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AIUTO! MIO FIGLIO FA I CAPRICCI!. Unicuique suum … cioè a ciascuno il proprio ruolo!. A cura di Michela Albertini Progetto “1+1=3. Percorsi formativi e di auto mutuo aiuto per coppie e genitori”, promossi dall’Associazione di solidarietà familiare “Una casa per Pollicino”.
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AIUTO! MIO FIGLIO FA I CAPRICCI! Unicuique suum … cioè a ciascuno il proprio ruolo! A cura di Michela Albertini Progetto “1+1=3. Percorsi formativi e di auto mutuo aiuto per coppie e genitori”, promossi dall’Associazione di solidarietà familiare “Una casa per Pollicino”
IL CAPRICCIO in generale … • = voglia, idea o desiderio improvviso e strano; • È la voglia o l’idea che ha del fantastico o dell’irragionevole e che per lo più nasce da leggerezza o poca riflessione; • Capriccioso è chi è instabile e variabile; • Del fenomeno capriccio sono date letture diverse, a seconda delle scuole di pensiero, degli approcci epistemologici, delle esperienze,… • È una questione difficile e delicata.
IL CAPRICCIO per il genitore … • Ci sentiamo presto impotenti. • Avvertiamo la provocazione e la sfida che il capriccio comporta. • La nostra angoscia e la nostra rabbia crescono assieme all’angoscia e alla rabbia del bambino. • Proviamo spesso • delusione • pretesa verso noi stessi e verso il bambino • sconforto
IL CAPRICCIO per il bambino … • È, di norma, uno dei modi che il bambino possiede per opporsi al volere dei genitori (in particolare della madre) e per distaccarsi da lei. • Fa parte del processo di autonomizzazione del bambino. • Indica che c’è qualcosa che non ha funzionato, che il bambino non ha capito, che lo disturba,… Il capriccio è una spia preziosa dello stato d’animo del bambino.
DI FATTO, però, … …Non esiste nessun bambino che faccia un capriccio da solo.
Condizione indispensabile perché nasca un capriccio è la compresenza di BAMBINO ADULTO cui il bambino è o si sente affidato
I capricci sono fenomeni relazionali. Nascono all’interno della relazione, si svolgono all’interno della relazione e mirano (sia pure malamente) a modificare qualche cosa di importante nella relazione. P. Roccato, psicoanalista
IL DOPPIO LIVELLO DEL CAPRICCIO ESPLICITO (coinvolge cose sciocche) IMPLICITO (nessuno dei due partners relazionali ne è consapevole, se non in modo piuttosto vago; in genere ne è appena più consapevole il bambino rispetto al genitore)
IL PIANO ESPLICITO • Qualsiasi oggetto, azione, evento o possibilità può essere l’epicentro del capriccio. • Da parte dell’adulto, ciò che scatena il capriccio è spesso considerata in sé una sciocchezza: • per quantità oppure • per qualità • Per il bambino, invece, la cosa sembra avere un’importanza vitale.
IL PIANO IMPLICITO • È il piano veramente importante del capriccio. • Non è (quasi) mai immediatamente evidente. • I suoi indizi sono sempre disseminati sotto gli occhi dell’adulto: la vera difficoltà consiste nel decifrarli.
I capricci sono messaggi del bambino all’adulto. • Sono tentativi (maldestri) che i genitori faticano a tollerare per i modi rabbiosi rivendicativi irritanti inopportuni che li caratterizzano.
Quello che si gioca sul piano implicito può riguardare gli aspetti: • della vita mentale e relazionale del bambino; • della vita mentale e relazionale dei genitori; • della relazione tra il bambino e l’adulto cui egli è affidato.
LE MOTIVAZIONI IMPLICITE DEL CAPRICCIO • I motivi che spesso generano i capricci sono aspetti psicologici “nascosti” (di natura emotiva, relazionale, evolutiva,…) di cui nessuno dei due partners è cosciente. • Gli aspetti più frequenti, visti dalla parte del bambino, sono riassumibili nei modi che seguono. È questione di :
1. Ho bisogno di un segno concreto del tuo amore per me, perché non sono sicuro che tu – in questo momento, o in questo periodo, o in ogni momento) – mi ami. Il bisogno di rassicurazione sull’amore può dipendere da innumerevoli circostanze: • “distrazione” dell’adulto (per vari motivi, come lavoro, studio, malattie,…); • dubbi del bambino (es. l’arrivo del fratellino, separazione dei genitori); • senso di colpa verso l’adulto (il bambino ha bisogno di sapere che la sua colpa non ha condizionato l’amore dei genitori verso di lui).
