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Psicologia delle emozioni

Psicologia delle emozioni. L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l' importante è quello che provi mentre corri Giorgio Faletti. Cosa sono le emozioni?.

alijah
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Psicologia delle emozioni

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Presentation Transcript


  1. Psicologia delle emozioni L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l' importante è quello che provi mentre corri Giorgio Faletti

  2. Cosa sono le emozioni? • Sono processi (reazioni) di breve durata ad uno stimolo (interno/esterno) che provocano cambiamenti a 3 diversi livelli: • fisiologico modificazioni fisiche e fisiologiche riguardanti la respirazione, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, la circolazione, le secrezioni, la digestione, ecc • comportamentale espressioni facciali, postura, tono della voce e reazioni (es. attacco o fuga) • cognitivo si attribuisce un significato alla sensazione soggettiva, si altera il controllo di sé e delle proprie abilità cognitive

  3. Quali emozioni esistono? • Damasio [1994, 1999] distingue fra: • emozioni primarie risposte spontanee, innate e precodificate dell'organismo, riconducibili a cinque famiglie emotive: gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto (e sorpresa) • emozioni secondarie maggiormente connesse con l'apprendimento e con l'esperienza personale (senso di colpa, vergogna, orgoglio, invidia, ecc.) • Le emozioni primarie sono adattive per la specie e riscontrabili anche in molti animali (es. primati non umani)

  4. Le componenti dell’emozione • Diagramma schematico del processo emotivo. • Le 6componenti dell’emozionesono innescate dalle circostanze descritte da certe relazioni individuo-ambiente (Lazarus, 1991; Rosenberg, 1998). Continua 

  5. 1. Corpo ed emozioni • 2 Corpo e sessualità • 3. Tecniche educative e psicoterapiche Seminario 6componenti del processo emotivo

  6. 1. Corpo ed emozioni • 2 Corpo e sessualità • 3. Tecniche educative e psicoterapiche Seminario Emozioni e differenze di genere • Le persone hanno forti credenze (ingenue) su come le emozioni differiscono in base al genere di appartenenza. • Secondo lo stereotipo femminile, le donne sono più emotive; sperimentano ed esprimono emozioni più spesso. Continua 

  7. 1. Corpo ed emozioni • 2 Corpo e sessualità • 3. Tecniche educative e psicoterapiche Seminario Emozioni e differenze di genere • Gli stereotipi influenzano i rapporti emotivi su giudizi globali: • “Quanto spesso vi sentite tristi o depressi” o in modo retroattivo “Quanto eravate in ansia durante l’esame della settimana scorsa?” • Le differenze di genere svaniscono quando si parla del qui ed ora del proprio sentire: • “Quanto vi sentite in ansia adesso?” Continua 

  8. 1. Corpo ed emozioni • 2 Corpo e sessualità • 3. Tecniche educative e psicoterapiche Seminario Emozioni e differenze di genere • Uomini e donne differiscono maggiormente nell’espressione delle emozioni – sia facciale sia verbale – che nell’esperienza soggettiva delle stesse (Fischer, 2000). • Le donne esprimono le emozioni “impotenti” di tristezza, ansia e paura (emozioni che fanno apparire la persona debole e indifesa); • gli uomini esprimono le emozioni “potenti” di rabbia, orgoglio e disprezzo (emozioni che servono a mantenere il controllo e il predominio; Fischer, 2000).

  9. Le principali teorie sulle emozioni • Teoria periferica (James, Ekman) • Teoria centrale (Cannon) • Teoria cognitivo-attivazionale (Schachter e Singer) • Teorie dell’appraisal (Frijda) • Teorie psicoevoluzionistiche (Tomkins e Plutchick )

  10. 1 - La teoria perifericaNon tremiamo perché abbiamo paura: abbiamo paura perché tremiamo (James, 1884) • L'evento emotigeno determinerebbe una serie di reazioni viscerali e neurovegetative che sono avvertite dal soggetto e la percezione di queste modificazioni fisiologiche sarebbe alla base dell'esperienza emotiva • James capovolge l'impostazione della psicologia ingenua secondo la quale, ovviamente, noi piangiamo perché siamo tristi, e non viceversa

