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SPAZIO LIBERO. Giornalino mensile della. Banco di Napoli. Anno V. Numero 51 – agosto 2008. RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash. Spazio libero. EDITORIALE.
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SPAZIO LIBERO Giornalino mensile della Banco di Napoli Anno V Numero 51 – agosto 2008 RUBRICHE: EditorialeMondo filialiAttualitàC’era una voltaCinema e culturaFlash Spazio libero
EDITORIALE ABBIAMO DECISO DI PUBBLICARE IN PRIMA PAGINA UNA LETTERA RICEVUTA DA UN LAVORATORE, CHE CI HA EMOTIVAMENTE COLPITI. E’ EMBLEMATICA DEL DISAGIO VISSUTO DA UNA GENERAZIONE TO’ TO’ SUL SEDERINO Alla fine di luglio tutti i colleghi nati prima del 1955 hanno ricevuto, via e-mail, una comunicazione da parte della Direzione del Personale; ricordiamo che all’inizio del mese era stato raggiunto un accordo positivo con il Sindacato per un nuovo esodo. La richiesta aziendale, riteniamo, forse doveva servire anche a dare spiegazioni circa l’applicazione del DM 158/2000 che per la riduzione del personale esige - ovviamente come ogni disposizione di legge - dati puntuali e veritieri per chi abbia maturato o meno il diritto a pensione. Nel corpo della richiesta però, in maniera assolutamente sgradevole in termini formali, l’Azienda afferma: “….nel caso in cui sussistendo i presupposti per l’invio della predetta documentazione, Ella non vi provvedesse, o vi provvedesse segnalando dati non conformi alla sua situazione previdenziale reale, la Società si vedrà costretta a valutare il Suo comportamento, ad ogni conseguente effetto, per l’eventuale adozione dei provvedimenti del caso”. Prima di ogni altra questione, al di là della giusta presa di posizione sindacale che ha stigmatizzato tali parole e che non discendono dall’accordo, c’è un evidente problema di dignità!! • Pochi decenni, solo qualche decennio, prestati a lavorare in quest’azienda; • qualche anno, solo qualche terribile anno, prestato a salvare quest’azienda, nelle traversie e nelle sciagure in cui gruppi dirigenti irresponsabili l’avevano gettata; • un po’ di impegno, solo un po’ di impegno, per conservare i clienti, convincendoli - con la nostra faccia, sempre la stessa, giorno per giorno - con diligenza e onestà che noi non eravamo probabilmente quei delinquenti parassiti che rubavano i loro risparmi; • un po’ di fatica, solo un po’ di fatica, per convincere gli amici”torinesi” della nostra affidabilità e professionalità e che potevamo andare avanti insieme ebbene quale è il finale per gente grande, adulta, responsabile, di una generazione di fuoco, uscita da scuola e dall’università con coscienza critica e consapevolezza del dovere e volere essere cittadini e lavoratori? Se non stai attento ti facciamo to’ to’ sul sederino… Ci sono tanti modi per chiudere i rapporti con le persone e avete scelto il modo peggiore, insinuando a priori una nostra malafede: siete bravissimi, avete capito tutto di noi! Auguri a chi rimane: ne avete bisogno colleghi!LETTERA FIRMATA
MONDO FILIALI NULLA DA DIRE…NULLA DA SEGNALARE, FORSE Ad agosto, si sa, nulla da dire; per definizione non succede niente, tutti con la testa altrove ed è meglio così per cui non è il caso di preoccuparsi.... Sono accadute solo poche, marginali, cose: • Il 4 agosto la solita rapina a Giugliano che ormai non fa più notizia, con un collega colpito alla stomaca ed una signora delle pulizie svenuta, dove l’unica “divertente” variante sono i rapinatori sbucati da un armadio; • Il 25 agosto un altro assalto a Santa Maria a Vico, ma la “colpa” è dei colleghi che stavano caricando il bancomat; • Il 27 agosto la seconda rapina dell’anno a Monteforte Irpino, con un collega minacciato con il taglierino e colto da malore; collega tra l’altro recentemente trasferito, infartuato, e per il quale il solito menagramo RLS segnalava all’azienda l’inopportunità di tale trasferimento, visto che un paio di rapine all’anno a Monteforte pure “capitano”. Questo ciò di cui abbiamo notizia, ma potrebbe esserci altro in giro, perché le rapine sono come il caldo d’estate: “ci toccano” e basta, Così come ci tocca, anche ad agosto, la consegna della solita contestazione disciplinare dove, come ormai si è compreso, non conviene fare mai più di quanto dovuto perché altrimenti la “bastonata” arriva ed anzi più fai e più sei sanzionato, più ci tieni all’azienda e più sei colpito. Tra gli avvenimenti marginali ricordiamo ancora • i soliti affanni per coprire “improvvisi” vuoti nelle agenzie, con personale che “vola” da un punto operativo all’altro, con convocazione ad horas per permettere l’apertura di filiali cronicamente sottodimensionate; • il passaggio, per alcune filiali, dalla categoria “abbastanza sporche” alla categoria “molto sporche”; • il riconoscimento alla filiale di Teano del premio “Agenzia Ideale”, per la qualità dei rapporti umani. Ma nel nulla agostano qualcosa di tragico dobbiamo, forse, segnalarlo: Michela non è più tra di noi. Dopo alcune settimane di coma, Il 19 agosto, Michela Esposito, 28 anni, madre di un bimbo di 4 anni, collega dell’agenzia di Cardito, se n’è andata, in punta di piedi. Aveva la capacità di infondere serenità a chiunque le stesse vicino, a casa come al lavoro e forse “sentiva” il destino che l’attendeva al varco. Ai funerali alcune assenze brillavano…ma siamo sicuri che Michela non se la sia presa. Che la terra ti sia lieve, dolcissima amica!
