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2° Circolo Didattico di Agropoli. Scuola primaria “L.Scudiero” a.s. 2010-2011. Cara Italia! dovunque il dolente grido uscì del tuo lungo servaggio; dove ancor dell’umano lignaggio ogni speme deserta non è: dove già libertade è fiorita. Dove ancor nel segreto matura,
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2° Circolo Didattico di Agropoli Scuola primaria “L.Scudiero” a.s. 2010-2011
Cara Italia! dovunque il dolente grido uscì del tuo lungo servaggio; dove ancor dell’umano lignaggio ogni speme deserta non è: dove già libertade è fiorita. Dove ancor nel segreto matura, dove ha lacrime un’alta sventura, non c’è cor che non batta per te. così il Manzoni sintetizzava lo spirito umanitario delle diverse genti d’Italia ITALIA
1800 La storia del Risorgimento italiano è quella della nascita di una grande Nazione in un panorama di inquietudini che avevano sconvolto il continente facendo germogliare in Italia le prime idee di UNITA’ e di LIBERTA’ NAZIONALE.
1815 La sconfitta di Napoleone, la fine dei suoi regni italiani erano stati seguiti dal CONGRESSO DI VIENNA che aveva predisposto la sistemazione geopolitica dell’Europa, riportando sul trono quei Sovrani che erano stati spodestati. Questo periodo fu detto della RESTAURAZIONE
In seguito al Congresso, l’Italia venne divisa in 9 Stati, quasi tutti, direttamente o indirettamente sotto l’influenza austriaca.
GLI ITALIANI LAVORAVANO IN SEGRETO Gli Italiani non si rassegnavano, si sentivano un unico popolo pronto a combattere per la LIBERTA’ e l’INDIPENDENZA. Iniziarono le insurrezioni e i MOTI POPOLARI. Iniziò la RISCOSSA NAZIONALE. Per sfuggire ai controlli gli italiani lavorarono in segreto, nacquero così le società segrete: tra cui la CARBONERIA.
I moti del 20/21 e del 30/31 Iniziarono i moti carbonari. Tante giovani vite stroncate: Santorre Santarosa,Silvio Pellico, Pietro Maroncelli, Ciro Menotti…
I moti nel Cilento In uno dei periodi più tristi del dominio Borbonico, alcuni modesti borghesi immaginarono una grande sommossa e dettero vita al noto moto del Cilento del 1828, organizzato dalla Setta dei Filadelfi. Nel 1902 Giuseppe Zanardelli, Presidente del Consiglio dei Ministri, ardente garibaldino, in un fugace viaggio nel Vallo di Diano, in uno smagliante discorso di Sicignano ebbe a dire testualmente: “Lasciatemi ricordare che nessuna pagina del patriottismo italiano è più gloriosa dell’insurrezione del Cilento del 1828. Altri Moti come quelli del 20/21 sapevano a quali fini tendevano. Ma l’insurrezione del Cilento combattè, sola, senza aiuti, per l’unica idea della Libertà”.
Tutte queste rivolte, però, fallirono sia perché la maggior parte della popolazione, che era formata da contadini poveri e affamati, rimase del tutto estranea ai moti insurrezionali, sia perché solo pochi borghesi avevano aderito ai combattimenti. Bisognava trovare altri metodi di lotta!
Giuseppe Mazzini e la Giovine Italia Giuseppe Mazzini, un giovane carbonaro genovese, fondò, nel 1831, la GIOVINE ITALIA, una società in cui era segreto soltanto il nome degli aderenti. I seguaci di Mazzini stampavano libri, manifesti e giornali perché tutti potessero conoscere gli obiettivi della Società: “ L’Italia doveva essere UNITA, INDIPENDENTE, LIBERA e REPUBBLICANA. Anche i moti mazziniani fallirono. Ricordiamo due giovani patrioti mazziniani Attilio ed Emilio Bandiera, sopraffatti, catturati e fucilati in Calabria. I TEMPI ANCORA NON ERANO MATURI!
Il 1848 - LA PRIMAVERA DEI POPOLI Ancora oggi si dice: “E’successo un ‘48”. In Italia e nel resto d’Europa scoppiarono un insieme di RIVOLTE NAZIONALI contro i governi oppressori. TUTTI VOLEVANO LA COSTITUZIONE. Nel Regno di Sardegna il popolo ottenne lo Statuto Albertino. Gli Italiani iniziarono a guardare i SAVOIA come GUIDA per raggiungere l’UNITA’.
Prima guerra d’Indipendenza Nell’Italia meridionale scoppiarono delle rivolte in Sicilia e a Napoli costringendo il re Ferdinando II a concedere la Costituzione, come in Toscana e nello Stato della Chiesa. Nel Lombardo-Veneto insorsero Venezia e Milano. I milanesi chiesero al re di Sardegna Carlo Alberto di dichiarare guerra all’Austria e di liberare tutta la Lombardia. Carlo Alberto entrò in guerra e l’esercito piemontese, con l’aiuto dei volontari accorsi da tutta Italia, riportò in un primo tempo alcune vittorie. Poi, però, i Piemontesi vennero sconfitti a Custoza e, nel 1849, a Novara. Carlo Alberto fu costretto ad abbandonare il Piemonte e a lasciare il trono al figlio Vittorio Emanuele II. Di conseguenza in tutti gli stati venne revocata la Costituzione, ad eccezione del Regno di Sardegna.