  11. 1 - La teoria perifericaFeedback facciale [Ekman et al., 1983] • Le espressioni facciali forniscono informa-zioni propriocettive, motorie, cutanee e vascolari che influenzano il processo emotivo • Versione forte: le espressioni facciali da sole sono in grado di generare un’emozione • Versione debole: le espressioni facciali aumentano unicamente l’intensità dell’emozione • Invitando i soggetti a contrarre i muscoli facciali di sei emozioni (collera, disgusto, paura, gioia, tristezza, sorpresa), sono state registrate differenti variazioni nell'attività del sistema nervoso autonomo

  12. 2 - La teoria centrale • [Cannon, 1927] I centri di attivazione, di controllo e di regolazione dei processi emotivi non si trovano in sedi periferiche, ma sono localizzati centralmente nella regione talamica • Secondo Papez [1937] tali centri si situano lungo un circuito composto da ipotalamo, talamo anteriore, giro cingolato e ippocampo (circuito diPapez) • MacLean [1949] integra il circuito di Papez con altre regioni: amigdala, nuclei del setto, porzioni della corteccia fronto-orbitaria e porzioni dei gangli della base e denomina l'insieme di queste strutture neuroanatomiche con il termine di sistema limbico

  13. I centri ipotalamici delle emozioni

  14. 3 - La teoria cognitivo-attivazionaleSchachter e Singer [1962] • La teoria periferica di James e quella centrale di Cannon evidenziano aspetti diversi delle emozioni • Schachter & Singer (teoria cognitivo-attivazionale (o teoria dei due fattori) concepiscono l'emozione come la risultante dell'interazione fra due componenti: uno di natura fisiologica con l’attivazione diffusa (cioè emozionalmente non specifica) dell’organismo (arousal); l’altro di natura cognitiva, con la percezione e significazione dell’attivazione

  15. 4 - Le teorie dell’appraisal • Per la psicologia ingenua le emozioni si contrappongono ai processi razionali: sono passioni che sorgono e si svolgono in modo automatico e involontario • In questo senso, le emozioni capitano nella vita delle persone e non si può scegliere o decidere quale emozione avere o quando • Frijda [1988]: Le emozioni dipendono dal modo con cui gli individui valutano e interpretano gli stimoli

  16. 4 - Le teorie dell’appraisalValutare lasituazione • Le emozioni sorgono in risposta a situazioni che sono valutate come importanti per il soggetto. Eventi che soddisfano i suoi scopi e desideri, attivano emozioni positive; eventi che sono ritenuti dannosi o che minacciano i suoi interessi, conducono a emozioni negative • Il significato situazionale: due individui che abbiano una differente valutazione della medesima situazione risponderanno con emozioni differenti: esistono fattori disposizionali e stili cognitivi differenti che possono condurre a valutazioni differenziate degli eventi con conseguenti diverse reazioni emotive

  17. 4 - Le teorie dell’appraisalValutare lasituazione • Tali teorie risultano parziali e, secondo molti Autori, sovrastimano l’importanza dei processi cognitivi sulle emozioni, diminuendo la differenza che sussiste fra cognizione ed emozione • Nel 1980 Robert Zajonc pubblicò un importante lavoro (Feeling and Thinking: Preferences need no inferences) dove dimostròcheera possibile formare delle semplici reazioni emotive (come ad esempio le preferenze per certi stimoli) in assenza di registrazione cosciente degli stimoli stessi • In altri termini: le emozioni non sono riducibili alla cognizione

  18. Zajonc • Zajonc scoprì che la mera esposizione a uno stimolo (ad esempio a caratteri cinesi) era sufficiente a creare delle preferenze per quegli stimoli a paragone di stimoli nuovi. In una brillante serie di esperimenti rivelò l’effetto della mera esposizione anche nel caso di stimoli presentati in forma subliminale • Questi risultati suggeriscono che se in certe situazioni possiamo avere delle emozioni in assenza di riconoscimento dello stimolo, allora il riconoscimento non può venire considerato come un precursore necessario dell’emozione • Con Zajonc si apre la strada verso lo studio dell’inconscio emotivo

  19. Damasio La pensione di invalidità (tratto da L’errore di Cartesio, 1995) Ad Elliot, la cui sopravvivenza dipendeva dal fratello, era stata negata la pensione d’invalidità. Il cervello era in ordine, dicevano i dottori; solo problemi psicologici. Elliot aveva avuto un tumore benigno nel cervello: gli erano state asportate parti nella zona prefrontale e sopraorbitaria che sono di collegamento tra la corteccia razionale e il sistema emotivo interno. Per il resto, il cervello era rimasto intatto. Infatti tutto in Elliot sembrava funzionare alla perfezione: i movimenti, il linguaggio, le sensazioni, l’apprendimento, la memoria, l’intelligenza, il ragionamento, il senso dell’umorismo. Tutti i test degli esaminatori erano risultati negativi. Non si poteva dare perciò l’assegno d’invalidità: appariva perfetto, sotto tutti punti di vista

