già avute tante, e sono tutte all'ombra dei loro dogmi come città dietro le mura, e dimenticano che la terra rumoreggia e che i venti soffiano...Vivete e fate vivere, sentite e fate sentire, pensate e insegnate a pensare; non imponete ciò che sapete, ma fate amare la ricerca della verità.
L'uomo da sempre recita il pensiero d'un altro uomo... che reciti infine se stesso nel più pro-fondo del suo essere. È lì che vedrà la luce, perché è lì che risiede il Padre, la Forza, perché è lì che lui stesso risie-de da sempre. Il pensiero è l'essenza della luce... che egli impari dunque a pensare.Tra poco parlerete di questo agli esseri di que-sta Terra; cercate di vivere per sempre in ogni parola che pronuncerete. Attraverso esse non ponete limiti, ma siate illimitati nel cuore e nella mente come nel verbo, perché il vostro linguaggio non divenga una frontiera.
Andrete tra gli uomini... ma non percorrete la strada al posto loro: siate la pietra da cui scaturisce semplicemente l'autentica scintilla. Capitemi Fratelli: non radicate mai la verità del Padre nei cuori degli uomini, ma lasciate che si radichi da sola, perché allora non manipolereste altro che la forza e l'illusione.
Non parlate loro di me... ma del mio cuore che dorme in loro. Insegnate loro infine ad aver voglia d'amare... Ecco tutto ciò che il Padre vi chiede. Mi rivedrete ancora una volta fra non molto, in verità vi dico, non perché abbandoni la Terra (fino al suo risveglio totale le resterò accanto), ma per darvi gli ultimi consigli.
Il Maestro sorrise ancora, e l'alone luminoso del suo corpo parve ad un tratto disintegrarsi e disperdersi nell'atmosfera. Di colpo non ci fu più niente da vedere, tranne la natura che si riprendeva i suoi diritti con i canti degli uccelli, il soffio del vento nelle fronde dei fichi e il calore della terra... Nessuno aveva voglia di fare commenti, per-ché era uno di quei momenti di pienezza in cui basta esistere per sapere che ogni cosa è pos-sibile e che c'è un portale dorato spalancato davanti ad ognuno di noi...
Non un portale di un qualsiasi Eden, ma quello della nostra propria forza, di questa energia di pace e di conoscenza che ci rifiutiamo di vede-re in noi stessi. "Probabilmente è troppo vicina perché la vedi-ate..." soleva dire un tempo il Maestro... "Non aspettatevi da me una formula di libera-zione, una tecnica di salvezza per fuggire i mali del mondo! Non dovete accettare, non dovete fuggire, ma oltrepassare. Cessate dunque fin d'ora di girare come una ruota intorno all'asse"!
Il giorno dopo arrivammo in riva al lago, pre-ceduti dalla notizia della presenza del Maes-tro, e i pescatori e i mercanti volevano parlare con noi, volevano sentirci raccontare; erava-mo come in un sogno, o meglio un totale risveglio ignoto fino a quel momento, e tutti istintivamente ci trovammo ad imitare i com-portamenti del Maestro. Era come se ognuno di noi l'avesse ricevuto in sé.In pochi giorni, sotto i nostri occhi, vedemmo sorgere una fiamma d'amore che percorse tutta la terra di Galilea.
Parlavamo di risurrezione, non di quella del Maestro, ma l'unica vera, quella dell'uomo stesso, dello spirito umano che si rigenera e ritrova la fonte riconquistando la sua vera nobiltà … Rivedemmo il Maestro in carne ed ossa solo un mese dopo, in una casupola sulla strada per Magdala; le piaghe sembravano del tutto cicatrizzate, e non aveva più quello sguardo sofferente; non era più Kristos, ma non era neppure il Maestro Gesù... Era come una roccia, una montagna d'energia e di dolcezza. L'incontro fu breve.
Partì di notte per il Krmel, accompagnato da quasi tutti i suoi più vicini discepoli, e sapeva-mo che quello era l'ultimo incontro, perché ci aveva detto con semplicità:‑ Vado al Krmel, il mio lavoro ora è diverso. Nel più profondo del cuore talvolta sentirete le mie parole, al di là dei mari e dei monti ovunque voi siate. Ma non dimenticate mai, Fratelli miei, che non è per me, che sono solo un po' più avanti di voi, che lavorate: lavorate per Questo... E con un ampio gesto indicò l'aria intorno a sé... come a designare l'universo intero …
Una sera del mese di Elul (verso la fine dell’-estate) entrammo di nuovo in contatto con Giuseppe e parecchi altri Fratelli. Fu in un villaggio non lontano dal Krmel, nell‘-entroterra. Tra noi il più vecchio era Giuseppe D’Arimatea, che sapevamo essere anche vici-nissimo al Maestro, e fu lui che prese la parola.‑ Fratelli miei, disse subito, ormai bisogna lasciare questa regione; la vecchia terra di Canaan ha nutrito abbastanza le piante dei nostri piedi e ieri per l'ultima volta ho incontrato il Maestro Gesù.
Mi ha annunciato che continuerà la sua esistenza tra le spesse mura del Krmel e che rivedrà solo più due o tre dei suoi discepoli più prossimi e solo in occasioni ben precise. Questa notizia pesa a me quanto a voi, ma dobbiamo rispettare la sua volontà... il Maestro agisce su consiglio dei Fratelli delle stelle, e malgrado tutti gli ostacoli il suo desti-no è scritto nel cosmo. L'impronta che lascia si adatta da sé agli sche-mi richiesti dall'umanità di quest'epoca, e sa-pete cosa intendo con questo, quindi è inutile lottare contro l'idea della resurrezione totale del suo corpo...
Essa contiene in embrione l'ideale degli uomi-ni di questa Terra, e corrisponde anche ad una possibilità che, nelle circostanze che sappia-mo, Egli non ha avuto bisogno di utilizzare. Ma come vi dicevo è ora di andarcene. Ci viene chiesto di andare al di là del grande mare e di approdare su una riva che i nostri padri chia-mavano un tempo il paese di Kal, (la Gallia) ovvero "il paese di pietra". Mediterete su questo nome: sarà per noi come un ponte.
È una terra di popoli indipendenti abituati ai ragionamenti astratti, e si dice che gli uomini siano rudi ma che la poesia scorra nelle loro vene. Secondo le informazioni che mi ha dato il Maestro, questa contrada porta in sé, per il gioco delle forze telluriche, il segno della stella dell'Equilibrio, e quindi chiama a sé il sette iniziatico, la cui immagine mi è stata affidata...
Volumetre di tre In fraterna amicizia A cura di: