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Il corsaro Occhialì : il ragazzo calabrese che divenne Kapudan Pasha. Uluç Alì (1519-1587). Uluç Alì (1519-1587).
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Il corsaro Occhialì: il ragazzo calabrese che divenneKapudanPasha Uluç Alì (1519-1587)
Uluç Alì (1519-1587) “Di statura mediocre, ed assai proporzionata e disposta, di pelo negro, con la barba assai folta, non molto lunga e alquanto canuta, di carnagione bruna e di faccia veramente virile. Ha una ferita sopra una mano, datagli una volta a Scio dai propri schiavi, che gli menarono via la sua galera. E’ di complessione collerica e melanconica; molto intendente delle cose marittime… L’Ucchiali è fatto ricchissimo per il governo avuto in Algeri, ma assai più ricco alla sua armata, dove ha comodo di rubare a’ nemici ed alli suoi propri. Ha costui maggior numero di schiavi cristiani di tutti li pascià, e del Gran-Signore medesimo, e si dicono ascendere a mille ottocento.” (Dalla relazione di Costantino Garzoni al Senato veneziano)”
Luca Galenipescatore calabrese • 1519: Luca Galeninasce in Calabria nella cittadina marinara di Le Castella, presso Crotone. Figlio di marinai e pescatori, ma alfabetizzato, abbraccia la carriera ecclesiastica entrando come novizio nell’ordine dei Domenicani. • 1536: viene rapito dai corsari barbareschi di Alì Ahmed Rais durante un incursione nel Golfo di Squillace • 1537: Ridotto in schiavitù, è comprato dal corsaro Chiafer Rais, rinnegato di origine calabrese che lo destina al remo di una sua imbarcazione. Insultato e schiaffeggiato da un marinaio napoletano, decide di vendicarsi da uomo libero e si converte all’Islam. • Pur continuando a fare il rematore, non è più incatenato e gode di una relativa libertà. Presto coglie l’occasione di affrontare il suo rivale e lo uccide in una lotta corpo a corpo. Conquistatosi la stima di Chafer Rais, ne sposa la figlia ed ottiene il grado di nostromo in una nave corsara. Incomincia ad arricchirsi e con i primi guadagni acquista la partecipazione in una galeotta, ottenendo la patente di comandante corsaro (Raìs).
Uluç Alì raìs, il corsaro (1538-54) • 1538: prende parte alla battaglia di Prevesa • 1541: esercita la guerra corsara nella squadra di Dragut Rais. Compie numerose razzie nell’Italia meridionale • 1550: cattura tre galee dei cavalieri di Malta • 1551: contrasta gli imperiali e i cavalieri di Malta; dopo la conquista di Tripoli accompagna Dragut a Costantinopoli dove ottiene un salario dal Sultano. • 1554: cattura una galea maltese comandata dal nobile catalano JaimeLosada per il quale chiede un forte riscatto
Lo scontro con G. A. Doria (1555-1560) • 1555: assalta la galea maltese S. Michele Arcangelo con a bordo il duca Pietro di Mendoza, ma non riesce a catturare il comandante che fugge • 1556: il nobile genovese Giovanni Andrea Doria, pronipote del Doge Andrea Doria, e il duca Francesco di Lorena partono da Malta con 13 galee alla caccia di Uluç Alì che si rifugia a Djerba dopo aver perso le sue due navi. • 1557: per vendicarsi dell’offesa attacca Oneglia, feudo dei Doria, con una piccola flotta • 1558: attacca nell’Egeo il galeone del visconte Vincenzo Cicala, corsaro genovese al servizio della Spagna • 1560: si scontra nuovamente con Doria al largo di Djerba
La battaglia di Djerba (1560) • 1560: compie incursioni nel Tirreno e sulle coste sarde e corse. Cattura la galea genovese Lomellini • 1560: prende parte alla battaglia di Djerba contro gli spagnoli e i genovesi di G.A. Doria che vengono sconfitti duramente; si impossessa di 14 vascelli e di 5000 prigionieri cristiani. Per quattro anni sarà osservabile sulla spiaggia un cumulo di ossa, la cosiddetta Torre dei Crani, eretta a ricordo della vittoria musulmana su imperiali e genovesi. • 1561: compie scorrerie in Liguria catturando bottino e schiavi
Imprese spericolate (1561-66) • 1561: Attacca Taggia, Roccabruna, nella contea di Nizza, e Saint-Hospice, nei pressi di Villefranche, dove si trova il duca di Savoia Emanuele Filiberto. Dopo aver catturato 300 prigionieri Alì propone al duca un riscatto di 12000 scudi (300 scudi per ogni ufficiale e 100 per ogni soldato). Ottenuto il denaro, Alì chiede anche di avere un incontro privato con la moglie del duca, Margherita di Valois, figlia del re di Francia. La duchessa accetta, ma fa apparire con le sue vesti la propria dama d’onore, la fiorentina Maria di Gondi • Presso Djerba cattura il visconte genovese Vincenzo Cicala e suo figlio Scipione, di soli otto anni, che verranno condotti schiavi a Tripoli e poi a Istambul. Il piccolo Scipione, convertitosi all’Islam, diventerà anni dopo il grande ammiraglio ottomano SinanKapudanPasha. • 1562: Il sultano lo nomina capo della guardia di Alessandria d’Egitto e comandante della nave ammiraglia. • Durante una corsa nelle acque della Calabria, getta l’ancora di fronte al suo villaggio natale e promette salva la vita a quei pescatori che gli permettano di riabbracciare la madre. Secondo la leggenda, l’anziana donna rinuncia ai suoi doni e rifiuta di considerarlo come figlio a causa della sua abiura. • 1563-64: scorrerie in Corsica e Liguria (riviera di Levante) • 1565: prende parte all’assedio di Malta. Alla morte di Dragut prende il suo posto come governatore di Tripoli. • 1566: Imperversa nel mare Tirreno con 5 galee tra la Corsica e la Sardegna e minaccia il traffico che ha come base Livorno. Si scontra con la flotta dei cavalieri di S. Stefano comandata dal principe Appiani.
Beylerbey di Algeri e Tunisi (1568-1570) • 1568: Solimano lo nomina beylerbey di Algeri, succedendo a Salech Rais. Sarà l’ultimo ottomano ad usufruire di tale titolo. • 1569-70: attacca e occupa Tunisi, liberandola dagli spagnoli e trasformandola in una base corsara al comando di un sardo rinnegato, Cayto Ramadan. • 1570: appoggia blandamente la rivolta dei moriscos di Granada; invia in loro aiuto 8 galee e 400 archibugieri. Ma accetta il denaro offertogli da Filippo II per togliere l’appoggio ai ribelli. In cambio della diserzione gli è proposto un marchesato in Calabria, che rifiuta. • Al largo della Sicilia cattura 4 galee dei cavalieri di Malta • Lascia il governo di Tunisi allo suocero Chiafer Rais e mantiene solo il governo di Algeri e il comando della flotta del Mediterraneo meridionale
Lepanto (1571) • 1571: Parte da Algeri alla testa di una squadra di galee corsare leggere e manovrabili, per unirsi alla flotta ottomana nell’Egeo. • assale Cipro, Creta e presso Corfù cattura le galee di Michele Barbarigo e, successivamente, le navi "Lezza" e "Moceniga". Assale la squadra maltese di Pietro Giustinian • Devasta i possedimenti veneziani di terraferma al fine di impedire alle galee di Sebastiano Venier di portarsi a Messina e qui congiungersi con la flotta spagnola di don Giovanni d'Austria. Attacca Dulcigno, Antivari, Curzola e Valona, Zante • A settembre raggiunge Lepanto, dove si trova la flotta ottomana di Ali Pascià: in un consiglio di guerra, consiglia i turchi di non abbandonare il sicuro ancoraggio di Lepanto e di non provocare guerra con la flotta cristiana di Giovanni d’Austria • 7 Ottobre 1571, partecipa alla battaglia di Lepanto al comando dell’ala sinistra ottomana, forte di 65 galee e 28 galeotte; di fronte ha ancora una volta il suo rivale Giovanni Andrea Doria. Finge di volere aggirare le navi del Doria; l’ ammiraglio genovese si sposta incautamente verso la costa aprendo in tal modo un varco fra le sue linee ed il centro. Uluç Alì si avvia con la massima velocità verso l’apertura larga un miglio, subito seguito da una formazione di galee corsare. Prima che le navi della lega possano chiudere il varco, riesce ad attraversarlo prendendo alle spalle la flotta di Giovanni d’Austria. Mette fuori combattimento 12 galee con l’uccisione di più di 1000 uomini. Mentre la flotta turca è distrutta si mette in salvo con 25 galee e 20 galeotte. • Fa ritorno a Costantinopoli dopo aver catturato altre 87 navi cristiane lungo la via del ritorno. Ad accoglierlo a Costantinopoli trova una folla festante ed un sultano riconoscente per avere fugato lo sconforto della sconfitta.
