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COSA E’ IL LAVORO MINORILE

COSA E’ IL LAVORO MINORILE.

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Presentation Transcript


  1. COSA E’ IL LAVORO MINORILE Il Lavoro Minorile è un’espressione che nel XIX secolo indicava il ricorso in fabbrica al lavoro dei bambini; oggi ,invece , è utilizzata per definire l'impiego di minori in generale, specialmente per lavori che potrebbero interferire con la loro educazione o danneggiare la loro salute. In tutte le epoche e in tutte le società i fanciulli sono stati utilizzati per lavori propri degli adulti; l'utilizzo di manodopera minorile non fu tuttavia considerato un problema sociale fino alla Rivoluzione industriale, che introdusse diversi tempi e ritmi nel lavoro, mutandone completamente l'organizzazione. Ciò è stato ed è tutt’oggi talmente importante che al lavoro minorile è stata dedicata una giornata.

  2. DOVE E’ DIFFUSO IL LAVORO MINORILE Le aree principalmente interessate dal lavoro minorile sono i paesi in via di sviluppo o non sviluppati, quali: Asia, Oceania, Europa, (soprattutto i paesi dell'estremo est di quest’ultima), Africa e America del Sud, ma soprattutto Colombia e Brasile. Non sono però esclusi dal fenomeno Stati Uniti ed Europa. Nei Paesi in via di sviluppo si presentano determinate condizioni che favoriscono questo fenomeno. Il lavoro infantile si presenta dunque anche in regioni ricche di risorse e con un’economia florida, in cui però il reddito pro capite è molto basso e vi è un numero consistente di persone in stato di sottosviluppo.

  3. STORIA La Gran Bretagna fu la prima nazione a sperimentare la Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare particolari problemi di lavoro minorile connessi alla produzione industriale. Alla fine del XVIII secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i figli di famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del semplice mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. I riformatori sociali cercarono, a partire dal 1802, di ottenere restrizioni legislative per ovviare agli aspetti più negativi del lavoro minorile, ma con risultati molto scarsi. Le cattive condizioni imposte ai fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. Spesso con l'approvazione dei dirigenti politici, sociali e religiosi, si consentiva di impiegare i fanciulli in mansioni pericolose, come quelle tipiche delle miniere.

  4. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione scientifica influì notevolmente nel processo di industrializzazione iniziato in Inghilterra nella seconda metà del Settecento. Ciò portò allo sfruttamento degli schiavi i quali garantivano la manodopera gratuita ed illimitata. Però, la maggior parte di quest’ultima era garantita dai bambini che erano costretti a lavorare con turni di lavoro massacranti perché dovevano guadagnarsi da vivere poichè erano poveri.

  5. TAPPE DEI PROVVEDIMENTI ATTUALI CONTRO LO SFRUTTAMENTO • Il primo tentativo di arginare il problema dello sfruttamento del lavoro minorile si registra con la Convenzione sull'età minima stilata dalla Conferenza internazionale del Lavoro del 1919. • Nel 1924 la Quinta Assemblea Generale della Società delle Nazioni adotta la Convenzione di Ginevra o Dichiarazione dei diritti del bambino. • Il 20 novembre 1989, con l'approvazione da parte dell'ONUdella Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, vi è un tentativo di arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile. Viene infatti stabilito che i bambini hanno il diritto "di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso". • Per fermare lo sfruttamento minorile sono state promosse iniziative come la promozione di marchi commerciali che garantiscano che un determinato prodotto non sia stato fabbricato utilizzando manodopera infantile. Questi programmi, pur essendo mossi da buone intenzioni, non creano alternative ai bambini attualmente occupati, che si ritrovano così costretti a indirizzarsi verso altre attività produttive, nella maggior parte dei casi più pericolose. Nonostante i numerosi provvedimenti attuati, i bambini, vittime di schiavitù e privati di una buona infanzia sono ancora molti.

  6. LA POVERTA’ Il lavoro minorile può essere causa, e non solo conseguenza, di povertà sociale e individuale. In alcuni casi svolgendo attività lavorative, un bambino non avrà la possibilità di frequentare in modo completo neppure la scuola elementare, rimanendo in una condizione di analfabetismo, a causa della quale non potrà difendere i propri diritti, anche da lavoratore adulto. Infatti molto spesso i lavoratori venivano imbrogliati dai padroni perché erano analfabeti e non potevano sapere che cosa il proprio padrone gli stava facendo firmare e doveva stare ai suoi ordini magari per anni o addirittura fino alla sua morte.