Le cinque giornate di Milano Il quadrilatero L’abdicazione di Carlo Alberto
Dieci anni di preparazione.L’Italia alla vigilia dell’Unità! Dopo il ’48 in tutti gli stati italiani fu instaurato un duro regime poliziesco. Il Piemonte costituì un rifugio sicuro per tutti gli oppositori sfuggiti alla cattura della polizia. Nel 1852 divenne capo del governo Camillo Benso conte di Cavour.
In una sua lettera, del 1861, scrive: “Come capo del governo, io non mi sono mai sentito così debole come quando il Parlamento era chiuso. D’altra parte, non posso tradire la mia origine e rinnegare i princìpi in cui credo. Sono figlio della libertà; devo ad essa tutto quello che sono”. Egli trasformò il Piemonte in uno stato moderno ed economicamente molto sviluppato. Cavour comprese anche che il Piemonte, da solo, non avrebbe potuto sconfiggere l’Impero Austriaco e trovò nell’imperatore di Francia Napoleone III, un fedele alleato.
1857 - Carlo Pisacane Nel percorso dell’Unità d’Italia un altro tentativo ardito, ma tragicamente stroncato fu quello di Carlo Pisacane nelle nostre terre di Sapri.
Così il poeta Luigi Mercantini commemora la sfortunata spedizione nel Regno delle Due Sicilie compiuta da Carlo Pisacane nel giugno di quello stesso anno. Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti! Me ne andavo un mattino a spigolarequando ho visto una barca in mezzo al mare:era una barca che andava a vapore,e alzava una bandiera tricolore. All'isola di Ponza si è fermata,è stata un poco e poi si è ritornata;s'è ritornata ed è venuta a terra;sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra. Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti! Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,ma s'inchinaron per baciar la terra.Ad uno ad uno li guardai nel viso:tutti avevano una lacrima e un sorriso. Li disser ladri usciti dalle tane:ma non portaron via nemmeno un pane;e li sentii mandare un solo grido:Siam venuti a morir pel nostro lido.
La seconda guerra per l’indipendenza Nell’aprile 1859 l’Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna, in aiuto del quale accorse Napoleone III. Sulle alture di San Martino e Solferino si combatterono due sanguinose battaglie che si conclusero con la sconfitta degli Austriaci. La guerra si concluse con l’annessione della Lombardia al Piemonte. Alla notizia delle vittorie piemontesi, anche la Toscana, i Ducati di Parma e Piacenza, Modena, Reggio e la Romagna, nel marzo 1860 si unirono al Piemonte. In compenso Napoleone III ebbe Nizza e la Savoia.
La politica del carciofo Una nota espressione dice: “il Piemonte attuò la politica del carciofo”: Come un carciofo si mangia foglia a foglia, così il Piemonte riuscì a riunire intorno a sé, una dopo l’altra, le regioni italiane.
Giuseppe Garibaldi Figura tanto fondamentale quanto controversa per l’Unità d’Italia è stata quella di Giuseppe Garibaldi, uomo di azione e di movimento, amato dal popolo e soprattutto dai giovani, sempre a servizio della Patria. Inizialmente uomo repubblicano, ma che comprese che per raggiungere l’Unità d’Italia era necessario trattare e collaborare con la monarchia Sabauda. Fu un’alleanza sofferta quella tra Cavour e Garibaldi, ma il forte desiderio di raggiungere lo stesso obiettivo fece superare le profonde discordie.
La spedizione dei mille Nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860, un gruppo di volontari, i Mille, guidati da Giuseppe Garibaldi, si imbarcò a Quarto, vicino Genova, per suscitare in Sicilia una rivolta contro i Borboni. Dopo lo sbarco a Marsala, numerosi patrioti si unirono ai garibaldini. Dopo aver sconfitto l’esercito borbonico a Calatafimi, sulle parole“Qui si fa l’Italia o si muore”, Garibaldi conquistò Palermo e riuscì ad attraversare lo Stretto di Messina. Risalita l’Italia meridionale, nel settembre1860, Garibaldi entrò a Napoli. Il re Francesco II di Borbone tentò un’ ultima resistenza, ma le sue truppe vennero di nuovo sconfitte presso il fiume Volturno. Nel frattempo Cavour inviò l’esercito piemontese verso sud, così anche le Marche e l’Umbria si unirono al Piemonte.
26 ottobre 1860 - Incontro di Teano I due eserciti, quello piemontese e quello garibaldino, si incontrarono nei pressi di Teano. Garibaldi, che desiderava vedere finalmente l’Italia unita, offrì a Vittorio Emanuele II Il regno che aveva conquistato.
Nascita del Regno d’Italia 17 marzo 1861 Il 17 marzo1861, a Torino, si riunì il “Parlamento italiano” e dichiarò Vittorio Emanuele II re d’Italia. Il tricolore è la bandiera del Regno.
L’Italia è fatta!La gente italica incomincia a camminare come popolo!
17 marzo 1861 17 marzo 2011 150° Anniversario dell’Unità d’Italia BUON COMPLEANNO ITALIA!
Lode all’Italia ITALIA Tutto quello che vedi è Italia: la scuola dove impari a leggere e scrivere; la tua lingua; il paese o la città in cui abiti, dove studi, giochi, cresci; la Chiesa dove ti inginocchi a pregare; il cielo, gli alberi, il mare, i monti, i prati. ITALIA è tutto ciò che ti circonda e che ami. VIVA L’ITALIA LA NOSTRA PATRIA! Insegnante: Antonietta Corrente