Kilige Ali, “la spada di Allah” • dicembre 1571: il Sultano Selim III lo nomina KapudanPasha, ossia ammiraglio della flotta turca; gli è ordinato di abbandonare il soprannome di Uluç (rinnegato) per quello di Kilige Ali, Ali la Spada, perché come una spada è stato capace di rompere l'accerchiamento della flotta avversaria. • 1572: In cinque mesi i turchi costruiscono 150 galee; per equipaggiare i suoi armati, l’Occhiali fa acquistare 20000 archibugi; sono, inoltre, rimpiazzati i rematori persi nella battaglia di Lepanto. Ha ai suoi ordini 222 galee. • 1572: contrasta i veneziani nel Peloponneso e pone la sua sede a Methoni • 1573: compie incursioni contro le coste della Calabria con 200 galere • 1574: si presenta al largo di Tunisi con Sinan Pascià (il giovane rinnegato genovese Scipione Cicala, figlio di Vincenzo) alla testa di circa 5000 marinai e 40000 soldati. A fine agosto occupa la fortezza spagnola di La Goletta dopo cinque settimane di assedio: vengono massacrati quasi tutti i difensori; sono lasciati vivi soltanto il comandante, Pietro Portocarrero, gli ufficiali e coloro che possono procurare un buon riscatto. Cadono nelle sue mani 300 pezzi di artiglieria. • Settembre: Viene ricevuto a Costantinopoli dal sultano Selim III che gli dona un mantello ingioiellato del valore di 2000 sultanini. • 1576: rinnova completamente la flotta ottomana
La nuova flotta ottomana (1576) • 1576: Nell’arsenale di Costantinopoli sono custodite 180 galee. Ma il KapudanPasha decide di rinnovare completamente la flotta ottomana. A questo scopo fa costruire nel mar Nero e nel golfo di Nicomedia, territori circondati da boschi, 100 nuovi scafi di galea. Tutti questi materiali, forniti di alberi, antenne, remi e sartie vengono condotti a Costantinopoli per esservi ulteriormente armati con artiglierie, munizioni ed equipaggi. Nell’arsenale si provvede, nel contempo, a costruirne altre 25 ed a rimetterne in ordine, scegliendo dal materiale esistente, altre 75 galee. Infine l'Occhiali effettua un'importante riforma nella flotta ottomana facendola equipaggiare all'occidentale, aumentando a bordo il numero dei pezzi di artiglieria e dotando gli equipaggi con archibugi al posto dell'arco. • 1579: naviga nel mar Nero con 40 galee per contrastare i persiani mossisi in soccorso dei tartari. Sbarca a Trebisonda e combatte i georgiani alleati dei persiani. • 1582: fa l’ultima sua comparsa nel mare Mediterraneo, prima di ritirarsi sul colle Top-Hana, dove costruisce una grandiosa moschea ed un villaggio da lui chiamato Calabria Nuova. Con gli schiavi cristiani si dimostra magnanimo e tollerante. Consente ad essi di mantenere i propri costumi, la lingua e di svolgere le funzioni religiose in latino. Prima di morire disporrà che essi possano continuare ad abitare gratuitamente nelle loro case e che tale privilegio sia tramandato da padre in figlio.
La fine di un mito (1587) • 1587: muore in condizioni che nessun cronachista, all’epoca, si è azzardato a riportare: poeti e storici, successivamente, hanno avanzato varie ipotesi che vanno dall’avvelenamento da parte di uno schiavo cristiano, alla sua uccisione, mediante taglio della gola, da parte del suo barbiere, alla morte tra le braccia di una schiava greca, all'ictus. • Secondo recenti fonti ottomane, si reca alla moschea, dice la sua preghiera, distribuisce le usuali elemosine e ritorna al suo palazzo. Sono venti giorni che non sta bene. Il suo dottore lo ammonisce a non avere rapporti carnali. Non se ne dà per inteso e muore fra le braccia di una giovane donna. Sono trovate nel suo palazzo 50.000 monete d'oro; anche la vendita delle sue proprietà frutta altre 500.000 monete che sono tutte trasferite al tesoro dello stato con 1300 schiavi. • Da ultimo, alcuni descrivono la sua morte come un assassinio a bordo di una nave per avere dato della prostituta alla figlia del sultano, moglie del gran visir.