  20. Elliot prima del tumore era un buon marito e un buon padre. Aveva uno stabile impiego in un rinomato studio legale in cui era considerato per impegno, risultati e applicazione, un modello. Ma dopo l’operazione Elliot non era più Elliot. Eppure le sue doti intellettuali, la sua capacità di muoversi, d’interagire e di usare il linguaggio erano intatte. Al mattino bisognava sollecitarlo per mettersi in piedi e andare al lavoro, dove però non si poteva fare affidamento, per esempio in fatto di scadenze. Quando esaminava una pratica poteva perdersi su un dettaglio e tenere in sospeso tutto il fascicolo per un bazzecola. Oppure abbandonare un’attività per rivolgere la sua attenzione su di un’altra, non portando a termine né l’una né l’altra. Poteva passare tutto un pomeriggio a sceverare un criterio d’ordinamento in base alla data, alla lunghezza, alla pertinenza di un documento. Intanto il flusso del lavoro s’interrompeva. Dopo ripetuti richiami perse il lavoro. Gli venne la mania del collezionismo di oggetti inutili, si associò in affari con individui che lo fecero fallire. Al primo divorzio ne seguì un altro, con una donna poco raccomandabile. Inutili gli avvertimenti dei familiari e degli amici che non riuscivano a capire come potesse agire in quel modo, così sciocco. Privo infine di reddito si avviò alla povertà, all’assistenza del fratello e alla ricerca dell’assegno di sostentamento.

  21. Dopo che i dottori dissero che era sano non rimase che chiedere una consulenza.  Un neurologo che seguiva casi del genere, il Dr. Damasio, accettò e fu una fortuna perché alla fine il necessario assegno d’assistenza arrivò.   La radice dei suoi mali era un danno ad un settore limitato del cervello connesso con la capacità di decidere: era stato compromesso il suo libero arbitrio. Elliot era incapace di scegliere. Damasio aveva inoltre notato che Elliot raccontava la sua tragedia come se non fosse lui il soggetto del racconto, con freddezza e distacco. Calmo e rilassato, la sua esposizione fluiva senza sforzo, “mi accorsi che soffrivo di più io nell’ascoltarlo di quanto soffrisse lui”. Perplesso lo sottopose ad un test consistente in visioni d’immagini forti, incidenti sanguinosi, alluvioni, case incendiate, feriti, annegamenti. Lui disse apertamente che non provava alcuna reazione, né positiva né negativa.

  22. Di fronte alla necessità di scegliere, Elliot rimaneva paralizzato: se gli si chiedeva di fissare un appuntamento tra due giorni alternativi, egli dava inizio a un processo infinito di calcolo dei pro e dei contro delle opzioni possibili, senza riuscire a risolvere il problema. Per quanto possa apparire controintuitivo, il caso di Elliot rappresenta una prova empirica del fatto che una mente razionale pura possa essere realmente efficace: paradossalmente, in effetti, la prospettiva che interpreta il ragionamento nei termini di una logica astratta descrive il modo in cui ragionano i pazienti colpiti da lesioni prefrontali, non il modo in cui operano i soggetti normali. Quello dell’appropriatezza al contesto è il punto veramente decisivo della questione: è a questo proposito che le scelte razionali chiamano in causa i processi di valutazione in cui le emozioni giocano un ruolo fondamentale.

  23. Damasio Ipotesi del marcatore somatico C’è una stretta relazione fra emozione e cognizione: le interazioni funzionali fra stati corporei e processi cognitivi sono mediate dai cosiddetti marcatori somatici • Le emozioni sono reazioni corporee a stimoli ambientali • Tali reazioni sono catalogate come piacevoli e spiacevoli • Sono poi inviate alla corteccia orbitofrontale dove vengono associate con altre rappresentazioni che veicolano informazioni sul contesto ambientale • In tal modo le reazioni emotive diventano dei marcatori somatici per gli stimoli esperiti in precedenza dai quali sono state elicitate

  24. Damasio Ipotesi del marcatore somatico Una volta formati, i marcatori somatici possono venire riattivati qualora l’organismo si trovi di fronte a situazioni simili a quelle che hanno provocato la loro formazione In questo modo l’organismo risulta già pre-allertato e pre-disposto a reagire in modo appropriato A supporto dell’ipotesi del marcatore somatico vengono portate evidenze cliniche e sperimentali La maggior parte delle evidenze sperimentali deriva dai risultati ottenuti con il paradigma del cosiddetto IowaGambling Task