  7. L’ANALFABETISMO L'analfabetismo è l'incapacità completa di saper leggere e scrivere, dovuta per lo più a un‘istruzione o a una pratica insufficiente. Secondo la programmazione di molti sistemi scolastici, leggere, scrivere e far di conto sono le abilità da acquisire nel primo anno della scuola elementare. In senso più lato, l'analfabetismo indica anche l'ignoranza di argomenti considerati di fondamentale importanza, ad esempio l’analfabetismo informatico o politico. Le profonde disuguaglianze che attraversano il mondo si riflettono nel contrasto fra i livelli di istruzione. Nei paesi poveri molti bambini non vengono nemmeno inscritti alle scuole e molti adulti sono analfabeti. Il tasso di analfabetismo è del 50%. Quest’ultimo è inoltre diffuso nelle regioni meno sviluppate (Africa subsahariana, Egitto e Asia mediorientale) dove i bambini vengono vessati nell’ambito lavorativo e le donne vengono discriminate. La lotta all’analfabetismo coincide quasi con la lotta alla povertà e viceversa.

  8. I BAMBINI SOLDATO Il fenomeno dei bambini soldato avviene quando dei fanciulli vengono impiegati in operazioni militari. Il loro supporto può essere direttamente nelle ostilità o in ruoli di supporto (vedette, messaggeri, spie). In diversi momenti della storia e in molte culture, i minori sono stati coinvolti in campagne militari anche quando la morale comune lo riteneva riprovevole. A partire dagli anni settanta sono state firmate numerose convenzioni internazionali allo scopo di limitare la partecipazione dei bambini ai conflitti. Nonostante questo, sembra che l'utilizzo dei bambini soldato negli ultimi decenni sia in aumento.

  9. LA PROSTITUZIONE MINORILE Lo sfruttamento sessuale minorile attraverso la prostituzione è un fenomeno antico ed esteso su scala mondiale che porta chi viene sfruttato ad avere malattie. Eventi come la crisi dei mercati asiatici del 1997 e la transizione dell'Est Europa verso il libero mercato hanno aggravato il problema. La prostituzione minorile può essere legata sia alla domanda locale che alla domanda estera. La domanda locale è sempre esistita in ogni luogo ed è oggi un fattore significante. La domanda estera è numericamente meno significativa. Tuttavia molti degli sforzi per combattere lo sfruttamento sessuale minorile nei paesi in via di sviluppo si sono concentrati proprio sugli abusi commessi dagli sfruttatori stranieri.

  10. ONU Le Nazioni Unite svolgono un ruolo fondamentale nel risolvere i problemi con cui il genere umano deve confrontarsi. Collaborano in questo sforzo oltre 30 organizzazioni aggregate che, nella loro totalità, sono conosciute come il sistema ONU. Ogni giorno le Nazioni Unite e il suo gruppo di organizzazioni lavorano per promuovere il rispetto per i diritti umani, proteggere l’ambiente, combattere le malattie e ridurre la povertà. Sono ancora agenzie dell’ONU a stabilire gli standard che assicurino un trasporto sicuro ed efficiente via aerea, a collaborare al miglioramento delle telecomunicazioni e all’incremento della protezione del consumatore. Sono le Nazioni Unite a guidare le campagne internazionali contro il narcotraffico e il terrorismo. In tutto il mondo l’ONU e le sue agenzie assistono i rifugiati e sviluppano programmi di sminamento, aiutano ad aumentare la produzione alimentare e guidano la battaglia contro l’AIDS.

  11. MALATTIE DELLO SFRUTTAMENTO LA BLENORRAGIA LA SIFILIDE L’AIDS

  12. LA BLENORRAGIA La blenorragia è una malattia causata dal gonococco. Un batterio la cui trasmissione avviene per contatto diretto attraverso i rapporti sessuali e per via indiretta attraverso vestiario, intimo o lenzuola infetti. Questa malattia causa bruciore, prurito e perdite. Se la blenorragia viene curata nella fase iniziale, si ha la completa e definita guarigione; se viene trascurata , può causare meningite, endocardite e artrite.

