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“RISCOPERTA DELLE ANTICHE TRADIZIONI”. Scuola Primaria Falerna c.c. a.s. 2007/08. PRESENTAZIONI. Ci presentiamo: siamo Marco, Rosita, Antonella F., Francesca, Danilo, Salvatore, Alessia, Agostino, Gaspare, Antonella S., Luigi, Virginia, Arrigo, Nicola, Ida e Fatima.
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“RISCOPERTA DELLEANTICHE TRADIZIONI” Scuola Primaria Falerna c.c. a.s. 2007/08
PRESENTAZIONI Ci presentiamo: siamo Marco, Rosita, Antonella F., Francesca, Danilo, Salvatore, Alessia, Agostino, Gaspare, Antonella S., Luigi, Virginia, Arrigo, Nicola, Ida e Fatima. E presentiamo anche il nostro lavoretto: esso tratta la riscoperta delle antiche tradizioni, riscoperta che abbiamo affrontato attraverso varie attività: • Ricerche, utilizzando fonti orali e scritte, foto ed oggettistica; • Reperimento di informazioni e notizie in Internet, specialmente sul sito www.calabriaonline.it; • Esperienze dirette dei giochi di una volta.
INTRODUZIONE Data la vastità dell’argomento, nel presente documento ci siamo limitati a sintetizzare alcune delle esperienze realizzate, scegliendo, fra le varie tematiche trattate, quelle che ci hanno maggiormente attratto e coinvolto. Speriamo così che il nostro lavoro possa essere da spunto per un approfondimento futuro, da parte nostra e di chi voglia ritrovare le nostre radici culturali.
GLI ARGOMENTI Le tematiche che abbiamo affrontato sono state principalmente : • La riscoperta degli antichi mestieri; • I giochi di una volta; • Le ricette della gastronomia locale, con particolare attenzione a quelle a base di maiale; • La musica e gli strumenti tradizionali. Per ogni tematica trattata, nelle pagine successive è stata realizzata una breve descrizione, seguita dall’approfondimento di alcuni aspetti o esempi.
GLI ANTICHI MESTIERI Sono purtroppo sempre più numerosi i lavori che, incalzati dalle moderne tecnologie, hanno ceduto il passo ad altre attività produttive. L’abbandono di queste antiche attività lavorative ha privato il nostro territorio di sicuri e tradizionali punti di riferimento. Durante la realizzazione del Progetto abbiamo riscoperto tanti mestieri ormai scomparsi o in via di “estinzione”: ci riferiamo al cestaio, all’impagliatore di sedie, al banditore, al calzolaio, al riparatore delle “quadare”, al costruttore delle botti e a tanti e tanti altri artigiani. Per questa tematica abbiamo deciso di presentare come approfondimento “u quadararu” e “u scarparu”.
“U QUADARARU” Oggi, con le pentole in acciaio inox, non si ha più bisogno di lui, ma una volta, se una quadara si sfondava o si ammaccava , ci pensava u quadararu . Se era rotta ci voleva una pezza ricavata da una pentola vecchia, applicata al- l’ esterno; l'interno veniva rimesso a nuovo stendendovi dello stagno. U quadararu aveva fama di essere sfortunato perché, generalmente, tutte le volte che lui arrivava pioveva e il suo lavoro, svolto all'aperto, diventava più complicato. Era diventato un modo di dire " a furtuna du quadararu " per indicare una persona per nulla fortunata.
“U SCARPARU” Il calzolaio realizzava scarpe, ma più spesso le riparava, perché per i clienti farsi confezionare un paio di scarpe nuove costava molto di più che farsi riparare quelle vecchie. Si possedeva un solo paio di scarpe, dozzinali e resistenti, rinforzate nelle suole e nei tacchi con i chiodini. Nelle famiglie il figlio più grande passava le scarpe al più giovane; inoltre, non si indossavano scarpe d'estate, riservandole per l'inverno. La bottega del calzolaio era impregnata degli odori più strani: colla, pece, grasso cromatina.
I GIOCHI DI UNA VOLTA Quando non c’erano ancora i computer, la play station, e i cartoni animati in tv, con cosa si intrattenevano i bambini? Le bambine si costruivano bambole di pezza, i maschietti rolli e carretti, ma più spesso si giocava con ciò che si aveva: con i bottoni dei vestiti, da scagliare dentro un quadrato, con i “cuti”, sassolini da lanciare e riprendere con destrezza e abilità, con la corda da saltare, con fazzoletti che servivano per il rubabandiera o per la moscacieca. Si giocava all’aperto al campanaro (anche detto‘mbuttastaccia, cioè spingi-la-pietra), a “un due tre stella”, al cucuzzaro e ad un’infinità di altri giochi: la materia prima, mancando i giocattoli, era la fantasia.
“U CAMPANARU” Si disegna con il gesso la campana. Si lancia un sasso in una casella e lo si raggiunge saltellando su un piede solo. Con la punta del piede a terra si spinge il sasso ad una ad una nelle caselle successive, sempre saltellando e senza mai perdere l'equilibrio o toccare le linee, altrimenti si dovrà iniziare da capo. Raggiunta la cima della campana si scaglia il sasso fuori dallo schema e lo si deve raggiungere con un numero di passi prestabilito. Si prosegue con altri passaggi: portando il sasso sul dorso del piede, sulla testa e su altre parti del corpo. Vince chi termina il percorso per primo.
