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Vignette e riflessioni. Numero. Versione 4 dicembre 2007. per il recupero dei nostri “spazi” pubblici liberi da pubblicità privata. A cura di Mauro Pecchioli, medico fiorentino maupec@iol.it.
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Vignette e riflessioni Numero Versione 4 dicembre 2007 per il recupero dei nostri “spazi” pubblici liberi da pubblicità privata A cura di Mauro Pecchioli, medico fiorentino maupec@iol.it
L'intenzione di questa piccola opera composta da vignette e riflessioni è quella di offrire al lettore un'occasione per porre la sua attenzione al fenomeno della pubblicità privata nei nostri “spazi” pubblici. Alla fine della lettura ognuno sarà in grado di farsi un'idea del fenomeno stesso, e potrà affermare il suo consenso o il suo dissenso nei confronti della tesi qui esposta. La tesi è la seguente: “Gli spazi pubblici, intesi in senso lato, dalle strade, alle piazze, ai canali pubblici dei media radiotelevisivi, sono per definizione proprietà condivisa da tutti in quanto utile a tutti per la vita quotidiana. Sulla base dell'articolo 3 della nostra Costituzione non possono essere concessi in uso ad interessi di privati, che, per il solo fatto di versare denaro nelle casse delle amministrazioni pubbliche, si prendono il diritto di farne casse di risonanza per aumentare i loro profitti personali, a spese della libertà psicologica dei loro concittadini, e creando una diseguaglianza tra due gruppi di cittadini: quelli che possono esporre multimedialità in pubblico, e quelli che possono soltanto subire la multimedialità prodotta dagli altri, senza avere scelto di acquistare un biglietto per visionarla (che sarebbe il segno di una scelta voluta), ma solo perchè tale multimedialità galleggia libera e sfrenata sulle loro teste nei loro spazi pubblici. Le vignette sono il frutto di un lavoro di oltre quattro anni, e sono messe in un ordine sparso rispetto alla loro produzione cronologica. Le riflessioni sono proposte di lettura personale, da prendere come spunto per sviluppo e crescita di idee sul tema e sulle varie sfaccettature che esso presenta. Mauro Pecchioli
Riflettiamo sulla domanda posta da questi ragazzi di una scuola elementare alla loro maestra... Come potra' questa maestra trasmettere il rispetto per la “cosa pubblica” ai suoi ragazzi, quando la realtà la contraddice così apertamente e spudoratamente?
...e così, se uno paga soldi alla amministrazione pubblica acquista il diritto di occupare, usurpare gli spazi di tutti, obbligando i suoi simili a vedere, leggere, occuparsi mentalmente di quanto a lui passa per la mente di esporre nella casa di tutti...
Il telecomando è uno strumento efficace per “azzittire” la pubblicità privata nei canali televisivi pubblici, ma resta sempre il problema di dovere guardare lo schermo per riprendere la visione del programma che stavamo seguendo, interrotto dalla pubblicità. Quindi, non si sfugge completamente al messaggio pubblicitario, che riesce purtroppo a colpire e a coinvolgere la nostra materia grigia.
La nostra Costituzione ci aiuta a capire perchè la pubblicità privata nei nostri spazi pubblici va contro le regole e i principi che la Carta sancisce per volere del popolo.
Questa è la visione, immaginaria oggi, ma ben realizzabile non appena si decida di tornare a rispettare le regole del vivere civile, per ristabilire un rapporto corretto tra le persone che dirigono la televisione pubblica e gli utenti, cioè le persone che usufruiscono dei programmi trasmessi.
Un modo proponibile per creare uno strumento di dissenso ragionato alla pubblicità privata in pubblico consiste nel sovrapporsi fisicamente ad essa con messaggi dai contenuti che illustrino le ragioni per le quali si ritiene giusto che essa debba essere abolita. Articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
La pubblicità è di per sé un'esca, e come tale è ingannevole per definizione.
Ancora sul modo di potersi difendere dalla pubblicità fatta su maxi-manifesti, e nello stesso tempo aiutare i propri concittadini a capire i problemi che la sua esistenza porta alla collettività. Ancora una volta ci fornisce una autorizzazione a procedere l'articolo 21 della nostra Costituzione:. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. “
Nella vignetta si vuole sottolineare il fatto che pubblicità ad alcolici sono lasciate passare impunemente, anzi, con il beneplacito delle amministrazioni locali, nonché il loro tornaconto economico, in una società dove l'alcolismo produce gravi danni, sia a chi ne è vittima personalmente, sia a terzi, quando le conseguenze di ubriachezza conducono a stragi di “innocenti” in incidenti stradali sempre più frequentemente causati dall'uso dell'alcol.
Lo “spazio” pubblico rappresenta un canale attraverso il quale il cittadino recepisce le regole della collettività. Permettendo al privato di esporre, nello stesso canale, regole contrarie e opposte a quelle pubbliche, si crea inevitabilmente nei giovani un fenomeno di dissociazione mentale, con conseguenze molto importanti per la formazione e la crescita di uno stabile senso di coerenza civile.