ATTUALITA' le Olimpiadi di Mexico ’68……e quelle di Pechino 2008 Da una settimana sono finite a Pechino le Olimpiadi 2008, con addosso il peso delle polemiche per la politica di negazione dei diritti umani e politici da parte della Cina nei confronti del Tibet. Le Olimpiadi hanno sempre avuto una fortissima connotazione non solo sportiva ma anche di natura politica e sociale, soprattutto come manifestazione di fratellanza tra i popoli, tanto è vero che nacquero nell’antica Grecia come tregua nei confronti della guerra. Nel 1968, 40 anni fa, Le Olimpiadi si tennero a Città del Mexico ed ebbero un grandissimo impatto mediatico per i risultati di ordine sportivo, soprattutto in atletica regina delle Olimpiadi, ma anche per le implicazioni di ordine politico e sociale che le azioni degli atleti afroamericani produssero. Come non ricordare, dal punto di vista sportivo, il primato mondiale di Bob Beamon nel salto in lungo quando - con un balzo felino e approfittando anche della rarefazione dell’aria ad un altura di circa 2000 metri sul livello del mare - toccò terra alla misura di 8,90 m, primato che è durato più di 20 anni?!...e come non ricordare il tempo di 19,78 secondi fatto dal grandissimo Tommie Smith nei 200 metri quando distrusse con un rettilineo finale superlativo, a braccia alzate e rallentando vistosamente, l’altro superman della velocità Usa John Carlos?!..e ancora il tempo di 43,05 secondi fatto registrare dal Lee Evans nei 400 metri, gara che da allora fu chiamata “la corsa della morte” perché fu la prima volta che la gareggiarono come velocità prolungata?!...di primati ce ne sarebbero tanti altri da raccontare ma a noi bastano e avanzano questi, anche perché si accoppiano alle manifestazioni che gli stessi atleti fecero per protestare e ricordare al popolo del mondo (ma soprattutto al popolo Usa) i problemi che la segregazione razziale produceva agli atleti ed al popolo afroamericano. Entrambi i grandissimi Tommie Smith e John Carlos alla premiazione della medaglia alzarono un pugno chiuso con il guanto nero, simbolo delle lotte delle “Black Panters” di quegli anni tribolati, diretti figli della lotta antirazziale (e anticapitalistica, aggiungiamo noi) nata dai processi sociali e politici innescati dalle lotte di Malcom X e Martin Luther King. %
ATTUALITA' segue: le Olimpiadi di Mexico ’68……e quelle di Pechino 2008 Il quattrocentista Lee Evans, vinta anche la 4x400, irrise l’inno americano, creando grande scalpore mondiale, perché Smith e Carlos erano stati intanto espulsi dalla squadra americana, spiegando (così come aveva fatto anni prima il magnifico Mohamed Alì-Cassius Clay) di non comprendere la ragione della felicità per la vittoria, se gli afroamericani servivano solo a vincere le medaglie. Tutte manifestazioni che produssero clamore enorme in una gioventù, la prima nata dopo la II guerra mondiale che così prese coscienza del fatto che anche lo sport è intrinsecamente legato alla politica ed alle lotte sociali e che portarono come conseguenze effetti di “cambiamento” e di maturazione civile, politica e sociale. E’ ciò che oggi auguriamo possa essere accaduto anche alla gioventù odierna per l’’Olimpiade appena conclusasi. Vorremmo cioè che, attraverso le gare o i possibili nuovi miti – come, per esempio, il giamaicano Usain Bolt o l’americano Phelps - oppure attraverso i semplici vincitori o anche attraverso gli sconfitti delle gare olimpiche, i giovani d’oggi si siano creati miti ed eroi che non servano solo ad una momentanea esaltazione della vittoria sportiva ma che li aiutino a vedere e a comprendere il mondo come è (o come si vorrebbe che fosse), per prendere finalmente coscienza di esso e decidere di fare il possibile per cambiarlo in meglio.