“U CUCUZZARU” Un bambino ha il ruolo di Cucuzzaro, tutti gli altri, seduti in cerchio, sono le cucuzze del suo orto ed hanno un numero. Il Cucuzzaro comincia a dire: “Stamattina sono andato nel mio giardino e ho trovato due cucuzze” (i numeri vengono pronunciati a piacere). La cucuzza che corrisponde al numero chiamato risponde: “E perché proprio due?” Il Cucuzzaro risponde: “E allora quant’erano?“ La cucuzza dirà un altro numero e questo a suo piacere ne sceglierà un altro e così via. Se il numero chiamato non risponderà, verrà eliminato o pagherà un pegno da riscattare con una penitenza.
LA GASTRONOMIA Innumerevoli sono le ricette della tradizione, soprattutto legate a due importanti aspetti della realtà locale: l’avvicendarsi delle stagioni con le varie ricorrenze e festività e la “maialatura”. Al primo sono legati i dolci e i piatti tipicamente natalizi o pasquali, quelli per la Festa di Santa Lucia, di San Giuseppe, del martedì grasso e così via: abbiamo turdilli, cuzzupe, pignolata, cudduriaddi, pasta ripiena e chi più ne ha più ne metta. Al maiale appartengono vari prodotti, consapevoli che del maiale non si butta nulla: frittule, sanguinaccio, suzzu, salsicce, sopressate, capicollo, pancetta. Abbiamo scelto di riferire su due semplici ricette: una legata al maiale (suzzu ) e una legata al Natale (cudduriaddi).
“U SUZZU” È una gelatina di carne di maiale che viene servita fredda durante i pasti, come secondo o contorno. Ecco come si prepara.Le carni usate sono: orecchie, naso, mandibola, piede e rene. Queste parti del maiale vengono bollite con acqua e sale e, una volta raggiunta la giusta cottura, vengono conservate in vasetti insieme all'acqua della bollitura e all'aceto.
“E CUDDURIADDI” La tradizione vuole che vengano preparati nel periodo che va dalla Festa dell’Immacolata all’Epifania: sono quindi, tipicamente natalizi e ne esistono diverse varianti (con la sarda, a forma di “bombolone”…) Ecco come si preparano:Ingredienti: 1 kg. di farina, 500 gr. di patate, lievito, acqua, sale, olio.Procedimento: Sulla spianatoia si mette la farina a fontana, si aggiungono le patate schiacciate e il sale. Si scioglie il lievito in acqua tiepida e si aggiunge all’impasto. Da questo impasto, a lievitazione ultimata, si formano delle ciambelle che si friggono nell'olio bollente.
LA MUSICA TRADIZIONALE La musica ed il canto tradizionale sono state, prima dell’avvento dell’era della televisione, il divertimento quasi esclusivo della gente. La musica tradizionale e i suoi strumenti (organetto, zampogna e tamburello) accompagnavano tutte le fasi della vita e dell'anno: dagli eventi lieti e gioiosi, quali matrimoni, battesimi e feste comandate (ricordiamo soprattutto la “strina” natalizia) ad eventi più tristi, come i funerali. Tutte le feste private erano inoltre rallegrate dal suono tradizionale, costituendo una continua occasione di socializzazione e di divertimento, legata soprattutto ai momenti di ballo. Essa rappresentava uno strumento di comunicazione che poteva essere più facilmente accettato: ad esempio, dichiararsi alla donna amata era più facile con i canti d’amore della serenata.
L’ORGANETTO L'Organetto ha avuto una rapida diffusione nelle campagne ed ha permesso la sopravvivenza di un repertorio tradizionale minato dalla progressiva scomparsa degli strumenti musicali più arcaici, che ha sostituito. Le ragioni del suo successo sono evidenti nelle caratteristiche dello strumento, di forte impatto sonoro, grande maneggevolezza, assenza di manutenzione, relativa facilità di esecuzione, possibilità di eseguire contemporaneamente melodia e accompagnamento.
LA ZAMPOGNA È lo strumento musicale dei pastori. Realizzata con una intera pelle di capra o di pecora, è provvista di una o più canne attraverso cui l’aria è soffiata nella sacca. Gli zampognari, in gruppi di due o tre persone al massimo, eseguivano i loro repertori ad un auditorio ristretto, che raramente andava oltre il nucleo familiare. La loro attività musicale si svolgeva soprattutto durante il periodo invernale, raggiungendo l’apice con le festività del Natale.
CONCLUSIONI Il breve resoconto delle esperienze da noi realizzate non è certamente esaustivo di un argomento tanto vasto qual è quello della storia locale, dei suoi usi e costumi, del suo dialetto, delle ricorrenze più sentite, dell’abbigliamento. Comunque, a noi è piaciuto lavorare su tale tematica e soprattutto giocare ai giochi di una volta, che ancora non conoscevamo.
RIGRAZIAMO le maestre marisa e orietta CHe CI HAnno GUIDATO IN QUESTE ATTIVITÀ E TUTTI COLORO CHE VORRANNO LEGGERE questo LAVORO. Marco, Rosita, Antonella F., Francesca, Danilo, Salvatore, Alessia, Agostino, Gaspare, Antonella S., Luigi, Virginia, Arrigo, Nicola, Ida e Fatima.