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Scuola media statale “Mario Borsa” Somaglia (Lo)

Scuola media statale “Mario Borsa” Somaglia (Lo). Battista Scotti note biografiche. Figure. Le classi terze presentano una lettura tratta dai libri. Figure. Presentazione.

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Scuola media statale “Mario Borsa” Somaglia (Lo)

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Presentation Transcript


  1. Scuola media statale “Mario Borsa”Somaglia (Lo) Battista Scotti note biografiche Figure Le classi terze presentano una lettura tratta dai libri

  2. Figure

  3. Presentazione Anche quest’anno la nostra casa editrice “La penna rossa” si è messa all’opera. Come da tradizione, con le classi terze viene proposta la realizzazione di un libro che vede come protagonista il XX secolo. Ogni triennio cerchiamo di analizzarlo attraverso diverse angolazioni, diverse sfaccettature. Quest’anno abbiamo deciso di compiere un viaggio attraverso le figure che hanno caratterizzato positivamente i vari decenni. Con questo lavoro abbiamo cercato di grattare qua e là il paesaggio del Novecento per vedere cosa c’è sotto la crosta della rappresentazione storica riportata dai testi scolastici.

  4. La storia è fatta di eventi epocali e di grandi personaggi, ma anche della la vita quotidiana di tante persone semplici e anonime. Sono gli uomini e le donne comuni che spesso “subiscono” la storia, pagando le conseguenze di scelte fatte da altri. Queste persone, tuttavia, possono diventare protagonisti di grandi cambiamenti epocali. Da loro vogliamo imparare il rispetto della dignità e del valore di ciascuna persona, perché è in ognuno di noi che può nascondersi la parte migliore della nostra umanità. Le insegnanti

  5. La suffragetta

  6. La suffragetta Le organizzazioni “suffragiste”, così definite perché “suffragette” venivano chiamate in modo dispregiativo le donne che portavano avanti la battaglia per il suffragio femminile, diedero vita ad un movimento di appelli e campagne di propaganda per convincere l’opinione pubblica e fare pressione sui parlamenti.In Italia questo movimento ebbe in Anna Kuliscioff (1857-1925) una delle sue esponenti più rappresentative, ma esso non riuscì ad ottenere gli stessi risultati come nel resto d’Europa, perché si arriverà alla parità nel diritto di voto solo nel 1945.

  7. L’emigrante

  8. L’emigrante L’emigrante era, nella stragrande maggioranza, un contadino o un bracciante povero e analfabeta che fuggiva dalla miseria delle campagne cacciato dalla fame e dalla disoccupazione. Egli andò a cercare fortuna nelle città e nei borghi industriali, ma l’offerta di manodopera era superiore alla richiesta e molti non trovavano lavoro. Ciò portò il contadino meridionale a spingersi verso l’ignoto in cerca di lavoro e possibilità di guadagno, soprattutto in America. Di solito non era un lavoratore specializzato e l’unico lavoro che conosceva era quello del contadino; quasi sempre l’emigrante italiano veniva impiegato in lavori umili, pesanti e socialmente disprezzati.

  9. Il soldato

  10. Il soldato Chi era il soldato? Era soprattutto il contadino, strappato alla famiglia e ai campi dagli ordini di mobilitazione dei rispettivi Stati. Il soldato in trincea è sottoposto a una durissima disciplina militare, fatta osservare con estremo rigore dagli ufficiali che controllano ogni suo movimento. Scrive lo storico locale Giacomo Bassi: “Si tornò a casa dopo aver lasciato sui campi 670.000 morti e oltre un 1.000.000 di feriti mutilati ed invalidi !! E con una mentalità totalmente cambiata rispetto al percorso di vita che avevano prima degli avvenimenti.

  11. Il contadino

  12. Il contadino La vita di un contadino era difficile e dato che in famiglia erano in tanti, ognuno aveva il proprio compito, già a partire dai primi anni di vita quando i bambini più fortunati andavano a scuola ma gli altri, la maggior parte, al lavoro Uno dei giorni più crudeli, per i contadini, era l’11 novembre, San Martino, perché segnava la fine del contratto annuale e l'inizio di un mercato privo di regole e di giustizia. La casa dei lavoratori veniva data dall'azienda per cui si lavorava e quindi in quel giorno sulle strade che collegavano una cascina ad un’altra c’era un gran via vai .

  13. La mondina

  14. La mondina Nella nostre campagne la figura tipica di questo periodo è la mondina: il suo lavoro, molto faticoso, consisteva nel piantare le pianticelle di riso e togliere le erbacce che crescevano nelle risaie. Le condizioni di lavoro erano davvero pessime, perché si lavorava nell’acqua, sempre piegate; questo fece crescere molto il malcontento.La stagione della monda durava 40 giorni, durante i quali l’unica cosa che la mondina poteva fare per consolarsi dalla fatica del lavoro era cantare insieme alle compagne, spezzando così la solita monotonia.