C'ERA UNA VOLTA ? Prima di tutto vennero a prendere gli zingari… Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non era comunista Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare Martin Niemoller
CINEMA E CULTURA MERITOCRAZIA di Roger Abravanel La carenza di merito nella società italiana sta diventando un tema sempre più urgente, ripreso ogni giorno da stampa, studiosi e comuni cittadini. Mancano però le soluzioni a questo “mal di merito”, il pessimismo prevale sull’ottimismo e la disillusione aumenta. Questo libro di Roger Abravanel, ingegnere e consulente aziendale, vuole invertire questa tendenza, e avanza quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto. Il libro analizza la pervasività della mancanza di meritocrazia nell’economia italiana e l’incapacità di produrre leader eccellenti sia nel settore pubblico, sia in quello privato. Questi due fattori generano il declino del Paese, i bassi salari e il conseguente calo del potere d’acquisto dei cittadini. Se, da un lato, la mancanza di concorrenza ha fatto sì che il nostro Mezzogiorno accumulasse uno spaventoso ritardo malgrado decenni di investimenti, dall’altro, il “circolo vizioso del demerito” basato su raccomandazioni, fedeltà amicali e familiari, ha condotto a una società basata sulla cooptazione anziché sulle competenze. Abravanel propone una trasformazione culturale per l’Italia che abbracci l’ideologia del merito di stampo anglosassone e nordeuropeo: “meritocrazia – scrive - significa che i migliori vanno avanti in base alle loro capacità e ai loro sforzi, indipendentemente da ceto e famiglia di origine e sesso”. Ciò da noi non avviene, anche perché mancano la piena responsabilizzazione degli individui e le pari opportunità orientate ad una vera mobilità sociale. Una mancanza che ha finito per rendere la nostra società “la più diseguale e ingiusta del mondo occidentale”, perché chi nasce povero in Italia - come sottolinea Francesco Giavazzi nella prefazione - ha maggiori probabilità che altrove di rimanere povero; e i figli troppo spesso possono al più seguire il sentiero tracciato dai padri, senza riuscire ad accrescere la loro posizione nelle gerarchie sociali. Abravanel propone quattro soluzioni concrete e coraggiose a questa situazione. La prima prevede di lanciare una delivery unit (“unità di consegna”) del tipo di quella realizzata da Tony Blair per migliorare la qualità e ridurre gli sprechi nel settore pubblico inglese, consegnando risultati, e non solo promesse ai cittadini. La seconda prevede una grande iniziativa di testing nazionale, sul genere dello Scholastic aptitude test americano, perché permetterà ai migliori 10.000 studenti italiani di crearsi la propria università di eccellenza. La terza proposta prevede la creazione di un’Autorità per sbloccare l’economia, accelerare la (de)regolamentazione e controllarne l’attuazione nei servizi locali pubblici e privati (commercio, trasporti, utilities locali, professioni). Infine l’autore propone una serie di “azioni positive” per sfruttare la leadership femminile in Italia, del tipo della normativa norvegese che impone un aumento della presenza di donne nei consigli di amministrazione delle imprese quotate. Questo insieme di provvedimenti, se adottato e seguito nella sua realizzazione, avvierebbe per la società italiana stremata dall’inefficienza, uno shock positivo del quale ha urgente bisogno.
FLASH VIGNETTISTA IN FERIE: CONOSCENDOLO, AVREBBE IRONIZZATO SULLA“COMPAGNIA DI BANDIERINA”
La Redazione • Giorgio Campo puoi leggerci anche su: • Antonio Coppola cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli • Mario De Marinis • Antonio Forzin • Amedeo Frezza • Raffaele Meo • Italo Nobile • Maria Teresa Rimedio • Anna Maria Russo