  13. LA SIFILIDE La sifilide è un’infezione genitale che causa ulcere ed escoriazioni e facilita la trasmissione dell’AIDS. Si sviluppa in diversi stadi, ciascuno caratterizzato da sintomi e decorso diverso. Dal momento che alcune fasi della malattia hanno un lungo decorso senza manifestazioni cliniche evidenti, è possibile un’evoluzione progressiva in assenza di diagnosi e terapia. Se non è trattata adeguatamente, la sifilide può causare danni al sistema nervoso e ai vasi arteriosi, disordine mentale e morte. Grazie a un semplice test diagnostico e all’elevata efficacia dell’antibioticoterapia, è oggi un’infezione potenzialmente controllabile dai sistemi di sanità pubblica.

  14. L’AIDS Si definisce AIDS la sindrome da immunodeficienza acquisita, che consiste in una grave alterazione delle difese immunitarie dell'organismo (coinvolge una particolare classe di globuli bianchi), che insorge in individui senza alcun precedente di malattia in questo ambito. L’AIDS è causato da un virus, appartenente alla famiglia dei retrovirus, oggi comunemente definito HIV1(Human Immunodeficiency Virus). L‘AIDS sull’organismo reagisce penetrando in particolari linfociti, detti linfociti T, distruggendoli e provocando una profonda alterazione della risposta immunitaria.

  15. DIRITTI DELL’INFANZIA Alcuni tra i diritti dell’infanzia più importanti: Art.3 Il Governo e i genitori devono fare quello che è meglio per tutelare il benessere del bambino Art.6 Tutti devono riconoscere che hai il diritto di vivere. Art.7Hai il diritto di avere un nome, una nazionalità e il diritto di conoscere i tuoi genitori e di venire accudito da loro. Art.11Nessuno ha il diritto di rapirti, e se vieni rapito il governo dovrebbe fare di tutto per liberarti. Art.19 Nessuno dovrebbe farti del male in nessun modo. Gli adulti dovrebbero Assicurarsi che tu sia protetto da abusi, violenze o negligenze. Nemmeno i tuoi genitori hanno il diritto di farti del male. Art.24Hai il diritto di godere di una buona salute. Ciò significa che dovresti ricevere cure mediche e farmaci quando sei malato. Gli adulti dovrebbero fare di tutto per evitare che i bambini si ammalino, in primo luogo nutrendoli e prendendosi cura di essi. Art.28Hai il diritto di ricevere un'istruzione. Devi ricevere un'istruzione di base fino a 15 anni e deve essere gratuita. Dovresti poter andare a scuola fino a 18 anni. Art.31hai il diritto di giocare Art.35 nessuno al il diritto di rapirti o venderti.

  16. GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE Ogni anno, il 12 giugno , si celebra in tutto il mondo la “Giornata Mondiale contro il lavoro minorile”, per porre all’attenzione della società questa problematica. In Africa ci sono bambini che lavorano nelle miniere d’oro, senza piani di sicurezza, a costante rischio incidenti, in tunnel senza strutture di sostegno, a mani e piedi nudi. Maschietti e femminucce sono costretti a spaccare pietre e respirare polveri tossiche, per portare i soldi alle famiglie; l’inalazione di sostanze tossiche come il mercurio, ad esempio, ha effetti disastrosi sulle capacità cognitive e muscolari. Una lunga esposizione può portare a danni gravi del sistema nervoso centrale, che conducono spesso al delirio e al suicidio. Ma non esistono solo le miniere dell’Africa: esistono impieghi nell’agricoltura, nelle costruzioni, nell‘industria, nel lavoro domestico, nella raccolta dei rifiuti. Tutti ambiti dove i bambini svolgono mansioni inadatte alla loro età. La Giornata Mondiale Contro il Lavoro Minorile esorta ad intervenire velocemente e in modo radicale affinché si possa evitare tutto ciò e riconsegnare ai bambini la loro vita.