  25. Damasio L’IowaGambling Task

  26. Damasio L’IowaGambling Task Gli esperimenti mostrano in maniera consistente il medesimo pattern di risultati: • a mano a mano che il compito procede, i partecipanti normali concentrano gradualmente le loro scelte sui mazzi “buoni” evitando quelli cattivi evitando quelli cattivi • i pazienti con lesioni orbitofrontali (ventromediali) non riesco invece ad effettuare questo cambiamento e continuano a scegliere in modo casuale (hanno anzi una propensione a scegliere i mazzi rischiosi), anche quando appare loro evidente che i mazzi rischiosi portano a conseguenze negative

  27. Damasio

  28. Damasio L’IowaGambling Task Entrambi i gruppi, nel girare una carta, mostrano un momentaneo incremento nella conduttanza cutanea, e quindi una risposta autonoma alla ricompensa e alla punizione. Comunque: • Dopo aver incontrato un certo numero di punizioni, i partecipanti normali iniziano a generare delle reazioni anticipatrici nei confronti dei mazzi “cattivi”: la loro risposta cutanea cioè aumenta prima di effettuare una scelta da tali mazzi • Nessun partecipante orbitofrontale è in grado di generare tali risposte

  29. Damasio L’IowaGambling Task Secondo Damasio, le reazioni cutanee anticipatorie corroborano l’idea di un processo di segnalazione inconscio (i marcatori somatici) prodotto dalle tracce delle esperienze precedenti e dagli stati emotivi ad esse associati Danni alla OFC precluderebbero l’accesso a tali esperienze e la possibilità per le emozioni di influire sul processo decisionale Le prestazioni carente offerte dai pazienti OFC starebbero quindi a testimoniare il ruolo fondamentale svolto dai marcatori somatici come mediatori dell’influsso delle emozioni sulla cognizione

  30. 5 - Le teorie psico-evoluzionisticheTomkins e Plutchick [1962] • Rifacendosi direttamente alla teoria evoluzionistica di Darwin,Tomkins e Plutchick ritengono che le emozioni siano strettamente associate alla realizzazione di scopi universali, connessi con la sopravvivenza della specie e dell'individuo • Questa posizione, accolta e sviluppata da Ekman [1972; 1989; 1992] e Izard [1978; 1990; 1994], comporta l'accettazione della tesi innatista delle espressioni facciali delle emozioni • L’enfasi viene posta sulle emozioni primarie (gioia, rabbia, paura, disgusto, sorpresa, tristezza) ed emozioni secondarie, intese come una sorta di miscela di diverse emozioni primarie (teoria tavolozza)

  31. La natura delle emozioni (Il modello di Robert Plutchik) Il modello si basa sul parametro dell’intensità dello stato. Per es. l’emozione fondamentale “rabbia” sfuma in “furore” o in “fastidio” a seconda che sia più o meno accentuata. Allo stesso modo la “paura” ha i suoi estremi nel “terrore” e nella ”apprensione”. La combinazione di due emozioni fondamentali dà luogo ad una emozione complessa. Per es. “gioia” e “accettazione” danno “amore”.

  32. L’espressione delle emozioniL’ipotesi dell’universalità • Le espressioni emotive sono universali sia sui piano della produzione sia a livello di riconoscimento. • Tale ipotesi si articola in tre proposizioni: a) universalità dei movimenti facciali (tutti gli esseri umani presentano le medesime configurazioni di movimenti facciali) b) espressività dei movimenti facciali (specifiche configurazioni facciali sono la manifestazione delle stesse emozioni in tutti gli esseri umani) c) universalità del processo di attribuzione (ovunque osservatori appartenenti a diverse culture attribuiscono il medesimo valore emotivo a date configurazioni facciali)

  33. L’espressione delle emozioniL’ipotesi dell’universalità • In conclusione, sembra che esista un certo legame universale fra le emozioni e le loro espressioni facciali; ma esso, lungi dall'essere perfetto e forte così come vorrebbe l'ipotesi innatista, lascia spazio a rilevanti e significative variazioni culturali • Aquesto proposito è corretto parlare diinterdipendenzafra componenti biologiche e influenze esercitate dalla cultura di appartenenza nel manifestare le emozioni

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