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IV Conferenza programmatica dell’ANCI sul Mezzogiorno Come sta il Mezzogiorno? Forse un po’ meglio, dopo tanto penare, ma senza fiducia Gianfranco Viesti con la collaborazione di Francesco Prota Bari, 10 novembre 2006. * Previsioni Fonte: ISTAT, Unioncamere. Fonte: ISTAT. Fonte: ISTAT.
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IV Conferenza programmatica dell’ANCI sul Mezzogiorno Come sta il Mezzogiorno? Forse un po’ meglio, dopo tanto penare, ma senza fiducia Gianfranco Viesti con la collaborazione di Francesco Prota Bari, 10 novembre 2006
* Previsioni Fonte: ISTAT, Unioncamere
Clima di fiducia delle imprese manifatturiere Fonte: ISAE
Giudizi sui livelli della produzione e degli ordini: gen. ‘00 – giu. ’06 (saldi mensili destagionalizzati) Fonte: ISAE
Evoluzione dei distretti per ripartizione geografica Fonte:Monitor dei distretti - Banca Intesa
Andamento delle esportazioni dei principali distretti italiani (var. % su valori nominali del periodo precedente) Fonte:Monitor dei distretti - Banca Intesa
Andamento delle esportazioni dei principali distretti italiani (var. % su valori nominali del periodo precedente) Fonte:Monitor dei distretti - Banca Intesa
Andamento delle esportazioni dei principali distretti italiani (var. % su valori nominali del periodo precedente) Fonte:Monitor dei distretti - Banca Intesa
Clima di fiducia dei consumatori: gen. ‘00 – giu. ’06 (serie mensile destagionalizzata, indici Italia 1995=100) Fonte: ISAE
QUINDI: • qualche segno di ripresa parallelo al dato nazionale; • - si sono arrestati i segnali più negativi di perdita di competitività.
MA: • resta gravissima la situazione sul mercato del lavoro; • molto bassa la fiducia delle famiglie; • non si vedono nuovi “motori” dello sviluppo.
E’ ai minimi storici la fiducia dell’intero paese sulla capacità del Mezzogiorno di contribuire alla crescita nazionale. E’ in corso una violenta campagna di stampa, culturale e politica per orientare fuori dal Mezzogiorno le risorse per la crescita.
La proposta di Regolamento generale sulla politica di coesione comunitaria per il periodo 2007-2013 prevede un approccio programmatico strategico e un raccordo organico della politica di coesione con le strategie nazionali degli Stati membri. A tal fine, l’Italia dovrà presentare all’Unione Europea un Quadro Strategico Nazionale con l’obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione destinerà al nostro Paese, sia nelle aree del Mezzogiorno sia in quelle del Centro-Nord.
Nelle Linee guida, approvate dall’intesa del 3 febbraio 2005, Stato, Regioni, Enti locali hanno deciso di cogliere l’occasione del Quadro Strategico Nazionale per consolidare e completare l’unificazione della programmazione delle politiche regionali comunitaria e nazionale e per realizzare un più forte raccordo di queste con le politiche nazionali ordinarie, e hanno definito gli indirizzi per la scrittura del Quadro. Ad oggi è disponibile una bozza tecnico-amministrativa del QuadroStrategico Nazionale, ma non la versione finale.
La legge finanziaria varata dal Governo, se nell’insieme può deludere rispetto alle notevoli aspettative di riforme strutturali che si erano determinate, raggiunge due importanti obiettivi: 1) riporta il deficit pubblico nei parametri, con un aggiustamento dei conti davvero notevole; 2) compie un’apprezzabile sforzo redistributivo, che tende a favorire significativamente i ceti più deboli.
Gli interventi di riduzione del carico fiscale per i redditi più bassi sono positivi per il Mezzogiorno; in quest’area, infatti, proporzionalmente, si concentra la percentuale più alta di coloro che da questa redistribuzione traggono vantaggio. Ma la redistribuzione solo per via fiscale, senza riforme del welfare, può ben poco. E poi: ricaduta sulla finanza locale?
prevede le risorse pubbliche nazionali che si sommano a quelle comunitarie per spese in conto capitale nelle aree deboli per sette anni. Si tratta di un’occasione unica (l’ultima) per programmare quegli interventi di medio periodo decisivi per migliorare la qualità della vita e del lavoro al Sud; • prevede la riduzione del “cuneo fiscale” per lavoratori e imprese del Mezzogiorno rispetto alla media nazionale (anche se alcuni aspetti tecnici dell’articolato (questione del “de minimis”) fanno temere che l’effettivo beneficio potrebbe essere inferiore a quanto appare);
la reintroduzione del credito d’imposta per gli investimenti; desta non poche perplessità; alla luce delle non positive esperienze del passato, ne andranno valutati con calma i dettagli. • Contrasta con la necessaria selettività della nuova politica industriale (programma Unione). • N.B. non vanno confuse selettività e automatismo
Tuttavia, le continue variazioni delle risorse previste dalla Finanziaria non contribuiscono certo a creare un clima di stabilità e fiducia.
Tommaso Padoa Schioppa “Non direi proprio che sui fondi per le infrastrutture o per la ricerca si sia privilegiato il Mezzogiorno” (Il Sole-24Ore, 5.10.2006).
Gli interventi del Governo • hanno puntato quasi esclusivamente alla competitività sui costi, necessaria ma nient’affatto sufficiente; • hanno mantenuto, a differenza del passato, la coerenza delle poste finanziarie.
Non hanno disegnato: • né interventi di rapido impatto sulla fiducia, previsti nel programma; • né interventi strategici (es. porti, collegamenti aerei, città, ricerca); • né, ancora, il quadro programmatico 2007-13 con le grandi scelte di priorità.
Preoccupanti e confuse sono le decisioni istituzionali del Governo: • moltiplicazione dei Ministeri; • scorporo CIPE e DPS; • trasferimento DPS a MSE; • ripartizione deleghe fra un sottosegretario e un viceministro; • ruolo non chiaro della Presidenza del Consiglio.
Il dibattito di politica economica vede la contrapposizione di visioni estreme: • il dogmatismo liberista di un gruppo di commentatori e la loro influenza sulla politica; • il conservatorismo statalista di segmenti delle politica.
senza la capacità di disegnare contemporaneamente misure per le liberalizzazioni e la crescita, per lo sviluppo e la coesione (anche territoriale).
La capacità politica delle classi dirigenti meridionali e la loro capacità di mobilitare risorse endogene e fiducia è vicina ai minimi storici. Totalmente inesistente la capacità dei partiti di disegnare scenari politici di lungo periodo.