  17. SCHIAVITU’ Lo schiavismo è quel sistema sociale ed economico basato sulla schiavitù dei bambini poveri, e quindi dell'imposizione di diritti di proprietà sulla persona. Secondo definizione dell'ONU, la schiavitù è« lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi, e lo «schiavo» è l’individuo che ha tale stato o condizione ». Storicamente il proprietario di uno schiavo aveva diritto di vita e di morte su di esso e sulla sua famiglia, e aveva diritto a sfruttarne il lavoro senza fornire nessun compenso; spesso il costo per il lavoro degli schiavi era limitato al necessario per la loro sopravvivenza. Uno schiavo poteva nascere in questa condizione, se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni, le più comuni delle quali erano la cattura in guerra o la schiavitù per debiti, per cui un debitore, se non era in grado di rimborsare il proprio creditore, diventava egli stesso una sua proprietà.

  18. TRATTA DEI BAMBINI In Nigeria e Benin, organizzazioni umanitarie hanno denunciato la tratta di bambini. I bambini vengono rapiti o acquistati. Questi vengono poi utilizzati a scopi sessuali, come tuttofare domestici, o operai in miniere e piantagioni. Simili situazioni si trovano in Sierra Leone e Ghana. Quasi tutti i bambini utilizzati nelle miniere di diamanti illegali in Sierra Leone sono stati rapiti dai paesi vicini, complice anche la situazione di insicurezza che ha caratterizzato la regione fino a poco tempo fa.

  19. GLI SCRITTORI E I LIBRI CHE PARLANO DEL LAVORO MINORILE Negli anni ci sono stati molti scrittori che hanno scritto sulla tematica dello sfruttamento minorile e tra questi, principalmente due hanno lasciato il segno: Francesco D’Adamo e Giovanni Verga. Francesco D’Adamo ha lasciato l’impronta con il libro ˝La storia di Iqbal“, mentre Verga con la novella ”Rosso Malpelo“.

  20. FRANCESCO D’ADAMO Francesco D’Adamo è nato nel 1949 a Milano, dove vive e lavora. Scrittore, giornalista e insegnante, è stato tra i primi, agli inizi degli anni ’90, a percorrere la strada del noir all’italiana. Nel 1999 ha esordito nella narrativa per ragazzi col romanzo Lupo Omega, finalista ai premi Cassa di Risparmio di Cento, Città di Penne e Castello di Sanguinetto. Il suo romanzo Storia di Iqbal, Premio Cento 2002, tradotto e pubblicato negli Stati Uniti, nel 2004 è stato segnalato dall’American Library Association come libro «raccomandato e degno di nota», e ha avuto il Premio Christopher Awards (USA). Esperto di pedagogia e problematiche dell’adolescenza, Francesco D’Adamo, partecipa spesso a corsi d’aggiornamento per insegnanti e genitori, a incontri con le scuole, a convegni sull’adolescenza e la lettura. Il suo ultimo libro è Storia di Ismael che ha attraversato il mare (De Agostini, 2009).

  21. GIOVANNI VERGA Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia aristocratica che lo avviò verso gli studi di legge. Abbandonò però l’Università di Catania per dedicarsi alla scrittura. Nel 1863 lasciò la Sicilia e si recò a Firenze e poi a Milano, città in cui pubblicò due romanzi, Una peccatrice e Storia di una capiniera. Le sue prime opere verista furono le novelle Rosso Malpelo e Nedda del 1874; a esse seguirono due raccolte di novelle: Vita dei Campi e Novelle rusticane. Sempre a Milano furono pubblicati i suoi romanzi veristi: il primo, I Malavoglia. Trasferitosi di nuovo a Catania, negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla riscrittura in chiave teatrale di alcune sue opere. Morì nel 1922.