Certe scelte politiche appaiono mirare troppo a valle rispetto ai problemi che apparentemente esse intenderebbero affrontare e risolvere.
Una pena di sei anni e mezzo viene inflitta ad un giovane che, in stato di ubriachezza, ha travolto e ucciso quattro persone. Non siamo tutti responsabili? Non ci siamo dentro tutti? Fanno bene gli amministratori a permettere l'esposizione negli spazi pubblici di messaggi che promuovono l'uso di bevande contenenti alcol?
Se un giorno anche all'interno delle chiese cattoliche, durante la messa, si iniziasse a vedere calare dei teloni con pubblicità commerciale privata, che cosa penserebbero i fedeli nei confronti della religione, del prete, della stessa realtà della istituzione religiosa che è la Chiesa Cattolica? Eppure, pensandoci bene, Famiglia Cristiana trasporta molta pubblicità commerciale di privati. Non c'è più religione?
Gli incidenti causati da stato di ubriachezza sono in aumento. Ha un senso continuare a seminare messaggi inneggianti in modo menzognero e ingannevole ad effetti “benefici” dell'alcol? A chi giova tutto ciò, se non ad aumentare i profitti economici dei venditori e delle amministrazioni locali, a danno però dei consumatori ingannati dal messaggio?
E' tale e quale la stessa situazione che si verifica ogni volta che inizia una sfilzata di spots pubblicitari in TV durante la cosiddetta pausa dei “consigli per gli acquisti”. L'unica grossa differenza è che i signori alla porta devono suonare il campanello ed aspettare civilmente di essere ricevuti, se Benedetto ne ha voglia o interesse, mentre in TV invadono maleducatamente la tua vita privata, obbligandoti ad ascoltarli o a attuare misure per azzittirli.
Una scena allegorica raffigurante l'ascesa al Governo dell'Italia del Cavaliere Berlusconi, utilizzando la spinta della massiccia pubblicità gettata a mani libere sulla sostanza grigia dei suoi connazionali, attraverso tutti i canali possibili, dai maxi manifesti nelle strade agli spots in TV.
Inutile sottolineare il messaggio di questa vignetta. Vale la pena di chiedersi se sia giusto utilizzare uno strumento pubblico per servire un interesse privato.
E' la regola vigente, anticostituzionale (vedi articolo 3) e tesa soltanto a far fare cassa alle istituzioni pubbliche contravvenendo alla regola del rispetto di ciò che esse stesse dovrebbero tutelare: “la cosa pubblica”.
...è solo un sogno e un desiderio, quello di vedere la mia città libera dalla pubblicità privata nei nostri spazi pubblici. Tocca solo a noi decidere se farli diventare realtà.
Di reato si tratta, secondo la nostra Costituzione. Non viene riconosciuto come tale dalle Istituzioni, solo perché verrebbero a perdere degli introiti economici. A tal proposito viene da chiederci se le amministrazioni pubbliche hanno bisogno di più soldi che entrino nelle loro tasche o piuttosto di porre molta più attenzione a non sperperare i soldi che già posseggono in “progetti” gonfiati e non utili alla comunità dei cittadini.
Tra diventare (cioè essere in un altro modo) ed apparire c'è una bella differenza. La pubblicità fa sembrare più grandi solo perché aumenta la visibilità spaziale e la grandezza fotografica dell'immagine rappresentata, ma non fa “diventare” più grandi. E' solo un trucco da prestigiatori, basato su leggi che la psicologia conosce bene da tempi. E' giusto usare trucchi per ingannare il prossimo in pubblico, solo per aumentare i propri profitti?
Senza parole. Se non concordate, scrivetemi via e-mail per comunicarmi il vostro dissenso alla affermazione descritta da questa vignetta: maupec@iol.it
Inutile dire che l'uso di bevande contenenti alcol porta da tutta altra parte che a quella di avere le idee chiare. Eppure è esperienza di tutti ascoltare, in TG e programmi di divulgazione su temi legati alla salute, messaggi che affermano che l'alcol fa bene al cuore, o allontana l'Alzheimer, o “pulisce le arterie”. Siamo proprio sicuri che dietro a quei messaggi non ci sia lo zampino di qualche produttore? Sapevate che la “scienza” si può anche comprare?
Un'altra scena allegorica, per illustrare l'effetto di ipnosi e paralisi della sostanza grigia degli italiani realizzata dal getto continuo di pubblicità e propaganda politica realizzati dal Cavaliere Berlusconi per tenere ferma l'Italia mentre lui rimetteva al sicuro la sua situazione giudiziaria attraverso la costruzione affrettata di leggi pro domo sua.
Già... Ma quante sono le persone che si sono poste questa domanda?
La ripetitività dei messaggi pubblicitari è veramente nauseabonda. Palino esprime proprio questa condizione patologica nell'atto di disfarsi dell'oggetto causante.
Con quale dei due Palini ti identifichi? Cambia molto, secondo la tua scelta, il contributo di partecipazione che potrai dare ai fini della abolizione della pubblicità privata nei nostri spazi pubblici.