  15. Il partigiano

  16. Il partigiano Il partigiano era l’ alleato militare degli anglo americani che stavano liberando l’Italia. Spesso erano antifascisti storici che si erano opposti al regime durante il ventennio, ai quali si aggiungevano dei soldati che non volevano combattere per i Tedeschi e non si presentavano al richiamo. Cosa facevano? Un’azione di logoramento: bloccavano i Tedeschi facendo saltare i ponti, i magazzini con le armi, cercando di interrompere le linee tedesche: ciò era molto utile agli anglo americani che stavano risalendo l’Italia.Il loro contributo in Italia fu assai notevole: senza queste vittorie partigiane non ci sarebbe stata in Italia una vittoria alleata così rapida e schiacciante.

  17. La staffetta

  18. La staffetta La Resistenza, per quanto grande potesse essere il coraggio degli uomini, non sarebbe mai stata possibile senza le donne la loro funzione è stata meno appariscente, ma non meno essenziale. Inizialmente portavano, assieme agli aiuti in viveri e indumenti, le notizie da casa e le informazioni sui movimenti del nemico.

  19. Ben presto questo lavoro spontaneo venne organizzato, ed ogni dipartimento si creò le proprie staffette, che si specializzarono a fare la spola fra i centri abitati e i comandi delle unità partigiane.Spesso nella piccola busta che la staffetta nascondeva in seno vi era la salvezza, la vita o la morte di centinaia di uomini

  20. L’operaio

  21. L’operaio Negli anni ’50 la figura più importante è l’operaio specializzato, molto professionale e con un forte orgoglio di categoria. Con lo sviluppo massiccio dell’industria dal ’50 al ’70 l’operaio cambia e diventa “massa”. Riceve ben poca soddisfazione dal proprio lavoro perché utilizzato dalle catene di montaggio con ritmi frenetici e ripetitivi. Il suo diventa un lavoro alienante. Diventa un’appendice della macchina con la quale lavora. Da qui nasce la sua ribellione: esprime con forza le sue rivendicazioni e conquisterà diritti importanti come lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori.

  22. Studente contestatore 68’

  23. Studente contestatore ‘68 Tra il 1967, il 1968 e parte del 1969 nacque in Italia un movimento di protesta giovanile, diffuso tra gli studenti, che prese il nome di contestazione In tutta Italia gli studenti occupavano licei ed università, organizzavano cortei per le vie delle città, con tanta partecipazione, slogan, scritte . Francesco Guccini che cantava: “Sono un tipo antisociale, non mi importa mai di niente, non mi importa dei giudizi della gente.” Anche Caterina Caselli cantava “Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu…”, mentre i Rokes si chiedevano: “Ma che colpa abbiamo noi? Sarà una bella società, fondata sulla libertà, però spiegateci perché se non pensiamo come voi ci disprezzate, come mai?”

  24. Il sindacalista

  25. Il sindacalista Alla fine degli anni Sessanta le grandi organizzazioni sindacali sono sostanzialmente tre, la CGIL,la CISL e la UIL: Anche nel sindacato quindi il Sessantotto apre uno squarcio: infatti mentre prima il sindacalista di fabbrica era il vecchio caparbio più attaccato all’ideologia che ad una vera analisi dei propri limiti o l’impiegato mascherato nell’organizzazione sindacale più per rompere che per unire il fronte operaio, chi era il nuovo? Un giovane sui venti, ventidue anni, con alle spalle sette-otto anni di lavoro, con un diploma di “Scuola di Avviamento Professionale”. Dall’incontro con gli studenti universitari scaturisce nei giovani operai una forte voglia di sapere, a tal punto che molti tornarono sui libri di testo senza però abbandonare il lavoro. Altri si dedicarono invece a corsi di formazione specifici per riuscire a dare risposte sempre più puntuali ai bisogni dei lavoratori. Era un grande fiorire di speranza.

  26. Il magistrato

  27. Il magistrato Sul loro impegno totale e senza condizionamenti ideologici, sulla loro sacrosanta paura di uomini – Falcone prima e Borsellino poi, prendendo a prestito un’espressione del carissimo amico, erano soliti definirsi “cadaveri che camminano”-,

  28. Ci sono piaciute le parole di Rita Borsellino, sorella di Paolo Borsellino, caduto per mano della mafia nella strage di via d’Amelio il 19 luglio 1992 : “Ora Paolo e Giovanni sono per tutti “gli eroi”. Non accetto questo termine, non mi piace, penso che non lo accetterebbero nemmeno loro. Paolo e Giovanni erano forse gli eroi della normalità, di ogni giorno. Ci vuole grande eroismo per questo. Sì, credo sia così, ed è una cosa triste. Io credo che Paolo e Giovanni lavorassero perché la normalità non avesse bisogno di eroi…”

  29. Il volontario

  30. Il volontario Fare “Volontariato” costituisce un’esperienza personale e associativa, che riguarda il volontario sia come individuo, sia come appartenente al gruppo di persone che condividono con lui tale scelta, che è mossa dalla soggettività di chi la compie, dalle sue convinzioni etiche e religiose, come dalle sue motivazioni umane e psicologiche. La spinta originale non può che nascere dentro le persone e da lì si confronta con il fare concreto delle associazioni, con le opportunità concrete che il contesto speciale mette a disposizione.