2. Ho bisogno di sapere quanto potere ho io (sia in assoluto, sia nella relazione con te). POTERE = funzione relazionale per cui una persona fa qualcosa che altrimenti non farebbe. Il bambino ha bisogno, per la propria crescita serena ed equilibrata, di sapere • quanto potere l’adulto accetta che il bambino abbia su di lui (e non solo viceversa); • quanto potere possiede: né troppo (per non sentirsi in balia solamente di se stesso = non affidato a nessuno!), né troppo poco (per non sentirsi schiacciato dalla pre-potenza degli altri, genitori compresi, e riconoscersi come soggetto).
3. Ho bisogno che tu eserciti adeguatamente il tuo potere con me, in modo più chiaro, coerente ed esplicito, così che io possa orientarmi meglio e trovare più sicurezza. Il bambino provoca l’adulto: gli segnala che ha bisogno che l’adulto gli ponga dei limiti con fermezza e con chiarezza. FERMEZZA COERENZA SENSATEZZA delle regole Fanno parte dell’amorevolezza. E il bambino lo sente.
4. Ho bisogno di sapere se l’adulto al quale sono affidato è sufficientemente stabile e forte. Poche cose sono così angoscianti per un bambino come constatare che l’adulto cui è affidato è una specie di fragile marionetta in suo potere. L’insicurezza devastante che ne deriva talvolta viene dal bambino affrontata assumendo lui la parte di quello “forte”, che impone il proprio volere. Ma, inevitabilmente, lo farà come può farlo un bambino (…) - P. Roccato -
5. Ho bisogno di sapere che non sono solo affidato a te, ma che ho anche un certo grado di autonomia da te. Il capriccio, a volte, è il modo che il bambino pone in essere per affermare la propria autonomia di fronte ad un adulto che non riconosce pienamente le sue competenze e la sua necessità evolutiva di fare da sé. Di solito, però, purtroppo, il bambino ottiene il risultato opposto: si fa percepire troppo piccolo e “capriccioso” e quindi da tenere ancora più sotto controllo!
6. Il bambino ha bisogno che sia sistematicamente riconosciuto dagli adulti che si occupano di lui il valore del suo sentire, del suo pensare, del suo desiderare e del suo volere. (…) Per il bambino, come del resto per tutti noi, è più importante sentirsi riconosciuto come soggetto desiderante, piuttosto che non ottenere la cosa desiderata.
COSA FARE ALLORA? VOLIAMO ALTO! • Individuare il piano importante implicito e interagire con il bambino in quella direzione, abbandonando il piano pretestuoso di superficie. • Negoziare con il bambino il rapporto sul piano relazionale importante e non contingente altrimenti si rischiano RABBIA e FRUSTRAZIONE in entrambi.
PRONTO SOCCORSO CAPRICCI! (… MA SENZA MAI PERDERE DI VISTA ‘MADRE TERRA’!) 1. Lasciare che la rabbia del bambino passi, cercando di non aggiungere ad essa anche la propria (trovare il lato ‘teatrale’ o comico del capriccio)… Chi è genitore vi capirà, anche nel bel mezzo della corsia di un supermercato affollato! Chi non è genitore … bhè … vi importa proprio tanto ciò che può pensare?
2. Mantenere la calma, accettando l’intensità delle proprie emozioni di fronte al comportamento del bambino. 3. Rassicurare il bambino appena si può con una coccola e con il contatto fisico positivo. 4. Riprendere le fila del discorso in termini emotivi: • dire al bambino ciò che si prova di fronte al suo comportamento; • far comprendere al bambino che è il suo comportamento ad essere stato ‘cattivo’, non lui! • fargli percepire l’amore che si prova per lui, senza tuttavia negare i propri sentimenti e le proprie esigenze.
5. Cercare, nonostante i capricci, di creare sicurezza emotiva: • promuovendo il ‘dialogo’, anche con bambini molto piccoli; • ascoltando rispettosamente i bambini quando parlano; • accettando il loro pianto; • lodandoli qualche volta in più piuttosto che qualche volta in meno; • vivendo la gioia (non c’è solo la fatica!) di essere genitori.
PER CONCLUDERE … ! Quando invece si ostinano su qualcosa [i bambini], si oppongono, gridano o piangono, li amiamo meno, siamo irritati dalla loro irragionevolezza: è così che definiamo certe reazioni infantili, solo perché non riusciamo a capirle o semplicemente perché ci disturbano. Parliamo di ‘capricci’, noi che siamo mutevoli, ma anche avidi, discontinui, accidiosi, spinti da una gran fretta che è divenuta ormai comportamento abituale. (…) I bambini piccoli sono in un legame profondo con i loro genitori e, pur avendo una individualità originaria e unica, respirano e vedono le cose attraverso di loro, si modellano sulle risposte che ricevono, mentre gli adulti, spesso, troppo spesso, guardano altrove, al futuro, perdendo il presente. - G. Honegger Fresco -