  22. LA STORIA DI IQBAL Francesco d’Adamo,nel suo libro, tratta una storia vera, al fine di denunciare le condizioni di vita di molti bambini costretti a lavorare fin da piccoli, gratuitamente e trattati come degli schiavi. Il racconto si svolge in Pakistan e il personaggio principale, realmente esistito, è un ragazzo di nome Iqbal Masih, che riesce a trovare il coraggio di ribellarsi ai suoi padroni e di denunciare “la mafia dei tappeti” a costo della sua stessa vita. L’autore del libro, partendo dalla storia di Iqbal, è riuscito a ricreare la situazione in cui vivevano i bambini, sebbene luoghi e personaggi siano puramente inventati. Una ragazza di diciassette anni di nome Fatima, abbandonata dai suoi genitori a causa di problemi economici e costretta a lavorare in una fabbrica di tappeti, racconta del suo incontro con Iqbal quando aveva dodici anni ed era costretta a tessere uno dei tanti tappeti che poi venivano venduti ai clienti stranieri. La fabbrica era occupata da molti bambini tra cui: Karim, molto timoroso nei confronti del padrone, era il sorvegliante dei bambini; Salman, dal carattere molto brusco come Karim. La piccola Maria,talmente silenziosa da essere considerata muta, stava sempre attaccata alla gonna di Fatima essendo molto timida e timorosa nei confronti di tutte le persone che la circondavano. Maria troverà in seguito la forza di esporsi e di insegnare ai suoi amici a leggere e a scrivere. Infine c’era Mohammad che era robusto e balbuziente; Fuscello, al contrario, alto, molto magro, strano e divertente e Alì che era piccolo e molto furbo.

  23. L’età dei bambini si aggirava tra i dieci e i dodici anni tranne Maria, che ne aveva sette, e Alì otto. Iqbal tentò di scappare molte volte, ma inutilmente. Una volta però, durante la sua fuga in città, fu presente ad una manifestazione del “Fronte di Liberazione del Lavoro Minorile”, quindi si rivolse ad un poliziotto e spiegò la sua situazione e quella dei suoi amici. Il giorno seguente, due poliziotti accompagnati da Iqbal, si recarono nella fabbrica, ma Hussain Khan, il padrone, corruppe la polizia; Iqbal venne mandato nella Tomba: un “buco” molto caldo e sporco dove per settimane doveva tentare di sopravvivere senza mangiare né bere. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto dei suoi amici che quasi ogni giorno lo andavano a trovare e gli portavano il necessario per sopravvivere. Riuscì in seguito a riscappare e a rintracciare Eshan Khan il capo, del “Fronte”assieme alla moglie. In seguito, Eshan Khan e gli uomini del Fronte, si recarono assieme a Iqbal nella casa di Hussain. Qui il ragazzo mostrò loro la tessitura e la Tomba; liberarono così i bambini che poterono riabbracciare le loro famiglie. Fatima e Maria, dovettero restare di più al Fronte, ma solo Fatima riuscì a trovare la sua famiglia. Iqbal e Maria restarono nella sede del Fronte e dopo molti studi e riunioni, Iqbal, riuscì a liberare altre tredici fabbriche e vinse il premio della “GIOVENTU’ IN AZIONE”di 15'000 dollari destinati al Fronte. Ma, il giorno di Pasqua del 1995 a Muritke, un villaggio a trenta chilometri da Lahore, in Pakistan, mentre Iqbal stava passeggiando, una macchina lo affiancò e qualcuno sparò. Fatima, ormai a casa e sola con i suoi due fratelli, ricevette una lettera da Maria dalla quale seppe dell’assassinio di Iqbal. Gli esecutori e i mandanti del suo assassinio non furono mai trovati. Da quel momento, il nome di Iqbal, diventò il simbolo della lotta contro la schiavitù e la violenza subite da molti bambini.

  24. ROSSO MALPELO Rosso Malpelo è un ragazzo che lavora in una cava di rena. Il narratore ci tace il suo vero nome, si limita a dire che "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone". Persino la mamma "aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo". Il ragazzo, dunque, è vittima di un pregiudizio popolare, quello che associa i capelli rossi alla cattiveria. Inoltre Malpelo "era davvero un brutto ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico". È la vita che conduce ad averlo ridotto così: la mamma lo trascura, la sorella si vergogna di lui. Il padre, l'unico che gli riservava una qualche forma di affetto, è morto nella stessa cava dove lavora Malpelo, sepolto da un pilastro di rena. In seguito alla morte del padre, un dolore che lo segnerà per sempre, Malpelo coltiva un oscuro spirito di vendetta. Lavora alacremente, ma fa di tutto per meritarsi l'appellativo col quale viene chiamato: picchia il suo povero vecchio asino, è cattivo con tutti. Sviluppa un rapporto di amore-odio per un ragazzetto arrivato da poco alla cava, Ranocchio, cui una lussazione del femore impedisce di fare il manovale, obbligandolo, invece, a lavorare sottoterra.