  31. Fare volontariato significa anche fare un’attività “disinteressata”, che non è finalizzata al perseguimento di interessi egoistici o utilitaristici. L’azione del volontario è ben diversa dal lavoro professionale perché è un’attività extraeconomica, estranea alla logica del profitto ed a ogni forma di scambio commerciale. In conclusione,la figura del volontario è la risposta più rassicurante a tutti coloro che sostengono di trovare nel mondo esclusivamente egoismo, individualismo, superficialità

  32. Battista Scottinote biografiche

  33. Perché una biografia? Per conoscere, capire, interpretare la storia del 900. Attraverso l’intervista al Signor Battista Scotti, una persona comune, abbiamo conosciuto avvenimenti storici e sociali del nostro territorio. Il suo racconto ci ha accompagnato nello studio di questo secolo, percorrendo una strada parallela al nostro testo scolastico , più diretta, più tangibile, più vicina a noi. Gli alunni delle classi terze (anno scolastico 2008/09)

  34. Prima di iniziare il racconto della sua vita, il Signor Scotti tiene a sottolineare una premessa : non ha mai fatto niente di straordinario, ha fatto quello che gli veniva chiesto, e lo ha sempre fatto con un certo impegno. Nella sua vita ha sempre cercato la massima onestà ed è stato un suo principio fondamentale dire sempre la verità; il spirito di sacrificio lo ha aiutato nei momenti in cui chiunque si sarebbe scoraggiato. Detto questo, comincia il racconto …

  35. L’ infanzia del signor Scotti fu serena, anche se c’era poco, soprattutto per quelli delle cascine: la scuola materna non c’era e si viveva in casa con i genitori. Lui ebbe la fortuna di avere in casa, oltre a sua mamma e suo papà, una nonna e una zia, quindi era l’unico figlio ed era abbastanza coccolato, per cui trascorse bene la sua prima infanzia.

  36. A Scotti e ai suoi commilitoni arrivò l’ordine di andare in Sicilia, ma le condizioni e i numeri di questo trasferimento rendono bene l’idea della povertà di mezzi con cui i soldati si trovavano ad operare: partirono in treno con 600 uomini, 20 cavalli e un camion.

  37. Nel frattempo gli Alleati avevano già occupato l’Italia del Sud. Erano riusciti a riprendere il viaggio tra mille difficoltà, e nei primi giorni di settembre del 1943 arrivava l’ordine di fermarsi a Pontecagnano: i soldati si fermarono sul mare e dovendo cercare un riparo sicuro per la notte, si ripararono in alcune grotte e si riposarono.

  38. Sul fare della sera, l’autista del camion di ritorno da Salerno, dove si era recato per acquistare alcune provviste, portava con sé la notizia della ratifica dell’armistizio da parte dell’Italia. Il loro cuore non ebbe tempo di gioire e la loro mente non riusciva nemmeno a capire: dalla riva del mare gli occhi assistevano allo spettacolo dei razzi illuminanti all’imbrunire, le orecchie sentivano le cannonate dal mare e in poco tempo ci fu lo sbarco.

  39. Casoria, 19/05/1945

  40. Dopo il 1945 il signor Scotti non si adagiò: Assessore, sindaco, Presidente della Casa di Riposo. Le attività del Signor Scotti diedero buoni frutti perché egli lavorò sempre con impegno ed onestà. Dal 1992 riveste la carica di Presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci che ha lo scopo di tener vivo nella popolazione il senso di riconoscenza, di ricordo di quei soldati caduti nei vari fronti di guerra, di sostegno, aiuto e collaborazione per tutti gli anziani ex combattenti che sono ancora in vita, molti dei quali arrivano ai novant’anni. Scopo fondamentale oggi è quello di non disperdere la memoria storica degli avvenimenti del ‘900.

  41. Stampato nel mese di maggio 2009 Casa editrice “La penna rossa” Scuola Media Statale “Mario Borsa” Somaglia Sez. Ass. SMS “Gen. Griffini” Casalpusterlengo (Lodi) tel. 0377/81940 fax 0377/84363 E-mail: segreteria@mediagriffini.191.it Sito web: www.griffini.lo.it

  42. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione di questo progetto. Grazie agli insegnanti, allo storico Giacomo Bassi, all’Amministrazione Comunale, al signor Scotti e a tutti voi!

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