Anche Palino viene costretto a vivere un difficile conflitto di interessi, ma è molto facile risolverlo, seguendo il dettato della nostra Costituzione all'articolo 3:”È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini...” e all'articolo 21:”Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Eppure la realtà ci dimostra quanto sia vera l'osservazione di Palino. Sta a noi fare in modo che abbia fine questa illegalità istituzionalizzata.
Una ulteriore allegoria dell'uso dello strumento pubblicitario fatto a piene mani dal Cavaliere Berlusconi durante la sua discesa e per tutta la sua permanenza in campo. A questo proposito, se il “calcio” non fosse un interesse così diffuso a pioggia battente dai media sulla sostanza grigia degli italiani, siamo proprio sicuri che l'espressione “scendere in campo” sarebbe stata scelta per indicare l'ingresso in politica?
Insieme alla stazione eretta, l'Homo Sapiens ha conquistato anche la libertà dalla schiavitù della pubblicità negli spazi pubblici, che appartiene ad una condizione inferiore nella scala delle specie... :-) ...beh, questa è solo una battuta, si capisce... non c'è niente di scientifico.
Vogliamo vivere in Centri Commerciali oppure in Città? A noi la scelta.
La propaganda elettorale ha la stessa caratteristica della pubblicità commerciale, cioè costituisce un'esca per accalappiare consensi da parte degli elettori. Come si concilia il fatto di manifestare l'intenzione di candidarsi a difesa degli interessi collettivi, e poi utilizzare un mezzo scorretto come quello di diffondere esche per pescare consensi? Non abbiamo appena visto che le esche sono ingannevoli per definizione? Di conseguenza, chi ne fa uso non è affidabile socialmente, no?
...la riflessione di quel pescetto appare veritiera: come puoi considerare delfino chi si comporta in tutto e per tutto come squalo?
Gli amministratori pubblici giustificano la scelta di accettare pubblicità privata sui mezzi pubblici per pareggiare i loro bilanci. Siamo sicuri che abbiano fatto il meglio per evitare di andare in passivo? Hanno amministrato bene, con previdenza e accortezza, senza sperperi?
Due strade, due città, due diversi modi di comunicare il rispetto per la “cosa pubblica” ai propri concittadini da parte delle amministrazioni locali. In alto, l'imbocco del Ponte all'Indiano sulla Via Pistoiese, a Firenze, dove una selva di ben dieci maxi-manifesti e altri manifesti più piccoli, appesi ai pali della luce, impongono i loro contenuti agli automobilisti costretti alla sosta dai semafori. In basso, il Lungolago dei Gonzaga, a Mantova, dove un muro appare nella sua reale essenza e i pali della luce e la segnaletica stradale esplicano con molta pulizia e chiarezza il compito a cui sono destinati: illuminazione e informazione pubblica.
Ecco un modo “civile” di coprire dei lavori in corso su una facciata di un palazzo a Berlino, rivestendolo con gigantografie di ambienti, piuttosto che con maxi-messaggi pubblicitari. La pubblicità turistica alla Turchia non sovrasta lo sfondo neutro ambientale. Da notare il palo della luce lasciato incontaminato da cartelli appesi.
Potrà sembrare impossibile e incredibile, ma davvero si assiste alla coesistenza di messaggi così contraddittori nelle nostre strade cittadine. I casi sono due: o gli amministratori sono mentalmente malati, o sono disonesti. Non c'è scampo.
La notizia è comparsa sulle pagine interne de “La Repubblica” nel dicembre 2006. Non ci è dato di sapere se e come sia stata realizzata la legge che dovrebbe avere fatto tornare San Paolo in Brasile ad essere una città senza pubblicità, ma una notizia analoga è comparsa il 25 ottobre 2007 su “Le Figarò”: il Sindaco di Parigi decide di decontaminare anche la sua città dall'inquinamento pubblicitario.
Palino ha una sola arma per difendersi e difenderci dall'inquinamento pubblicitario: scioperare nella sua funzione pubblica: fare luce. Ma quale mano azionerà l'interruttore per avviare la protesta? Sicuramente la gente si accorgerebbe allora della mancanza di luce, e si solleverebbe contro il mal servizio. Purtroppo siamo ancora nel campo dell'immaginario e del fantastico...
Vi siete mai chiesti chi ha inventato questa forma di pubblicità stradale? Siete in grado di esprimere un vostro giudizio personale su questa idea così assurda e malsana? Palino lo esprime, nella diapositiva successiva...
...e chi non è d'accordo, alzi la mano, per favore: abbiamo bisogno di sapere con chi stiamo condividendo la vita nelle nostre città.
Sembra proprio che la conclusione che si deve trarre non possa essere che questa, dettata dalla “saggezza gabbiana”. Del resto, si sa, guardando il mondo dall'alto e con il pensiero libero, come lo hanno senza dubbio i gabbiani, padroni dei cieli da migliaia di anni, si vedono le vere ragioni profonde delle cose.
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Fine Firenze,da un'idea del novembre 2007