  25. Malpelo lo picchia, ma gli insegna nello stesso tempo, con rabbioso affetto, le dure e feroci leggi della vita, le uniche che egli conosca: la continua lotta di tutti contro tutti e la sopravvivenza del più forte. Un giorno colpisce Ranocchio che si accascia a terra senza più rialzarsi. Il ragazzo è gravemente malato di tisi e ha uno sbocco di sangue. Non è più in grado di lavorare. Malpelo, a modo suo, è disperato, lo va a trovare, gli porta del vino e della minestra, ma il ragazzo muore. Sempre più solo, - la madre e la sorella sono nel frattempo andate a vivere altrove , Malpelo continua la sua bestiale vita alla cava. Persino un evaso, capitato a lavorare di nascosto nella cava, preferisce tornare in prigione, reputandola meno disumana di "quella vitaccia da talpa". A Malpelo toccano i lavori più ingrati e rischiosi, tanto non ha famiglia e di lui non importa niente a nessuno. In un'audace esplorazione del sottosuolo, alla ricerca di un passaggio che colleghi a un pozzo, un giorno Malpelo sparisce, portando con sé gli attrezzi che furono del padre, inghiottito per sempre dalla terra. E ora i ragazzi temono che il suo fantasma si aggiri per la cava, "hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".

  26. LE CONDIZIONI DI VITA DEI BAMBINI SFRUTTATI Le condizioni dei bambini sfruttati sono pessime in quanto gli sfruttatori non si interessano della salute dei ragazzi: basta che siano in grado di produrre. Le condizioni peggiori sono però all’ordine del giorno di tutti, ma specialmente dei bambini sfruttati sessualmente in quanto subiscono danni psicologici e fisici che non potranno essere risolti nel tempo. Un fatto che come molti altri è accaduto e il seguente: un’organizzazione criminale con sede ad Ariano Irpino era dedita all’adescamento di giovani ragazze per poi avviarle all’uso di sostanze stupefacenti ed a pratiche sessuali di gruppo. Le ragazze, dai tredici anni in su, venivano adescate in strada con le modalità di un corteggiamento dai toni pesanti per delle bambine. Si parla di frasi tipo “sei molto carina“ e “sei nei miei desideri fin da quando avevi otto anni”. Una volta corteggiate le ragazze venivano invitate a “divertirsi” un po’ e così venivano portate a dei festini a base di droga, per lo più cocaina ed eroina. Avviate all’uso delle sostanze stupefacenti, e rese dipendenti, per le ragazze, una delle quali all’epoca dei primi fatti accertati aveva solo 13 anni, iniziava un vero e proprio ricattato. In pratica venivano loro chieste contropartite sessuali in cambio delle dosi di droga. Così venivano organizzati sistematicamente, in delle abitazioni private, dei droga party ai quali il branco partecipava con l’intento di “spassarsela un po’”.

  27. Qui avvenivano gli stupri di gruppo ai danni delle ragazze. Secondo gli investigatori, emerge un quadro “ripugnante” riguardo alle pratiche sessuali richieste ed alle modalità operative dello stupro di gruppo. Addirittura si parlerebbe dell’utilizzo a scopo sessuale di oggetti impropri. Alcuni componenti del branco provvedevano ad acquistare la droga da due spacciatori, uno di Nola e l’altro di Foggia, per poi portarla ad Ariano dove veniva utilizzata come intrattenimento nei festini. Ciò porta ad avere malattie.

  28. LO SFRUTTAMENTO MINORILE OGGI E NEL PASSATO

  29. LAVORO MINORILE IN ITALIA In Italia lavorano 144.000 ragazzi tra i 7 e 14 anni e 31 mila di essi possono definirsi letteralmente sfruttati. Si va dai contesti di disagio, di povertà e rischio di povertà, al lavoro visto come l’alternativa positiva rispetto allo stare in strada, fino all’inserimento dei minorenni in contesti di imprenditoria familiare nei quali non vi è assolutamente una situazione di povertà. Esiste una fascia grigia di bambini coinvolti in attività lavorative che non si connotano per un elevato grado di pericolosità o di sfruttamento e che spesso permettono la compresenza di scuola e lavoro.

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